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Carcharodon megalodon: Il megalodonte, il terrore dei mari
Il megalodonte (Carcharodon megalodon o Carcharocles megalodon Louis Agassiz, 1843) è una specie estinta di squalo di notevoli dimensioni, noto per i grandi denti fossili, alcuni dei quali ritrovati anche in Sardegna.
Il nome scientifico megalodon deriva dal greco e significa appunto "grande dente". I fossili di C. megalodon si trovano in sedimenti dall'Eocene al Pliocene (tra 55 e 1,8 milioni di anni fa).
Tassonomia
La classificazione è oggetto di dibattito scientifico tra gli esperti. In passato questo animale è stato classificato nel genere Carcharodon, come l'attuale squalo bianco. Nel 1995 il nuovo genere Carcharocles (appartenente alla famiglia Otodontidae) fu proposto per classificare l'animale. Molti paleontologi ora appoggiano quest'ultima teoria.
È stato considerato un parente stretto del più noto, e tutt'ora vivente, grande Squalo bianco (Carcharodon carcharias), soprattutto per la grande somiglianza nella forma e nella struttura dei denti.
Tuttavia, un numero crescente di ricercatori sta mettendo in discussione questo legame, abbracciando l'ipotesi che sia invece l'evoluzione convergente il motivo per cui squalo bianco e C. megalodon hanno una dentatura tanto simile. In ogni caso, l'aspetto e le dimensioni del C. megalodon sono ricostruiti proprio a partire da questa somiglianza.
Morfologia
Le dimensioni dei fossili ritrovati (per lo più denti lunghi fino a 17 cm, anche se pare siano stati ritrovati denti di 20 cm) fanno pensare ad un animale la cui lunghezza avrebbe potuto superare i 17 metri. Le stime sul peso indicano che poteva raggiungere le 45 tonnellate.
Basandosi sul metabolismo dello squalo bianco, si pensa che il C. megalodon avesse bisogno di mangiare in media un quinto del suo peso ogni giorno, cioè 8 tonnellate di carne. Possedeva un’apertura della mascella superiore ai 2 metri e pare che la sua dieta potesse includere anche le grandi balene.
Gli ci son voluti quasi 20 anni al cacciatore di fossili Vito Bertucci per ricostruire questa mandibola di Megalodon che misura 11 metri in larghessa e 9 in altezza.
Vito Bertucci morì nel 2004 in Georgia durante un immersione mentre cercava i denti dello squalo preistorico.
Diffusione, abitudini e alimentazione
Da alcuni siti anomali di ritrovamento sulle coste orientali degli Stati Uniti d'America e nei Caraibi si è ipotizzato che le femmine di C. megalodon partorissero le loro "uova" in baie protette, con acque particolarmente basse; solo quando i piccoli raggiungevano dimensioni ragguardevoli si avventuravano in mare aperto.
Il C. megalodon era un predatore diffuso in tutti gli oceani dalle latitudini più meridionali a quelle più settentrionali; adatto a più ambienti e più climi (ma tendenzialmente prediligendo quelli caldi e temperati), probabilmente preferiva le zone relativamente costiere, in cui era facile incontrare i grossi mammiferi marini di cui certamente si nutriva (impronte di morsi, rinvenute su resti ossei fossilizzati, anche rimarginate, tenderebbero a confermare questa teoria).
Reperti di questo grosso squalo sono però stati rinvenuti anche in zone all'epoca di mare aperto, oppure in giacimenti situati in piccole isole remote dell'oceano pacifico e dell'Oceano Indiano, che testimoniano come l'animale vivesse anche in ambienti di mare aperto. Va però aggiunto che era, con ogni probabilità, un predatore specializzato nella caccia a poca profondità.
Il miocene è stato il periodo di massima diversificazione dei cetacei di grossa taglia (20 generi di balene contro i 6 attuali), ed ha conosciuto anche una grande diffusione di altre possibili prede (dugonghi e grossi sirenidi, tartarughe marine, pinnipedi di grossa taglia, pinguini di grossa taglia, altri squali predatori, squali balena, tonni); nelle acque fredde abbondavano gli antenati dell'attuale orca, in quelle calde invece regnavano i C. megalodon.
Il C. megalodon e la criptozoologia
Alcuni criptozoologi affermano che il C. megalodon potrebbe essersi estinto più di recente, o essere addirittura sopravvissuto fino ai giorni nostri. Mentre la maggior parte degli esperti è concorde sul fatto che le prove disponibili dimostrino che il C. megalodon si è estinto, l'idea di una popolazione di questi squali sopravvissuta sembra aver stimolato l'opinione pubblica, ma gli indizi a supporto di questa teoria sono generalmente scarsi e ambigui.
Alcuni denti di Megalodonte sono stati classificati come fossili appartenenti ad un'epoca compresa tra i 10.000 e i 15.000 anni fa. Questa affermazione è stata fatta sulla base del ritrovamento di due denti da parte dell'HMS Challenger, la cui età è stata determinata attraverso la stima del tempo impiegato dall'accumulazione del manganese sugli stessi. Tuttavia è possibile che i denti si siano fossilizzati molto tempo prima di incrostarsi di manganese.
Altri esperti ritengono che queste stime siano sbagliate, ed affermano che l'ipotesi di un C. megalodon post-Pliocene sia errata, dal momento che si basano su test e metodologie datate e non più affidabili[1]. È stato fatto presente inoltre che il C. megalodon era un predatore che viveva lungo le coste, e che quindi pensare che ci siano esemplari sopravvissuti in acque profonde è veramente difficile.
Alcuni avvistamenti relativamente recenti di grandi creature simili a squali sono stati interpretati come avvistamenti di C. megalodon sopravvissuti, ma queste testimonianze sono normalmente considerate abbagli dovuti all'avvistamento di squali elefante e squali balena, o di altri grandi animali.
Un famoso esempio è quello riportato dallo scrittore Zane Grey (31-01-1872, Zanesville, Ohio 23-10-1939, Altadena, California). È possibile, ma improbabile, che alcuni di questi avvistamenti siano dovuti a squali bianchi di dimensioni abnormi.
Dente di C. megalodon (AGASSIZ, 1843) rinvenuto nel deserto di Atacama (Miocene)CLICCA QUI PER IL BELLISSIMO VIDEO:MEGALODONTE: LA LEGGENDA DEGLI ABISSI
wikipedia.org/
foto sul web
Edited by belias94 - 8/5/2016, 14:27. -
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Da paura . -
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Documentario: Killer Preistorici
Edited by belias94 - 8/5/2016, 14:29. -
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Fossile di megalodonte trovato nelle Canarie
Gli scienziati dell'Istituto spagnolo di oceanografia, IEO, che si trova in un bacino a 1.000 metri di profondità nelle isole Canarie, hanno trovato dei resti di Megalodon (Otodus megaselachus).
Questo tipo di squalo è il più grande che abbia popolato queste acque durante il Miocene e potrebbe essere arrivato fino a 20 metri di lunghezza e pesare 100 tonnellate. Anche se il sito paleontologico è stato scoperto quasi un anno fa, nel mese di ottobre del 2012, gli scienziati IEO hanno scoperto che le ossa depositate e i dentirivenuti nell'area sottomarina conosciuta come Banco de Concepción, situato a nord dell 'isola di La Graciosa, appartenevano a un Megalodon.
Per uno dei biologi marini che hanno lavorato nel campo della ricerca, Peter J. Pascual, è un evento di grande importanza scientifica, in quanto fornisce nuove informazioni che permette di capire che il megalodonte abitava nelle Isole Canarie quando ha cominciato a salire dal fondo dell'oceano durante il Miocene, tra i 23 e i 5 milioni di anni fa.
Oltre Otodus (Megaselachus) megalodon, si son trovati resti di altre specie estinte come Paratodus benedeni (uno dei più grandi predatori), Cosmopolitodus hastalis (considerato il predecessore dell'attuale squalo bianco), Hemipristis serra (come lo squalo mako), Isurus retroflexus (specie estinta della famiglia degli squali Lámnidos) e anche tracce di uno Sirenian che potrebbe appartenere al Metaxytherium.
tradotto da me
foto sul web
Edited by belias94 - 8/5/2016, 14:30. -
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Il predatore più pericoloso temuto dal Megalodonte! Il Livyatan melvillei
Nella mente di un uomo comune della strada, gli animali più formidabili dei mari erano o il megalodonte o il liopleurodonte. Tuttavia, sono entrambi sopravvalutati: il megalodonte poteva cacciare solo piccole balene e il Liopleurodonte era in realtà un animale comune rispetto ad altri rettili marini.
Poche persone conoscono il vero orrore dei mari Cenozoici ... il cui nome è il Leviatano di Melville.
Livyatan melvillei fu un cetaceo preistorico del miocene, affine ai moderni capodogli.
Scoperta
I resti fossili di questa specie sono stati trovati nel 2008 a Cerro Colorado, nel deserto di Pisco-Ica, in Perù, da Klaas Post, del Museo di storia naturale di Rotterdam, durante una spedizione a cui hanno partecipato Giovanni Bianucci (Università di Pisa), Olivier Lambert (Museo di storia naturale di Bruxelles) e Mario Urbina (Museo di storia naturale di Lima) . È stata rinvenuta parte del cranio, con mandibola e denti.
La descrizione scientifica dell'animale, firmata da Olivier Lambert, Giovanni Bianucci, Klaas Post, Christian de Muizon, Rodolfo Salas-Gismondi, Mario Urbina e Jelle Reumer, è stata pubblicata su "Nature" nel luglio del 2010.
Nome
Il nome del genere, per le straordinarie dimensioni dell'animale, è legato a quello del leviatano, noto mostro marino citato nella Bibbia. Il nome della specie è un omaggio allo scrittore Herman Melville, creatore del celebre romanzo sul terribile capodoglio bianco Moby Dick. Istituito ufficialmente con il binomio Leviathan melvillei, questo è stato cambiato per questioni di sinonimia con una successiva nota Ad Corrigendum, sulla rivista scientifica Nature. Il nome generico Leviathan, proposto dagli autori per questo nuovo fossile di physiteridae del Miocene del Peru, era già usato per un altro genere: Leviathan Koch, 1841, un "junior subjective synonym" del genere Mammut Blumenbach, 1799. È stato così proposto da M. P. Taylor and D. Yanega di sostituire il nome con Livyatan (gen. nov.). La specie tipo è quindi stata attribuita a questo genere formando il binomio Livyatan melvillei. "Livyatan" è il nome in ebraico del grande mostro marino citato nella Bibbia e in storie popolari e mitologiche.
Descrizione fisica
Parte del cranio di Livyatan melvillei
In base alle dimensioni del cranio trovato, lungo circa 3 metri, si suppone una lunghezza totale compresa tra i 13,5 e i 17,5 metri. I denti più grossi sono lunghi 36 centimetri, una misura notevolmente maggiore rispetto ai denti dei capodogli e sono presenti sia nella mandibola che nella mascella, a differenza dei capodogli, che li hanno solo nella mandibola.
Da sinistra a destra: denti di tirannosauro, liviatano e capodoglio
Abitudini
I denti e la forma del cranio, che fa presupporre la presenza di potenti muscoli per le fauci, fanno pensare che il Livyatan melvillei attaccasse le sue prede in modo simile alle moderne orche, strappando a morsi la carne. Le sue prede potevano essere altri cetacei, come balene franche, iperodonti, delfinidi e focene, squali, tartarughe marine, foche e uccelli marini, oltre a una vasta varietà di pesci ossei. Il Livyatan era in cima alla catena alimentare assieme al gigantesco squalo Carcharocles megalodon.
wikipedia. -
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Megalodonte, rivelate le misure dell’antico predatore marino
Sono emerse da uno studio condotto dai ricercatori delle Università di Bristol e di Swansea, secondo i cui calcoli l’animale poteva raggiungere la lunghezza di 16 metri, con una testa lunga 4,65 metri, una pinna dorsale alta circa 1,62 metri ed una coda di circa 3,85 metri.
Fino ad oggi ne era stata stimata solo la lunghezza, oggi arrivano nuove notizie più dettagliate sul megalodonte, antico predatore marino vissuto da 23 a circa 3 milioni di anni fa. Sono emerse da uno studio condotto da esperti dell'Università di Bristol e da quelli dell'ateneo di Swansea, che sarebbero riusciti a rivelare le dimensioni del resto del suo corpo, comprese le pinne, grandi quanto un essere umano adulto.
Le dimensioni del megalodonte
Lo studio, pubblicato anche sulla rivista scientifica “Scientific Reports”, è riuscito dunque a far luce su un tema particolarmente misterioso per gli scienziati che, nel caso di squali dalle grandi dimensioni ormai estinti come il megalodonte, potevano contare sui denti come unici reperti fossili disponibili. Oggi, lo squalo vivente più spaventoso è il grande squalo bianco, lungo in media oltre sei metri (20 piedi) e che può mordere con una forza pari a due tonnellate. Il suo parente fossile, il Carcharodon megalodon o Carcharocles megalodon, questo il suo nome scientifico, era lungo più del doppio di un attuale squalo bianco e aveva una potenza nel morso pari ad oltre dieci tonnellate. I fossili del megalodonte, come detto, sono per lo più enormi denti triangolari taglienti, grandi quanto una mano umana. Jack Cooper, ricercatore in paleobiologia presso la School of Earth Sciences dell'Università di Bristol, insieme ad un team di esperti, è riuscito ad utilizzato una serie di metodi matematici per definire le dimensioni e le proporzioni di questo mostro preistorico, facendo confronti ravvicinati con una serie di parenti attualmente viventi dell’animale e aventi somiglianze fisiologiche proprio con il megalodonte. Dunque, in base alle curve di crescita delle popolazioni moderne è stato possibile sostenere che l’antico predatore marino potesse raggiungere la lunghezza del corpo di 16 metri, con una testa lunga 4,65 metri, una pinna dorsale alta circa 1,62 metri ed una coda alta circa 3,85 metri.
Le parentele con i moderni squali
La ricostruzione delle dimensioni delle parti del corpo del megalodonte, dicono i ricercatori, potrebbe adesso rappresentare un passo fondamentale verso una migliore comprensione della fisiologia di questo gigante dei mari e dei fattori intrinseci che possono averlo reso soggetto all’estinzione. Tra le curiosità segnalate dagli esperti, come detto da Catalina Pimiento della Swansea University, che ha supervisionato la ricerca, quella secondo cui il “megalodonte non è un diretto antenato del grande squalo bianco, ma è imparentato con altri squali macropredatori come il Mako, lo squalo salmone e lo squalo Porbeagle”, ha detto l’esperta..