LE COSE CHE NON VORRESTE MAI FARE A NATALE

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    Dieci cose insopportabili del Natale



    Recita un vecchio adagio: è Natale, siamo tutti più buoni. Ma è proprio così? E' proprio vero, in altre parole, che una delle feste più attese dell'anno – anzi: LA festa più attesa dell'anno – è un momento in cui spontaneamente gli animi si addolciscono, le intenzioni diventano tutte migliori, la disposizione verso il prossimo è guidata da un caldo e aperto sorriso?

    Forse, no. Pur senza precipitare negli eccessi del burbero Scrooge, il protagonista del 'Canto di Natale' di Charles Dickens, sappiamo benissimo che ci sono non pochi aspetti natalizi che ci procurano un sentimento in oscillazione su una scala che va dal fastidio all'odio purissimo. E che ci spingono a immedesimarci nel mitico personaggio di Vacanze di Natale, che al termine del cenone della vigilia pronuncia l'ormai celeberrima frase in romanesco: “E pure 'sto Natale se lo semo levato dai...” (inutile aggiungere dettagli scontati).


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    Le canzoni di Natale - Pura paleontologia musicale. Come fossili del Cretaceo, sono sempre quelle da decenni: Jingle Bells, White Christmas, Silent Night, Tu Scendi Dalle Stelle, e compagnia cantando. Anche chi ignori cosa sia un pentagramma ne conosce le note. Radio, tv, pubblicità, negozi: ogni angolo del Paese ne è infestato.


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    Le cene aziendali - Anzitutto, ci vuole una vita per organizzarle e per mettere d'accordo gli almeno venti colleghi che vi partecipano. E comunque, qualcuno si lamenterà perché il ristorante non è buono. Poi scorreranno ettolitri tra vino e liquori, con tutte le conseguenze del caso. Infine, si parlerà di lavoro anche fuori dal lavoro. Per gli ottimisti, restano proficui momenti di team building; per i realisti, una trasposizione reale del 'Secondo Tragico Fantozzi'.


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    Lo shopping sfrenato - Il Natale obbliga alla consuetudine del regalo (vedi slide successiva) e ciò trasforma le città in un formicaio appena pestato. Negozi e centri commerciali sono assaltati da torme di acquirenti improvvisamente dimentichi della crisi che, fino a un minuto prima, li stava asfissiando. Si va per comprare un maglione e ci si ritrova pressati nella folla come acciughe in un barile. In più, si torna a casa con almeno un altro paio di capi di cui non c'era alcun bisogno.


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    L'obbligo del regalo - L'abbiamo detto: si corre come dei furetti, ci si pressa come acciughe, si spendono soldi che farebbero comodo impiegandoli in altro modo. E ci si scervella a cercare l'oggetto giusto per persone quantomeno laterali alla nostra quotidianità. Alzi la mano chi, almeno una volta, non si sia chiesto: “Ma perché? Ma non bastava un biglietto di auguri?”.


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    L'obbligo di essere felici del regalo - Ci affidiamo a un'immagine che dice più cose di un trattato di sociologia: Marc Darcy e il suo maglione nel primo Bridget Jones. Non c'è da aggiungere altro.


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    Il caos in strada - Naturale conseguenza dell'obbligo al regalo e dello shopping sfrenato. Le strade si ingorgano di auto e di mezzi, a loro volta ingorgati di persone. Le domeniche a piedi di alcune grandi città, spesso vituperate, appariranno invitanti come oasi nel deserto per gli assetati.


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    Il pranzo con i parenti - “Non ci si vede mai, almeno a Natale”, dicono i sostenitori di tanto momento conviviale. “Appunto, se non ci si vede mai un motivo ci sarà!”, ribattono coloro che temono la tavolata parentale quanto una cartella di Equitalia. Circondati da zie petulanti, nipotini ipercinetici, nonne commosse senza motivo, si sogna un pranzo minimal (due olive, una fetta di pandoro) e ci si ritrova intrappolati in un evento interminabile. Come la digestione che ne segue.


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    I giochi con i parenti - Quando il pranzo termina e si intravvede la luce in fondo al tunnel, s'alza un prozio che strilla giulivo: “Giochiamo a mercante in fiera?”. O a tombola, o a qualche altro elemento ludico con il quale mai e poi mai ci si intratterrebbe ai primi di Aprile o a metà Ottobre. Tu vorresti solo una scatola di pastiglie digestive, invece ti ritrovi a spendere fior di euro per comprare la carta del fauno.


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    "Che si fa a Capodanno?" - Il pranzo è ormai terminato (sono le otto di sera, e ci si è seduti a tavola all'una), l'ultimo parente sta per lasciare la casa. Ha indossato il cappotto, sta per salire in ascensore. E pronuncia la fatidica domanda: “Che si fa a Capodanno?”. Vorresti rispondergli: “Accenderti un petardo nel naso”, perché manca una settimana e il tuo orizzonte decisionale non va oltre il prossimo quarto d'ora, durante il quale sceglierai la più efficace delle pasticche digestive. Ma l'educazione ti spinge a bofonchiare programmi vaghi.


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    La gioia a tutti i costi - “Dài, è Natale. Sorridi!”. Per carità, c'è chi è capace di farlo e merita un plauso: si butta per un po' tutto alle spalle, si gode l'atmosfera e guadagna un po' di sana felicità. Ma non tutti vi riescono. Così, visto che siamo tutti più buoni, a costoro lasciamo almeno il diritto a un Natale... da odiare.






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    Edited by belias94 - 4/5/2016, 15:37
     
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