Le più belle poesie di Gianni Rodari

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    gianni_rodari_4_550
    Gianni Rodari è indiscutibilmente uno dei più grandi e importanti autori italiani di letteratura per bambini e ragazzi.

    Ricordato in special modo per le sue favole e le filastrocche, ha scritto in realtà anche moltissime poesie, che, con un linguaggio semplice e diretto, descrivono emozioni e sentimenti importanti e insegnano ai più piccoli le cose importanti della vita.

    Questi testi, pur se scritti per un pubblico di bambini, sono anche adatti ad aprire il cuore degli adulti, risvegliando nella memoria i ricordi della loro infanzia e spingendoli a soffermarsi un attimo, a pensare alle cose importanti, a non lasciarsi trascinare dalle corse a cui ci obbliga la vita di ogni giorno.

    Ironiche, delicate, ma profonde, importanti, vere.




    Il cielo è di tutti

    Qualcuno che la sa lunga
    mi spieghi questo mistero:
    il cielo è di tutti gli occhi,
    di ogni occhio è il cielo intero.

    È mio, quando lo guardo.
    È del vecchio e del bambino,
    dei romantici e dei poeti,
    del re e dello spazzino.

    Il cielo è di tutti gli occhi,
    e ogni occhio, se vuole,
    si prende la Luna intera,
    le stelle comete, il sole.

    Ogni occhio si prende ogni cosa
    e non manca mai niente:
    chi guarda il cielo per ultimo
    non lo trova meno splendente.

    Spiegatemi voi dunque,
    in prosa o in versetti,
    perché il cielo è uno solo
    e la Terra è tutta a pezzetti.

     
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    La luna bambina


    E adesso a chi la diamo
    questa luna bambina
    che vola in un “amen”
    dal Polo Nord alla Cina?

    Se la diamo a un generale,
    povera luna trottola,
    la vorrà sparare
    come una pallottola.

    Se la diamo a un avaro
    corre a metterla in banca:
    non la vediamo più
    nè rossa nè bianca.

    Se la diamo a un calciatore,
    la luna pallone,
    vorrà una paga lunare:
    ogni calcio un trilione.
    Il meglio da fare
    è di darla ai bambini,
    che non si fanno pagare
    a giocare coi palloncini:

    se ci salgono a cavalcioni
    chissà che festa;
    se la luna va in fretta,
    non gli gira la testa,

    anzi la sproneranno
    la bella luna a dondolo,
    lanciando grida di gioia
    dall’uno all’altro mondo.

    Della luna ippogrifo
    reggendo le briglie,
    faranno il giro del cielo
    a caccia di meraviglie.

     
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    Il maestro giusto


    C’era una volta un cane
    che non sapeva abbaiare.
    andò da un lupo a farselo spiegare,
    ma il lupo gli rispose
    con un tale ululato
    che lo fece scappare spaventato.
    Andò da un gatto, andò da un cavallo,
    e – mi vergogno a dirlo –
    perfino da un pappagallo.
    Imparò dalle rane a gracidare,
    dal bove a muggire,
    dall’asino a ragliare,
    dal topo a squittire,
    dalla pecora a fare « bè bè »,
    dalle galline a fare coccodè.
    Imparò tante cose,
    però non era affatto soddisfato
    e sempre si domandava
    (magari con un « qua qua »…):
    – Che cos’è che non va?
    Qualcuno gli risponda, se lo sa.
    Forse era matto?
    O forse non sapeva
    scegliere il maestro adatto?

     
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    Il punto interrogativo


    C’era una volta un punto
    interrogativo, un grande curiosone
    con un solo ricciolone,
    che faceva domande
    a tutte le persone,
    e se la risposta
    non era quella giusta
    sventolava il suo ricciolo
    come una frusta.
    Agli esami fu messo
    in fondo a un problema
    così complicato
    che nessuno trovò il risultato.
    Il poveretto, che
    di cuore non era cattivo,
    diventò per il rimorso
    un punto esclamativo.

     
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    Capelli bianchi



    Quanti capelli bianchi
    ha il vecchio muratore?
    Uno per ogni casa
    bagnata dal suo sudore.
    Ed il vecchio maestro
    quanti capelli ha bianchi?
    Uno per ogni scolaro
    cresciuto nei suoi banchi.
    Quanti capelli bianchi
    stanno in testa al nonnino?
    Uno per ogni fiaba
    che incanta il nipotino.

     
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    UN BAMBINO AL GUINZAGLIO



    Ho visto un bambino
    al guinzaglio
    come un piccolo cane.
    Un gatto lo guardava
    meravigliato
    agitando la coda
    come una bandiera
    di libertà

     
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    SPERANZA



    S'io avessi una botteguccia
    fatta di una sola stanza
    vorrei mettermi a vendere
    sai cosa? La speranza.

    "Speranza a buon mercato!"
    Per un soldo ne darei
    ad un solo cliente
    quanto basti per sei.

    E alla povera gente
    che non ha da campare
    darei tutta la mia speranza
    senza farla pagare.

     
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    ARMI DELL'ALLEGRIA


    Eccole qua
    le armi che piacciono a me:
    la pistola che fa solo “pum”
    (o “bang”, se ha letto
    qualche fumetto)
    ma buchi non ne fa…
    Il cannoncino che spara
    senza fare tremare
    nemmeno il tavolino…
    il fuciletto ad aria
    che talvolta per sbaglio
    colpisce il bersaglio
    ma non farebbe male
    nè a una mosca nè a un caporale…
    Armi dell’allegria!
    Le altre, per piacere,
    ma buttatele tutte via!

     
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    IL NOME


    E adesso che sai fare il tuo nome
    in bella scrittura,
    non avere premura
    di metterlo dappertutto,
    non graffiarlo col carbone, col mattone
    sui muri delle scale,
    sugli alberi del viale, sui chiusini,
    sui busti dei letterati e patrioti
    che fanno la guardia ai giardini
    con le barbe di marmo e gli occhi vuoti.

    Soldati e scolari in libera uscita
    si firmano sulla spada di Garibaldi
    sul cavallo di Anita.
    Tu non lo fare. Il nome
    è una moneta preziosa:
    per le cose da poco non la spendere,
    per oro e per argento non la vendere,
    tienila sempre da conto
    ma per le cose grandi
    a gettarla sii pronto.

     
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    IL GIORNO PIU' BELLO DELLA STORIA


    S’io fossi un fornaio
    Vorrei cuocere un pane
    Così grande da sfamare
    Tutta, tutta la gente
    Che non ha da mangiare
    Un pane più grande del sole
    Dorato profumato
    Come le viole
    Un pane così
    Verrebbero a mangiarlo
    Dall’India e dal Chilì
    I poveri, i bambini
    i vecchietti e gli uccellini
    Sarà una data da studiare a memoria:
    un giorno senza fame!
    Il più bel giorno di tutta la storia.

     
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    IL TRENO DEGLI EMIGRANTI

    Non è grossa, non è pesante
    la valigia dell’emigrante…
    C’è un po’ di terra del mio villaggio,
    per non restar solo in viaggio…
    Un vestito, un pane, un frutto
    e questo è tutto.

    Ma il cuore no, non l’ho portato:
    nella valigia non c’è entrato.
    Troppa pena aveva a partire,
    oltre il mare non vuole venire.

    Lui resta, fedele come un cane,
    nella terra che non mi dà pane:
    un piccolo campo, proprio lassù…
    Ma il treno corre: non si vede più.

     
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    L’ODORE DEI MESTIERI


    Io so gli odori dei mestieri:
    di noce moscata sanno i droghieri,
    sa d’olio la tuta dell’operaio,
    di farina sa il fornaio,
    sanno di terra i contadini,
    di vernice gli imbianchini,
    sul camice bianco del dottore
    di medicina c’è un buon odore.
    I fannulloni, strano però,
    non sanno di nulla e puzzano un po’.

     
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    LA PAROLA

    Un giorno tutti saremo felici.
    Le lacrime, chi le ricorderà?
    I bimbi scoveranno
    nei vecchi libri
    la parola "piangere"
    e alla maestra in coro chiederanno:
    "Signora, che vuol dire?
    Non si riesce a capire".
    Sarà la maestra,
    una bianca vecchia
    con gli occhiali d'oro,
    e dirà loro:
    Così e così.
    I bimbi lì per lì
    non capiranno.
    A casa, ci scommetto,
    con una cipolla a fette
    proveranno e riproveranno
    a piangere per dispetto
    e ci faranno un sacco di risate...
    E un giorno tutti in fila,
    andranno a visitare
    il Museo delle lacrime:
    io li vedo, leggeri e felici,
    i fiori che ritrovano le radici.
    Il Museo non sarà tanto triste:
    non bisogna spaventare i bambini.
    E poi, le lacrime di ieri
    non faranno più male:
    è diventato dolce il loro sale.
    ...E la vecchia maestra narrerà:
    "Le lacrime di una mamma senza pane...
    le lacrime di un vecchio senza fuoco...
    le lacrime di un operaio senza lavoro...
    le lacrime di un negro frustato
    perché aveva la pelle scura..."
    "E lui non disse nulla?"
    "Ebbe paura?"
    "Pianse una sola volta ma giurò:
    una seconda volta
    non piangerò".
    I bimbi di domani
    rivedranno le lacrime
    dei bimbi di ieri:
    del bimbo scalzo,
    del bimbo affamato,
    del bimbo indifeso,
    del bimbo offeso, colpito, umiliato...
    Infine la maestra narrerà:
    "Un giorno queste lacrime
    diventarono un fiume travolgente,
    lavarono la terra
    da continente a continente,
    si abbatterono come una cascata:
    così, così la gioia fu conquistata".

    da "Versi e storie di parole" - Edizioni Einaudi

     
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    MI HA FATTO LA MIA MAMMA

    Persone male informate
    O più bugiarde del diavolo
    Dicono che tu sei nato
    Sotto a una foglia di cavolo!

    Persone male informate
    O più bugiarde del diavolo
    Dicono che sono nato
    Sotto a una foglia di cavolo!

    Altri maligni invece
    Sostengono senza vergogna
    Che sei venuto al mondo
    A bordo di una cicogna!

    Altri maligni invece
    Sostengono senza vergogna
    Che sono venuto al mondo
    A bordo di una cicogna!
    Se mamma ti ha comperato
    Come taluni pretendono
    Dimmi: dov’è il negozio
    Dove i bambini si vendono?

    Se mamma mi ha comperato
    Come taluni pretendono
    Diteci: dov’è il negozio
    Dove i bambini si vendono?

    Tali notizie sono
    Prive di fondamento:
    Ti ha fatto la tua mamma
    E devi essere contento!
    Tali notizie sono
    Prive di fondamento:
    Mi ha fatto la mia mamma
    E sono molto contento!
    Tali notizie sono
    Prive di fondamento:
    Mi ha fatto la mia mamma
    E sono molto contento!
    E sono molto contento!

     
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    FILASTROCCA DELL'AMICIZIA


    Dice un proverbio dei tempi andati:

    “Meglio soli che male accompagnati”.

    Io ne so uno più bello assai:

    “In compagnia lontano vai”.

    Dice un proverbio, chissà perchè,

    “Chi fa da sè, fa per tre”.

    Da questo orecchio io non ci sento:

    “Chi ha cento amici, fa per cento”.

    Dice un proverbio con la muffa:

    “Chi sta da solo non fa baruffa”.

    Questa io dico, è una bugia:

    “Se siamo in tanti, si fa allegria”.

    (Gianni Rodari)

     
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