Da Game of Thrones alla realtà: i metalupi sono realmente esistiti

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    Da Game of Thrones alla realtà: i metalupi sono realmente esistiti



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    Uno scontro tra metalupi, riconoscibili dal mantello rossiccio, e lupi grigi. Questa immagine, dell’artista Mauricio Anton del 2020, è stata eseguita dopo aver consultato i ricercatori, che ritengono che questi animali avessero una pelliccia di colore più rossiccio rispetto a quanto si riteneva in precedenza.

    FOTOGRAFIA DI MAURICIO ANTON



    I metalupi avevano solleticato la fantasia dell’uomo già prima di apparire nella serie televisiva di fantascienza Game of Thrones.

    Del peso di circa 68 kg, queste creature erano più grandi dei più possenti esemplari dell’attuale lupo grigio. Abitavano vaste aree delle Americhe predando specie di megafauna ora estinte, come ad esempio i cavalli dell’era glaciale e i bradipi terrestri.

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    LA REGINA DEI LUPI E I SUOI CUCCIOLI

    Ma di loro sappiamo pochissimo. Da dove venivano? Quanto assomigliavano agli odierni lupi grigi? E perché si estinsero circa 13.000 anni fa, dopo essere sopravvissuti per centinaia di millenni?

    Nel primo studio di questo genere eseguito, i ricercatori hanno analizzato svariati genomi completi di queste creature, svelando alcune sorprese. È emerso infatti che il metalupo non ha legami genetici stretti con il lupo grigio (Canis lupus), come invece ci si aspettava, data la somiglianza delle due specie: dal punto di vista evolutivo il metalupo risulta essere solo un lontano cugino del lupo grigio, rimasto a lungo isolato nelle Americhe.

    “Il metalupo e il lupo grigio si assomigliano moltissimo morfologicamente, ma la genetica dice che non sono parenti stretti sotto nessun aspetto” spiega Angela Perri, archeologa dell’Università di Durham e coautrice di un articolo sulla genetica dei metalupi pubblicato sulla rivista Nature.

    I nuovi dati chiariscono le relazioni tra i membri della famiglia dei canidi, posizionando i metalupi (Canis dirus) in un nuovo lignaggio che si è separato dagli antenati del lupo grigio circa 5,5 milioni di anni fa; una notizia che avvolge ancora più di mistero la storia dell’evoluzione e infine dell’estinzione del metalupo.

    “La domanda ora è: la loro estinzione è stata correlata al cambiamento climatico e ambientale? La presenza dell’uomo e potenzialmente di altri lupi e canidi [e le relative malattie] hanno contribuito alla loro scomparsa?” si chiede Perri.



    Lupi terribili
    Il metalupo — classificato nel genere Aenocyon (enocione), che significa “terribile” — è un carnivoro molto mitizzato, noto per le sue imponenti dimensioni, i suoi denti adatti a rompere le ossa e la predilezione per i grandi erbivori. Era uno dei possenti animali che un tempo abitavano le Americhe, insieme a enormi felini, orsi giganti dal muso corto, grandi bradipi e cammelli: una grande varietà di creature che non sono riuscite ad adattarsi alle mutazioni che il mondo ha vissuto alla fine del Pleistocene.

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    L’iconico metalupo era una presenza ricorrente nei pensieri di Perri già molto prima che fosse avviato lo studio. “Una delle cose che mi sono sempre chiesta era se i metalupi fossero ancora presenti quando l’uomo è arrivato nelle Americhe”, e se ci sia stata un’interazione tra le due specie, afferma Perri, che studia anche le interazioni tra l’uomo e gli animali.

    Quando Perri e i suoi colleghi hanno avviato lo studio sui metalupi, diversi anni fa, sapevano dove poter trovare resti fossili di questi animali: i pozzi di catrame di La Brea Tar Pits, una storica “trappola per predatori” nella zona dell’odierna Los Angeles.

    Ma in passato i tentativi di estrazione di campioni sufficienti di DNA di metalupi, tigri dai denti a sciabola e altri animali presso La Brea erano falliti: l’ambiente ostile e molto caldo del sito rovina e frantuma il materiale genetico. E i tentativi dell’attuale team non sono andati molto meglio.

    “Il catrame nei pozzi è una sostanza calda e certamente non adatta alla conservazione del DNA”, spiega il coautore principale dell’articolo Greger Larson, direttore della rete di ricerca di paleogenomica e bioarcheologia presso l’Università di Oxford.

    Un campione prelevato a La Brea tuttavia ha svelato qualcosa di nuovo: una sequenza di proteine del collagene che ha indotto i ricercatori a confrontare i metalupi con cani domestici, lupi grigi, coyote e lupi africani. La conclusione è stata sorprendente: il metalupo si è rivelato essere estremamente diverso.

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    A caccia di metalupi
    Ma il team di ricerca aveva bisogno di più dati, in quanto la sequenza di una singola proteina non fornisce informazioni sufficienti a definire le complesse relazioni tra i canidi, afferma Laurent Frantz, ricercatore presso la Queen Mary University di Londra e l’Università di Oxford e coautore dello studio.

    Così, nel 2016 Perri ha iniziato a girare gli Stati Uniti in autobus, con auto a noleggio e in aereo, in un tour di “raccolta di ossa” che l’ha portata a visitare numerosi musei e collezioni universitarie e mettere insieme svariati pezzi di ossa di metalupo sperando che fossero sufficienti per eseguire un’analisi genetica del DNA.

    La missione non è stata priva di difficoltà: provate a spiegare al personale di sicurezza degli aeroporti come mai avete una valigia piena di frammenti di denti e di ossa, una trivella e dispositivi di misurazione elettronici, Perri ride. Ma l’impegno ha pagato, e come Perri sospettava, alcuni ricercatori avevano campioni di metalupo senza nemmeno saperlo.

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    “Essendo morfologicamente molto simili ai lupi grigi, molte persone non sanno di avere resti di metalupi nelle loro collezioni. Spesso li chiamano semplicemente ‘lupi’” spiega Perri. “Ho eseguito la mia ricerca in molte parti degli Stati Uniti, frugando in vecchie scatole di vari seminterrati”.

    Insieme ad alcuni collaboratori, Perri e i suoi colleghi alla fine sono riusciti a generare profili genetici per cinque metalupi rappresentativi provenienti da Ohio, Idaho, Tennessee e Wyoming.

    Il campione più antico risale almeno a 50.000 anni fa; il più giovane pare abbia appena 12.000 anni, il che suggerisce che alcuni metalupi si sovrapposero a lupi grigi, coyote, cuon, urocioni e forse ai primi esseri umani.

    I ricercatori hanno analizzato i genomi dei metalupi insieme alle sequenze disponibili di lupi grigi, coyote, cuon, urocioni, lupi africani, caberù, licaoni e culpei, insieme alle nuove sequenze di sciacallo dal dorso argentato e sciacallo striato, entrambi trovati in Africa.

    Attraverso una serie di analisi dell’albero filogenetico, il team ha dimostrato che il metalupo era solo lontanamente correlato ad altri lupi, rivelando legami di parentela più stretta con lo sciacallo dal dorso argentato e lo sciacallo striato.

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    I ricercatori ipotizzano che il lignaggio del metalupo si sia staccato da quello che ha portato al lupo grigio circa 5,5 milioni di anni fa e sia rimasto isolato nonostante la successiva sovrapposizione con altre specie di canidi negli stessi territori per migliaia di anni. Un tale isolamento genetico è inusuale tra le specie di canidi, che spesso invece si incrociano.

    Qualcosa inizia ad emergere
    Le nuove informazioni genetiche hanno indotto il paleoartista Mauricio Anton a realizzare una nuova rappresentazione del metalupo, che aveva già illustrato in passato. Egli ha eliminato il lungo mantello scuro, ad esempio, in quanto la pelliccia nera e altri tratti adattivi si ritiene siano subentrati nelle popolazioni di lupi del Nord America attraverso l’incrocio con altri canidi sul continente, passaggio che pare non aver coinvolto i metalupi. Altre caratteristiche fisiche simili rimangono, compresa la conformazione della testa e del corpo, simile a quella dei lupi.

    Al di là delle implicazioni che interessano lo studio delle origini e delle cause dell’estinzione del metalupo, i rilevamenti evidenziano l’evoluzione indipendente di tratti molto simili nei metalupi e nei lupi grigi, affermano gli esperti, sottolineando i vantaggi adattivi di un corpo simile a quello del lupo nonché delle diverse forme di canidi che una volta abitavano diverse parti del globo.

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    “L’evidenza di questa convergenza nella forma del corpo, nonostante un periodo così lungo di separazione, suggerisce che la forma del corpo del lupo sia estremamente efficace, e chiaramente lo è stata per molto, molto tempo”, afferma l’archeologo antropologico dell’Università di Alberta Robert Losey, che non ha preso parte alla redazione dell’articolo sui metalupi.

    Queste caratteristiche vantaggiose non hanno tuttavia impedito l’estinzione del metalupo. Il team pensa che sia possibile che l’arrivo di altre specie di lupi e di canidi abbia estromesso i metalupi, oppure abbia introdotto malattie che li hanno colpiti. Anche il cambiamento climatico può avere svolto un ruolo determinante, afferma Perri.

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