I grandi squali: curiosità, foto e video

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    Photo Gallery: Carcharodon carcharias,i grandi squali bianchi



    Nome comune:
    Squalo bianco

    Nome scientifico:
    Carcharodon carcharias

    Gruppo di appartenenza:
    pesci

    DESCRIZIONE:

    squalo di grandi dimensioni, massiccio, con il muso appuntito. La bocca è ampia, gli occhi tondi e neri. Le pinne dorsali sono due, la prima di medie dimensioni, la seconda piccolissima. Le pinne pettorali sono larghe e falcate, mentre quella caudale è simmetrica ed a mezzaluna. Il dorso è grigio-bluastro con passaggio netto al bianco del ventre. Ci sono punte scure nella parte ventrale delle pinne pettorali.
    I denti sono caratteristici: triangolari, dritti, fortemente seghettati ai margini. Sono molto simili nelle mandibole superiore ed inferiore.

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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 17:57
     
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    Squali di Michael Muller



    Michael Muller è un fotografo che ama il mare e la sua fauna e pur lavorando con generi fotografici meno avventurosi, non riesce a fare a meno dell'emozione che regala una fotografia di qualità realizzata ritraendo il più perfetto e pericoloso dei predatori marini.

    Per la fotografia subacquea degli squali Muller utilizza un sistema a luci stroboscopiche completamente impermeabili da lui sviluppato e brevettato, che gli permette di ottenere gli effetti che potete vedere nelle sue fotografie.

    Muller non utilizza la gabbia come molti fotografi che si sono cimentati nel "ritratto" agli squali; il suo approccio è molto più diretto e pericoloso.
    Entra in acqua con la sua attrezzatura e affronta il predatore dei mari senza protezioni.
    Un approccio che sicuramente aiuta a realizzare scatti qualitativamente superiori, ma che richiede una buona dose di coraggio e di conoscenza dell'animale.

    Il risultato sono fotografie realmente spettacolari, che danno l'idea precisa del profilo di un animale misterioso ed affascinante come pochi altri.

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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 17:58
     
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    Juventina nel sangue!!!

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    Mi viene in mente il film "Lo squalo".... :woot: bellissime immagini.
     
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    Jim Abernethy, il fotografo degli squali



    Jim Abernethy della Florida 35 anni della sua vita passata vicino ai più grandi e pericolosi squali in tutto il mondo. Alcuni squali addirittura lo seguono in giro come cagnolini. Jim ha usato il suo rapporto con gli squali per prendere le foto di questi predatori nel loro habitat naturale nelle Bahamas, Messico e Sud Africa.

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    Shark expedition with Jim Abernethy's Scuba Adventures








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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:00
     
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    Seal Island, dove gli squali 'pranzano al volo'



    Seal Island è un posto unico al mondo. Un isolotto granitico in mezzo alla False Bay, in Sud Africa, 'occupato' da oltre 70mila otarie orsine del Capo. E' qui che ogni mattina all'alba le otarie tornano dalla caccia notturna. Ed è qui, in queste acque gelide, che i grandi squali bianchi aspettano. Per poi 'spiccare il volo', nel tentativo di catturarle.

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    (foto di Roberto Bianconi)

    repubblica.it/

    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:02
     
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    Squali contro pesci scorpione



    Possono i più grandi predatori marini aiutare a combattere la diffusione delle specie invasive? In un parco marino in Honduras si cerca di spingere gli squali a mangiare questi pesci alieni.

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    Il pesce scorpione, lo spuntino dello squalo

    Un Carcharhinus perezi (squalo delle acque tropicali dell'Atlantico Occidentale) addenta un pesce scorpione nelle acque cristalline del parco marino Roatan a largo dell'Honduras. Un pasto funzionale all'equilibrio ambientale.

    Lavorando con i funzionari del parco, i sub del luogo stanno provando a spingere gli squali a cibarsi di una specie invasiva proveniente dagli oceani Pacifico e Indiano. Privi dei loro naturali predatori i pesci scorpione si sono diffusi su larga scala nelle acque dei Caraibi e della costa sud orientale degli Stati Uniti, dopo essere stati introdotti accidentalmente in queste acque da un appassionato di acquari, una decina di anni fa.

    In Honduras "i sub che hanno familiarità con gli squali, hanno deciso di incoraggiarli a cibarsi di pesci scorpione" ha detto il fotografo Antonio Busiello, che ha documentato la loro attività con queste foto.

    "Se questi predatori cominciassero a cibarsi di pesci scorpione, in un tempo ragionevole questa specie sarebbe tenuta sotto controllo all'interno dell'ecosistema".

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    Pesci scorpione: i topi dei mari?

    I pesci scorpione - come questi che potete vedere sopra, a largo dell'Honduras nel 2010 - sono capaci di impossessarsi del fondale marino e dei coralli, e stabilirsi definitivamente arrivando a una densità di popolazione di oltre 200 esemplari per 4.000 metri quadrati circa.

    Una femmina adulta di pesce scorpione produce quasi due milioni di uova ogni anno. Le uova e le larve sono poi trasportate lontano e sparse dalle correnti - alimentando la diffusione della specie.

    "Li chiamo i topi norvegesi dei mari" ha dichiarato George Burgess, direttore di ricerca al Florida Museum of Natural History. "Come i ratti si stanno diffondendo in tutto il mondo, puoi provare a distruggerli, avvelenarli o a fargli qualsiasi cosa, ma non scompariranno"

    La diffusione dei pesci scorpione è una cattiva notizia per l'ecosistema corallino caraibico, perché rischiano di soppiantare le specie locali come le Lutjanidae o le cernie (Epinephelinae) in particolare dove sono già state decimate dalla pesca selvaggia.

    I pesci scorpione potrebbero inoltre eliminare preziose specie alla base della catena alimentare, come gli scaridi (o pesci pappagallo), che essendo erbivori prevengono la diffusione selvaggia di alghe e vegetali all'interno delle barriere coralline.

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    A caccia di pesci scorpione

    Un sub mira ad un pesce scorpione a largo dell'Honduras. La caccia ai pesci scorpione è incoraggiata da quando questi fastidiosi invasori hanno cominciato a mettere radici in queste acque.

    "Come in ogni angolo dei Caraibi, il parco marino Roatan sta cercando una soluzione; un'idea è quella di portare questi pesci sulle tavole e convincere le persone a cucinarli e mangiarli", afferma il fotografo Antonio Busiello.

    Si dice che il pesce scorpione sia gustoso una volta rimosse le spine velenose.

    "Durante una competizione organizzata dal parco, più di 1700 pesci scorpione sono stati cacciati e cucinati in un solo giorno" dice Busiello, che aggiunge "un sommozzatore con un fucile subacqueo ne ha uccisi da solo più di 60. Sono davvero ovunque".

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    La pesca del giorno

    Pesci scorpione giacciono su una banchina del parco marino. Gli sforzi del parco per promuovere l'alimentazione a base di questi pesci non è una novità - la U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha lanciato una campagna con lo slogan "Se non possiamo batterli, mangiamoli!"

    Ma questi sforzi presentano dei limiti. "L'idea di cibarsi di pesci scorpione è una strategia promettente per aree come quelle del Florida National Marine Sanctuary o il parco marino Roatan, dove possiamo stimolare la caccia subacquea per eliminarli. Ma la vera sfida è quella di pescarne un numero grande abbastanza da frenarne la diffusione. Non è una specie che si può pescare facilmente con reti a strascico o altri metodi di pesca intensiva" perché i pesci scorpione tendono a nascondersi negli anfratti e sono difficili da catturare senza distruggere le barriere coralline o le rocce. "La realtà è che non abbiamo disponibile una buona strategia per la pesca su larga scala di questa specie", dice James Morris della NOAA.

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    Amico o cibo?

    Due squali valutano se cibarsi di un pesce scorpione.

    "All'inizio, i sommozzatori hanno ucciso i pesci scorpione per darli in pasto agli squali, cercando di stimolarne il gusto" ha dichiarato Busiello.

    "In un secondo momento, per stimolare l'interesse degli squali, i sommozzatori hanno cominciato a lasciargli pesci scorpione feriti, in modo che potessero testarne il sapore. Dopo un po' gli squali hanno cominciato a cacciarli e inseguirli".

    Molti squali possono cibarsi di prede velenose, come i pesci scorpione, e non avvertire nessun effetto, secondo quanto riportato dal Museo di Storia Naturale della Florida.

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    A caccia di pesci scorpione

    Con la bocca spalancata, uno squalo si ciba di un pesce scorpione nel parco marino Roatan.

    "Certamente molte specie di pesci, tra cui gli squali, sono educabili" afferma Burgess del Museo di Storia Naturale della Florida.

    "Sono stati effettuati molti studi per educare gli squali a compiere numerose azioni; anche sul piano dell'alimentazione".

    Ma sia Burgess che Morris del N.O.A.A (National Oceanic and Atmospheric Administration)
    dubitano che tali limitati tentativi possano riuscire a ridurre la diffusione dei pesci scorpione.

    "Gli effetti di questa attività non sono ecologicamente rilevanti fino a quando gli squali non predano intenzionalmente i pesci scorpione, senza bisogno dell'intervento umano" ha affermato Morris. "Speriamo un giorno di riuscire a documentare un predatore che agisce in questa maniera, ma per il momento non abbiamo riscontro".

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    Uno snack di pesce scorpione

    Nella foto un pesce scorpione in meno nel parco marino Roatan dopo il morso di uno squalo.

    Spingere gli squali a nutrirsi di questa specie è il modo migliore per cominciare a fare la differenza?

    "Si otterrebbero maggiori risultati se i sommozzatori impiegassero il loro tempo a cacciare direttamente i pesci scorpione invece di provare a farli piacere agli squali.

    Un organismo si ciba dell'alimento capace di fornirgli maggiori benefici, senza spendere troppa energia nella ricerca e nel consumo del cibo. Un pesce scorpione donato da un sommozzatore è più facile da consumare rispetto a uno da scovare sotto una roccia. E una colonia di Haemulidae o di Lutjanidae sono sicuramente più facili da predare di un solitario pesce scorpione" afferma R. Grant Gilmore, Jr, dell' Estuarine, Coastal and Ocean Science.

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    L'attacco

    Uno squalo nel Roatan si avventa su un pesce scorpione prima di divorarlo - senza nessun aiuto da parte degli esseri umani.

    La fotografia mostra esattamente il tipo di comportamento che i promotori del progetto sperano si inneschi in questi animali.

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    Un mangione disordinato

    Pezzi di un non ben identificato pasto spuntano dalla bocca di uno squalo dell'Honduras.

    Mentre i pesci scorpione sembrano destinati a rimanere ancora a lungo nelle acque dei Caraibi, del sud est degli Stati Uniti e nel Golfo del Messico, lo stesso non si può dire per molte specie locali, inclusi gli squali.

    La popolazione di squali è decisamente sottodimensionata, minacciata dalla pesca. Le loro pinne sono infatti una prelibatezza che può valere dai 25 ai 30 dollari a pezzo, afferma Burgess del Museo di Storia Naturale della Florida.


    nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:05
     
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    Uno squalo a caccia



    Questi scatti incredibili sono state fatte vicino alla costa di Cape Town, Sud Africa.


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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:08
     
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    Gli squali "volanti" di False Bay



    Quale animale di una tonnellata con denti affilati balza tre metri fuori dall'oceano per agguantare la sua preda? Lo squalo bianco, ovviamente. Da anni Chris Fallows li fotografa in Sudafrica, e accompagna i turisti a osservare questo incredibile spettacolo.


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    Il primo antenato degli squali moderni apparve negli antichi mari 400 milioni di anni fa. Oggi, quell'originario pesce predatore si è evoluto in uno dei più sofisticati cacciatori del pianeta: lo squalo bianco.

    Ho sempre sognato di poter lavorare con questi super predatori. Così nel 1996, quando io e un collega abbiamo trovato a False Bay, in Sudafrica, questi squali che balzavano in queste straordinarie esibizioni atletiche, ho capito che avevo finalmente trovato la mia vocazione.

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    Seal Island, situata all'interno di False Bay, dove questo squalo sembra danzare con la sua preda, si trova solo a 35 minuti da Cape Town; ospita circa 64.000 foche e uno straordinario gruppo di squali bianchi.

    Negli ultimi 16 anni sono stato così fortunato di assistere questi squali a caccia in oltre 6.400 occasioni, che da un'idea della frequenza di questa attività predatoria che si svolge qui da aprile a settembre, quando gli squali pattugliano queste acque.

    Come naturalista e fotografo, non c'è niente di meglio che avere l'opportunità di immortalare uno squalo "volante” di una tonnellata.

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    Per catturare belle immagini di caccia c'è bisogno di tempo, capacità di pianificare e molta esperienza per riuscire a capire dove è più probabile che l'azione abbia luogo.

    Sapere esattamente quando e dove uno squalo attaccherà una foca è difficile. Noi vediamo le previsioni metereologiche e ci sistemiamo attorno all'isola a secondo di cosa dicono, sapendo che determinati venti possono spostare l'attività predatoria da una parte all'altra. Cerchiamo di localizzare giovani foche che ritornano dalla caccia e le seguiamo mentre attraversano queste acque così pericolose.

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    Se mi si chiede quale sia l'immagine che preferisco è quella di uno squalo bianco che inarca il suo corpo verso la superficie, e nel farlo, mette in mostra il suo enorme ventre bianco. Trovo magnifico questo grande lampo bianco di quando il predatore attacca in verticale.

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    Penserete che dopo aver assistito a centinaia di attacchi io non provi più nulla: sbagliato.Vedere una giovane foca che si dibatte per sfuggire a uno squalo solo per finire attaccata da un altro, e poi magari da un altro ancora prima di soccombere magaria pochi metri dalla salvezza è straziante, così come è esaltante vedere che invece riesce a scamparla.

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    Ogni giorno, durante il culmine della stagione di caccia, è un continuo altalenarsi di emozioni, mentre gli ospiti di Apexpredators si dividono fra chi fa il tifo per la foca e chi per lo squalo. Non importa per chi si tifa, lo spettacolo è sempre affascinante.

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    In molte occasioni ho scattato una frazione di secondo in ritardo o la barca non è stata abbastanza veloce per farci catturare l'inquadratura giusta. Ma tutto ciò si viene compensato dal fatto che abbiamo un'attrezzatura molto rapida e un equipaggio molto ben organizzato e di grande esperienza.

    Uso un corpo macchina Canon EOS 1D Mark IV che arriva a fare 10 scatti al secondo, e un obiettivo 70-200 f2.8 IS come artiglieria principale per combattere contro gli elementi.

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    La prima volta che ho nuotato con uno squalo bianco senza gabbia è stato nel "corridoio degli squali” di Dyer Island, in Sudafrica, nel 1994.

    Ricordo la paura mista a eccitazione mentre scivolavamo lentamente nell'acqua sapendo che solo due minuti prima uno squalo di tre metri aveva afferrato l'esca che avevamo appeso dalla poppa della barca.

    Per 20 interminabili minuti ho cercato freneticamente di avvistare l'animale che molti credevano avrebbe divorato me e i miei due compagni, ma sembrava sparito. Ma appena siamo risaliti, eccola lì che nuotava attorno alla barca: chiaramente ci aveva tenuto d'occhio da lontano tutto il tempo.

    Ben lungi dall'essere stupidi assassini, gli squali sono dotati ognuno di una propria personalità: alcuni sono audaci e assertivi, altri timidi e riservati, e altri ancora non vogliono avere niente a che fare con noi.

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    Il loro grande occhio ti guarda, cercando di capire se sei una minaccia o qualcosa che val la pena di conoscere meglio, ma senza sapere bene come. Di sicuro a volte ho pensato, "questo è un animale enorme che potrebbe uccidermi in qualsiasi momento”; ma a volte si riesce a provare un gran senso di pace quando o squalo ti scivola accanto.

    Noi ci assicuriamo sempre di scendere in acqua solo quando le condizioni sono ottimali e abbiamo lo squalo "giusto” che gironzola attorno alla barca. Farlo in altre circostanze significherebbe mancare di rispetto verso questo super predatore.

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    Fotografare questi animali mentre nuotano vicino alla riva non è facile. Bisogna che il mare sia calmo, l'acqua limpida, e lo sfondo interessante; inoltre lo squalo deva stare vicino alla superficie perché si capisca quanto è vicino alla riva e come condivida con noi lo stesso paesaggio estivo.


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    Nelle uscite di SharkExpedition lo skipper Poenas o mia moglie Monique posizionano la barca in modo da mantenere una rispettosa distanza dall'azione senza influenzarla in alcun modo. Al contempo mettono la prua controvento per non far ballare troppo lo scafo, e con le spalle al sole rispetto all'azione in modo che io e i miei ospiti possiamo scattare nelle migliori condizioni di luce possibili.

    L'azione è rapida, potente e imprevedibile, perciò per ottenere l'immagine giusta occorrono riflessi rapidi, concentrazione e una certa dose di fortuna. Mal di testa per la concentrazione, dita intirizzite dal freddo e crampi agli arti per le posizioni assurde sono all'ordine del giorno.

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    Uso vari filtri per tenere a bada il bagliore riflesso sull'acqua; il polarizzatore per esempio, ma anche un filtro graduato che mi permette di trovare un migliore equilibrio tra l'acqua scura e il cielo chiaro, mettendo in maggiori rilievo il mio soggetto, cioè lo squalo.

    Penso che uno squalo enorme in acqua talmente bassa che la sua pancia tocca quasi la sabbia, con una spiaggia disabitata sullo sfondo, sia una delle una delle cose più belle che abbia mai visto. Una scena del genere mi fa pensare a come doveva essere la Terra tanto tempo prima che noi arrivassimo, quando gli squali potevano vivere in pace senza doversi preoccupare di reti, ami da pesca ed eliche.


    nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:09
     
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    Lo squalo tappeto maculato



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    Lo squalo tappeto maculato (Orectolobus maculatus Bonnaterre, 1788) è un Orectolobiformes, della famiglia degli Orectolobidae, che si trova lungo le coste del Giappone, della Cina meridionale e quelle dell'Australia fino a quelle del Queensland, nella regione compresa tra le latitudini 20° S e 40° S. Raggiunge una lunghezza massima di 3 metri[1]. Questo squalo viene a volte chiamato squalo marmoreggiato.

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    Aspetto

    La pinna caudale ha il lobo superiore molto rialzato rispetto all'asse del corpo, con i lobi terminale e subterminale piuttosto sviluppati, ma nessun lobo ventrale. La colorazione del dorso è scura, chiazzata da macchie più chiare in varie tonalità di marrone, ma è caratterizzato da macchie crema a forma di "O". Il ventre è color crema chiaro. Si mimetizza al fondale marino.

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    Habitat

    Gli Squali marmoreggiati vivono sulle piattaforme continentali, dalla zona intertidale fino a profondità di circa 110 m, e generalmente in zone con coralli, scogli, pietre, o anche su fondali sabbiosi. Lo si può trovare anche in acque profonde poco più del necessario a coprire il pesce, ed è stato osservato scavalcare le creste tra una pozza e l'altra, in condizioni di bassa marea, con il dorso fuori dall'acqua.

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    Si tratta di un animale notturno, che si nutre soprattutto di pesci ossei e invertebrati che vivono sul fondo. In passato ha morso persone che lo hanno calpestato o hanno avvicinato troppo il piede alla sua bocca, e certamente attacca se provocato. Ha una carne molto ricercata ed utilizzata per il consumo umano, e la sua copertura è utilizzata a volte per la creazione di pelli. I pescatori di aragoste lo considerano una minaccia per la loro attività.

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    Riproduzione

    Lo squalo marmoreggiato è una specie ovovivipara e produce fino a 37 cuccioli alla volta.

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    wikipedia.org

    foto sul web

    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:11
     
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    L’incantatrice degli squali e la sua magia nelle acque dei Caraibi



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    Sembra incredibile, eppure quasi magicamente la subacquea Cristina Zenato tiene nel palmo di una mano e verticalmente in acqua uno squalo.

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    Una tecnica che l’italiana, legata a una grande passione per il mare, ha studiato per anni. Consiste nello strofinare le ‘ampolle di Lorenzini’, il nome dato alle centinaia di pori ripieni di gelatina intorno al naso e alla bocca degli squali, per cui questi entrano in un stato di trance (può durare fino a 15 minuti).

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    Ripresa dall’obiettivo di Matteo Meier, le foto sono state scattate nelle acque tropicali dei Caraibi. L’addestratrice degli squali, insieme al fotografo, vuole così mostrare al mondo l’altra faccia di queste straordinarie creature marine. Soprattutto per sensibilizzare l’opinione pubblica alla salvaguardia e difesa degli squali.

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    Il fotografo Meier ha dichiarato, si legge sul quotidiano britannico Daily Mail, che “uccidiamo milioni di squali ogni anno e alla maggior parte di loro vengono tagliate le pinne mentre sono ancora vivi e poi buttati di nuovo in acqua per morire di una morte lenta e agonizzante.

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    Dobbiamo – aggiunge il fotografo – combattere per salvare queste straordinarie creature poiché mantengono l’equilibrio nell’oceano. Senza di loro l’intero ecosistema sarebbe danneggiato per sempre”.


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    adnkronos.com
    foto sul web

    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:13
     
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    Esperto di squali sudafricano pagaia al fianco del Grande Squalo Bianco




    Le foto che vedete qui sotto sono vere e ritraggono l'esperto di squali sudafricano Chris Fallows, intento a dimostrare che il "Great White" non è affatto una minaccia per l'uomo al punto da pagaiarvi a pochi metri di distanza...

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    Il 36enne, con ben 20 anni di esperienza alle spalle sul Grande Squalo Bianco, afferma: "Le possibilità che uno squalo bianco attacchi improvvisamente un umano sono molto remote". E per dimostrarlo, questa volta, Chris ha deciso di agire in prima persona contro il pregiudizio diffuso che relega lo squalo a mostruosa creatura degli abissi nonché ricettacolo delle nostre paure più profonde.

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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:24
     
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    Shark week: la settimana degli squali



    Dal 15 al 23 ottobre è l'European Shark Week, la settimana europea dedicata a un animale importantissimo ma sempre più a rischio estinzione.

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    Da predatori a prede

    È il carnivoro più efficiente e temuto dei nostri mari, ma i dati indicano che lo squalo è tra le prede più ricercate dagli esseri umani. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) lo inserisce nella Lista rossa delle specie a rischio in Mediterraneo. Un destino che condivide con razze e trigoni, altri pesci dotati come lui di scheletro cartilagineo, vittime accidentali o spesso deliberate di attività di pesca e degrado degli habitat.

    Dal 15 al 23 ottobre il nostro continente celebra questi misteriosi pesci, che vantano una storia lunga 400 milioni di anni.

    L’occasione è la European Shark Week (www.sharkalliance.org): una manifestazione organizzata per sensibilizzare le persone e chiedere ai ministri europei della Pesca di rafforzare i provvedimenti contro il finning, la crudele pratica di taglio e commercio delle pinne di squalo. L’Italia lancia per l’occasione SharkLife un progetto LIFE+ sostenuto dalla Commissione Europea e promosso da CTS Ambiente, con le associazioni di pesca sportiva e professionale Fipsas e Agci-Agrital. Tra gli obiettivi principali c’è la tutela dello squalo elefante, il più imponente pesce del Mediterraneo, e dei trigoni viola minacciati dagli ami destinati a tonni e pesci spada.

    Il Mediterraneo ospita 80 specie di squali e razze, di queste quasi la metà ha guadagnato una triste collocazione nella Lista Rossa IUCN tra gli animali vulnerabili, in pericolo, gravemente in pericolo. Si tratta della percentuale più alta tra le regioni marine considerate.

    Complessivamente nelle acque europee sono infatti minacciate circa un terzo delle specie di squali. Mante, trigoni, smeriglio, squalo angelo, volpe, martello, elefante, mako e verdesca sono tra le principali vittime. Alcune popolazioni si sono ridotte addirittura del 97-98%, stroncate sistematicamente da reti da pesca, palangari e gare di pesca sportive, mentre riguardo al 26% dei pesci cartilaginei presenti nei nostri mari non esistono dati sufficienti per stabilirne lo stato di conservazione.

    I predatori al vertice della catena alimentare, come gli squali, svolgono un ruolo chiave nel mantenimento di un ambiente marino equilibrato e produttivo. Studi condotti in mari tropicali hanno ad esempio dimostrato che la scomparsa di tonni in alcune zone è associata al declino dello squalo tigre, carnivoro che compete e tiene sotto controllo altri pesci che come gli esseri umani amano nutrirsi di tonno.

    “L’Italia è al primo posto tra i Paesi europei per la cattura di squali mediterranei”, spiega Serena Maso, coordinatrice italiana di Shark Alliance, la coalizione che raggruppa oltre cento associazioni e gruppi di ricerca impegnati nella conservazione dei pesci cartilaginei nel mondo. "Mentre Spagna, Francia, Portogallo e Regno Unito catturano da sole circa 100.000 tonnellate di squali all’anno, sia in acque europee che internazionali.

    Ben il 27% delle pinne di pescecane vendute a Hong Kong per rifornire i ristoranti che servono la tradizionale zuppa cinese provengono dall’Europa. È per questo che vogliamo concentrarci oggi sui Ministri della Pesca degli Stati Membri europei, chiedendo loro di fare pressione per mantenere gli impegni previsti dal Piano d’Azione comunitario per gli Squali del 2009 e per rafforzare in particolare il regolamento sul finning”.

    Per quanto riguarda l'iniziativa italiana SharkLife: “Il progetto prevede attività mirate a proteggere animali che non hanno valore commerciale, ma che molto spesso vengono catturati accidentalmente- afferma Simona Clò, responsabile del Settore Conservazione Natura del CTS e membro dello Shark Specialist Group Mediterraneo della IUCN.

    Ad esempio l’introduzione di nuovi ami di forma circolare per la pesca del pesce spada consente di ridurre del 20% la cattura di trigoni viola, grossi pesci dotati di pungiglione velenoso che spesso vengono uccisi e ributtati a mare.

    Per firmare la petizione di Shark Alliance: http://sharkalliancepetition.org/index_it.cfm


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    Origini australi

    Questo giovane squalo bianco (Carcharodon carcharias) lungo circa un metro e mezzo è stato fotografato a 25 chilometri al largo dell’isola di Lampedusa nel 2006 da Gabriella La Manna, biologa del CTS. Un avvistamento che avvalora l'ipotesi di una nursery per questa specie nella porzione di mare tra Sicilia, Malta e Tunisia.

    Sembra che gli squali bianchi siano arrivati nei nostri mari dall'Australia 450.000 anni fa attraverso lo Stretto di Gibilterra. La teoria è avvalorata da uno studio pubblicato sulla rivista britannica Proceedings of the Royal Society, che ipotizza che alcuni esemplari siano entrati seguendo le correnti marine.

    Lo studio dimostra infatti che il patrimonio genetico dello squalo bianco mediterraneo è molto più simile a quello degli esemplari australiani, rispetto a quelli atlantici. La stessa ricerca sostiene inoltre che gli squali bianchi del Mediterraneo siano isolati geneticamente, fatto che li svantaggia dal punto di vista dell'adattamento evolutivo.

    La riduzione del patrimonio ittico cui lo squalo bianco si nutre è una delle cause principali della sua scomparsa. Altre cause sono la pesca accidentale, quella sportiva o mirata alla commercializzazione di denti, pinne o mandibole complete. La IUCN ha inserito lo squalo bianco nella sua Lista rossa, classificandolo come vulnerabile. Rientra inoltre tra le specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).

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    Gigante in pericolo

    Lo squalo elefante (Cetorhinus maximus) si nutre filtrando il plancton marino ed è il pesce più grande del Mediterraneo con esemplari che possono raggiungere dimensioni notevoli: il più grande mai avvistato misurava 11.5 metri per 4.500 chili di peso. Gli antichi pescatori e balenieri europei lo cercavano per il prezioso olio estratto dal fegato, organo che arriva al 25% del peso dell’intero animale.

    L’olio veniva utilizzato per alimentare lampade, la pelle veniva lavorata e conciata, la carne mangiata. Oggi la popolazione di squalo elefante deve ancora riprendersi da questo assalto terminato negli anni Ottanta. La sua quota di pesca è zero, ma alcuni esemplari continuano ad essere uccisi dalla cattura accidentale durante le attività di pesca.

    “Capita troppo spesso che inseguendo le correnti dove abbonda plancton gli squali elefante si imbattano nelle reti da posta dove restano imprigionati e muoiono”, sostiene Simona Clò, responsabile del Settore Conservazione Natura del CTS e membro dello Shark Specialist Group Mediterraneo della IUCN. "Accade soprattutto nei mesi di febbraio e marzo, periodo in cui si concentrano numerosi avvistamenti nel nord della Sardegna.

    In soccorso agli squali elefante arriverà un nuovo dispositivo elettronico, applicato alle reti da posta, che trasmetterà un segnale radio al personale del Parco Nazionale della Maddalena ogni qualvolta un animale rimarrà intrappolato. Il prototipo di questo dispositivo sarà progettato nei tre anni di sperimentazione previsti dal progetto SharkLife”.


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    Angelo sempre più raro

    Lo squalo angelo (Squatina squatina) vive sui fondali e la sua forma appiattita, simile a quella delle razze, gli permette di insabbiarsi per nascondersi dai predatori. Si nutre principalmente di piccoli pesci, crostacei e molluschi. La femmina è ovovivipara e partorisce solamente 10-20 piccoli già formati dopo una lunga gestazione.

    Un tempo comune nelle acque costiere europee, è ormai molto raro e localmente estinto nel Mar Nero e a nord del Mar Mediterraneo. Il suo principale nemico sono le reti a strascico che lo catturano accidentalmente. La sua pesca è vietata.


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    Buono da morire

    Lo spinarolo (Squalus acanthias) è una specie di squalo diffusa in tutto il mondo. Si nutre di molluschi, pesci e crostacei e preferisce vivere in profondità al di sotto dei 200 metri. È ovoviviparo, ossia la femmina trattiene le uova per circa due anni e partorisce piccoli già formati in numero molto esiguo. È lo squalo da cui si estraeva olio di fegato e in Inghilterra è venduto come ingrediente fondamentale per il fish and chips.

    Gli squali sono il frutto di un’evoluzione lunga 400 milioni di anni e svolgono un ruolo cruciale nell’ecosistema marino. Alla stregua di predatori terresti quali leoni e lupi, gli squali limitano la proliferazione di altre specie, mantenendo in equilibrio la vita dell’oceano.

    Questi pesci in genere crescono lentamente, raggiungono la maturità sessuale tardi e si riproducono poco. Le popolazioni di squali sono quindi estremamente vulnerabili allo sfruttamento e una volta decimate difficilmente possono essere recuperate. Ogni anno, nel corso delle attività di pesca vengono uccisi decine di milioni di esemplari, sia intenzionalmente che accidentalmente.


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    Caccia globale

    Shark Alliance sottolinea che le flotte di pesca europee sono fra le maggiori al mondo per la cattura e il commercio di squali. In particolare, centinaia di pescherecci con palangari spagnoli e portoghesi catturano squali oceanici e ne esportano le pinne in Asia.

    Le pinne, utilizzate nella tradizionale zuppa cinese servita durante cerimonie e matrimoni, vengono vendute in genere a prezzi molto più alti della carne di squalo. Questa differenza crea un incentivo economico a tagliare le pinne e a gettare in mare la carcassa. Una pratica sconsiderata, nota con il nome di finning (in italiano "spinnamento”).

    Nonostante il bando del 2003, l’Unione Europea rilascia speciali autorizzazioni per asportare le pinne, ma la quantità di appendici prelevate non può superare il 5% del peso totale dello squalo. Il rapporto pinne/carcassa è stato pensato per impedire la pratica del finning, facendo in modo che la quantità di pinne sia proporzionata alla quantità di corpi sbarcati.

    Un chilo di pinne di squalo può valere sul mercato fino a 500 euro.




    nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:24
     
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    FOTO BELLISSIME DI SQUALI



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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:29
     
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    Vincenzo Venuto si trova in Sudafrica e ci porta alla scoperta del famoso Squalo Zambesi che vive anche nelle acque dolci dei fiumi.

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    Edited by belias94 - 5/5/2016, 18:31
     
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    Megachasma pelagios, lo squalo più raro





    Era il 1976 l’anno in cui fu visto per la prima volta. Un pesce di oltre 4 metri di lunghezza, il che lo rendeva uno degli squali più grandi del mondo. Eppure, fino ad allora, nessuno ne sospettava nemmeno l’esistenza. Non assomigliava ad alcuna specie nota e per descriverlo e classificarlo si dovette creare apposta una nuova famiglia. Da allora sono passati 31 anni e dello squalo più elusivo del mondo ne sono segnalati solo altri 38 esemplari, di cui uno degli ultimi è stato fotografato e filmato da una troupe giapponese.

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    Stiamo parlando del Megamouth (Megachasma pelagios), uno squalo che può raggiungere i cinque metri e mezzo, dotato di una bocca immensa e sproporzionata che tradisce la sua bonaria abitudine di nutrirsi di plancton. Come lo squalo balena e il cetorino, è infatti uno squalo filtratore che si nutre degli sciami di gamberetti che salgono con l’oscurità verso la superficie, e ridiscendono a profondità dell’ordine di 100-200 metri durante il giorno, in mare aperto. Il megamouth segue le loro abitudini ed è per questo, forse, che le rotte dello squalo e dell’uomo si incontrano raramente.


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    Di questa specie sappiamo poco o nulla, ma il fatto che bestioni di oltre cinque metri di lunghezza nuotino da sempre negli oceani di tutto il mondo senza che ce ne fossimo mai accorti, è un fatto davvero affascinante. Come gli altri squali filtratori ha una distribuzione molto ampia e nuota in tutti gli oceani del mondo. Il megamouth è però probabilmente un nuotatore meno efficiente dello squalo elefante e dello squalo balena e questo per via del suo corpo meno compatto, delle pinne morbide, la coda asimmetrica, la mancanza di una carenatura lungo la coda e la scarsa calcificazione delle strutture interne.

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    E’ stato il sesto esemplare, un maschio di quasi cinque metri di lunghezza catturato in California nel 1990, a regalarci praticamente tutte le informazioni che abbiamo relative all’ecologia di questa specie: dopo averlo marcato, i ricercatori hanno seguito l’animale per due giorni spiando le sue abitudini e i suoi spostamenti. Lo squalo si è mantenuto di notte a una profondità di 15 metri, per inabissarsi a 150 metri all’alba e ritornare nelle acque superficiali al tramonto. Da questo si desume che il megamouth sia un migratore verticale giornaliero, che passa le giornate in profondità e risale in superficie di notte. E non è certo un caso se questo è lo stesso tipo di ciclo giornaliero di molte specie planctoniche delle quali si nutre.

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    Uno degli avvistamenti più interessanti lo hanno registrato dei ricercatori italiani, Pietro Pecchioni e Carla Benoldi, testimoni della lotta fra questo grande squalo e dei capodogli: “Erano le dieci del mattino del 30 agosto del 1998” raccontano i ricercatori italiani, “e stavamo studiando la popolazione locale di balene con un gruppo di volontari italiani del WWF al largo dell’isola di Nain, nell’arcipelago indonesiano di Bunaken, a Manado. Mentre cercavamo le balene ci imbattiamo in tre capodogli che stavano attaccando uno squalo. Quando ci siamo avvicinati con la barca i capodogli si sono allontanati. A questo punto si è delineata chiaramente in acqua la forma di un grande squalo di circa cinque metri di lunghezza. Alla base della pinna dorsale portava chiari i segni dell’attacco dei capodogli. Nuotava lentamente in superficie, come stordito.

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    Aveva una testa molto grande in proporzione col resto del corpo, macchie bianche alla sommità delle pinne e della bocca, e una macchia triangolare scura sotto la gola. Ci eravamo imbattuti in un esemplare rarissimo di Megamouth' Un avvistamento ancor più raro perché si trattava di un esemplare vivo, e non catturato o morto nelle reti. Era anche un evento interessante nell’ambito delle interazioni fra le balene e gli squali; avevamo assistito a un attacco, o era il gioco o ancora, semplicemente, la curiosità che aveva attirato i capodogli verso lo squalo?” Ecco il racconto dei ricercatori italiani corredato delle fotografie dell’avvistamento.



    FONTE:edesabata.wordpress.com


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    Da wikipedia




    L'accidentale cattura di un grande squalo nero dal corpo rigonfio, avvenuta nel 1976 al largo delle Hawaii, segnò un evento nello studio degli squali. L'animale era rimasto impigliato in una rete di profondità. Aveva il capo voluminoso, un'enorme bocca, larga circa un metro, e numerosi denti di piccole dimensioni. Tuttavia vi erano alcuni elementi che indicavano un'affinità con specie all'apparenza così ecologicamente lontane, come il pescecane e lo squalo mako. Fu creata una nuova famiglia con un solo genere e una sola specie, alla quale fu dato il nome di Megachasma pelagios, "enorme bocca delle acque pelagiche".

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    Da allora ne sono stati rinvenuti solo altri nove esemplari. I primi sei erano tutti maschi adulti, ma successivamente sono state osservate due femmine, una di 3,6 m e l'altra di 5 m di lunghezza, e un piccolo maschio di 1,8 m.

    Di questa specie sappiamo ancora molto poco, anche perché vive nelle acque pelagiche e spesso a grandi profondità. Sembra che si nutra di plancton, come lo squalo balena e lo squalo elefante. Nuota lentamente nel mare aperto filtrando dall'acqua gamberetti e altre prede di piccole dimensioni. Trascorre il giorno alimentandosi in profondità per risalire in superficie durante la notte. Il rivestimento argenteo all'interno della grande bocca ha probabilmente un potere riflettente: quando gamberetti e altri crostacei luminescenti entrano nella sua apertura cavernosa incoraggiano i loro simili a seguirli.

    Talvolta il pesce in questione è chiamato anche squalo boccagrande, squalo dalla grande bocca o squalo megamouth, secondo la dizione inglese megamouth shark.

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    FOTO: reperite sul web

    Edited by belias94 - 10/10/2019, 11:43
     
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