È morto Gigi Riva, Rombo di Tuono tradito dal cuore.

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    È morto Gigi Riva, Rombo di Tuono tradito dal cuore. Ha rifiutato l’angioplastica, poi la crisi fatale

    L'ex attaccante della nazionale italiana aveva 79 anni. Dopo un malore in casa, era ricoverato in ospedale a Cagliari. Nella “sua” Sardegna l’unico scudetto vinto. Dal “no” alla Juve a Italia-Germania 4-3: una carriera inimitabile di un fuoriclasse anti-divo per antonomasia

    a cura di ANGELO DI MARINO
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    Gigi Riva con la maglia del Cagliari
    (ansa)

    Addio Rombo di Tuono. Il calcio italiano piange uno dei suoi simboli più grandi e più amati, Luigi Riva da Leggiuno, per tutti Gigi Riva. Il capocannoniere nella storia della Nazionale se ne è andato nella "sua” Cagliari, la città che lo ha accolto ragazzino e che lo ha fatto diventare uomo prima che un grande campione. Un malore improvviso se l'è portato via all'età di 79 anni, inutile il ricovero all'ospedale Brutzu di Cagliari dove è spirato.

    La situazione è precipitata alle 17.50. Gigi Riva, ricoverato in una stanza del reparto di Cardiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari, stava parlando con i medici, scherzava con la compagna, Gianna Tofanari, madre dei suoi due figli, Nicola e Mauro. Era sereno, Rombo di Tuono. E cordiale. Aveva dato anche il suo benestare per diffondere le sue condizioni di salute alla stampa. Poi un attacco improvviso al quale ha fatto seguito un tentativo di intervento con angioplastica. Gigi Riva si è arreso alle 19.10, nonostante i tentativi dei medici. Nella mattinata, quando le condizioni erano stabili, aveva rifiutato un intervento di angioplastica. Aveva chiesto tempo, voleva parlarne con i familiari. Riva ha ringraziato i medici. E uno di loro, Marco Corda, gli ha risposto: no grazie a lei, con lei siamo sempre in debito. Il bomber dello storico scudetto del Cagliari nella stagione 1969/70 era arrivato in ospedale alle 3 del mattino: infarto. Era già affetto da malattia coronarica. La situazione si era stabilizzata con il passare delle ore. E il bollettino medico sembrava rasserenare tutti: «Il paziente è sereno e le sue condizioni generali sono stabili - si leggeva nel primo bollettino medico della direzione dell'Arnas Brotzu -. Attualmente Riva è sotto sorveglianza del personale sanitario e accudito dai familiari. Nei prossimi giorni si proseguirà con gli accertamenti clinici del caso». Ma la situazione, purtroppo, è precipitata nel giro di poco tempo.

    Il cardiologo di Riva: “Perdere un paziente è difficile, ma quando è il tuo mito dispiace ancora di più”

    Pur non essendo nato sull'Isola, Riva ha legato la sua carriera da calciatore e la sua vita al Cagliari e alla Sardegna. Idolo indiscusso e simbolo di un popolo orgoglioso, a cui ha regalato il primo, e tuttora unico, scudetto conquistato dalla compagine rossoblù nel 1970. Riva è ancora oggi il miglior marcatore nella storia del Cagliari con 164 reti. Con la maglia della Nazionale italiana è stato campione d'Europa nel 1968 a Roma e vicecampione del mondo nel 1970 in Messico. Con 35 gol in 42 presenze detiene il record di marcature con la maglia azzurra. E' stato inserito al 74esimo posto nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer. Nel 2011 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano tra i “veterani”.

    Nato a Leggiuno, un piccolo paese sul lago Maggiore, in provincia di Varese, Riva è rimasto ben presto orfano di padre (morto per un incidente sul lavoro in una fabbrica) e dopo la morte anche della mamma è stato cresciuto dalla sorella Fausta a cui sarà legato per tutta la vita. Spedito in un collegio religioso lontano da casa, Riva muove i primi passi da calciatore nei paesini della zona prima di essere notato dai dirigenti del Legnano. Con la squadra lombarda fa tutta la trafila delle giovanili, fino all'esordio in prima squadra nel campionato di Serie C. Nella partita contro l'Ivrea, Riva fa subito gol. Da quel momento non si fermerà più. Ceduto nel 1963 per ben 37 milioni di lire al Cagliari, Riva si trasferì inizialmente controvoglia in Sardegna. I rossoblù militavano in Serie B e nella stagione successiva grazie anche ai gol del giovane centravanti conquistarono la promozione in Serie A. Si laureò capocannoniere del campionato 1966-67 in cui - nonostante un grave infortunio patito in Nazionale - mise a segno 18 gol. Trionfò nella classifica dei marcatori anche per le stagioni 1968-69 e 1969-70, vincendo addirittura lo scudetto (l'unico della storia sarda) nel campionato precedente al Mundial messicano: il 12 aprile 1970, nella partita contro il Bari che assegnò il tricolore, realizzò il primo dei due gol.

    La vittoria del titolo rappresentò il punto più alto della carriera di Riva, nel frattempo divenuto un simbolo del Cagliari non solamente dal punto di vista sportivo ma anche sociale e mediatico. Giocò con il Cagliari fino al termine del campionato 1975-76, chiudendo la carriera a soli 32 anni. Pur richiesto a più riprese dai principali squadroni del Nord (fra tutti la Juventus che per portarlo a Torino, arrivò a offrire alla società sarda fino a 1 miliardo di lire), Riva dichiarò ripetutamente di non volere abbandonare la Sardegna e, con l'aiuto della società, riuscì sempre a respingere le sirene del Nord. Una scelta di cuore, che probabilmente gli precluse la possibilità di vincere altri trofei a livello nazionale e internazionale. Nel 1969 Riva arrivò infatti secondo nella classifica del Pallone d'oro, alle spalle di Gianni Rivera per 4 punti e nel 1970 fu terzo dietro Gerd Müller e Bobby Moore.

    Riva ha legato alcune delle pagine più belle della sua carriera alla Nazionale, con cui ha esordito nel 1965 a 20 anni. Nel 1966 l'allora ct Edmondo Fabbri lo aggregò alla spedizione azzurra per il fallimentare campionato del mondo in Inghilterra, senza inserirlo però tra i 22 convocati. Due anni dopo si laureò campione d'Europa con l'Italia, giocando solo la finale di ripetizione contro la Jugoslavia (la prima partita era finita 1-1 dopo i tempi supplementari), segnando il gol del momentaneo 1-0 nel primo tempo. Nel '70 ai Mondiali in Messico anche grazie a una sua doppietta nei quarti contro i padroni di casa, l'Italia conquistò la semifinale. Nella leggendaria partita contro la Germania, vinta dagli Azzurri per 4-3 dopo i supplementari, Riva segnò uno dei gol che fecero entrare nella storia quella partita. Nella finale persa contro il Brasile di Pelè, Riva entrò nell'azione del gol di Boninsegna per il momentaneo 1-1. Ai Mondiali del '74 in Germania giocò la sua ultima partita in azzurro, contro l'Argentina. Soprannominato Rombo di Tuono dal giornalista Gianni Brera per la potenza del tiro e la prolificità sotto rete, mancini naturale, abile in acrobazia, Riva è stato uno dei più grandi attaccanti della propria generazione e non solo.

    A metà degli anni Sessanta, Riva fece scalpore anche nella cronache rosa, quando si innamorò di una donna sposata, la famosa Gianna. Una relazione che nell'Italia del tempo destò grande scalpore e che finì addirittura in tribunale quando il marito della donna scoprì la relazione. Riva avrebbe potuto anche intraprendere una carriera nel cinema, quando il regista Franco Zeffirelli pensò a lui per la parte di San Francesco in Fratello sole, sorella luna. Ma rifiutò anche in quel caso una montagna di soldi.

    Abbandonato il calcio giocato, Riva ha continuato a vivere a Cagliari aprendo una scuola calcio che porta l suo nome. A metà degli anni '80' è stato per un breve periodo presidente del Cagliari, poi dal 1990 è stato dirigente accompagnatore e infine team manager della Nazionale fino al 2013. C'era anche lui nella storica notte di Berlino nel 2006 quando l'Italia è diventata campione del Mondo per la quarta volta. Dal 2019, infine, è diventato presidente onorario del Cagliari.

    Il Comune di Cagliari ha proclamato il lutto cittadino in occasione dei funerali che si terranno nei prossimi giorni.

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