Il meraviglioso mondo delle api. Curiosità e utilità

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    Le Api

    Quante pagine si potrebbero scrivere sulle api... ma per iniziare è bene partire da alcuni concetti quasi scontati:

    LE API (operaie) PUNGONO!
    LE API MANGIANO IL MIELE!
    Tutte le api nascono LARVA ma solo una diventerà REGINA!


    In uno sciame (che può raggiungere anche le 50/60 mila unità) abbiamo:

    Ape Regina (una sola, eccezion fatta per il periodo della sciamatura).
    Api Operaie (la quasi totalità).
    Fuchi (il maschio dell'ape, in numero molto minore rispetto alle api operaie).

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    L'Ape Regina coordina i ritmi della famiglia.

    E' più grossa e lunga rispetto all'ape operaia.
    E' l'unica ape fertile della famiglia e si accoppia una sola volta nell'arco della sua vita durante il cosiddetto volo nuziale.
    Nasce da un comune uovo, che viene nutrito solamente con pappa reale.

    L'ape regina passa le sue giornate a deporre uova. Durante la stagione primaverile, soprattutto nei mesi di Marzo e Aprile, nell'alveare possono nascere nuove regine.

    Questo evento avviene per permettere alle api di creare nuovi sciami, ma comporta la famigerata e spesso temuta SCIAMATURA; l'ape regina vecchia abbandona l'arnia portandosi con sè metà famiglia, mentre la nuova regina crea una nuova famiglia con le api operaie rimaste.
    In condizioni favorevoli l'ape regina vive anche fino a 5 anni. Per riconoscere l'anno di nascita di ogni regina, gli apicoltori effettuano la "marcatura", ovvero effettuano un marchio (in questo caso un bollino) sulla schiena dell'ape, il colore che viene utilizzato ne determina l'anno di nascita.

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    Le Api Operaie sono la manovalanza (gratuita) dello sciame.

    La larva nasce dopo tre giorni da un uovo fecondato, deposto dalla regina in una celletta dell'arnia, è nutrita inizialmente con pappa reale dopodichè con polline e miele.
    Le Api Operaie si trasformano da larva ad insetto al 12° giorno, per poi uscire dalla cella il 21° giorno.

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    Durante la sua breve ma intensa vita svolge innumerevoli mansioni: pulisce l'arnia, si prende cura e nutre le larve in fase di sviluppo, alimenta e protegge la regina, costruisce favi e produce cera, sorveglia l'ingresso dell'arnia, raccoglie propoli, acqua, nettare e polline.
    All'occorrenza riscalda o raffredda l'arnia.

    Ma soprattutto (e per fortuna) trova il tempo anche per produrre miele!

    I fuchi nascono da un uovo non fecondato e sono più grossi di un'ape operaia ma più piccoli della regina.

    Sono presenti nello sciame in 2/3 mila unità, anche se il numero cala drasticamente con il passare della stagione, fino a scomparire del tutto con l'arrivo dell'autunno.
    Il loro unico compito è di fecondare le nuove regine durante il "volo nuziale", dove ahimè perderanno la vita.

    Non partecipano attivamente ai lavori della famiglia, addirittura non sono in grado di nutrirsi in autonomia.
    Non sono provvisti di pungiglione (a differenza della regina e delle operaie).

    Fonte


    Il ruolo delle Api per l’uomo e l’ambiente

    Più del 40% delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l’impollinazione, rischiano di scomparire; in particolare in Europa il 9,2% delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione (IUCN, 2015). Senza di esse molte specie di piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi attraverso l’impollinazione artificiale. Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo.

    Negli ultimi 50 anni la produzione agricola ha avuto un incremento di circa il 30% grazie al contributo diretto degli insetti impollinatori.

    A scala globale, più del 90% dei principali tipi di colture sono visitati dagli Apoidei e circa il 30% dai ditteri (tra cui le mosche), mentre ciascuno degli altri gruppi tassonomici visita meno del 6% delle colture. Alcune specie di api, come l'ape occidentale (Apis mellifera) e l'ape orientale del miele (Apis cerana), alcuni calabroni, alcune api senza pungiglione e alcune api solitarie sono allevate (domesticate); tuttavia, la stragrande maggioranza delle 20.077 specie di apoidei conosciute al mondo sono selvatiche.

    Gli impollinatori svolgono in natura un ruolo vitale come servizio di regolazione dell'ecosistema. Si stima che l'87,5% (circa 308.000 specie) delle piante selvatiche in fiore del mondo dipendono, almeno in parte, dall'impollinazione animale per la riproduzione sessuale, e questo varia dal 94% nelle comunità vegetali tropicali al 78% in quelle delle zone temperate (IPBES, 2017). E’ stato dimostrato che il 70% delle 115 colture agrarie di rilevanza mondiale beneficiano dell’impollinazione animale (Klein et al., 2007); inoltre l’incremento del valore monetario annuo mondiale delle produzioni agricole ammonta a circa 260 miliardi di euro (Lautenbach, 2012). In Europa la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori (EFSA, 2009).

    La protezione degli insetti impollinatori, in particolare apoidei e farfalle è quindi di fondamentale rilevanza, poiché essi svolgono un importante ruolo nell’impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche.

    Le api forniscono inoltre preziosi prodotti dell'alveare quali: miele, polline, pappa reale, cera, propoli, veleno, da sempre utilizzati ed apprezzati dall’uomo.

    La maggior parte delle piante di interesse agricolo necessita degli insetti pronubi per l’impollinazione. A causa di alcune scelte della moderna agricoltura come la monocultura, l’eliminazione delle siepi e l’impiego dei fitofarmaci, nonché l’alterazione e la frammentazione delle aree naturali, l’ambiente è divenuto inospitale per la maggior parte degli insetti pronubi.

    Il declino della presenza dei pronubi selvatici ha fatto si che l’importanza delle Apis mellifera sia diventata fondamentale per alcune colture.

    In Europa, quasi metà delle specie di insetti è in grave declino e un terzo è in pericolo di estinzione. Il cambiamento dell'habitat e l'inquinamento ambientale sono tra le principali cause di questo declino. In particolare, l'intensificazione dell'agricoltura negli ultimi sei decenni e l'uso diffuso e inarrestabile dei pesticidi sintetici rappresenta uno dei principali fattori di decremento delle popolazioni e di perdita di biodiversità degli insetti pronubi negli ultimi tempi.

    La conclusione è chiara: o cambieremo subito il nostro modo di produrre cibo, oppure la maggior parte degli insetti arriveranno all’estinzione entro pochi decenni.

    Le ripercussioni che ciò avrà per gli ecosistemi del pianeta nei prossimi anni potrebbero essere molto gravi, poiché gli insetti sono la base strutturale e funzionale della maggior parte degli ecosistemi del Pianeta.

    Il ripristino degli habitat naturali, insieme ad una drastica riduzione degli input agro-chimici e alla "riprogettazione" agricola, è probabilmente il modo più efficace per evitare ulteriori diminuzioni o scomparse degli insetti impollinatori, in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva.

    Ad esempio, filari, siepi e prati impiantate ai margini del campo aumentano l'abbondanza di impollinatori selvatici, come pure la rotazione delle colture con trifoglio o altre leguminose può incrementare l'abbondanza e la diversità dei bombi, che a loro volta migliorano la resa delle colture e la redditività dell'azienda. Queste pratiche di "ingegneria ecologica" non solo favoriscono gli impollinatori, ma conservano anche i nemici naturali degli insetti che sono essenziali per contenere le specie di parassiti erbivori che attaccano numerose ed importanti colture.

    Tuttavia, affinché queste misure siano efficaci, è fondamentale che gli attuali modelli di utilizzo dei pesticidi, principalmente insetticidi e fungicidi, siano ridotti al minimo per consentire il recupero delle popolazioni di insetti e dei relativi servizi di "controllo biologico" dei patogeni.

    In molti dei sistemi agricoli presenti nel mondo, il controllo biologico costituisce un mezzo sottoutilizzato ma economicamente efficace e a basso impatto ambientale per risolvere i problemi dei parassiti delle colture, in grado di preservare la biodiversità sia all’interno che al di fuori delle aziende agricole.



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    10 incredibili curiosità sulle Api che (probabilmente) non conoscevi!


    Le api sono conosciute ed apprezzate per essere delle instancabili lavoratrici ed il loro particolare comportamento, che da sempre affascina ed incuriosisce l’uomo, rappresenta uno dei casi di studio più importanti del regno animale.

    Gli apicoltori di tutto il mondo, i quali si occupano quotidianamente di provvedere al benessere delle api e dei loro alveari “in cambio” di una piccola parte dei loro preziosi prodotti, conoscono molto bene i segreti di questi piccoli ma straordinari animali.

    Ecco una serie di curiosità in pillole sulle api che probabilmente non conosci e non ti aspetteresti mai!

    1. Le api italiane sono le migliori al mondo (e le più ricercate)

    Ebbene sì, incominciamo col darvi subito una notizia patriottica: le nostre api italiane (ape mellifera ligustica) sono le api migliori al mondo, le più operose (e chi lo avrebbe mai detto!) ma ahinoi, anche le più ricercate.

    Si, perché a causa delle continue ibridazioni tra specie diverse è diventato difficile trovarle! Alcuni ricercatori sono andati in giro per il mondo per cercare la vera e pura ape italiana e, dopo anni di ricerche, l’hanno trovata agli antipodi del nostro paese: in Nuova Zelanda. Gli immigrati italiani l’avevano portata con sé e, non esistendo altre api, non l’hanno ibridata.

    Queste api mostrano delle performance eccezionali nella produzione di miele e inoltre sono anche le più docili!

    2. Imbattersi in uno sciame di api non è affatto pericoloso

    Le api sono animali innocui e a differenza delle vespe non aggressivi. Possono pungere solo se percepiscono un reale pericolo, soprattutto se nei confronti della famiglia.

    Quando le api iniziano a sciamare sono più docili, perché hanno riempito le loro sacche melarie di scorte di cibo e pertanto, non potendo piegare l’addome, è per loro impossibile pungere.

    Al contrario, invece, se vi imbattete in uno sciame che ha già iniziato a nidificare, dovrete stare molto attenti. Infatti, è proprio in corrispondenza dei nidi che le api manifestano comportamenti più aggressivi: le api pattugliano l’entrata in modo da allontanare i pericoli e difendere la famiglia ed ovviamente l’ape regina.

    Non provate mai a rimuovere un nido di api da soli, piuttosto contattate un apicoltore di zona che sarà bene lieto di aiutarvi!

    Gli sciami d'ape non sono pericolosiGli_sciami_d_ape_non_sono_pericolosi_-_Allevamenti_Apistici

    3. Le api hanno dato l’idea delle mummie agli antichi Egizi

    Simbolo di diligenza, coraggio ed ingegno, le api ispirarono con il loro comportamento molti popoli antichi, tra cui gli Egizi che le venerarono e trassero molti insegnamenti dalla loro organizzazione sociale.

    In particolare, furono proprio le api ad ispirare agli Egizi le tecniche di mummificazione.

    Infatti, bisogna sapere che ogni volta che un piccolo animale come un topolino od un insetto si introduce in un alveare, questo viene, spesso e volentieri, ucciso a colpi di pungiglione dalle api che non potendolo trasportare all’esterno, per evitare pericolosi fenomeni di decomposizione lo ricoprono di propoli.

    Il propoli, che è un potente antibiotico, preserva il corpo dell’animale ed in pratica lo trasforma in una mummia. Questo fenomeno era stato osservato fin dagli antichi Egizi i quali copiarono l’idea per trasformare i loro faraoni in mummie ed utilizzavano il propoli come unguento per bendare le loro mummie.

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    Le api hanno ispirato le mummie egizie - Allevamenti Apistici

    4. All’occorrenza le api sono in grado di “rubare”

    Chi lo avrebbe mai detto che le operose e diligenti api, quando si presenta la necessità siano in grado di rubare?

    Ebbene, dovete sapere che quando le risorse scarseggiano, le api si introducono negli alveari più deboli per sottrarre il miele!

    5. Le api non dormono mai (o quasi)

    Diversi studi dimostrano che le api più che dormire riposano per brevi periodi di tempo (anche 30 secondi) senza addormentarsi del tutto. In pratica si rilassano cadono in una specie di trance: con l’avanzare dell’età questi micro-sonni aumentano e si fanno più regolari.

    Anche di notte, infatti, le api svolgono diversi lavori: le ancelle accudiscono la regina e la nutrono in continuazione perché la deposizione delle uova non si ferma mai e la regina può arrivare facilmente a deporre anche duemila uova nelle ventiquattro ore!

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    Le api non dormono quasi mai - Allevamenti Apistici

    6. L’ape regina si accoppia una sola volta in tutta la vita

    L’ape regina nel corso della sua vita si accoppia una sola volta e lo fa con circa 12 fortunati fuchi durante il suo volo nuziale.

    L’accoppiamento ha però una piccola controindicazione per i fuchi: infatti, al termine dell’accoppiamento, i maschi dell’ape rimangono evirati e muoiono!

    Quei pochi che sopravvivono al rapporto restano nell’alveare fino all’autunno; poi quando giunge il freddo, sono cacciati dalle stesse compagne che non possono sprecare le loro riserve di miele per sfamarli.

    7. Fanno il giro del mondo!

    Probabilmente non ve lo aspettereste mai per arrivare a produrre 1 kg di miele le api devono volare per circa 144.000 km, l’equivalente di tre giri e mezzo del mondo!

    8. Le api conoscono la geometria!

    Le api oltre ad essere delle infaticabili operaie, sono anche delle grandi calcolatrici. Provate ad osservare attentamente con quanta precisione creano le cellette di perfetta forma esagonale che compongono i favi. La scelta non è casuale: la forma esagonale, infatti, le consente di costruire il maggior numero di celle nel minor spazio disponibile.

    Ogni cella combacia con altre 6, apportando solidità a tutta la struttura e favorendo lo scambio di calore generato dalle larve mantenendo una temperatura costante nella zona di allevamento.
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    Le api conoscono la geometria - Allevamenti Apistici

    9. Cosa significa Propoli?

    Il nome Propoli deriva dal greco πρόπολις, ovvero pro= davanti e polis= città, letteralmente quindi “davanti la città”. In senso figurato, ovviamente assume il significato di “difensore della città”; non a caso, infatti, le api sono solite utilizzare questa sostanza proprio per ridurre l’entrata dell’alveare e quindi proteggerlo dai pericoli esterni.

    10. Il linguaggio segreto delle api

    Le api hanno una capacità comunicativa straordinaria e molto complessa! Per scambiarsi preziose informazioni infatti compiono una serie di movimenti anche conosciuti come danza delle api.

    Al suo rientro, un’ape esploratrice per comunicare alle altre che la fonte di nettare è vicina compie una danza circolare, mentre se invece la fonte è più lontana la danza segue la forma di un “otto”.

    Inoltre, se si muove dal cerchio verso l’alto, vuol dire che la nuova fonte è in direzione del sole; se al contrario taglia verso il basso, significa che bisogna andare nella direzione opposta. Infine, se l’ape danzatrice taglia il cerchio formando un angolo, le altre comprendono che devono volare a destra o a sinistra rispetto al sole, a seconda dell’angolo che questa compie rispetto ad una immaginaria linea verticale. Straordinario ed estremamente efficace (guarda il video qui sotto!)

    Fonte


    Perché le api sono così importanti per la vita sulla Terra e per l’ambiente

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    Il 20 maggio, è la giornata mondiale delle api. Spesso sentiamo parlare di quanto questi insetti siano importanti per la vita sulla Terra e tendiamo a darlo per scontato, anche se scontato non è affatto. Tanto per cominciare, dovremmo fare una distinzione all’interno della superfamiglia degli Apoidei, per capire poi quale contributo gruppi di specie diverse diano agli ecosistemi. Parliamo infatti di oltre 20.000 specie di insetti imenotteri di cui fanno parte anche (ma non solo) le api da miele.
    La differenza tra api domestiche e api solitarie

    Quando si parla di api, una tra le principali differenze che può essere fatta è quella tra api domestiche e solitarie: vediamo in breve di cosa si tratta.
    Api domestiche

    In Italia, le api da miele più diffuse sono le cosiddette “ligustiche” (Apis mellifera ligustica). Si tratta di api autoctone tra le più allevate nella nostra penisola. Oltre a queste, però, vi sono altre sottospecie allevate per la produzione del miele come l’ape carnica (Apis mellifera carnica) e l’ape nera sicula (Apis mellifera sicula): si tratta di api che differiscono tra loro per molti aspetti, soprattutto genetici e fenotipici (colore e dimensione), oltre che comportamentali.

    Apis_mellifera_sicula

    Apis mellifera sicula

    Tutte quelle citate sono api “gregarie”, cioè possiedono un'organizzazione sociale in alveari, all’interno dei quali vige una struttura gerarchica ben definita. L’alveare è una vera e propria costruzione fatta dalle api stesse utilizzando le scaglie di cera da loro prodotte che poi modellano per dare forma alle cellette dei favi.

    Api solitarie

    Le api solitarie al contrario, non si organizzano in comunità definite, anche se si conoscono alcuni esempi di raggruppamenti sociali che non raggiungono tuttavia i livelli di complessità e grandezza dell’alveare. Solitamente quindi non vivono in alveari ma in veri e propri nidi ricavati in buchi nel legno – da altri insetti o da loro stesse – o in gallerie nel terreno. Un aspetto peculiare è che ogni femmina può costruire più nidi per le sue uova. Ciò indica che ogni femmina è fertile, al contrario delle api da miele dove solo la regina è feconda e le operaie sterili.

    Sia le specie solitarie che le domestiche si nutrono di polline e nettare. A differenza di queste ultime, però, le api selvatiche visitano solo alcune specie o generi di piante a causa delle dimensioni corporee e dei momenti della giornata in cui effettuano il volo per bottinare i fiori: solitamente all’alba e poco prima del tramonto. Ne risulta un’attività di impollinazione complementare a quella delle api da miele, suggerendoci come entrambe siano indispensabili a garantire un equilibrio. Inoltre, uno studio ha evidenziato come gli insetti impollinatori selvatici, tra cui le api solitarie, svolgano un servizio di impollinazione ancor più efficace rispetto alle api domestiche su brevi raggi d'azione, mentre le api domestiche coprono maggiori distanze.

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    L'importanza delle api in quanto impollinatrici

    Oltre alla produzione da parte delle api domestiche di miele, pappa reale e altri prodotti a uso alimentare e terapeutico come la cera d'api e il propoli, l’importanza delle api riguarda direttamente la sicurezza alimentare. Secondo gli esperti, infatti, un terzo della produzione alimentare mondiale dipenderebbe da insetti impollinatori tra cui, ovviamente, gli Apoidei.

    Quando alcune specie di animali e insetti raccolgono il polline dei fiori sul proprio corpo e lo diffondono attraverso il movimento, permettono alle piante, comprese le colture alimentari, di riprodursi. Parliamo di qualunque specie animale vertebrata, tra cui addirittura le persone, ma i più comuni impollinatori si trovano tra gli insetti e, tra questi, le api sono i principali.

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    Le api impollinano raccogliendo il polline dei fiori sul loro corpo e lo trasportano con sé volando di fiore in fiore.

    Il loro è un ruolo vitale di regolazione ecosistemica e garanzia di produttività a scopi alimentari. Infatti ben il 70% delle 115 colture agrarie di rilevanza mondiale beneficiano dell’impollinazione animale, generando ogni anno un incremento di valore monetario globale di 260 miliardi di euro. Su scala globale, oltre il 90% dei principali tipi di colture vengono visitati dagli Apoidei, i quali hanno portato – insieme agli altri insetti impollinatori – a un incremento di circa il 30% della produzione agricola a scopo alimentare. Solo alle api domestiche si deve circa il 35% della produzione globale di cibo.

    Possiamo vivere in un mondo senza api?

    Viste le premesse, la risposta che ci sentiamo di dare a questa domanda è: no, o comunque non ce la passeremmo proprio bene. Il declino di molte specie di pronubi selvatici ha già fatto sì che le api domestiche siano diventate di fondamentale importanza per alcune colture. Oltre a ciò, la presenza dell’ape mellifera occidentale (la più diffusa al mondo) costituisce un importante fonte di reddito grazie alle circa 1,6 milioni di tonnellate di miele prodotto ogni anno.

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    Le api rischiano l'estinzione?

    Come avviene per la maggior parte degli animali allo stato selvatico, anche l’esistenza delle api solitarie è minacciata da diversi fattori: la perdita o la frammentazione del loro habitat, temperature in aumento, inquinamento atmosferico e anche la diffusione di piante e specie di api alloctone che rendono loro difficile la ricerca del nettare. Inoltre, le api selvatiche possono contrarre patogeni dalle api domestiche e ingerire nettare contaminato da pesticidi, problema che affligge anche le api da miele!

    Riguardo a queste ultime, invece, i principali fattori di perdita delle colonie sono: la sopravvivenza al freddo invernale, i pesticidi con cui vengono fumigate le piante a uso alimentare e insetticidi di uso domestico, una nutrizione artificiale spesso inadeguata, e ancora patologie virali e da parassiti.

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