Natale nel mondo: piatti tipici e curiosità gastronomiche dalle tavole di tutto il globo

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    Natale nel mondo: piatti tipici e curiosità gastronomiche dalle tavole di tutto il globo


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    Il Natale nel mondo è ricco di sorprese. Lo sapete che, in occasione del Natale, in Inghilterra era uso far calzare ai tacchini delle piccole scarpe? E che nelle Filippine si inizia a pasteggiare subito dopo essere usciti dalla messa? E che in Lituania, durante il cenone della vigilia, si cena con i defunti? E che i giapponesi festeggiano il compleanno di Gesù con una torta?


    Assaporami Food Lovers vuole condurvi in un viaggio alla scoperta delle tradizioni gastronomiche natalizie di tutto il mondo. Cosa si serve sulle tavole apparecchiate a festa in Danimarca, Brasile, Nuova Zelanda? Venite con noi per conoscere queste e altre curiosità culinarie!

    Che Natale è senza pane?

    Calore, convivialità, famiglia: esiste un alimento che meglio del pane sappia farsi simbolo di queste immagini? Sulla tavola natalizia di certo non può mancare, e infatti compare in molteplici varianti. Il pane è da sempre un simbolo di condivisione e il nostro viaggio alla scoperta del Natale nel mondo non può che partire da qui.

    In Islanda, ad esempio, è consuetudine preparare tutti insieme il laufabrauð, un disco circolare fatto di farina integrale, orzo, segnale, latte caldo, sale e un pizzico di zucchero. La tradizione vuole che, prima di friggerlo, ogni famiglia incida l’impasto con complicati disegni di sua invenzione, con fantasie che ricordano dei merletti.

    Un’altra ricetta celebre la troviamo in Grecia, ed è il christopsomo, o pane di Cristo. Si tratta di una pagnotta dolce decorata con simboli benauguranti, tra i quali è d’obbligo la croce, e il cui impasto è arricchito con vari ingredienti, tra cui noci, uvetta e canditi. Viene preparato il giorno della vigilia ed è tradizione che, durante il pranzo di Natale, il capofamiglia lo spezzi e distribuisca ai commensali. Se la metà di sinistra sarà più grande dell’altra, si prospetterà un anno buono per tutti i presenti.

    Anche in Venezuela il piatto di Natale per eccellenza è un pane. Si chiama pan de jamon e si tratta di un filoncino cotto in forno ripieno di prosciutto, pancetta, uvetta e olive verdi farcite. Dopo la misa del gallo, la grande messa della vigilia, i venezuelani si ritrovano direttamente a tavola e non può dirsi veramente Natale se non vi compare anche questa specialità. Non è raro, poi, che a questo e altri piatti della tradizione si accompagni il sanduchon, una sorta di gigantesco tramezzino a più strati con diverse farciture, ricoperto di crema, che va tagliato a fette come una torta.

    Il Natale nel mondo riserva tante sorprese, ma anche similarità.


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    Sua maestà il tacchino

    Altra pietanza che simboleggia il Natale nel mondo è il tacchino. La consuetudine si è affermata circa nel XVI secolo, quando questo volatile, originario delle Americhe, trova spazio anche sulle tavole europee, poiché più economico e grosso dell’oca.

    Nel Regno Unito la tradizione di servire un uccello per il pranzo di Natale risale al Medioevo. A partire dal Cinquecento in West Anglia si inizia ad allevare il tacchino, al quale, in corrispondenza delle feste, venivano fatte calzare delle piccole scarpe per affrontare il lungo viaggio a piedi fino ai grandi mercati di Londra.

    Oggi le massaie inglesi cuociono il tacchino intero, dopo averlo farcito di verdure, e lo servono con la bread sauce, una salsa a base di latte, panna, cipolla e mollica. I cugini statunitensi si sono portati la ricetta oltreoceano, ma preferiscono accompagnare il loro turkey con la cranberry sauce, salsa dolce di mirtilli rossi americani.

    Anche in Belgio e in Francia il tacchino è diventato il re della tavola. La ricetta che qui va per la maggiore è il dinde aux marrons: la farcia è a base di carne, prezzemolo, timo e cipolla, ed è accompagnato da castagne cotte al vapore. Sui ricettari delle massaie spagnole, invece, troviamo il pavo trufado de Navidad. Si tratta di una sorta di polpettone a base di tacchino, macinato di vitello e di maiale, amalgamati con uova e Porto, insaporiti dal tartufo. Si conserva per molti giorni, tanto che spesso viene tagliato a fette e infilato in un panino per placare i languorini improvvisi tra un cenone e l’altro. Il viaggio del tacchino non si ferma di certo in Europa, e lo troviamo anche sul menù natalizio dei brasiliani. Il peru de Natal qui viene farcito con farofa – piatto a base di manioca, carne e cipolla – per essere poi marinato in una mistura di birra e coriandolo, spennellato con burro, zucchero e caffè, e infine guarnito con frutta candita e ananas.

    Piatto ricco mi ci ficco!

    Ma ovviamente non esiste solo il tacchino. C’è chi mangia oca farcita, chi preferisce il maiale arrosto o glassato, chi si concede il pesce. In Austria è tradizione servire la gebackener karpfen, la carpa fritta, mentre nei Paesi Baschi ci si concede il besugo al horno, un pesce molto costoso e molto tradizionale. In Scandinavia le tavole sono contese tra salmone marinato e julskinka, il prosciutto bollito e cotto al forno impanato con pangrattato e senape. In Etiopia, il paese africano con la più antica tradizione cristiana, si festeggia con il doro wot, uno stufato di pollo insaporito da berberè.

    Osservando nei dintorni della portata principale, scopriremo che i menù natalizi offrono una grande varietà anche in materia di contorni. Oltre alle patate, preparate in mille varianti, troveremo una gran varietà di verdure diverse. In Danimarca si mangia il rødkål, cavolo rosso in agrodolce, mentre nel Regno Unito vanno le rape arrosto e i cavoletti di Bruxelles. In Messico, i fedeli di ritorno dalla messa della vigilia si concedono l’ensalada de Noche buena, un’insalata a base di lattuga e barbabietola a cui si aggiungono diversi tipi di frutta, mentre nelle Filippine uno dei piatti d’obbligo è il queso de bola, una palla di formaggio duro ricoperto di cera rossa, che troneggia sulle tavole portando buoni auspici.


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    Natale nel mondo e cene rituali

    Le tradizioni natalizie non passano solo attraverso ciò che bolle in pentola, ma anche nel modo in cui vengono preparate e consumate le pietanze.

    Ad esempio, in Provenza vige il cerimoniale del gros souper. La sera della vigilia i commensali si siedono attorno a un tavolo adornato con tre tovaglie disposte una sopra l’altra, sull’ultima delle quali sono accese tre candele. Il menù prevede sette portate di magro – tra cui baccalà, zuppe e lumache – a cui seguono tredici dessert, il principale dei quali è un grande pan brioche, accompagnato da torroni, mandarini, datteri e frutta secca. Dopo la prima portata viene spenta una delle candele e tolta la tovaglia che sta in cima, facendo cadere le briciole su quella sottostante; allo stesso modo si fa prima di iniziare a servire i dolci. Al termine della cena, anche la terza candela è spenta e l’ultima tovaglia viene annodata ai quattro angoli con gli avanzi del pasto all’interno, per poi essere regalata ai poveri.

    In Lituania si segue una tradizione simile. Anche qui si mangia di magro; a tavola le sedie sono sempre pari e si aggiunge un posto per ogni defunto. Non si può bere alcool, non ci si può abbuffare e a fine pasto non si deve sparecchiare. La cena inizia con il sorgere della prima stella nel cielo e sono servite dodici portate, in onore dei dodici apostoli, seguendo un menù pieno di forti riferimenti alla Bibbia: pesce per onorare i discepoli-pescatori, mele per ricordare il giardino dell’Eden e i piselli a monito delle lacrime di Adamo. Si conclude mangiando pane e miele, simbolo di umiltà e fedeltà.

    Mescolata fortunata

    Un altro celebre cerimoniale gastronomico lo troviamo nel Regno Unito. È quello che ruota attorno al Christmas pudding, un dolce spugnoso composto da diversi ingredienti, preparato con largo anticipo e servito il giorno di Natale ancora fumante.

    Questo dolce ha origini antiche: i culti pagani dei popoli del Nord, infatti, prevedevano l’offerta di dolci agli dei. A un certo punto della storia inglese, i quaccheri ne bandiscono la consumazione, perché la sua base alcolica e speziata lo rendeva un cibo peccaminoso. Tuttavia, nel 1714 il dolce ritorna prepotentemente alla ribalda grazie a re Giorgio I, che lo chiede ai suoi cuochi per festeggiare il primo Natale da monarca. È così che il pudding si guadagna il suo nome.La tradizione vuole che l’impasto, composto da tredici ingredienti, venga preparato venticinque settimane dopo la Pentecoste, durante la Stir Up Sunday, la domenica della prima mescolata. Da questo momento in avanti, chiunque entri in casa sarà chiamato a mescolare l’impasto e a esprimere un desiderio. L’ultimo atto del cerimoniale va in scena il giorno di Natale: il Christmas pudding, ora cotto, viene irrorato di brandy e il liquore bruciato. E finalmente può essere distribuito tra i convitati.

    Le dolci tradizioni del Natale nel mondo

    I dolci natalizi non si esauriscono di certo qui. Al contrario, citarli tutti sarebbe impossibile, perché ogni cultura sembra avere il suo dessert delle feste.

    Anche il Giappone, paese che festeggia il Natale come ricorrenza puramente commerciale, ha il suo dolce natalizio: è il Kurisumasu keki, la torta di compleanno di Gesù, formata da strati di crema al burro e panna montata e decorata con fragole e ciondoli di plastica. Nelle Filippine, appena usciti dalla chiesa, i fedeli bevono tè allo zenzero e cioccolata calda accompagnati da bibingka e puto bumbong; il primo è un dolce a base di riso, latte di cocco e formaggio avvolto in foglie di banano, mentre il secondo è un budino di riso viola, servito con cocco, zucchero e burro.

    In Venezuela si conclude il pasto con il dulche de lechosa, un coppetta di fette di papaya verde cotta e intinta nello sciroppo di zucchero aromatizzato con chiodi di garofano. In Portogallo e in Brasile si serve il bolo rei, un sontuoso ciambellone ricoperto di uvetta e canditi, mentre in Perù troviamo la bola de oro, una cupola di pan di Spagna farcita con albicocche, noci e dulce de leche e ricoperta di manna. In Nuova Zelanda il Natale sulla spiaggia si celebra gustando la pavlova, una meringa guarnita con panna, kiwi e fragole.

    Per non parlare, poi, dei nostri pandori e panettoni, pangialli, spongate e panforti. Forse il più caratteristico dei dessert delle feste, però, lo troviamo in Francia: si tratta del bûche de Noël, il tronchetto di Natale. La sua forma e il suo nome derivano da una tradizione europea medievale: durante l’Avvento, ogni famiglia raccoglieva nel bosco un ciocco di legno, lo portava a casa, lo profumava d’olio, sale e vino cotto, e dopo averlo benedetto lo bruciava e lasciava ardere fino al primo dell’anno. Questo rituale doveva garantire la protezione del focolare fino al Natale seguente. Oggi, del legno originale, rimane solo l’aspetto: il tronco si è tramutato in un rotolo di pan di Spagna farcito e decorato con crema al burro. Una delizia per gli occhi e per il palato, ad alto contenuto calorico, certo, ma almeno senza schegge!

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    A Natale regala un biscotto

    Come tenere a bada l’appetito tra un pranzo e l’altro? La risposta è semplice: biscotti. Sotto le feste i biscotti sono un regalo gradito in ogni parte del mondo, oltre che un modo creativo per riunire amici e parenti in allegria e pasticciare insieme in cucina. Ne esiste un’intera gamma per ogni cultura, e ognuno li chiama con nomi diversi, ma possiamo azzardare a dividerli in due grandi famiglie: quelli speziati e i frollini.

    Tra i primi possiamo citare gli omini di pan di zenzero statunitensi, i piparkökur islandesi – piatti e sottili –, i pebernødder danesi – tondi e bombati –, i pepparkakor svedesi – sottili e sagomati –, i lebkuchen tedeschi – glassati e decorati –, gli speculoos belgi – incisi a specchio.

    Tra i frollini, invece, troviamo i minuscoli polvorones spagnoli – a base di strutto e con consistenza simile alla polvere –, i vanillekipferl austriaci – a forma di ferro di cavallo –, i weihnachtliche butterplätzchen tedeschi – i classici biscottini al burro ricoperti di glassa e zuccherini. Potremmo andare avanti all’infinito, cercando di nominarli tutti, ma è meglio fermarsi qui. Basterà concludere dicendo che persino un paese con uno scarso 2% di cristiani come l’India ha il suo buon numero di ricette di biscotti natalizi da offrire.



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    Cibi natalizi nel mondo: un viaggio gastronomico

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    Il periodo natalizio è ricco di ricordi gioiosi legati alle tradizioni, ma c’è una tradizione in particolare che sembra unire tutte le persone, indipendentemente dalla loro provenienza: gustare piatti natalizi elaborati, gustosi e saporiti. Quindi, perché non arricchire il vostro menu di quest’anno con queste ricette alternative? Dalle pietanze a base di pesce ai dolci prelibati, abbiamo raccolto i più tipici cibi natalizi nel mondo, che riusciranno ad appagare i vostri desideri gastronomici e a sorprendere i vostri commensali.

    Cibi natalizi nel mondo: che cosa si mangia a Natale negli altri paesi europei?

    Regno Unito

    Nel Regno Unito vale il detto “A Natale, grosso o piccino, su ogni tavola c’è un tacchino”. Infatti, mentre negli Stati Uniti, dove questo piatto è particolarmente apprezzato, per le feste natalizie si preferisce mangiare prosciutto e roast beef, il tacchino è la scelta prediletta sulle tavole britanniche. Questo uccello festivo si accompagna bene con tutto, e viene servito ripieno, oppure accompagnato da involtini di maiale o da montagne di verdure. Senza dimenticare gli umili cavoli e la salsa.

    Qualche anno fa la catena britannica di supermercati Waitrose ha introdotto una variante di questo classico con i suoi “tacchini a sorpresa”. Che ve ne sembra del tacchino ripieno di pudding natalizio? È solo una delle strane tradizioni natalizie britanniche.


    Germania

    Se vi trovate in Germania, i tacchini sono pochi e rari, questo perché c’è un altro uccello a farla padrone: la Weihnachtsgans, ossia l’oca natalizia. Questa, insieme ai fagottini ripieni, al cavolo rosso, all’Oma’s Grünkohl (zuppa di cavoli speziata) e il Knacker (una salsiccia affumicata) è tra i piatti principali che non possono mancare sulle tavole tedesche durante le feste natalizie. Tuttavia, se l’oca non è di vostro gradimento, un pranzo natalizio tradizionale può anche consistere di Hasen (lepre) o Rebhuhn, il termine tedesco per indicare la pernice, anche se come dice il proverbio, “alla fine anche le pernici allo spiedo vengono a noia”.
    Catalogna

    Se per le feste vogliamo spostarci invece in un paese un po’ più caldo, andiamo in Catalogna, una regione autonoma della Spagna. Sulle tavole catalane potete trovare il jamón (prosciutto crudo stagionato), escudella carn d’olla (spezzatino di manzo), e ternasco (carne di montone).
    Paesi Bassi

    Alle gourmetten olandesi (molto simili alla raclette), tutti gli invitati cucinano le proprie pietanze a tavola su un piatto caldo. Normalmente si possono trovare carne e verdure tagliate a tocchetti, che ognuno può cucinare su una piccola padella. Poiché però ogni ospite è diverso, le opzioni possono variare notevolmente. Questo piatto a base di carne viene spesso servito con dell’insalata, per renderlo meno pesante.

    Svizzera

    Probabilmente conoscerete la fonduta, un piatto tipico piemontese a base di formaggio fuso. La Fondue Bourguignonne (o “fondue di manzo”) è leggermente diversa e consiste in un piatto di fette sottili di manzo che gli ospiti immergono in vari tipi di salse, dalla salsa cocktail a quella tartara alla salsa a base di curry.



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    Cibi natalizi nel mondo a base di pesce

    Russia

    Tornando all’emisfero orientale e avvicinandoci al circolo artico, in Russia si mangiano i zakuski, ossia stuzzichini di pesce in salamoia, gamberi e pirozhki (gnocchi ripieni). Questi vengono serviti con un piatto principale a base di luccio perca, merlango o kulebyaza (gnocchi ripieni al salmone). Per finire, un pasto natalizio in Russia non può considerarsi completo senza un bicchierino di vodka tra una pietanza e l’altra.
    Norvegia

    Se non vi manca il coraggio, provate il lutefisk, un piatto tradizionale norvegese composto da pesce marinato nella liscivia. Per la preparazione il pesce, che può essere stoccafisso invecchiato o pesce bianco essiccato all’aria, viene prima immerso nell’acqua e poi nella liscivia, che a fine cottura dà al piatto una consistenza gelatinosa. Il Natale norvegese avrà anche un odore pungente, ma vale sicuramente la pena.
    Groenlandia

    Se vi trovate in Groenlandia, sorprendete il macellaio locale chiedendogli gli ingredienti ideali per preparare un banchetto tipico. Potete ordinare del mattak, ossia il grasso di balena, che per tradizione va ingoiato intero (tecnicamente tuttavia non è un pesce, ma un prodotto dell’oceano). O magari preferite ordinare il kiviak, piatto a base di piccoli Auk, uccelli marini simili ai pinguini che vengono fatti fermentare nella pelle di balena (a quanto pare ha un sapore molto simile al gorgonzola). Il Kiviak è una specialità degli Inuit della Groenlandia, tipica delle feste natalizie. Per prepararla sono necessari circa tre mesi, quindi forse è una ricetta che non dovreste provare a preparare da soli.


    I dolci natalizi nel mondo

    Germania

    Tra i cibi natalizi nel mondo, meritano ovviamente un capitolo a parte i dolci di Natale. In un Weihnachtsmarkt tedesco (mercato natalizio) potete trovare una vasta scelta di dolci allo zenzero. E se non avete la possibilità di visitare un mercato, potete tranquillamente prepararli a casa. Una Pfefferkuchenhaus (casetta di pan di zenzero) stile Hansel e Gretel, una Christstollen (torta alla frutta fatta con il marzapane) e i Plätzchen und Lebkuchen (biscotti di cioccolato e zenzero) rallegreranno le vostre feste natalizie con il loro sapore.
    Spagna

    Il Turrón (torrone) è molto amato in Spagna, tanto che in alcuni negozi è possibile trovare fino a ottanta tipi diversi di questa prelibatezza natalizia. Questo dolce è così popolare che il supermercato spagnolo Mercadona nel 2016 ne ha vendute 24.000 confezioni al giorno nel periodo natalizio, dopo aver lanciato un nuovo gusto di turrón: cioccolato con arachidi fritte e miele.

    Le bevande natalizie in Europa

    Svezia e Germania

    Per tornare agli incantevoli mercati natalizi tedeschi, non si può festeggiare senza bere un bicchiere o due di Glühwein (letteralmente “vino luminoso”), noto in Italia come vin brulé. Se vi trovate in Svezia, potete provare il glögg, che è molto simile, sebbene a volte venga mescolato con bevande alcoliche più forti per scaldare le persone durante il freddo inverno. E queste non sono che due delle infinite versioni del vin brulé che si possono trovare in tutta Europa.
    Spagna

    In Spagna, trovandosi più a sud, non c’è bisogno del calore del vin brulé e gli spagnoli preferiscono bere un cocktail più semplice: il gin tonic. Tuttavia, non deve essere necessariamente il classico gin tonic che si beve tutto l’anno, e ad alcuni baristi spagnoli piace mescolarlo con altre erbe, spezie e frutti di stagione.
    Danimarca

    In Danimarca, la bevanda natalizia più popolare sono gli snaps. Sebbene il nome possa far pensare alla Schnapps (grappa), non sono la stessa cosa. Gli snaps danesi sono quasi sempre di akvavit, un liquore distillato scandinavo.

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