La Mandragora o Mandragola

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    La Mandragora o Mandragola

    La mandragora (Mandragora officinarum L.) - o mandragola, che dir si voglia - è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae.

    Divenuta famosa e apprezzata nell'antichità per le sue presunte proprietà magiche, oggigiorno la mandragora rappresenta una pianta piuttosto temuta, poiché altamente tossica e facilmente confondibile con altre piante commestibili. Sono diversi, infatti, i casi di avvelenamento verificatisi in seguito all'ingestione di foglie di mandragora, erroneamente scambiate per foglie di altre specie vegetali commestibili, come spinaci, borragine, alcuni tipi di lattuga, ecc.


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    Data la sua tossicità, l'impiego della mandragora in medicina e in erboristeria non è consentito. Tuttavia, alcuni dei principi attivi in essa contenuti vengono impiegati - agli opportuni dosaggi - in ambito farmaceutico per la preparazione di medicinali destinati al trattamento di disturbi di vario genere.

    Caratteristiche

    Caratteristiche e cenni di botanica: come riconoscerla?

    Come accennato, la mandragola è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae ed è originaria delle regioni mediterranee.
    La droga è costituita dalle parti ipogee essiccate, dall'erba fresca e dalla radice.

    La mandragora è una pianta erbacea perenne, quasi priva di gambo, le cui foglie formano una rosetta basale. Solitamente, le foglie hanno una forma ovato-lanceolata, sono di colore verde scuro e possiedono un odore sgradevole.

    I fiori possiedono un calice lanceolato e la corolla ha una colorazione variabile dal verde chiaro al giallo.

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    I frutti sono bacche aventi forma globosa e colore giallo, la cui dimensione può variare dai due ai quattro centimetri.

    La radice è spesso ramificata, di colore marrone e antropomorfa, e può raggiungere dimensioni notevoli, penetrando nel terreno fino a una profondità di ben 60 centimetri.

    Composizione chimica

    Sostanze attive contenute all'interno della Mandragora

    Le principali sostanze attive contenute all'interno della mandragola e responsabili della sua tossicità sono gli alcaloidi tropanici. Fra questi, i principali sono rappresentati da:

    L-iosciamina;
    Atropina (miscela racemica composta da D-iosciamina ed L-iosciamina);
    Scopolamina (anche nota come L-ioscina).

    Questa miscela di alcaloidi tropanici è presente nella radice così come nelle foglie della pianta.

    Simili sostanze attive sono psenti anche in altre piante appartenenti alla famiglia delle solanacee, come, ad esempio, l'Atropa belladonna.

    Tossicità

    Tossicità della Mandragora e meccanismo d'azione degli alcaloidi tropanici

    La tossicità della mandragora è dovuta al suo contenuto di alcaloidi tropanici che - agendo a livello dei recettori muscarinici (o colinergici, che dir si voglia) - sono in grado di produrre effetti tossici a carico di diversi distretti e organi (sistema nervoso centrale, apparato gastrointestinale, sistema cardiovascolare, ecc.).

    Più precisamente, questi alcaloidi tropanici esercitano un'azione antimuscarinica, ossia sono in grado di bloccare i recettori dell'acetilcolina di tipo muscarinico, impedendo a questo neurotrasmettitore di svolgere le sue normali funzioni all'interno dell'organismo. È proprio a causa di questo blocco che si manifestano i sintomi tipici dell'avvelenamento da mandragora.

    Avvelenamento
    Sintomi dell'avvelenamento da Mandragora o Mandragola

    I sintomi dell'avvelenamento da mandragora si manifestano in diversi distretti dell'organismo, poiché i recettori muscarinici sono presenti in svariati organi e tessuti.
    Un passo indietro per capire: i recettori muscarinici

    Attualmente, si conoscono cinque differenti tipi di recettori muscarinici, diversamente localizzati all'interno dell'organismo:

    Recettori M1, presenti a livello di ghiandole, cervello e gangli simpatici;
    Recettori M2, localizzati in particolar modo a livello della muscolatura liscia, del cuore e del cervello;
    Recettori M3, presenti nella muscolatura liscia (come quella gastrointestinale), nel cervello e nelle ghiandole;
    Recettori M4, localizzati nel cervello;
    Recettori M5, presenti soprattutto a livello di occhi e cervello.

    La tipologia dei sintomi e l'intensità con cui si manifestano possono variare in funzione della quantità di sostanze tossiche ingerite.
    Ad ogni modo, la sintomatologia dell'avvelenamento da mandragora si caratterizza per la comparsa di:

    Secchezza delle fauci;
    Visione offuscata e midriasi;
    Aumento della temperatura corporea;
    Difficoltà di minzione;
    Sonnolenza;
    Costipazione;
    Tachicardia;
    Vertigini;
    Mal di testa;
    Delirio e allucinazioni;
    Episodi maniacali;
    Confusione mentale;
    Difficoltà respiratorie.

    Nei casi più gravi, l'ingestione di mandragora - quindi delle sostanze tossiche in essa contenute - può portare al coma e perfino alla morte.

    Trattamento dell'intossicazione da Mandragora

    In caso di sospetta ingestione di mandragora e/o nel caso si dovessero manifestare i suddetti sintomi dopo l'ingestione di vegetali apparentemente commestibili, è necessario contattare immediatamente i soccorsi sanitari.

    Se prontamente trattato, infatti, l'avvelenamento da mandragora può essere risolto senza gravi conseguenze. Tuttavia, la risoluzione completa di un simile evento dipende fortemente dalla quantità di sostanze tossiche ingerite e dalla sensibilità del singolo individuo nei confronti di queste stesse sostanze.

    Ad ogni modo, fortunatamente, in caso di avvelenamento da alcaloidi tropanici è possibile ricorrere ad uno specifico antidoto: la fisostigmina. Questo principio attivo viene somministrato per via parenterale e - grazie al suo meccanismo d'azione - è in grado di incrementare i livelli di acetilcolina a livello delle terminazioni nervose colinergiche, favorendo così il ripristino delle condizioni normali dell'organismo.

    Oltre alla somministrazione dell'antidoto, i pazienti con intossicazione da mandragora devono ricevere tutte le terapie di supporto necessarie, come, ad esempio, lo svuotamento del contenuto dello stomaco mediante lavanda gastrica, l'abbassamento della temperatura corporea (ma senza l'uso di antipiretici), la somministrazione di ossigeno e/o l'eventuale intubazione per contrastare le difficoltà respiratorie e così via.


    Usi terapeutici

    Impieghi terapeutici degli alcaloidi tropanici contenuti nella Mandragora

    Vista la sua tossicità, la mandragora non trova alcun impiego in campo medico, né tantomeno in ambito fitoterapico od erboristico. Tuttavia, gli alcaloidi in essa contenuti vengono sfruttati - agli opportuni dosaggi - in ambito farmaceutico per la produzione di medicinali adatti al trattamento di diversi disturbi.

    Ad esempio, la scopolamina è disponibile in preparazioni farmaceutiche iniettabili e cerotti transdermici per il trattamento di nausea e vomito. In forma di composto di ammonio quaternario (scopolamina butil-bromuro), la si può invece trovare in specialità medicinali impiegate per il trattamento degli spasmi dolorosi del tratto gastrointestinale e del tratto genito-urinario (coliche biliari e urinarie).

    L'atropina, invece, viene impiegata per il trattamento delle bradicardie sinusali e per la medicazione preanestetica al fine di ridurre la salivazione e le eccessive secrezioni del tratto respiratorio. L'atropina è altresì impiegata in ambito oculistico per indurre midriasi allo scopo di eseguire esami specialistici.

    Nota: nei farmaci sopra menzionati, gli alcaloidi tropanici contenuti non vengono estratti dalla pianta, ma vengono solitamente prodotti per via sintetica.
    Folclore

    Usi della Mandragora nella medicina popolare

    Nonostante la tossicità che caratterizza questa pianta, nel corso del tempo, la mandragora ha trovato diversi impieghi nella medicina popolare.

    La tintura ottenuta dalla radice della pianta, infatti, veniva utilizzata come rimedio contro le coliche, le ulcere gastriche e l'asma, così come veniva impiegata per il trattamento della febbre da fieno e addirittura della pertosse.

    Mandragora fra miti e leggende

    I miti e le leggende sulla mandragora sono veramente molti. Fin dall'antichità, infatti, a questa pianta - o meglio, alla sua radice dal tipico aspetto antropomorfo - sono state attribuite proprietà magiche.

    Essa era ritenuta l'erba preferita dalle streghe e veniva largamente impiegata nella preparazione di pozioni e unguenti magici di diverso tipo. Inoltre, si credeva che la mandragola potesse essere impiegata per la preparazione di pozioni afrodisiache per combattere la sterilità.

    Nei testi di alchimia, la radice della pianta è rappresentata come una creatura dotata di arti e di un volto, talvolta con la barba, talvolta con le sembianze di un bambino.

    La leggenda più famosa che circola su questa pianta è probabilmente quella del tanto temuto "urlo della mandragora". Secondo tale leggenda, una volta estratta dalla terra, la mandragora avrebbe emesso un urlo acuto che, se ascoltato, sarebbe stato in grado di uccidere un uomo. Per evitare ciò, la mandragola doveva essere raccolta seguendo rituali ben specifici e molto articolati che prevedevano l'uso di urina femminile e l'estrazione della pianta da parte di una vergine o, in alternativa, di un cane di colore nero.

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    Autore
    Ilaria Randi

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    Mandragora, proprietà e benefici

    La mandragora è una pianta tossica un tempo utilizzata come analgesico, allucinogeno, sedativo e afrodisiaco.
    Da sempre accompagnata da superstizioni e considerata magica, la mandragora oggi non è più utilizzata in campo medico e fitoterapico a causa della sua elevata tossicità.


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    Mandragora, descrizione della pianta

    La mandragora, chiamata anche "mandragola", è una pianta tossica di piccole medie dimensioni appartenente alla famiglia delle Solanaceae, presente allo stato spontaneo anche nel nostro Paese.

    La pianta della mandragora presenta una rosetta di foglie basali, intere o dentate, da cui spuntano fiori verdastri, azzurri o viola chiaro. Dopo la fioritura, dai fiori originano bacche gialle e carnose non commestibili.

    Le radici di mandragora presentano infatti un particolare aspetto biforcuto vagamente antropomorfo da cui probabilmente derivano le tante leggende e superstizioni che accompagnano questa pianta fin dai tempi antichi.


    Dove cresce la pianta di Mandragora

    La Mandragora officinarum è diffusa in Italia settentrionale, mentre al sud si trova la Mandragora autumnalis. La pianta di mandragora cresce generalmente nei campi incolti e lungo i sentieri soleggiati. Entrambe le varietà possono essere facilmente confuse con altre specie commestibili simili nell’aspetto, tra cui la borragine e gli spinaci selvatici.

    Come riconoscere la mandragora

    Per riconoscere la pianta di mandragora occorre tenere presente che, rispetto ad esempio alla boraggine, questa specie forma rosette basali di foglie prive di peli e i fiori non sono portati da fusti ma si sviluppano da terra.

    Rispetto ad altre specie che fioriscono in primavera o in estate, la mandragora fiorisce in autunno con fiori campanulati e successivamente forma bacche gialle.

    Ciò che risulta inconfondibile della mandragora è il rizoma, ma non è opportuno estirpare piante in natura allo scopo di verificarne l'identità.


    Per riconoscere la mandragora è preferibile recarsi presso un orto botanico in cui è presente e osservare gli esemplari durante le varie stagioni, annotando particolari utili al riconoscimento allo stato spontaneo.

    A cosa serve la radice di mandragora

    La radice di mandragora rappresenta la droga di questa pianta e un tempo era utilizzata per l'azione narcotica e contro il dolore. Il rizoma della mandragora contiene diversi alcaloidi propanici tra cui l’atropina, comuni ad altre Solanaceae come la Belladonna e caratterizzati un’elevata tossicità.


    Mandragora, proprietà ed effetti

    La mandragora è una pianta allucinogena utilizzata fin da tempi antichi come ipnotico, come panacea per tutti i mali e come afrodisiaco. Nonostante ciò che sostiene la teoria dei segni, che attribuisce proprietà a una pianta o a parti di essa in base alla sua forma, la mandragora è più utile come analgesico, sedativo e narcotico, che non come afrodisiaco.

    Un tempo, infatti, gli estratti ottenuti dalla mandragora come la tintura madre di mandragora o l’olio di mandragora erano impiegati nel trattamento del dolore, oltre che per favorire il sonno e migliorare le prestazioni sessuali.

    Oggi la mandragora non è più utilizzata né in campo medico né a scopo fitoterapico a causa della sua elevata tossicità.

    I composti responsabili degli effetti della mandragora sono gli alcalodi tropanici presenti in tutte le parti della pianta, soprattutto nel rizoma. I soggetti maggiormente a rischio sono bambini, anziani, persone con patologie pregresse, ma il consumo di mandragora resta pericoloso per chiunque.

    L’ingestione della radice di mandragora provoca un’intossicazione che causa dolori gastrointestinali, vomito e tachicardia.

    Oltre una certa quantità, il consumo di mandragora può portare ad allucinazioni visive e uditive, convulsioni, perdita di memoria ed eccitazione sessuale. Nei casi più gravi l’intossicazione può portare al coma a alla morte.


    Mandragora, mitologia e leggende

    Da sempre considerata una pianta magica, la mandragora la raccolta della mandragora è tradizionalmente legata a superstizioni e associata alla morte.

    Secondo le leggende sulla mandragora, ben investigate addirittura dalla letteratura scientifica, la pianta si sarebbe sviluppata da gocce di sperma o urina di un condannato a morte. Per questo motivo, un tempo si credeva che se una persona avesse estirpato la radice di mandragora, sarebbe impazzita e morta a causa delle urla della emesse dalla pianta e provenienti dallo spirito maligno dell’impiccato.

    Per evitarlo, la radice poteva essere raccolta solo rispettando un particolare rituale che prevedeva una procedura molto rigida. Per prima cosa occorreva disegnare tre cerchi attorno alla pianta, utilizzando una spada di ferro o un ramo di salice.

    La terra andava poi ammorbidita con l’urina di una donna e la radice poteva successivamente essere estirpata da una vergine. In alternativa, la raccolta poteva essere effettuata da un cane nero, il venerdì al crepuscolo.

    Il raccoglitore, accompagnato dal cane affamato, doveva sempre ammorbidire la terra con urina femminile, poi procedeva a legare la pianta alla coda o al collo dell’animale.

    Sistemano del cibo lontano dalla pianta, il cane affamato avrebbe estirpato la pianta: l’urlo emanato dalla mandragora avrebbe poi ucciso il cane ma risparmiato il raccoglitore.

    Secondo altre leggende, la radice di mandragora doveva essere raccolta entro il settimo anno di età, per evitare che dal rizoma della pianta nascesse un embrione umano. Dopo la raccolta, la radice di mandragora andava purificata lavandola nel vino rosso e avvolgendola in una stola di seta bianca e rossa.

    Dopo la raccolta, la radice doveva poi essere nutrita con sperma e sangue per aumentarne le proprietà afrodisiache.

    cure-naturali.it/
     
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1 replies since 24/3/2023, 12:29   48 views
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