I RACCONTI DI ANTHOUSE

LE NOZZE D'ORO

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  1. Anthouse*
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    CHE DITE SONO UN BEL TRAGUARDO LE NOZZE D’ORO ???

    Per una coppia credo che le nozze d’oro rappresentino un traguardo veramente molto importante, direi unico.

    I miei genitori lo hanno festeggiato poco tempo fa.

    Dovete sapere che la domenica è d’obbligo l’ invito a pranzo a casa della mamma e non ti puoi permettere di dirle "non so se posso venire" perché immediatamente suonano i carabinieri a casa con un mandato di cattura, ops. “cottura”.

    Una domenica di qualche tempo fa, organizziamo, con i miei fratelli, i festeggiamenti per i 50 anni di matrimonio dei nostri genitori.

    Mia madre però, non voleva assolutamente fare niente perché diceva che portava sfiga.

    Tizia, che era sua amica, era morta prima, Caia era morta subito dopo e poi…….perché ricordarle quella croce che portava addosso ormai da cinquant’anni?

    Che dolce la mia mamma.

    Oh ma era ostinata ed era proprio incavolata, non voleva.

    Mio fratello per togliersela di torno le dice: “Organizziamo tutto noi, tu devi solo pensare a comperarti una giarrettiera, andare all’estetista per farti 4 lampade e 2 massaggi al cioccolato” (se la vedeste è piccola, grassottella e non si è mai truccata).

    Lei ancora più imbufalita “lo sapevo, questo è un altro motivo per cui non voglio fare niente, anzi, è il motivo principale, io sarò per voi quella da deridere per il resto dei miei giorni” e mio fratello “mamma stai tranquilla, rilassati, piuttosto in settimana fatti accompagnare in un negozio di abiti da sposa ma, mi raccomando, vista la mole, scegli un abito semplice, evita quelli pomposi tipo Rossella Hoara perché non ti dona”.

    Mia madre era disperata, stava per mettersi a piangere, sbatteva i piedi per terra come una bambina e diceva “Non voglio festeggiare, non voglio, come ve lo devo dire”

    Avendo deciso di fare una cosa molto intima, decidiamo chi invitare, mantenendoci in un numero ristretto di 30 invitati.

    Mia madre che aveva appena finito di sbattere i piedi per terra parte in tromba con “ma come tizio non lo invitiamo? e Caio? è brutto se non viene, e Sempronio? No, Sempronio non può mancare.”

    Ma come, non volevi fare niente e da 30 invitati siamo arrivati a 120.

    Stoppiamo la lista a 120 persone ma stabiliamo che non doveva sembrare una vera e propria cerimonia ma solo una rimpatriata con gli amici dei miei genitori che non vedevano da tanto tempo.

    Sempre mia madre “ma scusate li invitiamo a pranzo e neanche un ricordino gli diamo?”.

    Morale della favola, da che non voleva fare niente, mia madre, ci ha fatto organizzare un matrimonio in pompa magna.

    Ognuno di noi aveva dei compiti ben precisi da assolvere, mia madre quello di comandare, di criticare e di rompere.

    Finalmente arriviamo al fatidico giorno e giuro ero più stressata di quando ho organizzato il mio matrimonio, quello è stata una passeggiata al confronto.

    Mi preparo e scendo da loro per aiutarli. Mia madre era in camera a vestirsi e mio padre seduto davanti al bouffet che aveva ingurgitato già 5 tramezzini.

    Sento mia madre che mi chiama. Si era spostata in bagno e quando mi ha visto ha chiuso la porta e mi ha detto “dammi una sistemata e toglimi i baffetti” ed io “ma come toglimi i baffetti, io non lo so fare” e lei “ma perché tu i baffetti non ce l’hai” “no non ce l’ho i baffetti”. Comunque cerco di ingegnarmi.

    Prendo la schiuma da barba, la lametta e .........voilà le taglio il labbro superiore. Marooooo' e adesso???

    Tampono con cotone e copro con abbondante fondotinta e lei “questa me la paghi”.

    Arrivano intanto gli invitati da tutta Italia, oh sono venuti tutti non è mancato nessuno. Età media 75/80. Le donne avevano tutte lo zainetto dove avevano riposto una bella scorta di pannoloni ( problemi di incontinenza).

    Usciamo per recarci in chiesa.

    Mio fratello fa accomodare “gli sposini” nella sua macchina, una BMW X5, ma era talmente alta che abbiamo dovuto farli salire con il montacarichi.

    A me è toccato chiudere il carosello delle macchine, oddio carosello proprio non direi, diciamo che era piuttosto una parata di ambulanze, croce rossa, croce verde.

    Benché avessimo dato a tutti appuntamento al ristorante, quando siamo arrivati in chiesa, c’era un nugolo di gente.

    Riuscire a far scendere la sposina dalla macchina poi, è stata un’impresa ciclopica.

    Un eroe si è sacrificato ed emulando il ballerino Massimo, l’ha afferrata, fatta volare con le gambe divaricate e depositata in terra, il tutto in otto tempi. Dopo di che è stato ricoverato in rianimazione in una delle ambulanze.

    Una volta per terra la sposina si è ricomposta ma, durante il volo, si è intravista la giarrettiera ahahahahahah.

    Mio figlio, che è il suo nipote prediletto, le è andato incontro porgendole un piccolissimo ma delizioso bouquet di fiori d’arancio.

    Mia madre l’ha presa male ed ha urlato”smettetela di rendermi ridicola, non lo voglio”

    La delusione sul volto di Andrea, però, è stata indescrivibile e, solo in quel momento, mia madre ha capito che quello non era una presa in giro, ma solo un gesto d’amore del suo adorato nipote, quindi lo ha accettato, abbracciando mio figlio stretto stretto e commuovendosi come una bambina.

    Saliamo le sale ed i vecchietti erano stati accessoriati tutti di bombola dell’ossigeno ma……..la chiesa era chiusa.

    Ma come!!!!!!!!!!!!!!panico totale!!!!!!!!!!!!tutti a prendersela con mia sorella incaricata di contattare il prete e prenotare la chiesa.

    Suoniamo ad un campanello posizionato a lato del portone.

    Dopo circa un quarto d’ora viene ad aprirci lo stesso frate che aveva sposato 50 anni prima i miei genitori, ormai novantenne.

    Ci fa accomodare in chiesa mentre si reca con mio cognato a telefonare al frate che avrebbe dovuto celebrare la messa.

    Passano 10 minuti, un quarto d’ora, venti minuti e tutto taceva.

    Mia madre cominciava a dare i numeri, mio padre invece.... era di un tranquillo.

    Mio fratello (che è più mattacchione di me) d’un tratto si alza e si dirige a lato dell’altare, quindi si volta verso gli invitati e guardando gli sposini dice “Mbè vi debbo comunicare che siete stati vittime di SCHERZI A PARTE”.

    Parte una fragorosa risata che serve a stemperare un po’ la tensione accumulata.

    Nel frattempo ricompare mio cognato con il frate novantenne, gli vado incontro e gli dico “ma dove cavolo siete andati a telefonare a New York “??? e lui..... “abbiamo dovuto salire una scalinata di legno impervia e quel poveraccio non ce la faceva, aveva l’asma e, ad ogni scalino, si fermava ansimante per cui, al quinto scalino l’ho preso in braccio e siamo andati su, altrimenti stavamo ancora lì (vi giuro è tutto vero).

    Finalmente arriva anche il frate che celebra la messa che è stata davvero molto toccante e gli sposini mi hanno fatto veramente molta tenerezza.

    Era già molto tardi e quando tutto è finito, con le ambulanze a sirene spiegate, siamo andati di corsa al ristorante.

    Facciamo accomodare tutti con i necessari accessori: pannoloni, respiratori, dentiere, apparecchi per l’udito.

    Vi posso garantire che la cosa più ardua per me è stato fare l’accoppiamento ai tavoli. Non era facile trattandosi di persone anziane, provenienti da tutta Italia, che parlano i dialetti delle loro terre.

    Ho pensato anche di invitare la traduttrice di Costanzo Olga come si chiama, ma non mi hanno dato l’indirizzo.

    I parenti di mio padre per esempio sono di Padova. Si sono seduti in un tavolo dove c’era una perla rara, “una ragazza che accompagnava la nonna”.
    Mia zia, ottantenne, quando l’ha vista le ha detto “che bea puteea” e la ragazza, che non aveva capito che volesse dirle che bella ragazza, le ha risposto scocciata “scusi ma lei come si permette” pensando che gli avesse dato della poco di buono.

    Oppure un’amica di mia madre che è di Sulmona (stessa provincia dell’Aquila) che mi dice “Lorella ma in questo piatto c’erano i paparùùoli” ed io “che cosa?????” e lei “I paparùùoli” e mi faceva i gesti con le mani per farmi capire di che cosa stesse parlando e dalle mosse che faceva sembrava proprio che volesse dire che quel paparùùolo era “il GANCIO” ed io ho sgranato divertita gli occhi, finchè un traduttore di passaggio mi ha spiegato che i “paparùùoli altro non erano che semplici peperoni ahahahahhahah (però Anto, Chupa da oggi potremo chiamarlo paparùolo così Half non se ne accorge e non ci mette dietro la lavagna ahahahahahahahahah).

    Allora dicevo facciamo accomodare tutti ai tavoli e, dopo l’antipasto, mia madre, con la sua solita dolcezza, mi ordina di fare il giro dei tavoli per i saluti ma io mi ribello dicendole che avrebbe dovuto andarci lei, fra i tavoli, visto che era la festeggiata ma lei dispettosa più che mai “no non ci ho voglia, vacci tu a fare gli onori di casa”.

    Comincia la tiritera di gente che non vedevo dalle calende greche o meglio che non conoscevo affatto.

    “Oh Lorella, mi ricordo che quando eri piccola eri terrorizzata dalle galline (perché ora no?) ed appena ne vedevi una ti aggrappavi alle gambe di tuo padre e gridavi terrorizzata “coccaina, coccaina” (probabilmente associavo cocco con gallina boooo );

    oppure “Lorella l’ultima volta che ti ho vista eri appena una bambina ed ora, guarda, sei diventata una donna” veramente sto diventando vecchia, non donna, comunque grazie del complimento o altri ancora “Lorella io non ho mai visto una bambina venerare tanto il padre come te, tu lo adoravi, quando lo vedevi ti brillavano gli occhi.
    Ricordo che quando squillava il telefono tu piccolissima prendevi la seggiola, ti ci arrampicavi, prendevi la cornetta e dicevi tutta orgogliosa “Pronto, sono Lorella di papa’.

    Quel ricordo mi aveva intenerito fino alle lacrime.

    Lo ammetto, io mio padre l’ho sempre adorato e come non avrei potuto farlo???

    Era bellissimo, alto, biondo, magro, occhi azzurri, un carisma unico, grande sognatore non ci ha mai, e dico mai, sgridato.

    Era sempre lui che, da piccoli, ci raccontava le favole.

    Mi rivedo ancora nel grande lettone con lui al centro e noi, tutti accoccolati intorno a lui, che pendevamo dalle sue labbra.

    I suoi racconti erano magici ed avevano su di me una tale presa che....immediatamente ne diventavo la protagonista assoluta.

    Una volta ricordo che in occasione del Natale aveva montato un trenino elettrico gigantesco che aveva dotato di luci interne nei vagoni.

    Noi guardavamo affascinati quel treno correre mentre lui ci raccontava le storie di quelle persone che stavano tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro.

    Una volta fermati alla stazione mio padre disse “Guardate ora scendono e tornano dai loro cari”.

    Mbe’ io non vi nascondo che davvero ho visto scendere quelle persone dal treno ho ancora la scena davanti ai miei occhi. E’ incredibile come ciò che diceva era per me oro colato.

    Il giro di quei ricordi dolcissimi pero' finisce ed io torno a sedere di nuovo accanto a mia madre.

    Tra una portata e l’altra c’erano dei tempi vuoti e lei “aho .....fammi vedere i regali” ed io “mamma non mi sembra il caso scartarli adesso, avresti dovuto farlo quando te li hanno dati” e lei facendomi l’occhietto “dai su spicciati che sono curiosa”.

    Con la massima discrezione, praticamente mi ero infilata sotto al tavolo, comincio a scartarli e partono i suoi commenti:

    “umh, si sono sprecati”
    “no questo non mi piace”
    “questo ce l’ho già”
    insomma non ce n’era uno che le piacesse, l’avrei strozzata, e per fortuna che non voleva neanche festeggiare.
    Con tutto questo movimento di carte e di commenti avevamo richiamato l’attenzione di papà che, dopo aver dato un occhiata anche all’ultimo regalo, guardando mia madre ha detto “di che ti lamenti tu, di ottanta regali ce ne fosse stato uno per me, sono tutti per te” .

    OHHHHHHH calma.... e che e' sta caciara...non e' che dopo le nozze d'oro
    dovremmo fronteggiare un divorzio??

    Terminato il pranzo invitiamo tutti a casa perché mio fratello aveva organizzato loro una sorpresa, degli splendidi fuochi d’artificio.
    In quello sfavillio di luci, la cosa più toccante, è stato vedere i loro sguardi sorpresi, emozionati, inteneriti.
    E’ proprio vero che le emozioni non invecchiano mai, sono sempre vive, quello che si prova a dieci anni puoi provarlo anche a settanta, novanta con la stessa intensità ed emozione.
    La festa ormai era finita e pian pianino le ambulanze sono andate via portando via quei dolcissimi vecchietti di cui conserverò sempre nel mio cuore un bellissimo ricordo
    E’ stato tutto davvero molto toccante, soprattutto……………… mia madre!!!


    Vs. Anthouse aka Lorellina di papà




     
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