GLI ALBERI: CURIOSITÀ, NOTIZIE, FOTO E VIDEO

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Sopravvissuto a tre tsunami: ecco il pino dei miracoli



    È stato ribattezzato "il pino dei miracoli". L'albero, alto circa 27 metri, infatti, è l'unico esemplare di una foresta di 70 mila riuscito a sopravvivere al terribile tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011, evento in cui hanno perso la vita 19 mila persone e di cui l'11 marzo si è celebrato l'anniversario. L'albero di pino aveva già superato indenne due catastrofi naturali: gli tsunami del 1896 e del 1933, oltre a quello più recente, ma è morto sei mesi fa a causa dei cambiamenti ambientali della zona. Così dopo essere stato abbattuto, è stato rimpiantato là dove è vissuto e ha resistito per ben 173 anni, diventando un monumento simbolo di speranza e conservazione per tutte le vittime dei disastri naturali.

    NgDqxML

    g0R7cU0

    FBz3MmK

    zs6gHHf

    rLfXZTM

    bAjSQoc

    Aufu9iN





    repubblica.it/

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:24
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Il misterioso scultore di alberi



    Sono spuntate a Knaresborough, nel North Yorkshire britannico, tre stupende sculture ricavate da alberi ormai defunti che rappresentano un martin pescatore che si tuffa e cattura un pesce, un drago e una figura spettrale. Le sculture sono apparse misteriosamente un paio di mesi fa, nessuno sa chi le abbia realizzate e non ci sono in giro per i boschi altri abbozzi, a significare che la mano era già esperta prima di mettere mano al bosco vicino a Knaresborough, cittadina che ora spera di monetizzare la presenza grazie ai turisti, che già numerosi sono arrivati ad ammirare le opere.

    OZMOJ

    Kyo1r

    i4yeI




    giornalettismo.com

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:25
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    La natura si riprende i suoi spazi



    Paradise Parking è il titolo di una serie di foto (di una mostra itinerante e presto anche di un libro) che Peter Lippmann ha dedicato a quelle situazioni particolari in cui la vegetazione tende pian piano a inglobare oggetti creati dall’uomo; automobili, in questo caso.



    tG2eC

    sX9Ut

    Z3pxe

    FTTs7

    hJe3D

    R9vhJ




    thisiscolossal.

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:27
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    L'albero dal volto umano: le creaure di Elido



    Un lungo lavoro di pazienza ma anche di tecnica. Elido Turco, classe 1947, vive a Udine e "ama la sua terra", il Friuli che è diventata inevitabilmente il centro del suo mondo visivo. L'amore per la natura e per la fotografia ha contribuito a fare il resto, complice anche la moglie con la quale percorre i sentieri delle sue montagne, cercando di catturare il visibile e l'invisibile. Da tempo conduce una ricerca molto particolare: scovare sembianze umane racchiuse nei tronchi, nelle radici sulle cortecce, ma le catture sono sempre state esigue, fino a quando non ha provato a utilizzare il computer per le elaborazioni. Il risultato? Queste fantastiche creature, Dreams Creature, così come le ha ribattezzate.

    Ub5XC

    G0aaY

    ugSYN

    OSp2A

    QoHQc

    HOtcP

    F1Kxi

    UtqjX

    oYwfD

    DzuCw

    uxWui

    jCFHw

    6XnYn

    zgLXw

    u7GrD

    ldxir





    repubblica.it/

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:28
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Bizzarri alberi da tutto il mondo



    Cannibal Tree, Oregon
    fXTqg

    Ta Prohm temple, Angkor
    OwUgS

    Albero dell'amore, Mosca
    UAdQP

    Albero ponte, California
    82Mqu

    Strano pino giapponese, Norikura
    XSk10

    Cappella, Allouville Bellefosse
    5lunF

    Sembra un elefante
    FlHUI

    Quello Blu
    6mE8w

    Divi divi, Messico
    GjwSB

    Crooked Forest, Polonia
    8jdnI

    Nidi per gli uccelli Challock, Inghilterra
    oQVDk

    Yemeni Island of Socotra
    GMshW

    Quello in mezzo al mare
    fIAVv

    Arches National Park, Utah
    aiXOq





    zingarate.com/

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:30
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    La storia dei : I tre alberi



    9RQ9ol



    Sulla vetta di una montagna, coperta di pascoli e pinete profumate di resina, spuntarono un giorno tre piccoli alberi. Nei primi tempi erano così teneri e verdi che si confondevano con l'erba e i fiori che prosperavano intorno a loro.
    Ma, primavera dopo primavera, il loro piccolo tronco si irrobustì. Le sfide autunnali e invernali per fronteggiare i venti e le bufere li riempivano di gioia baldanzosa.
    Dall'alto della loro casa verde guardavano il mondo e sognavano.
    Come tutti coloro che stanno crescendo, sognavano quello che avrebbero voluto diventare da grandi.

    Il primo albero guardava le stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul vestito di velluto nero della notte.
    "Io sopra ogni cosa vorrei essere bello. Vorrei custodire un tesoro" disse. "Vorrei essere coperto d'oro e contenere pietre preziose. Diventerò il più bello scrigno per tesori del mondo".
    Il secondo alberello guardava il torrente che scendeva serpeggiando dalla montagna, aprendosi il cammino verso il mare. L'acqua correva e correva, gorgogliando e scherzando con i sassi, un momento era lì e poco dopo già era scomparsa all'orizzonte. E niente riusciva a fermarla. "Io voglio essere forte. Sarò un grande veliero" disse. "Voglio navigare sugli oceani sconfinati e trasportare capitani e re potenti. Io sarò il galeone più forte del mondo".
    Il terzo alberello contemplava la valle che si stendeva ai piedi della montagna e guardava la città che si indovinava nella foschia azzurrina.
    Laggiù formicolavano uomini e donne. "Io non voglio lasciare questa montagna" disse. "Voglio crescere tanto che quando la gente si fermerà per guardarmi, dovrà alzare gli occhi al cielo e pensare a Dio. Io diventerò il più grande albero del mondo'".

    Gli anni passarono. Caddero le piogge, brillò il sole, e i piccoli alberelli divennero tre alberi alti e imponenti.
    Un giorno, tre boscaioli salirono sulla montagna, con le loro scuri a tracolla.
    Uno dei boscaioli squadrò ben bene il primo albero e disse: "E' un bell'albero. E' perfetto".
    Dopo pochi minuti, stroncato da precisi colpi d'ascia, il primo albero piombò al suolo.
    "Ora sto per trasformarmi in un magnifico forziere" pensò l'albero. "Mi affideranno in custodia un tesoro favoloso".
    Il secondo boscaiolo guardò il secondo albero e disse: "Questo albero è vigoroso e solido. E' proprio quello che ci vuole". Sollevò la scure, che lampeggiò al sole, e abbatté l'albero.
    "D'ora in poi, navigherò sui mari infiniti e i vasti oceani" pensò il secondo albero. "Sarò una nave importante, degna dei re".
    Il terzo albero si sentì mancare il cuore, quando il boscaiolo lo fissò.
    "Per me va bene qualunque albero" pensò il boscaiolo. L'ascia balenò nell'aria e, poco dopo, anche il terzo albero giaceva sul terreno.
    I loro bei rami, che fino a poco prima avevano scherzato con il vento e protetto uccelli e scoiattoli, furono stroncati uno a uno.
    I tre tronchi furono fatti rotolare lungo il fianco della montagna, fino alla pianura.

    Il primo albero esultò quando il boscaiolo lo portò da un falegname. Ma il falegname aveva ben altri pensieri che mettersi a fabbricare forzieri. Con le sue mani callose trasformò l'albero in una mangiatoia per animali. L'albero che era stato un tempo bellissimo non fu ricoperto di lamine d'oro né riempito di tesori. Era coperto di rosicchiature e riempito di fieno per nutrire gli animali affamati della fattoria.
    Il secondo albero sorrise quando il boscaiolo lo trasportò al cantiere navale, ma quel giorno nessuno pensava a costruire un veliero. Con grandi colpi di martello e di sega, l'albero fu trasformato in una semplice barca da pescatori.
    Troppo piccola, troppo fragile per navigare su un oceano o anche solo su un fiume, la barca fu portata in un laghetto. Tutti i giorni, trasportava carichi di pesce, che la impregnavano di odore sgradevole.
    Il terzo albero divenne tristissimo quando il boscaiolo lo squadrò per farne rozze travi che accatastò nel cortile della sua casa.
    "Perché mi succede questo?" si domandava l'albero, ricordando il tempo in cui lottava con il vento sulla cima della montagna.
    "Tutto quello che volevo era svettare sul monte per invitare la gente a pensare a Dio".
    Passarono molti giorni e molte notti. I tre alberi quasi dimenticarono i loro sogni.

    Ma una notte, la luce dorata di una stella accarezzò con i suoi raggi il primo albero, proprio nel momento in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava nella mangiatoia il suo bambino appena nato.
    "Avrei preferito costruirgli una culla" mormorò suo marito. La giovane mamma gli sorrise, mentre la luce della stella scintillava sulle assi lucide e consunte che un tempo erano state il primo albero.
    "Questa mangiatoia è magnifica" rispose la mamma.
    In quel momento, il primo albero capì di contenere il tesoro più prezioso del mondo.
    Altri giorni e altre notti passarono. Una notte, un viaggiatore stanco e i suoi amici si imbarcarono sul vecchio battello da pesca, che un tempo era stato il secondo albero.
    Mentre il secondo albero, diventato barca, scivolava tranquillamente sull'acqua del lago, il viaggiatore si addormentò.
    All'improvviso, dopo lo schianto di un tuono, in una ridda di fulmini e violente ondate, scoppiò la tempesta.
    Il piccolo albero tremò. Sapeva di non avere la forza di trasportare in salvo tante persone con quel vento e con la violenza di quelle onde. Le sue fiancate scricchiolavano penosamente per lo sforzo.
    Preoccupati, gli amici svegliarono il misterioso viaggiatore. L'uomo si alzò, spalancò le braccia, sgridò il vento e disse all'acqua del lago: "Fa' silenzio' Calmati'". La tempesta si quietò immediatamente e si fece una grande calma.
    In quel momento, il secondo albero capì che stava trasportando, come desiderava, un re, anzi, il re dei cieli, della Terra e degli infiniti oceani.
    Poco tempo dopo, un Venerdì mattino, il terzo albero fu molto sorpreso quando le sue rozze travi furono tolte di malagrazia dalla catasta di legname dimenticato.
    Furono trasportate nel mezzo di una folla vociante e irosa, sbattute sulle spalle torturate di un uomo, che poi su di esse fu inchiodato. Il povero albero si sentì orribile e crudele. E piangeva, reggendo quel povero corpo tormentato... lui che voleva che la gente grazie a lui vedesse Dio'

    Ma la Domenica mattina, quando il sole si levò alto nel cielo e tutta la Terra vibrò di una gioia immensa, il terzo albero seppe che non aveva trasportato un uomo qualunque, ma aveva trasportato Dio'
    In quel mattino seppe e capì che l'amore di Dio aveva trasformato tutto.
    Aveva fatto del primo albero il meraviglioso scrigno del più tenero e incredibile dei tesori. Aveva reso il secondo albero forte portatore del Creatore del cielo e della Terra.
    E ogni volta che una persona avesse guardato il terzo albero avrebbe visto Dio' Ogni persona, anche noi, non solo i pochi della Valle...
    E questo era più che essere solo il più bello, il più forte o il più grande albero del mondo...

    (Paulo Coelho)



    libero.it/

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:31
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Gli alberi più imponenti del mondo




    La natura non smette mai di stupirci e ci delizia con la sua bellezza. Ecco l'elenco degli alberi più belli e spettacolari del pianeta.



    xa6EG7e
    Sakura. Tokyo, Giappone.



    Z8gf8ma
    Olmi americani. Central Park a New York, Stati Uniti d'America.



    qFELNwb
    Oak angelo. Charleston, Stati Uniti.



    yYyPBvD
    Lone Cypress. California, USA.




    x4ofHLQ
    Wisteria. Flower Park "Ashikaga", Giappone.




    sMFMf6I
    Madagascar Baobab. Africa.



    FqwbhYR
    Jacaranda. Sud Africa



    HJMC3l0
    Tunnel Maple. Oregon, Stati Uniti.



    nMLPzRY
    "Generale Sherman". "Giant Forest" parco nazionale "Sequoia", California.



    ALkCfbx
    Arcobaleno eucalipto. Isole hawaiane.



    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:32
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    IL PACHYPODIUM, UNA PIANTA MOLTO SPINOSA



    Pachypodium Lindl., 1830 è un genere di piante xerofile della famiglia delle Apocynaceae, endemico del Madagascar e dell'Africa del Sud.
    Il nome del genere deriva dal greco pachys, grosso e podos, piede, in riferimento alla forma grossa e tozza del tronco di queste piante.

    NtiwD0T



    Descrizione

    Comprende specie per la maggior parte a portamento arbustivo ma anche alcune specie a portamento arboreo (P. geayi, P. lamerei, P. lealii, P. menabeum, P. meridionale, P. namaquanum, P. rutenbergianum e P. sofiense).

    q4pWHZp



    Tutti i Pachypodium sono piante succulente caratterizzate, in varia misura, da tronchi pachicauli, ovvero ingrossati alla base, e da più o meno marcata spinescenza. Presentano rade ramificazioni, con un apparato fogliare nel complesso poco sviluppato, ma con foglie dal lembo piuttosto ampio.

    vB3sI3F



    Il tronco pachicaule rappresenta un meccanismo di adattamento xerofilo che, grazie ad un vantaggioso rapporto superficie-volume, consente di immagazzinare acqua per sopravvivere ai lunghi periodi di siccità. In aggiunta a ciò, la superficie del tronco e dei rami è spesso rivestita da tessuti in grado di attuare la fotosintesi anche nei periodi in cui le foglie non sono presenti.

    2hJ9TLG



    Le spine, oltre ad essere un meccanismo di difesa contro gli animali, rappresentano anch'esse un meccanismo di adattamento alla siccità, in quanto favoriscono la condensazione del vapore acqueo presente nella nebbia e nella rugiada e la sua deposizione nel terreno alla base della pianta.

    nYuqiEr



    Distribuzione e habitat



    La maggior parte delle specie di questo genere sono endemiche del Madagascar; alcune specie sono diffuse anche in altri paesi dell'Africa australe (Angola, Botswana, Mozambico, Namibia, Sudafrica, Swaziland e Zimbabwe).

    Le varie specie di Pachypodium occupano differenti nicchie ecologiche, accomunate da lunghi periodi di siccità (da 5 a 10 mesi all'anno), in una fascia altimetrica che va dalle dune sabbiose sul livello del mare del P. geayi alle zone montuose sino ai 1900 m di altitudine del P. brevicaule.

    TKRPTze

    mvJrYtE

    lNoyYXH

    wqN2s3R

    4Ccp7Ax

    IhHTDRm

    qhy2VIS

    U4upLLJ

    1Y2cy1O

    kFKvvVU

    IXC1So8

    XHZ1zry

    kg3yYg5

    JAAS4S8

    uWhuiHn

    RPz2L7j

    sXcHWQS

    ZCUYC7e

    ayvKrTJ

    pQntfse

    s9jVX0v

    M3FUQIW

    oVU3tn4

    lBLkI5h

    tS9BF4g


    MtdbcEJ
    Pachypodium baronii

    zSaMhJI
    Pachypodium bispinosum

    zkXKBwO
    Pachypodium brevicaule

    W4NZmtd
    Pachypodium geayi

    T2HcAKq
    Pachypodium horombense

    7tXq3iM
    Pachypodium lamerei

    kguyNa7
    Pachypodium lealii

    VbWpYw7
    Pachypodium namaquanum

    dxwEoaN
    Pachypodium rosulatum

    INe7tFi
    Pachypodium saundersii









    wikipedia.org

    foto sul web

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 12:35
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Wisteria. Flower Park "Ashikaga", Giappone.

    DrAR2Ve

    RWEIm5p

    3rrLclX

    hUJKIdq

    0eEM2w0

    OXDmMI6

    iOlCkSS

    nSrYPKg

    fpkBQBs

    hWY0Zpu

    gKoox3x

    8jWc943

    ZIxoot8

    yX2iDa6

    S2cAO9M

    88f7SFn

    dF1yBiI




    Sakura. Tokyo, Giappone.

    fMEb9Up

    L3uIYVk

    H5eroXP

    qxRPBZq

    DOVgC5x

    vNTk9iC

    gblhAiH

    vPaX9Rl

    Dygg8zP

    dTDgfgs

    dpd0ppx

    WHLk4Oi

    99Wk5LU

    QJrPWWE

    htKf5iD

    iopwRkC

    qvAlIsL

    5Z5Hzuz

    GKfIoFJ

    tl9jdTR

    LKLecGP

    f9Sb23B



    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:00
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    L'abete rosso che ha 8.000 anni E' l'albero più antico del mondo



    dc5Xk
    L'albero più antico

    Ottomila anni fa, l'Europa era ancora quasi completamente coperta dai ghiacci dell'ultima glaciazione che era da poco terminata, ma qua e là alcune aree particolarmente battute dal sole davano modo alla vegetazione di conquistare propri spazi. In un angolo sperduto al confine tra la Svezia e la Norvegia semi di pecci, una conifera sempreverde, attecchivano tra le rocce. Da essi sarebbero nati rigogliosi alberi che sono sopravissuti fino ai nostri giorni.

    Uno di essi è stato recentemente datato da Leif Kullman, botanico all'università Umea (Svezia), che spiega: "Abbiamo trovato il gruppo di alberi nel centro della Svezia, in un luogo che solo per puro caso non è stato interessato dal taglio che interessa le foreste della regione. L'intento era quello di capire come quelle piante fossero in grado di resistere alle severe condizioni invernali dell'area. Tra gli studi eseguiti abbiamo fatto datare al carbonio 14 in un laboratorio specializzato di Miami (Florida) le radici più antiche di una delle piante. Con sorpresa abbiamo appreso che esse hanno un'età di 8.000 anni. La scoperta fa di questo albero, e probabilmente del gruppo a cui appartiene, il più antico organismo vivente oggi conosciuto".

    Fino ad ora l'albero più antico noto ai botanici era "Matusalemme", un pino Bristlecone che vive vicino Las Vegas, sulle pendici della White Mountains, il quale ha un'età che si aggira attorno ai 5.000 anni. Altri alberi monumentali vecchi di migliaia di anni sono noti in Iran, dove un cipresso ha superato i 4.000 anni d'età, in Cile dove un'altra pianta simile ha compiuto i 3.600 anni. Alberi da 2-3.000 anni sono poi innumerevoli e presenti un po' in tutto il mondo.

    In Italia il censimento degli alberi monumentali è stato realizzato dal Corpo forestale dello Stato che ne ha individuati circa 150. Dal lavoro si scopre che l'albero più antico della nostra penisola vide gli uomini che costruirono i nuraghi sardi, con un'età che si aggira attorno ai 3.000 anni. Si tratta dell'oleastro di San Baltolu di Luras, in provincia di Sassari. Dal punto di vista scientifico si tratta di un Olea europaea oleaster, in altre parole un olivo selvatico. Un esemplare di 15 metri di altezza e 11 metri di circonferenza. E' stato datato contando gli anelli di accrescimento. Questo progenitore dell'ulivo è oggetto di ricerca, perché si sta tentando di clonarlo.

    Al momento una cinquantina di piantine contengono nel loro Dna metà del patrimonio genetico dell'albero di San Baltolu e metà di una sua figlia di circa mille anni. Nel Parco dell'Etna, nel comune di Sant'Alfio, è nota l'esistenza del vecchissimo "Castagno dei cento cavalli". Avrebbe un'età compresa tra i 2 e i 3.000 anni, anche se alcune analisi sostengono che sarebbe ancora più antico dell'oleastro sardo.

    Purtroppo molte piante monumentali sono state spostate in giardini di grandi ville, causandone, a volte, la morte. Fino a pochi anni fa, infatti, solo Marche, Alto Adige ed Emilia Romagna "proteggevano" gli alberi monumentali, ma proprio nel 2008 il Ministro delle politiche agricole e forestali, Paolo De Castro, otteneva l'approvazione, da parte della Commissione ambiente del Senato, della norma secondo la quale "Gli alberi monumentali saranno protetti dal Codice dei Beni Ambientali e Paesaggistici". Un passo fondamentale per proteggere alberi che per i veloci cambiamenti climatici in atto potrebbero risentire conseguenze, più gravi di tutte le avversità ambientali subite da millenni a questa parte.


    repubblica.it/



    Qual è l'albero vivente più vecchio del mondo?



    qulNm



    È un abete rosso le cui radici hanno 9.550 anni, trovato in Svezia da un gruppo di botanici dell’Università di Umea. Tra questi, il professore Leif Kullman, cui si deve la datazione, che lo ha definito “il più antico organismo vivente oggi conosciuto”. Il tronco dell’abete, che gode di ottima salute, ha soltanto 600 anni ma le sue radici sono nate durante l’ultima glaciazione e sono sopravvissute al clima e alla deforestazione. Nelle radici dell’albero (analizzate al carbonio 14) è possibile “leggere” tutti i cambiamenti climatici che si sono verificati negli ultimi 8 millenni.

    Altri "matusa"

    Prima dell’abete svedese, l’albero ritenuto più antico si trovava in California: un pino di circa 5 mila anni, soprannominato “Matusalemme”. Altre piante millenarie sono in Iran (un cipresso di oltre 4 mila anni) e in Cile (3.600 anni). Anche l’Italia vanta il suo primato: in Sardegna, nella provincia di Sassari, c’è infatti un olivo selvatico di 3 mila anni. Considerando i cespugli, invece degli alberi, l’età può aumentare ancora: l’anno scorso, i ricercatori dell’Università di Davis, in California, hanno scoperto vicino a Las Vegas una quercia di addirittura 13 mila anni. In realtà, la pianta è formata da tantissimi cespugli, ognuno di età diversa, cloni l’uno dell’altro, tutti originati da un unico esemplare antichissimo. In questa forma ha potuto sopravvivere a tutte le avversità.

    focus.it/

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:02
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    I pini della foresta norvegese



    7je3nl



    C’è un mistero nella foresta del Ovre Dividalen National Park, vicino Troms in Norvegia. Un mistero che ha fatto nascere le più incredibili storie. Molte piante hanno la loro corteccia tagliata e asportata su di un fianco (vedi le foto).
    Il taglio e l’asportazione riguardavano sempre il lato nord dell’albero. Una realtà difficile da spiegare, anche dal punto di vista scientifico. E così sono stati tirati in ballo extraterrestri, nanuncoli, elfi e chi più ne ha più ne metta.

    Niente nani

    Ma negli ultimi mesi Arve Elvebakk della University of Tromso con la collaborazione di Andreas Kirchhefer, un esperto nella datazione degli alberi, hanno voluto trovare la soluzione del fenomeno, ad ogni costo.
    Per prima cosa i ricercatori hanno datato le cicatrici: esse risalgono al 17mo e 18mo secolo. Una datazione che ha permesso di ottenere quasi immediatamente la risposta al mistero: “In quel periodo era pratica presso gli Sami la raccolta di cortecce di pino per ottenerne cibo. Un processo estremamente laborioso che trasformava la corteccia in farina”, spiega Elvebakk. I Sami chiamati anche impropriamente Lapponi, costituiscono una popolazione indigena della parte settentrionale della Fennoscandia che si estende dalla Penisola di Kola fino alla Norvegia e che oggi è composta da circa 75.000 persone.

    9rz4hl



    Persa la memoria è nato il mistero

    Ma perché non si è arrivati ad avanzare prima questa ipotesi se è bastata la datazione per arrivarci? “Perché la tradizione dell’asportazione della corteccia di pino per farne cibo si era persa in Norvegia, mentre negli ultimi anni era diventata oggetto di studio nella vicina Svezia dove la cognizione di quel che avveniva nel passato a tal proposito si era conservata nel tempo. Così, solo facendo riferimento a queste ricerche, si è arrivati alla risposta del mistero della foresta di Dividalen”.

    bCbzSl



    Forse pochi sanno che presso tutti i popoli del Grande Nord la corteccia di pino è stata ampiamente utilizzata come cibo in tempi di carestia. Era d’uso abbattere interi alberi per togliere la corteccia o creare degli anelli che comunque facevano morire la pianta. Nella foresta di Dividalen invece, il taglio della corteccia avveniva solo su un lato della pianta (a nord, per rispetto del lato sud verso il quale il dio Sole faceva sentire il suo effetto), permettendo ad essa di sopravvivere al danno. Ed in effetti le piante hanno continuato a vivere per oltre 200-300 anni senza particolari problemi. L’asportazione della corteccia richiedeva comunque una certa forza e strumenti affilati.

    W4ilf
    Una foto risalente al 1912.



    Trovati gli attrezzi del mestiere

    Durante le ricerche gli studiosi hanno anche portato alla luce cinque diversi punteruoli e coltelli che servivano per tagliare la corteccia. Per trasformarla in farina essa veniva racchiusa in corteccia di betulla e sepolta. Al di sopra del luoigo di sepoltura veniva acceso un falò per 4 o 5 giorni, il tempo necessario per tostare la corteccia di pino e farle perdere il sapore amaro.

    YCnqxl



    Quindi si trasformava il risultato in farina che veniva considerata un cibo prelibato soprattutto se stufata con grasso animale. L’utilizzo della corteccia per ottenere farina è andato in disuso attorno al 1860, quando altri tipi di farine e di zuccheri si sono resi disponibili e la necessità di farina di corteccia fatta in casa non fu più indispensabile.

    TtExEl






    focus.it/

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:05
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Moringa Oleifera, l’albero miracoloso




    NNy15l



    La Moringa oleifera Lam., 1785 è una pianta appartenente alla famiglia Moringaceae, diffusa in buona parte della fascia tropicale ed equatoriale del pianeta.

    Descrizione

    Moringa oleifera raggiunge da 4 a 7 m di altezza, ma con suolo profondo e fertile supera anche i 10 m; ha tronco eretto o ramificato dalla base, molle ed a consistenza spugnosa, il legno è debole, i rami sottili ed intrecciati sono penduli.
    Le foglie sono pluricomposte (ogni foglia è composta da alcune fogliole), ogni fogliola è imparipennata con foglioline ovali opposte e da una fogliolina terminale, le foglie sono alquanto robuste verde chiaro al dorso, verde glauco (pallido) al verso.

    Czb9Nl



    Le radici hanno un forte odore e sapore di ravanello, da cui deriva il nome di “horseradish tree” cioè l'albero del ravanello.
    I fiori sono piccoli ma numerosi di colore bianco crema, sono ottimi produttori di nettare per le api, sono di discreto valore decorativo. In ambiente tropicale la pianta può fiorire due o tre volte all'anno.

    I frutti sono grandi baccelli a sezione triangolare, affusolati ed appuntiti (30-45 cm di lunghezza) verdi e morbidi se immaturi; a maturità assumono una colorazione ocra e poi marrone ed una consistenza legnosa.
    I semi bruni contenuti sembrano fagioli, ma sono tondeggianti e sono dotati di una membrana cartacea, sono da 16 a 22 per baccello, mentre ogni albero produce da 20 fino ad 80 baccelli.

    uaf3Ll



    Distribuzione

    Moringa oleifera è originaria dell'India orientale, si ritiene delle regioni pedemontane della catena himalayana del Uttar Pradesh. La specie è variamente diffusa e coltivata in tutta la fascia tropicale del pianeta.

    Un'altra specie, la Moringa stenopetala, è originaria dell'Etiopia (fascia sud) e Kenya (fascia nord), ha avuto un notevole sviluppo in coltivazione, soprattutto nei suoi paesi di origine. Produce meno frutti di Moringa oleifera, e quindi meno semi.

    G9yo1l



    Usi alimentari

    La Moringa oleifera, come anche la Moringa stenopetala, è senz'altro una pianta notevole, è considerata di enorme potenziale per combattere fame e povertà.
    Le foglie sono usate come cibo umano e sono molto ricche in proteine, vitamine e sali minerali, hanno un sapore leggermente piccante e grato anche allo stato crudo, spesso sono preparate in insalata, ma possono essere cotte come gli spinaci; contengono il 25 per cento in peso di proteine - più che le uova ed il doppio del latte di mucca, il quadruplo di vitamina A delle carote, quasi otto volte la vitamina C delle arance, il triplo del potassio delle banane. (Fonte: C. Gopalan et al. (1994), Nutritive Value of Indian Foods, Istituto Nazionale di Nutrizione, India). In condizioni di difficoltà sono ovvie le potenzialità di supporto per le gestanti e per l'allattamento umano.

    i7GTEl



    E' pur vero che le foglie pesano poco (e quindi l'apporto in massa è limitato) ma tali valori sono comunque stupefacenti. Le foglie, ad alto contenuto proteico, oltre che direttamente per l'alimentazione umana, possono essere utilizzate come ricchissimo foraggio per gli animali, in assoluto il migliore che si conosca.

    L'uso più popolare e frequente dei frutti è la preparazione mediante bollitura dei baccelli immaturi (detti 'mazze da tamburo'), hanno il sapore degli asparagi. Nella medicina Siddha sono considerati dei potenti afrodisiaci per ambedue i sessi. I semi sono bolliti o tostati, hanno il sapore dei ceci.

    4Vas7l



    L'estrazione di olio dai semi è una importantissima risorsa; i semi contengono dal 30 al 50% di olio (olive: dal 8 al 20%), l'olio estratto contiene dal 65 al 76% di acido oleico che è lo stesso prezioso olio insaturo delle olive; è dolce e saporito e non irrancidisce, diversamente dall'olio di Jatropha; è perfettamente adatto alla alimentazione umana.

    È assolutamente di grande rilievo il fatto che il contenuto proteico delle parti della pianta è completo, (corredo equilibrato in tutta la gamma degli aminoacidi, anche quelli pregiati) questo fatto è pressoché unico tra i vegetali; di certo, anche per le quantità in gioco, si può definire la Moringa come l'unica pianta esistente (ad oggi nota) con tali caratteristiche.

    H053tl



    Estratti gli oli dai semi, la pasta residua contiene il 60% di proteine pregiate; questa è una quantità enorme se si considera che il residuo dell'analogo trattamento della soia (prodotto di discreta qualità proteica vegetale) produce dal 30 al 35% di proteine, in gamma di aminoacidi, come per tutti gli altri vegetali noti, incompleta.

    Le proteine della pasta residua sono eccellenti per l'alimentazione umana.

    0namRl



    Se le foglie sono usate come foraggio assieme alla pasta residua alla estrazione dell'olio costituiscono un vigoroso ricostituente alimentare per gli animali erbivori, inducendo un vistoso miglioramento delle condizioni vitali; sono un eccellente supporto post-parto per le vacche che reggono egregiamente elevate produzioni di latte, e per la crescita dei vitelli. La definizione di “animali erbivori” si deve intendere in senso lato dato che le foglie sono fortemente appetite da tutti gli erbivori, anche da pesci erbivori come le carpe che ne sono ghiottissime.

    AFu6Ll



    Anche le radici sono commestibili e, come accennato, hanno sapore piccante come di ravanello, l'aroma piccante delle radici è più pronunciato di quello delle foglie: L'uso delle radici è come aromatizzante, (analogo al Rafano), ma, per la presenza di un alcaloide, la Spirochina che interferirebbe con la trasmissione nervosa, ne è sconsigliato l'uso in quantità eccessiva, l'uso alimentare delle radici, in quantità moderata, è frequente nei paesi di origine.

    Anche i fiori sono commestibili, di norma sono preparati in insalata.

    E' pianta mellifera e il miele dei suoi fiori è eccellente.

    CONTINUA QUI



    wikipedia.org

    foto sul web

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:07
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    PAESAGGI CON ALBERI



    L'ncanto di queste immagini, che lasciano senza fiato, regalandoci momenti di pura armonia, il nostro polmone, gli alberi.

    arB5x

    GR43E

    Q5qIg

    77Ybv

    O2ezG

    FjnPl

    zasAA

    YbToh

    dz3xs

    e6RzS

    FG2vy

    BJLbp

    qkTJU

    1NN4R

    iDsNE

    fSi43

    uhNF2

    DxslS

    QhhkS

    GiEK6

    5vXuK

    0EVUm

    25vkk

    sYxRT




    foto sul web

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:08
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Albero del Ténéré



    pwsH2l



    L'albero del Ténéré (in francese L'Arbre du Ténéré) era un'acacia (probabilmente un'Acacia tortilis raddiana), che si ergeva solitaria nel deserto del Ténéré, e veniva considerata l'albero più isolato al mondo, dal momento che non ve n'erano altri per un raggio di oltre 400 chilometri tutt'intorno. Costituiva un punto di riferimento per le carovane di cammelli che attraversavano questo deserto, nel nordovest del Niger. A tal punto che è l'unico albero ad essere segnalato su di una cartina a scala 1:4.000.000. La sua posizione era 17°45′00″N 10°04′00″E / 17.75°N 10.06667°E / 17.75; 10.06667

    4HcYNl
    L'Albero del Ténéré conservato nel museo di Niamey.



    Si trattava dell'ultima pianta sopravvissuta di un gruppo di alberi cresciuto quando il deserto era meno arido di oggi. L'albero è rimasto in piedi per molti decenni. Durante l'inverno del 1938–1939, scavando un pozzo in prossimità dell'albero si ebbe modo di scoprire che le radici raggiungevano la falda freatica, profonda 33–36 metri nel sottosuolo.

    Il comandante delle A.M.M. (affaires militaires musulmanes), Michel Lesourd, del Service central des affaires sahariennes, vide l'albero il 21 maggio 1939:

    X4cBs



    "Bisogna vedere l'albero per convincersi della sua esistenza. Qual è il suo segreto? Come può essere ancora vivo nonostante le moltitudini di cammelli che scalpitano intorno ad esso? Com'è che nel corso dell'azalai non capita mai che un cammello disperso ne mangi le foglie e le spine? Perché i numerosi Tuareg che conducono le carovane del sale non tagliano i suoi rami per farne fuochi per preparare il tè? La sola risposta possibile è che l'albero sia tabù e come tale venga considerato dai carovanieri."
    "Vi è una specie di superstizione, un ordine tribale che viene sempre rispettato. Ogni anno l'azalai si raduna intorno all'Albero prima di affrontare la traversata del Ténéré. L'acacia è divenuta un faro vivente; è il primo o l'ultimo punto di riferimento per l'azalai che lascia Agadez diretto a Bilma, o per quello che ne ritorna."

    VlyAF



    Nel 1973 l'albero venne investito ed abbattuto da un camionista libico -a quanto si dice- ubriaco. L'8 novembre 1973 l'albero morto venne trasferito al Museo Nazional del Niger nella capitale, Niamey. Nel luogo ove esso si ergeva è stata in seguito collocata una scultura metallica che simboleggia un albero.

    Per la verità non si trattava del primo scontro che l'albero subiva ad opera di un camion. Nel suo libro L'épopée du Ténéré, l'etnologo e esploratore francese Henri Lhote descrisse i suoi due viaggi fino all'Albero del Ténéré. La sua prima visita avvenne nel 1934 in occasione del primo collegamento automobilistico tra Djanet e Agadez. Egli descrive l'albero come "un'acacia con un tronco in stato degenerativo, dall'aspetto malato, malsano. Ciononostante l'albero ha delle belle foglie verdi, ed alcuni fiori gialli". Tornò poi a visitarlo venticinque anni dopo, il 26 novembre 1959 con la missione Berliet-Ténéré, ma trovò che esso era stato malamente danneggiato dopo che un veicolo aveva avuto una collisione con esso:

    mCu7H



    "Prima, quest'albero era verde e fiorito; adesso è un albero spinoso incolore e spogli. Non lo riconosco più. Aveva due trochi distinti, mentre adesso ce n'è uno solo, con un ceppo mozzato da una parte, tagliato per il lungo più che segato via ad un metro dal suolo. Cos'era successo a questo albero sfortunato? Semplicemente, un camion diretto a Bilma vi era finito contro ... ma ha abbastanza spazio per evitarlo... l'albero tabù e sacro, che nessun nomade avrebbe osato danneggiare con la propria mano... quest'albero è stato vittima di un meccanico..."


    yLe1il

    j0lBPl

    0wmaUl

    wc5k8l

    QL8Bnl



    wikipedia.org/

    foto sul web

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:10
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,468

    Status
    Anonymous

    Ficus macrophylla o Fico della Baia di Moreton



    Il Ficus macrophylla, noto anche come Ficus magnolioide o Fico della Baia di Moreton è un grande albero sempreverde della famiglia delle Moraceae.

    bavyJl
    Il grande Ficus macrophylla del 1845, simbolo dell'Orto



    Il Ficus macrophylla nel suo habitat naturale si presenta come un albero di notevoli dimensioni che può crescere sino a 60 m di altezza.


    È una pianta tipica delle foreste pluviali e, in questo ambiente, si accresce spesso in forma di rampicante parassita. Infatti, quando germina sul ramo di un albero, propaga le sue radici attorno al tronco dell'ospite, soffocandolo ed eventualmente uccidendolo per soppiantarlo e prenderne il posto, da cui il nome comune di albero stritolatore.

    LP1UAl
    Ficus macrophylla (sin. Ficus magnolioides) Orto botanico , Palermo



    Il caratteristico aspetto "struggente" del F.macrophylla è dovuto allo sviluppo dai suoi rami di radici aeree colonnari che, raggiungendo il terreno, si tramutano in tronchi supplementari; dei pilastri che favoriscono il sostegno del grande peso acquisito dalla sommità dell'albero. Queste radici sono comunque delle superfici di assorbimento e l'albero risulta quindi abbastanza suscettibile alla compattezza del terreno attorno al tronco, come avviene quando viene recintato al di fuori dei parchi e dei giardini. Essendo una pianta affamata d'acqua, come molte altre specie australiane, non dovrebbe essere piantata in ambienti urbani, perché le sue radici possono distruggere le tubazioni idriche, né in aree con scarsità di risorse idriche.

    XWbpXl
    Foglie e frutti




    Le foglie, simili a quelle della magnolia, sono larghe, ovali-ellittiche, coriacee e di colore verde scuro, lucide nella faccia superiore, argentee in quella inferiore, lunghe da 10 a 25 cm. Il frutto è un siconio edule, simile a quello del ficus comune (Ficus carica), di forma ovoidale e lungo circa 2 cm, di colore verde che con la maturazione diventa violaceo con chiazze giallo-verdi. Viene prodotto solo da alberi maturi cresciuti all'aperto; usualmente si sviluppano a coppie.

    M5IGQl



    Distribuzione
    La specie è nativa degli stati australiani del Queensland e del Nuovo Galles del Sud. Il nome comune di Moreton Bay Fig deriva dalla omonima baia australiana. In questa area dell'Australia orientale le temperature medie oscillano tra 20–30 °C in gennaio e 10–20 °C in luglio.

    È coltivato e naturalizzato in Nuova Zelanda, Hawaii, California e Florida. Gli esemplari di queste ultime aree non raggiungono comunque le stesse dimensioni di quelli degli habitat originari.

    In Italia è stato introdotto in Sicilia nell'Ottocento e propagato in diversi orti botanici e parchi cittadini.

    stacK



    Propagazione

    Impollinazione

    Il frutto (siconio o fico) e il sistema di riproduzione hanno caratteristiche comuni a quelli delle altre specie del genere Ficus.

    Ogni specie di Ficus ha un imenottero impollinatore specifico e viceversa ogni imenottero deposita le sue uova solo nel frutto di una distinta specie di ficus. L'imenottero pronubo del F. macrophylla è il Pleistodontes froggatti.

    ZG7TY



    Disseminazione

    Tra gli uccelli che sono stati segnalati come disseminatori di questa specie di Ficus ci sono il passero comune (Passer domesticus), l'Acridotheres tristis tristis, la Geopelia striata, la Streptopelia chinensis e lo Zosterops japonicus. Altri animali come pipistrelli, maiali, roditori, pappagalli, e scimmie vanno inclusi tra i potenziali disseminatori.

    Sottospecie

    Si conoscono due sottospecie:

    Ficus macrophylla subsp. macrophylla, in passato classificata come Ficus platypoda var. etiolaris (Benth)
    Ficus macrophylla subsp. columnaris (C. Moore & F. Muell.), in passato classificata come Ficus magnolioides (Borzì)

    DWlpLl
    Alberi monumentali, Ficus macrophylla Piazza Marina Palermo



    Utilizzo

    Nell’Orto botanico di Palermo, nei primi anni del secolo scorso, Antonino Borzì analizzò il lattice del F. macrophylla subsp. columnaris come possibile fonte di caucciù. Ma nonostante gli esemplari di questa specie producessero abbondanti quantità di lattice, gli studi chimici effettuati rilevarono la presenza di una scarsissima quantità di gomma elastica.

    Attualmente, l'unico impiego in Italia è come albero ornamentale, in quanto le dimensioni, la conformazione della chioma e del fusto rendono suggestiva la sua presenza nel verde urbano. In diverse città dell'Italia insulare sono presenti esemplari maestosi, di età superiore ai 100 anni, elementi caratteristici di parchi urbani o piazze.

    1NJu9l



    Alberi monumentali

    A Siracusa si può ammirare un esemplare imponente nella zona archeologica, mentre il più noto è quello di Villa Garibaldi, a Palermo, nei cui pressi, agli inizi del'900, fu ucciso dalla mafia il famoso poliziotto italo-americano Joe Petrosino.

    ZyJTLl



    In Liguria due notevoli esemplari, messi a dimora nel 1887, si trovano nel parco del Museo-Biblioteca "Clarence Bicknell" di Bordighera (IM), sede dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri. La maggiore concentrazione si trova nei parchi delle ville storiche e pubblici di Sanremo, con alcuni esemplari messi a dimora negli anni Ottanta e Novanta del XIX secolo.

    1myhml
    ficus della baia di Moreton da Sanremo a Bordighera



    A Cagliari sono presenti alcuni esemplari di notevole sviluppo nella parte antistante la zona portuale, in Piazza Amendola e in Piazza Matteotti. Gli esemplari della centrale Piazza Matteotti, compresa fra il Palazzo Civico, il porto, l'autostazione dell'ARST e la stazione delle Ferrovie dello Stato, furono messi a dimora nel 1883, all'epoca dell'allestimento del giardino in occasione dell'inaugurazione della Stazione delle Ferrovie Reali.

    L'esemplare più maestoso ha una chioma molto ampia, alta 17 metri, e un fusto irregolare e costoluto di circa 7.5 metri di circonferenza; alcune radici aeree hanno raggiunto uno sviluppo tale da concorrere al sostegno delle branche principali e la più sviluppata ha una circonferenza di 2,9 metri. Gli esemplari ancora presenti furono danneggiati e alcuni completamente distrutti nel corso dei bombardamenti del 1943. Numerosi esemplari di notevole sviluppo e bellezza sono ammirabili sul lungomare di Reggio Calabria.

    TLvnSl
    Cagliari, il Ficus magnolioides.




    wikipedia.org/

    foto sul web

    Edited by belias94 - 6/5/2016, 14:12
     
    Top
    .
170 replies since 20/11/2013, 18:51   20879 views
  Share  
.
Top