L'ASINO O SOMARO O CIUCO [CURIOSITÀ FOTO E VIDEO]

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    L'ASINO O SOMARO O CIUCO [CURIOSITÀ FOTO E VIDEO]



    L'asino (Equus asinus, Linnaeus 1758), chiamato anche somaro o ciuco, è un mammifero quadrupede della famiglia degli Equidi.

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    Descrizione

    Similmente al cavallo, si tratta di un animale addomesticato da millenni, utilizzato dall'uomo principalmente come animale da lavoro e come mezzo di trasporto per cibo e merci, in particolare per carichi pesanti o traini. Ne esistono numerose razze e varietà diffuse in tutto il mondo. Il verso dell'asino viene chiamato raglio.

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    Più piccolo e mansueto del cavallo, ha le orecchie più lunghe. Il suo manto è generalmente di colore grigio salvo il ventre, il muso e il contorno degli occhi che sono bianchi, ma delle razze domestiche possono essere prevalentemente di colore nero come l'asino nero di Berry o brune come l'asino mulattiere del Poitou. Le razze con un manto grigio hanno anche un croce nera che si disegna sulla loro schiena, chiamate « croce di Sant'Andrea ». Le specie selvatiche presentano un manto che va dal grigio al bruno sabbia, o bruno rosso nello kiang o asino selvatico del Tibet. Sono detti burro gli asini rinselvatichiti degli stati sud-occidentali degli Stati Uniti.

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    L'asino domestico aveva le stesse funzioni del cavallo ma era meno costoso poiché si accontentava di poco dal punto di vista alimentare; i contadini più poveri lo preferivano al cavallo, per questo venne chiamato « cavallo del povero ». Inoltre l'asino può essere utilizzato per il transito su strade di montagna.

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    Bridazione con altri equini

    Un asino maschio può incrociarsi con una giumenta per generare un mulo e un cavallo maschio può incrociarsi con un'asina per generare un bardotto. I muli sono straordinariamente docili, forti e resistenti, per cui si considerano animali particolarmente validi per portare carichi pesanti per lunghe distanze, lungo terreni montagnosi e desertici. I bardotti, invece sono piuttosto piccoli e deboli.

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    Anche se meno comuni, qualcuno è riuscito ad incrociare degli asini domestici e varie specie di zebra: si parla allora di zonkey.

    Tutti questi ibridi sono sterili, poiché le specie del genere Equus hanno un diverso numero di cromosomi. Così i cavalli che hanno 64 cromosomi e gli asini, che ne hanno 62, generano figli che possiedono 63 cromosomi.

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    Popolazione asinina

    Sebbene manchi un censimento mondiale sulla popolazione asinina, abbiamo i dati per alcuni paesi: nel 2004 la Spagna contava 130.000 capi, la Francia 25.000, la Grecia 145.000, l'Italia 75.000, l'Irlanda 15.000, il Portogallo 170.000, il Regno Unito 10.000, la Svizzera 2.000. Al di fuori dell'Europa: in Algeria nel 2004 i capi erano 340.000, in India 1.500.000, in Cina 11.000.000. La popolazione asinina cinese deve la sua consistenza all'uso mai cessato delle carriole cinesi, spesso trainate da asini.

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    Utilizzi

    L'asino nell'alimentazione umana

    Il latte d'asina è considerato il più simile a quello della donna. Per tale motivo è diventato un alimento fondamentale nella dieta dei neonati allergici alle proteine del latte vaccino. Proprio per questo è il latte che più si presta nel scongiurare allergie al latte vaccino. La sua utilizzazione in campo pediatrico risale già al tempo dei Greci; per i Romani era una bevanda di lusso.

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    Ippocrate lo raccomandava per ogni tipo di problema: avvelenamenti e intossicazioni, dolori articolari, cicatrizzazione delle piaghe, ecc; Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, naturalista e biologo francese, molto noto e stimato nella Francia settecentesca, lo segnala nella sua Storia Naturale. All’epoca, e soprattutto a Parigi, vennero impiantate numerose “stalle asinine”, dove le signore eleganti si recavano al fine di ottenere la preziosa bevanda.

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    Il latte veniva venduto a più di 8 franchi al litro (8 franchi di prima della guerra del ‘14-‘18). Arrivando ai giorni nostri dal 1990 c’è stato un risveglio scientifico sull’argomento con una vasta produzione scientifica sia in campo zootecnico, interessando le scuole di Milano, Parma, Campobasso, Bari, Pisa e ultimamente anche Catania e Messina, che in quello medico, Palermo, Torino e Bari.

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    Anche la carne dell'asino è stata ed è tuttora utilizzata nell'alimentazione umana. In particolare essa serve da base per la preparazione di salami (tipici in Italia quelli veneti e piemontesi) e di vari piatti tradizionali quali, ad esempio, il tapulon o lo stufato d'asino.

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    L'asino come mezzo di trasporto

    Fin dal 3000 a.C. l'asino domestico è stato usato in Palestina per trasportare le merci prima ancora del dromedario, selezionandolo dall'asino selvatico africano (Equus africanus), di cui già facevano parte le due sottospecie dell'asino selvatico di Nubia (Equus africanus africanus) e dell'asino selvatico della Somalia (Equus africanus somalicus). Velocemente il suo utilizzo si è esteso nel Mediterraneo e nel sud dell'Europa, diventando l'animale da soma e da monta più diffuso nelle civiltà dell'epoca. Con la conquista del Nuovo Mondo, in particolare dal XVI secolo in poi, l'asino si è diffuso anche nell'America del Nord al seguito dei colonizzatori come animale da lavoro.

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    È quindi fin dall'inizio della storia che gli asini sono stati utilizzati in Europa ed Asia occidentale per trasportare carichi, tirare carri e trasportare persone. Nonostante non sia veloce come il cavallo, è più robusto, il suo mantenimento è meno costoso, ha una gran resistenza e si muove agilmente su terreni difficili. Continua a mantenere una grande importanza in molti paesi in via di sviluppo.

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    Anche in Italia viene usato come animale da soma, seppure in maniera decisamente minore rispetto al periodo precedente la meccanizzazione dell'agricoltura e lo spopolamento delle campagne nel XXI secolo. Ad esempio, nell'isola di Alicudi si usano ancora asini e muli per trasportare bagagli e attrezzature, questo per via della rete stradale quasi inesistente e per l'elevata pendenza.

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    Gli asini selvatici

    L'Asinello Bianco dagli Occhi Azzurri (Equus asinus var. albina) è un endemismo dell'Isola dell'Asinara, in Sardegna.

    L'onagro (Equus onager) o asino selvaggio dell'India vive in India e nei paesi limitrofi del nord-ovest.

    L'emione (Equus hemionus) vive in Asia centrale.

    L'asino selvatico africano (Equus africanus) vive nell'Africa dell'Est, e particolarmente in Somalia.

    Se il colore del manto è simile, eccetto per il kiang, si distinguono per varie differenze morfologiche come la testa, il collo e le zampe.

    Bisogna infine notare che l'asino domestico ha formato delle popolazioni che vivono allo stato selvaggio in Australia e in America, luoghi in cui è stato portato dall'uomo.

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    L'asino nella cultura

    Gli asini sono famigerati per la loro ostinazione e testardaggine, anche se questa cattiva fama si deve ad una cattiva interpretazione, da parte di alcuni, degli istinti di conservazione di tale animale. È difficile forzare un asino a fare qualcosa che sia o gli sembri contrario ai propri interessi. L'asino è peraltro considerato anche un simbolo di ottusità e ignoranza: il copricapo infamante con orecchie d'asino e l'appellativo di somaro spettano così allo studente pigro e svogliato o poco intelligente, e in tedesco una formula mnemonica ideata per ricordare facilmente e senza sforzo una lunga serie di nozioni è detta Eselbrücke ("ponte per gli asini").

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    L'asino è considerato, fin dall'antichità (si pensi all'asino in cui si trasforma il protagonista del romanzo L'asino d'oro), un animale molto dotato e attivo sessualmente. Presso alcune culture, il membro asinino è quello lungo e grosso per antonomasia (in Sicilia, ad esempio, un uomo eccezionalmente dotato è detto "scicchìgnu", da "scìccu" cioè asino).

    L'asino ha ancora grande importanza presso i popoli mediterranei, ed è stato un antico oggetto di culto presso popoli orientali e africani (l'Onolatria).

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    Questa ambivalenza si riflette anche nell'iconografia asinina paleocristiana (Graffito di Alessameno) e medievale (cattedrale di Chartres).

    L'asino è il simbolo (non ufficiale) del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America.

    Di recente, l'asino catalano (ruc català) è assurto a simbolo catalanista, in contrapposizione al toro di Osborne tipico dell'iconografia spagnola.

    L'asino ("ciuccio" in dialetto napoletano) è anche la mascotte ufficiale del Napoli Calcio.

    L'asino è oggi usato con notevole successo nella pet therapy: la terapia con asini è detta onoterapia.

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    wikipedia.org

    foto sul web

    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:21
     
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    DALL'ASINO PIÙ GRANDE DEL MONDO A QUELLO PIÙ PICCOLO



    Romulus ha 9 anni, e il suo fratello Remo è 7. Sono gli asini più grandi del mondo, di proprietà di Cara e Phil Yellott di Red Oak, Texas, STATI UNITI D'AMERICA.
    Romulus è stato certificato dal Guinness dei primati come il più grande Donkey al mondo.

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    L'asino più basso del mondo

    Si chiama KneeHi ed è l'asino più basso del mondo. Al garrese è "alto" circa 60 cm.

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    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:23
     
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    L'ASINO SELVATICO ASIATICO



    L'asino selvatico asiatico (Equus hemionus Pallas, 1775) è un mammifero perissodattilo della famiglia degli Equidi.

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    Descrizione

    A differenza dei cavalli, l'asino selvatico asiatico, alto al garrese fino a 130 cm e con un peso che può raggiungere i 260 kg, ha solo la metà posteriore della coda ricoperta di pelo, possiede orecchie simili a quelle degli asini africani, ha un mantello di colore variabile dal giallo pallido al bruno rossastro, con una striscia scura in corrispondenza della colonna vertebrale, e ha sia la criniera sia il ciuffo della coda nero-bruni. Il suo verso è intermedio tra il nitrito del cavallo e il raglio dell'asino.

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    Distribuzione e habitat

    In tempi storici l'asino selvatico asiatico era diffuso in gran parte della Mongolia, spingendosi a nord fino alla Transbaikalia (Russia), a est fino alla Mongolia Interna nord-orientale (Cina) e, forse, alla Manciuria occidentale (Cina), e a ovest fino alla Porta di Zungaria.

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    Si incontrava inoltre in Kazakistan e in Russia, a nord del corso superiore dell'Irtysh e dell'Ural; a ovest il suo areale si spingeva fino al versante settentrionale del Caucaso e al Mar Nero, almeno fino al fiume Dniestr (Ucraina), all'Anatolia (Turchia) e alla Siria; a sud raggiungeva le coste sud-orientali del Mar Caspio, in Iran, l'Iraq settentrionale, l'Afghanistan e il Pakistan, fino al deserto di Thar, nell'India nord-occidentale.

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    Era diffuso anche nella penisola arabica fino alle regioni centrali dell'Arabia Saudita. Sopravvisse in Armenia e Azerbaigian fino al XVII-XVIII secolo. Nell'ultima roccaforte occidentale del suo areale, la Siria, l'asino selvatico scomparve nel 1927.

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    A partire dal XIX secolo l'intero areale dell'asino selvatico asiatico è diminuito enormemente. Oggi, le popolazioni più numerose si incontrano nelle regioni meridionali della Mongolia e delle adiacenti zone della Cina settentrionale. La specie sopravvive inoltre con alcune popolazioni isolate nel Rann di Kutch (India), nella Riserva naturale di Badkhyz (Turkmenistan) e in Iran, nel Parco Nazionale di Touran e nella Riserva di Bahramgor.

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    Alcune popolazioni sono state reintrodotte nelle seguenti aree: l'isola di Barsa-Khelmes, nel Mare d'Aral (Kazakistan); la Riserva di Aktay-Buzachinskiy, lungo le coste orientali del Mar Caspio (Kazakistan); le riserve di Andasayskiy e Kapchagayskoye, nel Kazakistan sud-orientale; nel Centro di Allevamento delle Gazzelle Subgutturose nei pressi di Bukhara (Uzbekistan);

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    nelle località di Meana-Chaacha, Kaakha, Kopet Dag e nella Valle di Sumbar, nel Turkmenistan meridionale (nella stessa zona erano stati reintrodotti altri esemplari nelle zone di Kurtusu e Germab, non sopravvissuti a lungo); nell'area del lago Sarakamish, nel Turkmenistan settentrionale; nella penisola di Beruchi (Ucraina), nel Negev (Israele meridionale) e a Taïf (Arabia Saudita). Le popolazioni reintrodotte in Ucraina, Israele e Arabia Saudita, però, non appartengono alla sottospecie che un tempo viveva in quelle aree, l'emippo, ormai estinta.

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    Ecologia

    Gli asini selvatici asiatici sono tipici abitanti dei territori desertici e semidesertici, ed evitano di solito le zone aperte, preferendo trattenersi sulle colline ricche di ripari, ove si nutrono in prevalenza di erbe e di piante con elevato contenuto salino.

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    Sono più legati all'acqua degli asini selvatici africani, e si recano ogni giorno (al mattino o la sera) al luogo di abbeverata, se questo non dista più di 20 km dalla zona in cui vivono; in caso contrario devono comunque dissetarsi a intervalli di 2-3 giorni. I deserti completamente privi d'acqua sono dunque inabitabili anche per questi veloci Equidi.

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    Il «problema dell'acqua» è senza dubbio anche la principale scomparsa degli asini selvatici da molte parti del loro originario territorio di diffusione: i pozzi naturali divennero infatti proprietà dell'uomo, che li utilizzò per i suoi animali domestici, scacciando gli asini, sebbene questi bevano anche acqua con un elevato contenuto salino.

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    L'estensione del territorio personale dei singoli branchi oltre che dalla disponibilità di cibo è determinata anche dalla presenza di luoghi d'abbeverata. Nelle regioni settentrionali questi Equidi migrano dalle zone semidesertiche innevate in quelle steppose, ove la vegetazione erbacea non è ancora completamente ricoperta dalla neve.

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    Biologia

    Gli asini selvatici asiatici trascorrono l'intero giorno pascolando, concedendosi brevi interruzioni solo per prendere un bagno di sabbia e scacciare così gli insetti che li infastidiscono; durante la notte riposano di solito allungati al suolo in mezzo a cespugli bassi e situati a una certa distanza l'uno dall'altro.

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    Quando si recano all'abbeverata gli animali si muovono in gruppo, ma una volta giunti alla meta si spingono sulla riva isolatamente, senza dubbio per ragioni di sicurezza. Il branco viene guidato di solito da una femmina, che in caso di pericolo viene però sostituita dal maschio. Questi animali possono raggiungere su brevi distanze una velocità di 60-70 km all'ora, e secondo i dati raccolti da Bannikov sono in grado di mantenere un'andatura sui 40-50 km orari anche su tratti abbastanza lunghi.

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    V. Heptner ha constatato nell'Unione Sovietica che un cavaliere, anche in groppa al miglior cavallo, non riesce a raggiungere un kulan. La stessa cosa viene affermata da Arnulf Johannes, un cacciatore della società «Carl Hagenbeck», a proposito dell'onagro, che egli definisce «uno degli animali più resistenti», aggiungendo: «Poiché volevo verificare se l'onagro fosse realmente così resistente, inseguimmo una femmina per oltre un'ora e tre quarti, sempre a una velocità di 45-48 km all'ora; quando alla fine la lasciammo allontanare, nonostante l'elevata temperatura l'animale non aveva sulla pelle la minima traccia di sudore».

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    Riproduzione

    L'epoca degli amori sembra dipendere dalle condizioni ambientali esistenti nei diversi territori. Dopo una gestazione di undici mesi, le femmine partoriscono un piccolo, che viene sempre seguito dalla madre, quando cerca protezione tra la vegetazione o le rocce. Dopo un paio di settimane il cucciolo acquisisce una tale padronanza dei movimenti da poter seguire il branco in caso di fuga, e all'età di un mese si unisce definitivamente agli altri componenti del gruppo, seguendoli al pascolo.

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    Benché sia in grado di svilupparsi ottimamente anche senza il latte materno già a partire dal quarto o quinto mese, continua a essere allattato fino a 9 mesi o addirittura fino a un anno. La maturità sessuale viene raggiunta al terzo anno dalle femmine e al quarto dai maschi.

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    Allo stato libero gli asini selvatici dell'Asia vivono fino all'età di 10-12 anni, in cattività addirittura fino a 24. Se ben nutriti, possono raggiungere un peso di 200-250 kg. Oltre all'uomo, il loro più temibile nemico è il lupo, che soprattutto negli inverni rigidi compie stragi tra i piccoli, cercando tuttavia di evitare lo scontro diretto con il gruppo degli adulti.

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    Quando un'alta coltre di neve gelata impedisce agli animali di mangiare e di muoversi liberamente, molti di essi muoiono: secondo i dati raccolti da Sludskij, ciò fu la causa principale della forte riduzione numerica degli asini selvatici verificatasi nel Kazakistan negli inverni 1879-1880 e 1891-1892, e di quella del 1934 nel Turkmenistan.




    continua qui

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    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:24
     
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    Citazioni e proverbi sull'asino.



    Buridano (L'asino di). Âne de Buridan, è rimasto proverbiale per indicare lo stato di chi è incerto né sa risolvere fra due cose. Il motto, comune fra noi, è di conio francese e trae origine da un sofisma dello scolastico Giovanni Buridan di Béthune (Artois), fiorito nel sec. XIV e professore di filosofia in Parigi. Il sofisma è questo, cioè di un asino morente di fame perché sta tra due misure d'avena ugualmente da sé distanti, o morente di fame e di sete perché tra un fascio d'avena ed un secchio d'acqua non sa quale scegliere. (Alfredo Panzini)

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    Come il popolo è l'asino: utile, paziente e bastonato. (Francesco Domenico Guerrazzi)


    Filippo di Macedonia si vantava di pigliare ogni fortezza nella quale potesse introdurre un asino carico d'oro; vanto di mediocre capitano, uso ad assaltare villaggi troppo poveri per scapitare in una resa. (Alfredo Oriani)


    I vari casi, la pena e la doglia | che sotto forma d'un Asin soffersi, | canterò io, pur che fortuna voglia. E con la lira accompagni i miei versi; | sì perché questa grazia non s'impetra | in questi tempi, sì perch'io son certo | ch'al suon d'un raglio non bisogna cetra. a' preghi di ciascuno, e so ben quanto | de' beneficii un Asin si ricorda. (Niccolò Machiavelli)

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    L'asino non è meno nobile del cavallo. (Danilo Mainardi)

    Mi fece tornare in me il raglio d'un asino sulla piazza del mercato. L'asino mi colpì fortemente e, al contempo, mi piacque molto: e, da quel momento, tutto parve rischiararsi nella mia mente. (Fëdor Dostoevskij)

    Nel mondo latino – si vedano le Favole di Fedro e L'asino d'oro di Apuleio – l'asino era di segno negativo. Nel mondo greco l'asino era considerato sacro e quindi di segno positivo. Pindaro lo canta nelle sue odi, Aristofane ne fa un portatore di misteri, la letteratura un simbolo del re. (Mario Canciani)

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    O dunque forte, vittoriosa e trionfatrice mascella di un asino morto, o diva, graziosa e santa mascella d'un polledro defunto, or che deve essere della santità, grazia e divinità, fortezza, vittoria e trionfo dell'asino tutto, intiero e vivente.... se di quest'osso e sacrosanta reliquia la gloria ed exaltazion è tanta? Pregate, pregate Dio, o carissimi, se non siete ancora asini, che vi faccia divenir asini. (Giordano Bruno)

    Può ben dire la sua un leone, quando a dir la loro ci sono tanti asini in giro. (William Shakespeare)

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    Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Befane e Betania, presso il monte degli Ulivi, [Gesù] mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. E se qualcuno vi dirà: "Perché fate questo", rispondete: "il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito"». […] Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. (Marco evangelista)
    Qui giace il Giovio, storicone altissimo, | di tutti disse mal, fuorché dell'asino | scusandosi col dir: egli è mio prossimo. (Pietro Aretino)

    Trenta monaci e il loro abate non possono far ragliare un asino contro la sua volontà. (Miguel de Cervantes)

    Trovò allora una mascella d'asino ancora fresca, stese la mano, l'afferrò e uccise con essa mille uomini. Sansone disse: "Con la mascella dell'asino, | li ho ben macellati! | Con la mascella dell'asino, | ho colpito mille uomini!". (Libro dei Giudici)

    Un cammello spelacchiato porta pur sempre il carico di molti asini. (Johann Wolfgang von Goethe)

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    Domenico Cirillo

    Bastonate un Ciuccio quanto volete, non vi darà mai alcun segno di risentimento; cercate con freno, con sproni, colla voce di farlo uscire di strada già presa, tutto sarà inutile, riuscirà vano ogni sforzo; perché conosce l'Asino meglio di noi per quale strada deve camminare, e sa che non bisogna lasciar mai il certo, per tentar l'incerto. Gode del presente, e del futuro spera.

    Chi è quel vivente, o Signori, che possa più da vicino rappresentarci l'idea della Disgrazia, ed il Prototipo dell'Avversità educatrice, e posseditrice della Virtù? Al solo Asino dobbiamo ricorrere, e nel Ciuccio solo la troveremo.

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    Il Ciuccio è l'unico tra tutta la razza de' qudrupedi, capace di portare con inalterabile coraggio i suoi passi sulle più orride, erte, e ruinose montagne, dove niuno generoso Cavallo, o niun altro animale agilissimo ardisce di ascendere.


    Il sodo giudizio, e la costanza nelle risoluzioni, sono innegabili meriti della razza Asinina.


    Sarà dunque, o Signori, sempre degno delle filosofiche contemplazioni lo studio del Ciuccio, perché se una volta arriveremo a conoscerne i grandi attributi, con accrescere le lodi di questo Eroico Vivente, ci avvicineremo sempre più al possesso delle sue rare virtù.

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    Proverbi

    Italiani

    Napoletani

    A chi pazzèa cu' 'o ciuccio nun le mancano 'e càuce.
    Si 'o ciuccio nun vo' vevere, hai voglia 'e sischià.


    Paretesi

    L'om, l'euso e ir biben i son trei cusen.

    Siciliani

    L'asinu porta la pagghia, e l'asinu si la mancia.

    Toscani

    Anche un pagliaio è grande e se lo mangia un asino.
    Chi non può dare all'asino, dà al basto.
    Donne, asini e noci, voglion le mani atroci.
    Il buono a qualcosa è l'asino del pubblico.
    In mancanza di cavalli trottano gli asini.
    In pellicceria ci vanno più pelli di volpe che d'asino.
    L'asino, per tristo che sia, se tu lo batti più del dovere, tira calci.

    Veneti

    I omeni se ciapa per la parola, i aseni per la cavezza.

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    wikiquote.org

    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:26
     
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    L'asino di Martina Franca



    L'asino di Martina Franca, o asino martinese è una razza di asino selezionata nella zona compresa tra i comuni di Martina Franca, Alberobello, Locorotondo, Ceglie Messapica, Noci, Mottola e Massafra. È la più grande razza italiana di asino.

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    Caratteristiche

    Il manto dell'asino di Martina Franca, si presenta di color morello o baio scuro, con ventre, interno-coscia, occhiali e muso grigi; le zone intermedie tra faccia e muso e tra faccia e occhiali sono focate. L'asino di Martina Franca è famoso per la sua mole, alcuni maschi, infatti, superano i 160 cm al garrese. In media, tuttavia, l'altezza di un esemplare maschio si aggira tra i 140 ed i 150 cm, mentre quella delle femmine, è compresa tra i 135 ed i 145 cm. Le orecchie sono lunghe e larghe alla base, internamente molto pelose; il collo, soprattutto nei maschi, è molto muscoloso, così come il petto; il torace è profondo e forte; la groppa è larga e tondeggiante. I piccoli nascono con un lungo, morbido pelame color baio, che cambieranno in previsione dell'inverno.

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    Distribuzione e impieghi

    Data la mole imponente, gli stalloni di questo asino, sono largamente impiegati nella produzione di muli, in particolar modo del mulo martinese generato dall'incrocio con le giumente di cavallo murgese. Altrettanto frequente è l'utilizzo di questa razza come forza-lavoro. Il primo dopoguerra, data la sottrazione di numerosi esemplari da parte dell'Esercito Italiano durante la Grande Guerra, nonché l'utilizzo della maggior parte degli stalloni per la produzione di muli, vide questa razza sull'orlo dell'estinzione.

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    Il lavoro di selezione, iniziò nel 1925, ad opera dell'Istituto di Incremento Ippico di Foggia a partire dai tre migliori stalloni disponibili: Colosseo, Bello e Marco (la linea di sangue derivante da quest'ultimo si è recentemente estinta), che diedero vita alle tre principali linee di sangue. A gennaio 2013, sono registrati all'anagrafe equini 850 esemplari.

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    Storia

    Molti affermano che l'asino martinese, derivi dall'asino catalano, ma non esistono fonti certe a riguardo. È più probabile, invece che questo straordinario animale, derivi da una razza autoctona del Martinese, incrociata, solo in seguito con l'asino catalano per migliorarla, seppur solo in parte.

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    wikipedia.org/

    L'Asino di Martina Franca - Documentario Geo & Geo






    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:27
     
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    L'ASINO ALBINO DAGLI OCCHI AZZURRI



    L'asinello bianco, Equus asinus var. albina, è una sottospecie di Equus asinus endemica della Sardegna che vive nell'isola dell'Asinara.

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    Origine

    Non sono ancora chiare le origini dell'asino bianco.

    Come l'asino domestico, è probabile che provenga da incroci con sottospecie africane, forse un’importazione dall’Egitto, voluta dal marchese di Mores, nobile sardo che nel 1775 si fece assegnare il ducato dell’isola da Amedeo II di Savoia. In alcune parti del mondo, come nell'Asinara, si è rinselvatichito dando vita a popolazioni libere non controllate dall'uomo. Per quanto riguarda l'asino sardo, le località dove veniva allevato erano principalmente Padria, Pozzomaggiore, Alà dei Sardi, Mara, Romana, Villanova Monteleone, e in qualche zona nel Campidano e nell’Iglesiente.

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    Una tesi più suggestiva racconta del naufragio di un vascello sul finire del ‘700, proveniente dall’Egitto e diretto in Francia, carico di asinelli che, in buona parte, sarebbero riusciti a guadagnare la riva.

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    Distribuzione

    Esistono circa 90 individui allo stato brado sull’isola dell’Asinara e nella foresta demaniale di Porto Conte. Grazie all'intervento dell'Istituto di incremento ippico si trovano altri individui in diverse località con lo scopo esclusivo del mantenimento dell'integrità genetica della specie. Diverse decine di esemplari sono tuttora custoditi presso il parco divertimenti Città della Domenica di Perugia, grazie ad un progetto condotto negli anni anni ottanta in collaborazione con l'Università degli Studi di Perugia.

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    Morfologia

    Molto simili agli asinelli sardi, l’asinello bianco differisce per l'altezza di circa 90 cm al garrese (una forma di nanismo insulare), per la testa pesante ed il collo corto, gli arti sottili e robusti. Il manto è folto, poco setoloso e morbido. Fin dalla nascita bianco candido e col tempo diventa invece opaco. La pelle è rosa mentre l'iride è celeste, queste ultime due caratteristiche sono causate dal gene dell'albinismo responsabile della fotofobia che causa agli asinelli bianchi una tipica camminata incerta.

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    Comportamento

    Differentemente dai cavalli non si riuniscono in branchi. I maschi adulti vivono solitari, mentre le femmine col puledro. I maschi si uniscono ad una o due femmine durante la primavera mentre in estate formano gruppi misti maschi e femmine anche fra anziani.

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    Protezione

    Nonostante non compaia nella lista delle specie protette dalle leggi regionali, un decreto ministeriale del 27 luglio 1990 lo ha inserito nel "Registro Anagrafico delle Popolazioni Equine riconducibili a Gruppi Etnici Locali", facente parte di un progetto del CNR finalizzato alla "Difesa delle Risorse Genetiche delle Popolazioni Animali".

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    Curiosità

    Il titolo dello spettacolo teatrale di Andrea Cosentino, L'asino albino del 2004 si riferisce proprio all'asino bianco dell'Asinara.

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    wikipedia.org

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    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:29
     
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    L'ASINO DELLE INDIE, L'EMIONE PERSIANO O ONAGRO



    L'emione persiano od onagro (Equus hemionus onager) è un Equide tipico dell'Asia centrale.

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    Distribuzione

    In passato era presente nelle steppe che vanno dal Turkestan russo alla Persia nord-orientale e all'Afghanistan nord-occidentale; è probabile che si spingesse fino all'Arabia e la Mesopotamia ed era diffuso anche in Siria.

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    Attualmente il suo habitat è limitato in alcune aree protette dell'Iran. In particolare nell'area protetta Touran nella provincia di Semnan, dove si stimano 471 esemplari, e nella provincia Fars nell'area protetta Bahram-e-Goor, dove si stimano 96 esemplari.

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    Morfologia

    Altezza al garrese: 110 cm. Il mantello è giallo biancastro: il bianco, argenteo e lucente, si estende dalle zampe e dalla regione inferiore del corpo all'inguine e, dietro le spalle, fino al dorso giallastro. D'inverno il mantello si trasforma in una lanosa pelliccia.

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    L'onagro, che vive in piccole mandrie guidate da un maschio, è stato cacciato sin dall'antichità. La sua carne, specie se si trattava di un animale giovane, era considerata un piatto prelibato dai buongustai dell'antica Roma e viene tuttora ricercata dagli arabi e dai persiani. È un uso abbastanza diffuso quello di catturare i piccoli dell'onagro per poi farli accoppiare, a tempo debito, con asine domestiche: si ottengono così ottimi asini da sella di bellissima conformazione.

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    Status e conservazione

    La specie è classificata come in pericolo critico di estinzione (CR) da parte della IUCN. Inoltre è iscritta all'appendice II della CITES.

    La specie, la cui popolazione residua è stimata in non più di 600 esemplari, è oggi seriamente minacciata sia dalla caccia che dalla competizione con specie domestiche.

    La Zoological Society of London, in base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, considera Equus hemionus onager una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.

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    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:30
     
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    L'ASINO SELVATICO AFRICANO



    L'asino selvatico africano (Equus africanus) è un mammifero perissodattilo appartenente alla famiglia degli Equidi. Si ritiene sia il diretto antenato dell'asino domestico e proprio per questo motivo viene attualmente classificato all'interno della stessa specie. Vive nei deserti e in altre regioni aride dell'Africa nord-orientale, in Eritrea, Etiopia e Somalia; in passato occupava un areale molto più vasto che comprendeva anche Sudan, Egitto e Libia. Allo stato selvatico ne rimangono solamente 570 esemplari.

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    Tassonomia

    A seconda delle opinioni gli scienziati considerano l'asino selvatico africano e quello domestico come appartenenti alla stessa specie o a due specie diverse; entrambe le versioni vengono accettate, sebbene la prima sia ritenuta la più valida da un punto di vista filogenetico.

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    Talvolta questa specie viene indicata con il nome scientifico di Equus asinus proprio della forma domestica, che, essendo più vecchio, gode del diritto di priorità. Ma dall'entrata in vigore dell'Opinione 2027 del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica, che per evitare confusioni tassonomiche impone di chiamare le forme domestiche con lo stesso nome di quelle selvatiche, la specie ha conservato il nome Equus africanus.

    Riconoscendo così una sola specie, il nome scientifico corretto dell'asino domestico è E. africanus asinus.

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    Descrizione

    L'asino selvatico africano misura 2 m di lunghezza, a cui si aggiungono altri 30-50 cm di coda, e 1,25 - 1,45 m d'altezza al garrese. Pesa 230-275 kg. Il mantello, raso e ruvido, varia di tonalità dal grigio chiaro al marroncino ma è sempre bianco sulle regioni inferiori e le zampe. In tutte le sottospecie è presente una sottile striscia scura sul dorso, ma in quella della Nubia, E. a. africanus, così come nella forma domestica, si riscontra anche un'altra striscia che corre lungo le spalle, sì da formare una specie di croce. Le zampe della forma somala, E. a. somalicus, sono marcate da strisce orizzontali nere che ricordano quelle della zebra. Sulla sommità del collo si erge una criniera formata da peli rigidi, diritti e dall'estremità nera. Le orecchie, i cui margini sono anch'essi neri, sono piuttosto grandi. La coda termina con un ciuffetto di peli neri. Gli zoccoli sono relativamente piccoli, avendo all'incirca lo stesso diametro delle zampe.

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    Habitat

    Gli asini selvatici africani sono ben adattati a vivere in ambienti desertici o semi-desertici. Il loro apparato digerente è molto resistente ed è in grado di sminuzzare anche i vegetali più coriacei. Inoltre possono resistere senz'acqua per lunghi periodi di tempo. Le grandi orecchie, oltre ad essere un eccellente organo dell'udito, giocano un importante ruolo nel raffreddamento corporeo. A causa della scarsità di vegetazione questi Equidi sono costretti a vivere separati gli uni dagli altri (tranne le madri e i piccoli), diversamente da quanto accade nei cavalli selvatici. Emettono un raglio assordante (udibile persino a 3 km di distanza) che permette ai vari esemplari di tenersi in contatto anche nella vasta desolazione del deserto.

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    Comportamento

    L'asino selvatico africano è attivo in prevalenza nelle ore più fresche della giornata, cioè nel tardo pomeriggio e di primo mattino, e trascorre il resto del giorno nascosto sulle colline rocciose. Veloce e ben adattato a muoversi sul duro suolo roccioso, può raggiungere velocità di 50 km/h. I maschi adulti difendono vasti territori di circa 23 km², marcandone i confini con pile di escrementi - ben visibili nel piatto e monotono territorio desertico. A causa delle dimensioni di questi territori i maschi dominanti non possono tenere lontani gli altri esemplari dello stesso sesso, anzi, tollerano piuttosto bene la loro presenza, anche se li considerano come subordinati da tenere lontani dalle femmine residenti. In presenza di femmine recettive i maschi iniziano a ragliare rumorosamente. Questi animali possono vivere in branchi composti anche da cinquanta membri.

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    Come già accennato, gli asini selvatici sono in grado di correre molto velocemente, raggiungendo quasi la velocità del cavallo. Tuttavia, diversamente dalla maggior parte degli Ungulati, all'avvicinarsi di un pericolo non fuggono subito via, ma cercano prima di intuire quale sia il vero peso della minaccia. Se attaccati, possono difendersi scalciando violentemente con gli zoccoli sia anteriori che posteriori. Gli asini furono utilizzati per trascinare carri già dall'epoca degli antichi Sumeri, nel 2600 a.C. Nello Stendardo di Ur, risalente al 2000 a.C. circa, sono rappresentati alcuni Equidi che trascinano delle bighe; per lungo tempo si è ritenuto che fossero onagri, ma ora si pensa piuttosto che fossero degli asini domestici veri e propri.

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    Alimentazione

    La dieta dell'asino selvatico africano consiste di erba, corteccia e foglie. Sebbene sia molto adattato alla vita in ambienti aridi, questo animale dipende dall'acqua per sopravvivere e se non è in grado di ricavarla dai vegetali di cui si nutre deve bere almeno una volta ogni tre giorni. Tuttavia, per vivere, gli bastano anche piccole quantità di liquidi ed alcuni esemplari sono stati visti bere anche acqua salata o salmastra.

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    Conservazione

    Nonostante la specie Equus africanus non corra alcun rischio di estinzione, data l'abbondanza di esemplari addomesticati (sia asini che burros), le due restanti sottospecie selvatiche si trovano entrambe in pericolo critico. Gli asini selvatici africani sono stati catturati per secoli allo scopo di trasformarli in animali domestici e questa pratica, unita agli incroci tra esemplari selvatici e domestici, ha portato a un notevole declino nella popolazione, tanto che al giorno d'oggi ne rimangono in natura solo poche centinaia. Inoltre questi animali vengono cacciati per la carne e per parti del loro corpo utilizzate nella medicina tradizionale sia in Etiopia che in Somalia, dove i recenti disordini civili hanno messo a disposizione della popolazione potenti armi da fuoco.

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    La competizione per i pascoli con il bestiame domestico e la scarsità delle riserve idriche, usate a scopo agricolo, costituiscono anch'esse un ostacolo al futuro di questi animali. Sebbene la specie sia protetta in tutti gli Stati dove vive, le misure di protezione sono difficili da far rispettare. Una popolazione protetta di asino selvatico della Somalia vive nella Riserva Naturale di Yotvata Hai-Bar, in Israele, a nord di Eilat, istituita nel 1968 allo scopo di incrementare la popolazione delle specie animali minacciate del deserto. Così come i cavalli, gli asini sono animali molto resistenti e se fossero adeguatamente protetti potrebbero aumentare notevolmente di numero in poco tempo.

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    wikipedia.org

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    Edited by belias94 - 11/5/2016, 15:31
     
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    Mammoth Jackstock o Asino Mammut



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    Il Mammoth Jackstock è una razza di asino originaria degli Stati Uniti. È una delle razze più grandi del mondo. Viene utilizzato soprattutto per la produzione di muli.

    Storia
    Prima dell'arrivo dei pionieri non esistevano asini nel Nord America. Vi arrivarono infatti solo nel 1500, con l'arrivo dei coloni europei che, spesso poveri, non potevano permettersi dei cavalli, ma dovevano accontentarsi di un animale molto più piccolo, frugale ed economico: l'asino, per l'appunto.

    I primi asini trasportati in America erano delle stesse dimensioni degli esemplari di media stazza europei (ad esempio l'asino catalano, l'asino normanno, l'asino dei Pirenei, l'asino di Martina Franca, l'asino ragusano ecc.), ma già nel 1600, quando iniziò la conquista dell'Ovest americano, dovettero essere necessari asini di grossa taglia per due motivi:

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    gli asini trasportavano sul loro dorso i bagagli dei pionieri; perciò più grande era l'animale, più era forte, e quindi poteva trasportare più peso, quindi le persone potevano permettersi viaggi più lunghi.
    un asino stallone di grande mole che si accoppia con una giumenta produce un grande mulo che, grazie alla sua stazza, può aiutare meglio un cavallo a trainare una carrozza.
    Dunque, sotto la spinta delle conquiste, gli allevatori ebbero la premura di far accoppiare tra loro solo gli esemplari più grandi e forti. Venne così a crearsi una razza molto grande e molto forte, veloce ma anche estremamente adattabile, frugale e resistente alla fame, alla sete, al caldo e alla fatica, perfetta per la vita nel deserto.

    La razza venne riconosciuta come tale nel 1934.

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    Descrizione
    Dimensioni
    Il Mammoth Jackstock è una delle razze asinine più grandi, generalmente classificato come il terzo asino più imponente dopo l'asino di Poitou e il grande nero di Berry.

    I maschi, più grandi delle femmine, possono raggiungere gli 1,45 m di altezza al garrese ed essere lunghi fino a 1,95-2,00 m; generalmente però le dimensioni medie sono inferiori, essendo in media alto 1,25 m al garrese e lungo 1,70 m. Le femmine, più piccole, possono raggiungere i 130–132 cm alla spalla e i 184–186 cm di lunghezza, anche se normalmente non superano i 118 cm di altezza e 158–160 cm di lunghezza. Il peso medio si assesta sui 290 kg per i maschi e 240 kg per le femmine, con alcuni stalloni che hanno toccato i 350 kg (mentre la femmine più grande pesava 296 kg).

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    Aspetto
    Il Mammoth Jackstock ha un aspetto piuttosto slanciato (a dispetto della grande mole) per un asino. La criniera è molto corta e dritta, a spazzola; le orecchie sono alte e grandi, e le zampe esili.

    Colore
    Nel Mammoth Jackstock si possono osservare due tipi predominanti di colore:

    scuro, cioè di colore marrone scuro o nero; in parecchi esemplari di questo colore appaiono delle grandi macchie bianche sul mantello, tali da far apparire questi esemplari pezzati.
    grigio; sugli asini grigi è presente la croce di Santo Andrea, un paio di strisce nere, posizionate sulle spalle in modo da formare una croce. Questa caratteristica è comune alle altre razze asinine di colore grigio. In taluni Mammoth Jackstock grigi sono presenti delle strisce bianche che ricoprono buona parte del volto, le orecchie, la schiena, le zampe e le natiche.
    Sia gli esemplari scuri che quelli grigi hanno il muso e il ventre bianco.

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    Carattere
    Comportamento
    Come tutti gli asini, anche il Mammoth Jackstock è, se bene addestrato, docile, calmo e servizievole; è dotato di una grande energia e vitalità, perciò si adatta molto bene a lavorare. Come tutti gli asini è anche molto affettuoso con tutti, ma in particolare con i bambini e soprattutto il padrone, al quale sarà sempre legato.

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    Addestramento
    L'addestramento di questa razza risulta più difficoltoso rispetto a quello necessario per altre razze asinine: essendosi sviluppato in un ambiente selvaggio come il Far West, il Mammoth Jackstock è più selvaggio e meno domabile in fase di addestramento delle altre razze; solo una mano decisa e ferma ma anche paziente e affettuosa potrà portare il giovane puledro agli ottimi risultati sopra descritti.

    Note negative
    Bisogna ricordarsi che anche il Mammoth Jackstock, come tutti gli asini, è molto caparbio e rifiuta di obbedire agli ordini che potrebbero metterlo a rischio. I maschi di questa razza poi sono particolarmente focosi e possono distrarsi facilmente, durante il periodo della riproduzione, con ogni femmina in calore; per questo è bene, se si vuole usare lo stallone per particolari lavori (soma, pet therapy..), castrarlo.

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    Utilizzo
    Un tempo il Mammoth Jackstock veniva utilizzato per trasportare pesi e trainare carrozze in luoghi particolarmente impervi (montagne, deserti, lande innevate). Oggi ha perso in gran parte il suo lavoro originario (rimpiazzato dalle macchine). Oggi il suo impiego principale è nella produzione di muli; in particolare, incrociando il maschio di Mammoth Jackstock con una giumenta di mustang, si ottiene un tipo di mulo molto grande e forte, il Mammoth Mustang. Sempre più spesso poi, questi asini vengono utilizzati nella pet therapy (onoterapia) e come animali da compagnia.

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    Popolarità
    Il Mammoth Jackstock è l'asino più diffuso nel Nord America, anche se, come tutti gli asini, ha subito un forte calo di numero dall'introduzione delle macchine agricole. È stato importato anche in Europa, dove però non ha avuto lo stesso scalpore che ha avuto in America. Se ne trovano alcuni allevamenti anche in Italia.

    Nella cultura di massa
    Il Mammoth Jackstock è particolarmente legato alla cultura del Far West; in effetti, quasi ogni asino di quel periodo apparteneva a questa razza, così come quasi ogni mulo dell'epoca era figlio di un asino Jackstock. Di conseguenza, quasi ogni asino che compare in fumetti e film western è di razza Mammoth Jackstock, così come quasi ogni mulo è il figlio di un asino di questa razza.

    Ciuchino, l'asino parlante e amico e aiutante di Shrek nell'omonimo film, è di razza Mammoth Jackstock.

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    wikipedia
     
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    Che cos’è il kunga?



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    Il kunga è il primo ibrido animale creato dall'uomo, 4.500 anni fa: un incrocio tra un maschio di asino selvatico siriano e una femmina di asino domestico. In un antico complesso funerario in Siria, Tell Umm el-Marra, nel 2006 vennero ritrovati gli scheletri di 25 animali simili a cavalli, ma dalle proporzioni fisiche diverse: i ricercatori li identificarono come kunga, un raro tipo di asino molto apprezzato dalle élite dell'epoca. Uno studio pubblicato su Science Advances ha effettuato un'analisi genetica dei resti degli animali, ottenendo dei risultati inaspettati: i kunga sarebbero il primo esempio di animali ibridi, frutto dell'unione (pilotata dall'uomo) tra una femmina di asino domestico (Equus Africanus asinus) e un maschio di asino selvatico siriano, o emippo (Equus hemionus hemippus).


    STATUS SYMBOL. I kunga, come i muli al giorno d'oggi (frutto dell'incrocio tra una cavalla e un asino), erano quasi sempre sterili. Ogni esemplare era dunque unico, e per questo possederlo era considerato un simbolo di ricchezza: secondo quanto inciso su antiche tavolette d'argilla, i kunga costavano sei volte il prezzo di un asino domestico e venivano utilizzati per trainare i veicoli dei sovrani e i carri da guerra, oltre a fungere da dote nei matrimoni. «Si trattava di animali molto speciali», spiega Eva-Maria Geigl, autrice dello studio, che definisce i kunga "il primo esempio di bioingegneria".


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    Secondo Geigl, gli antichi siriani iniziarono a incrociare le due specie di asini dopo averli visti per caso riprodursi in natura e dare vita a una prole con qualità interessanti: i kunga erano infatti veloci come gli emippi e docili come gli asini domestici - una combinazione perfetta anche sui campi di battaglia.

    RIMPIAZZATI DAI CAVALLI. Con l'introduzione in Mesopotamia dei cavalli (circa 4.000 anni fa), che riunivano le caratteristiche dei kunga ma in più potevano riprodursi, l'interesse verso quegli animali diminuì fino a svanire. Oggi non potrebbero esistere: abbiamo asini domestici in abbondanza, ma l'ultimo esemplare di asino selvatico siriano morì negli anni Venti del secolo scorso, segnando con la sua anche la fine dei kunga.


    focus.it
     
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    Cartoline vintage divertenti con persone che cadono dagli asini



    Queste cartoline risalgono al 1900 circa.



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