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IL GINKGO BILOBA, IL FOSSILE VIVENTE
Ginkgo biloba L. è un fossile vivente ed unica specie ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae ma anche dell'intero ordine Ginkgoales (Engler 1898) e della divisione delle Ginkgophyta.
Appartiene alle Gimnosperme: i semi non sono protetti dall'ovario. Le strutture a forma di albicocca che sono prodotte dagli esemplari femminili non sono frutti. Sono semi ricoperti da un involucro carnoso. È un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa nel permiano.
La pianta, originaria della Cina, viene chiamata volgarmente ginko o ginco o albero di capelvenere. Il nome Ginkgo, deriva probabilmente da un'erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese ginkyo (?????) derivante a sua volta da quello cinese ?? "yin-kuo" (? yin «argento» e ? xìng «albicocca»; ?? yinxìng «albicocca d'argento»).
Questo nome è stato attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771 all'atto della sua prima pubblicazione botanica ove mantenne quell'erronea trascrizione del nome originale. Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.
Morfologia
Portamento
È una pianta arborea che raggiunge un'altezza di 3040 m, chioma larga fino a 9 m, piramidale nelle giovani piante e ovale negli esemplari più vecchi. Il tronco presenta rami sparsi da giovane, più fitti in età adulta, branche principali asimmetriche inclinate di 45°, legno di colore giallo. I rami principali (macroblasti) portano numerosi rametti più corti (brachiblasti), sui quali si inseriscono le foglie e le strutture fertili.
Corteccia
È liscia e di color argento nelle piante giovani, diventa di colore grigio-brunastro fino a marrone scuro e di tessitura fessurata negli esemplari maturi.
Foglie
Ha foglie decidue, di 58 cm, lungamente picciolate a lamina di colore verde chiaro, che in autunno assumono una colorazione giallo vivo molto decorativa, dalla forma tipica a ventaglio (foglia labelliforme) leggermente bilobata e percorsa da un numero elevato di nervature dicotome.
Foglie di ginkgo
La morfologia fogliare varia a seconda della posizione e dell'età: le plantule hanno foglie profondamente incise, le foglie portate dai brachiblasti hanno margine interno e talvolta ondulato, le foglie portate dai macroblasti sono spesso bilobate.
Fiori
La Ginkgo è una gimnosperma e per questo non presenta dei fiori come abitualmente li intendiamo. Le Gimnosperme non hanno fiori ma portano delle strutture definite coni o strobili o, come in questo caso squame modificate (i coni da un punto di vista funzionale si possono considerare simili a dei fiori per omologia).
È una pianta dioica cioè che porta strutture fertili maschili e femminili separate su piante diverse.Negli strobili maschili i microsporangi sono portati a coppie su microsporofilli, disposti a spirale su un asse allungato. L'impollinazione è anemofila.
Negli strobili femminili gli ovuli, inizialmente due, si riducono ad uno solo nel corso dello sviluppo e sono portati su peduncoli isolati. Le piante femminili dunque, a differenza della maggior parte delle Gimnosperme (in particolare delle Pinophyta), non producono coni propriamente detti ma strutture analoghe a questi.
La fioritura è primaverile. Tra impollinazione e fecondazione intercorrono alcuni mesi. La fecondazione avviene a terra all'inizio dell'autunno, quando gli ovuli sono già caduti dalla pianta madre e hanno quasi raggiunto le dimensioni definitive. I gameti sono ciliati e mobili, come avviene in molti gruppi meno evoluti (Cycadophyta, muschi, felci ed alghe).
Insieme di coni maschili
I semi (di cui è commestibile l'embrione dopo la torrefazione) sono lunghi 1,52 cm e sono rivestiti da un involucro carnoso, pruinoso di colore giallo, con odore sgradevole a maturità (per la liberazione di acidi carbossilici, in particolare acido butirrico), che viene definito sarcotesta. All'interno di questo vi è una parte legnosa (sclerotesta) che contiene l'embrione. La germinazione del seme è epigea.
Distribuzione
La pianta è originaria della Cina, nella quale sono stati rinvenuti fossili che risalgono all'era mesozoica. La pianta è stata ritenuta estinta per secoli ma, recentemente, ne sono state scoperte almeno due stazioni relitte nella provincia dello Zhejiang nella Cina orientale. Non tutti i botanici concordano però sul fatto che queste stazioni siano davvero spontanee, perché la Ginkgo è stata estesamente coltivata per millenni dai monaci cinesi.
Roma, Ginkgo autunnale al Parco della Resistenza
Metodi di coltivazione
È una specie eliofila che preferisce una posizione soleggiata e un clima fresco. Non è particolarmente esigente quanto a tipo di terreno ma vegeta meglio in terreni acidi e non asfittici. È una pianta che sopporta le basse temperature: è stato dimostrato che non subisce danni anche a -35 °C. La moltiplicazione avviene generalmente per margotta.
È preferibile coltivare gli individui maschili per evitare lo sgradevole odore dei semi; tuttavia il sesso della specie è difficilmente riconoscibile in quanto non presenta caratteri sessuali secondari affidabili. Le piante mal sopportano la potatura: i rami accorciati seccano.
Propagazione
La pianta si riproduce per seme o per talee semilegnose prelevate durante l'estate.
Usi
Molto utilizzata come pianta ornamentale in parchi, viali e giardini grazie alla notevole resistenza agli agenti inquinanti (non solo delle metropoli più inquinate ma anche in cittadine più piccole, in viali o nei giardini in gruppi isolati) viene inoltre usata anche per creare cortine frangivento.
Firenze. Ginkgo autunnale nel parco Le Cascine
Diffuso il suo utilizzo per farne bonsai.
Viene coltivata industrialmente in Europa, Giappone, Corea e Stati Uniti per l'utilizzo medicinale delle sue foglie.
Il legno giallastro viene usato per la costruzione di mobili, lavori di tornio e intaglio; è però di bassa qualità data la sua fragilità.
La parte interna legnosa dei semi viene utilizzata come cibo prelibato in Asia e fa parte della tradizione culinaria cinese. Viene commercializzato sotto il nome di "White Nuts". In Giappone i semi di Ginkgo vengono aggiunti a molti piatti (ad esempio il chawanmushi) e utilizzati come contorno.
Proprietà medicinali
Somministrare con cautela in pazienti che assumono anticoagulanti, acido acetilsalicilico, ticlopidina, diuretici tiazidici, pentossifillina, trombolitici, caffeina, ergotammina; non associare a prodotti a base di aglio o derivati dal salice per aumento dei rischi di gastrolesività.
Un ramo di Ginkgo biloba
Le foglie di Ginkgo biloba contengono terpeni, polifenoli, flavonoidi (ginketolo, isiginketolo, bilabetolo, ginkolide).
La ipotesi che i suddetti principi attivi abbiano un'azione sulle funzioni cerebrovascolari e sui disturbi della memoria, tali da suggerirne l'uso nella malattia di Alzheimer non è suffragata da convincenti evidenze scientifiche.
Il ginkolide B è ritenuto un antagonista del PAF (platelet activating factor), mediatore intracellulare implicato nei processi di aggregazione piastrinica, formazione del trombo, reazioni infiammatorie (iperattività bronchiale).
Con le sue foglie è possibile cercare di migliorare la circolazione di sangue, sia a livello periferico sia cerebrale, apportando quindi un certo beneficio alla fragilità capillare e contrastando le varici.
Le foglie attuano un'azione di regolazione sulla circolazione e di opposizione ai radicali liberi rallentando i fenomeni di ossidazione, e proprio grazie a questa azione si contrastano gli effetti dello stress fisico e mentale.
In cosmetica viene utilizzato, applicato a livello topico, per ripristinare il giusto equilibrio lipidico nelle pelli secche e screpolate.
Curiosità
Hiroshima
Sei esemplari di Ginkgo, ancora esistenti, sono sopravvissuti alle radiazioni prodotte dalla bomba atomica caduta sulla città di Hiroshima.
Il Ginkgo biloba è il simbolo della città di Tokyo, capitale del Giappone.
Il ginkgo biloba di hiroshima
Goethe
Anche il Poeta J. W. von Goethe (1749-1832),in uno dei suoi viaggi, rimase così affascinato da un esemplare di Ginkgo biloba da dedicarci una poesia:
"La foglia di quest’albero, dall’oriente affidato al mio giardino, segreto senso fa assaporare così come al sapiente piace fare.
"È una sola cosa viva, che in sé stessa si è divisa? O son due, che scelto hanno, si conoscan come una?"
In risposta a tal domanda, trovai forse il giusto senso. Non avverti nei miei canti ch’io son uno e doppio insieme?"
Gli alberi di conoscenze
Nel 1992 Pierre Lévy e Michel Authier inventano gli "alberi delle conoscenze", strumento filosofico e tecnico per la condivisione dei saperi; il software per trattarli viene denominato Gingo, prendendo spunto dal Ginkgo biloba.
Cenni storici
Nell'antichità, il Ginkgo venne considerato nel primo importante erbario cinese una sostanza benefica per il cuore e i polmoni;[1] i medici lo utilizzavano per curare l'asma, i geloni e le tumefazioni causate dal freddo; i monaci buddisti lo piantavano accanto al tè, gli antichi cinesi e giapponesi consumavano i semi tostati come rimedio digestivo; i guaritori indiani ayurvedici lo associavano alla longevità usandolo come ingrediente del "soma", l'elisir di lunga vita. L'albero è stato introdotto in Europa nel 1730.
Ginkgo secolari in Italia
Sono diversi i Ginkgo biloba secolari in Italia. Il primo importato in Italia, nel 1750, si trova nell'Orto Botanico di Padova (Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO). È un esemplare maschile maestoso su cui, verso la metà dell'Ottocento, fu innestato a scopo didattico un ramo femminile. Degni di attenzione, per età o per dimensioni, quello piantato nel 1791 nell'Orto Botanico di Parma, i due esemplari piantati nell’Orto botanico di Brera a Milano nel 1775, quello di Villa Paolucci-Merlini a Forlimpopoli e quello di Villa Della Casa a Baveno.
Ginkgo biloba di Villa Paolucci-Merlini, Forlimpopoli
Non meno importante è quello piantato dal lord Scozzese Francis Neville Reid a Villa Rufolo (Ravello) nella seconda metà dell'Ottocento. Presenti alcuni grandi esemplari anche a Villa Sciarra (Roma), piantati dai Wurts ultimi proprietari del parco e nel parco di Villa Cavallini a Solcio di Lesa in Provincia di Novara.Il Ginkgo biloba presente nell'Orto botanico comunale di Lucca ha un diametro di 2,28 metri e un'altezza di 23m è posto sotto la tutela del Corpo Forestale dello Stato che lo ha classificato come albero monumentale.
wikipedia.org
foto sul web
Edited by belias94 - 15/5/2016, 22:32. -
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Il ginkgo biloba, albero della pace
Per secoli le genti del Giappone e del mondo sono stati affascinati dalla bellezza e unicità dell’albero del ginkgo e delle sue foglie dalla strana forma. Proprio quest’ultime compaiono infatti su ceramiche, tessuti, stemmi familiari, letteratura e poesia della tradizione giapponese,
divenendo un simbolo popolare nazionale.
Il nome completo dell’albero, Ginkgo Biloba, deriva appunto dalla speciale forma delle sue foglie che presentano due lobi. L’origine di “Ginkgo” deriva probabilmente da un'erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese ginkyoderivante a sua volta da quello cinese "yin-kuo" (da yin «argento» e xìng «albicocca»; yinxìng «albicocca d'argento», con riferimento ai frutti dell’albero che assomigliano molto a delle albicocche).
Il ginko, conosciuto in Giapponese con Ichou o Icho, è un “fossile vivente” i cui primi fossili ritrovati risalgono a ben 270 milioni di anni fa! Si pensa che la longevità di quest’albero, che può vivere fino a 1500 anni, sia una caratteristica che ha aiutato la specie a sopravvivere per così tanto tempo.
Il ginkgo è così resistente da poter convivere con lo stress e il traffico delle grandi metropoli giapponesi, per questo viene piantato come ornamento nelle città e nei sobborghi, donando paesaggi a dir poco suggestivi specialmente quando le sue foglie ingialliscono e cadono.
Sparito dall’Europa e Americhe rispettivamente 2.5 e 7 milioni di anni fa, il ginkgo continuò a vivere in Cina, dove veniva coltivato nei giardini dei templi dai monaci nel 1100 A.C.
Intorno al 1192 A.D. l’albero venne importato in Giappone dai monaci Buddisti e fu piantato nelle vicinanze dei templi, in quanto (allora e tutt’oggi) gli alberi dalla grande longevità venivano venerati.
Un testamento alla resistenza del ginkgo è dato dai sei alberi che rimasero in piedi e vivono tutt’ora a Hiroshima, in seguito alla bomba nucleare sganciata ed esplosa il 6 agosto 1945 e che rase al suolo tutta la città. Per questo oggi il ginkgo è considerato un “portatore di speranza” e simbolo di pace dal popolo giapponese, anch’esso famoso per la sua grande resistenza e determinazione anche davanti alle asperità della vita.
Le noci di ginkgo, chiamate ginnan in Giapponese, erano tradizionalmente usate nella medicina giapponese per aiutare la digestione. Vengono menzionate in libri di medicina che risalgono al 1492 e poco più tardi si parlava del loro impiego nelle cerimonie del tè come dolcetti.
Nel periodo di Edo (1600-1867) il popolo iniziò a usarli come vegetali e come ingredienti per la preparazione di salse. Nel XVIII secolo le noci divennero uno snack da abbinare al sake. Oggi sono usate, grigliate o bollite, nel chawan-mushi, un piatto a base di uova.
Prese come supplemento alimentare, il ginkgo biloba favorisce il flusso del sangue al cervello e ha la reputazione di aumentare le facoltà mentali quali la memoria.
japancoolture.com/
foto sul web
Edited by belias94 - 15/5/2016, 22:35. -
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Alberi monumentali, il Ginkgo biloba di Baveno (VB)
Sul lago Maggiore a Beveno, esiste un bellissimo esemplare di Ginkgo biloba che ha più di 140 anni di età. Il territorio è molto adattabile per questo tipo di piante, che anno bisogno di un clima mite e umido, e questo gli viene offerto dal lago.
La pianta, di notevoli dimensioni: tronco 5,30 m. di circonferrenza a (1,5 m. dal suolo)
diametro 25 m. (l’altezza non ho avuto modo di rilevarla ma immagnio si aggiri tranquillamente sui 25 m.) è stata inserita nel parco nel 1870 anno di costruzione di villa Della Casa.
Villa Della Casa, ora Villa Bionda, è una residenza privata situata a Baveno (VB) sul lago Maggiore. Venne costruitra nel 1875 dall'architetto svizzero Augusto Guidini per l'imprenditore Nicola Della Casa, attivo nel campo dell'estrazione e lavorazione del granito.
Il giardino, prevalentemente pianeggiante, è caratterizzato da macchie di alberi secolari tra i quali si distingue un imponente esemplare di Ginkgo biloba piantato nel 1875 e oggi tra i più grandi d'Europa. La villa è stata oggetto di un censimento per conto della Regione Piemonte e del Museo del Paesaggio sulle ville e i giardini di interesse storico e culturale.
foto sul web
Edited by belias94 - 15/5/2016, 22:35. -
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Gli alberi di gingko biloba custodiscono il segreto della fontana della giovinezza
Mentre gli umani invecchiano, i nostri corpi iniziano a rallentare e diventano scricchiolanti. Ma lo stesso non accade con l'albero di ginkgo biloba.
Non è certo un paragone equo, poiché questi fossili viventi con le iconiche foglie a forma di ventaglio possono vivere per più di 1.000 anni. Alcune delle più antiche foglie fossili di ginkgo risalgono a 200 milioni di anni fa.
I ricercatori volevano sapere cosa conferisce a questi alberi la loro longevità. Hanno confrontato dozzine di alberi di ginkgo di età compresa tra 15 e 667 anni per vedere cosa li aiutasse a vivere così a lungo. I loro risultati sono stati pubblicati negli Atti delle Accademie nazionali della scienza .
"Negli umani, con l'avanzare dell'età, il nostro sistema immunitario inizia a non essere così buono", ha detto al New York Times il coautore dello studio Richard Dixon, un biologo dell'Università del Nord del Texas . Ma in un certo senso "il sistema immunitario di questi alberi, anche se hanno 1.000 anni, sembra quello di un ventenne".
Il ginkgo biloba ha foglie distintive a forma di ventaglio che spiegano anche il suo altro nome: albero di capelvenere.
I ricercatori hanno prelevato nuclei sottili dagli alberi (che non li hanno danneggiati) per esaminare i loro anelli di crescita. Hanno studiato in particolare il cambium vascolare, un sottile strato di cellule sotto la corteccia che cresce ogni anno.
Hanno scoperto che la senescenza - invecchiamento e deterioramento biologici - era prevedibile nell'espressione dei geni nelle foglie del ginkgo. Le foglie crescono, cadono, poi nuove crescono di nuovo. Ma non vi era alcuna differenza nel cambio tra alberi molto giovani e molto vecchi.
Ciò suggerisce che, sebbene le foglie possano morire, è improbabile che gli alberi stessi muoiano mai di vecchiaia, secondo i risultati.
La maggior parte degli alberi invece sembra morire a causa di fattori di stress come parassiti o siccità, hanno detto i ricercatori.
Non aver bisogno di preoccuparsi di invecchiare è "qualcosa che per gli umani è difficile da capire", ha detto a Science il fisiologo vegetale Sergi Munné-Bosch dell'Università di Barcellona . "L'invecchiamento non è un problema per questa specie", afferma. "Il problema più importante che devono affrontare è lo stress".
I ricercatori ritengono che studi su alberi simili di lunga durata come sequoie e tassi inglesi avrebbero prodotto risultati simili.
Howard Thomas, biologo vegetale della Aberystwyth University, dice a Science: "La condizione predefinita nelle piante è l'immortalità"..