MONETE E BANCONOTE RARE: ECCO LE LIRE E GLI EURO CHE VALGONO UN TESORO

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    MONETE E BANCONOTE RARE: ECCO LE LIRE E GLI EURO CHE VALGONO UN TESORO



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    Le monete rare italiane dei nostri tempi non sono tantissime. La cara vecchia Lira ha tuttavia lasciato alcune rarità agli appassionati di numismatica che possono arrivare a pagare svariate migliaia d’euro per un esemplare come si dice in gergo, “in Fdc”, ovvero “Fior di conio” vale a dire moneta che non presenta segni. Già, perché graffi, solchi e usura compromettono significativamente il valore di un esemplare per gli appassionati del genere. È questo il caso delle 100 lire coniate dell’anno 1955 e delle 50 lire dell’anno 1958.

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    Le prime non sono particolarmente rare (ne furono tirate circa 8,6 milioni). Tuttavia gli esemplari appunto “in fior di conio” possono veder schizzare il prezzo fino a 1.200 euro. Non male per un cento lire di poco meno di sessant’anni fa. Stesso discorso per le monete da 50 lire che riportano la data del 1958. Ne furono stampati e diffusi 825.000 esemplari e tuttavia di questi non se ne trovano molti in giro. Dunque una 50 lire del 58 può variare tantissimo il suo valore e passare dai 20 euro per un esemplare usurato ai 2.000 euro per quelle in perfetto stato di conservazione


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    E ancora: ci sono le 10 lire dell’anno 1954. Coniate in oltre 95 milioni di esemplari, valgono 70 euro ognuna al massimo, sempre stante una perfetta conservazione. Poi ci sono le 5 lire del 1956: queste sono sicuramente più rare. Ne furono messi in circolazione dalla Zecca solamente 400mila esemplari e possono valere un minimo di 50 e un massimo di 1.500 euro. Di recente la Bolaffi ha reso noto un dettagliato elenco di monete antiche e rare: vale la pena dargli una occhiata. Anche nell’ambito dell’euro ci sono delle monete rare che valgono letteralmente una fortuna come un particolare tipo di centesimo con la stampa della mole Antonelliana che può valere fino a 2.500 euro.



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    Anche la cartamoneta può rappresentare un interessante investimento. Basta solo sapere cosa acquistare e perché. Alcuni siti internet di collezionisti riportano validi esempi che vale la pena di annotare: magari nel borsellino della nonna o in un vecchio cassetto c’è un piccolo tesoro.



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    La banconota da 50 euro rara che vale 7 volte tanto
    Esistono alcuni rari esemplari di banconote da 50 euro che nonostante i rigorosi controlli della Zecca Poligrafico dello Stato anziché avere il filo di sicurezza (quello visibile controluce) con la scritta “50 euro” ne ha una usata dalle banconota da 100 euro. Questa particolarità conferisce alla banconota un valore piuttosto alto: parte dai 350 euro in su. Il motivo è semplice: ce ne sono pochissimi esemplari in circolazione perché molti furono a suo tempo ritirati dalla Banca d’Italia.



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    Banconote euro con tagli ed errori di stampa o numeri di serie rari
    Esistono banconote rare italiane sia euro che lire che presentano difformità molto particolari che le rendono uniche e ambitissime. Una banconota da 100 euro con un errore di taglio può valere oltre tre volte tanto (300-350 euro); poi ci sono le banconote da 5 euro con numeri di serie particolari che possono valere fino a 90-100 euro. In questo caso bisogna osservare la prima sigla di 6 cifre e lettere che identifica lo stampatore e la posizione della banconota sul foglio di stampa e poi la lettera che identifica lo stato che l’ha emessa. Per l’Italia è la S. Le banconote considerare rare per il numero di serie devono essere in FDS, ovvero “Fior di stampa”, in perfette condizioni.



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    Banconote lira con tagli ed errori di stampa o numeri di serie rari
    È sicuramente più facile trovare delle banconote rare del vecchio conio. Le 500 lire ad esempio: ce ne sono molte con errori di stampa che devono essere via via valutati dai collezionisti. Ci sono ad esempio le 500 lire con una doppia stampa fronte/retro, ma anche le vecchie 1000 lire (sia quelle con la stampa di Giuseppe Verdi che quelle con Marco Polo) con irregolarità di stampa o nel taglio. Le 500 lire possono arrivare a valere 120-150 euro, le mille lire fino a 300 euro. Ci sono anche le vecchie 2.000 lire (quelle con Galileo Galiei) o le 10mila lire (quelle con Alessandro Volta) che presentano molti esemplari divenuti rari a causa di errori di stampa, di inchiostro o di taglio. I collezionisti possono arrivare a pagare anche 150 euro per esemplari rari.



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    fanpage.it

    Edited by belias94 - 29/4/2016, 17:35
     
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    Grazie Francesco.... utilissimo il tuo post! Dovrò mettermi a rovistare nelle vecchie monete che tengo in una scatola.... Magari sono "ricca "e non lo so... Dubito però... :lol: :lol:
     
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  3. Fr@ncesco
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    io invece non ho conservato neanche una moneta delle vecchie lire... che stupido :(
     
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    io ho un barattolo gigante con tante monete da 10 20 e 5 lire, devo controllare le date chissà.. ^_^ ^_^
     
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    IN CIRCOLAZIONE CI SONO CIRCA 7MILA MONETE DA 1 CENTESIMO “SBAGLIATE” E DEL VALORE DI 2500€ L’UNA





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    Una monetina da 1 centesimo con le dimensioni di una monetina da 2 centesimi e con la Mole al posto di Castel del Monte: un piccolo errore, dal grande valore!



    Siete anche voi tra quelli che eliminerebbero del tutto i cosiddetti “bronzini”, le monetine da 1 e 2 centesimi, perché le ritenete inutili e senza valore? Dopo aver letto questo articolo potreste cambiare idea. Ci sono infatti in circolazione ben 7mila monete coniate con un errore, un dettaglio minimo, ma che fa schizzare il valore delle monete in questione a 2500 euro l’una. Le monetine in questione, da un centesimo, hanno sul retro la Mole Antonelliana di Torino anziché il pugliese Castel del Monte; inoltre questi centesimi hanno anche la dimensione ed il formato delle monete da 2 centesimi, è quindi facile riconoscerle. Basta un po’ di attenzione quando vi danno il resto…

    In tutta Europa è iniziata la caccia alla monetina, per collezionisti e non, che cercano in tutti i modi il centesimo sbagliato. Le monete in questione sono state coniate nell’anno 2002 e ovviamente sono state subito ritirate dal commercio, anche se qualche esemplare sembra essere ancora in circolazione.

    buzzland.it/





    BANCONOTE DI LIRE E EURO CHE VALGONO UNA FORTUNA: ECCO QUALI SONO -LA LISTA






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    ROMA - Nei giorni scorsi aveva fatto notizia il valore odierno delle vecchie lire in monete, ma non sono soltanto gli 'spiccioli' ad acquisire valore col passare del tempo. Esistono anche banconote, sia di euro che di lire, grazie a imperfezioni o caratteristiche anomale, acquistano un valore per la loro rarità.

    Ecco quali sono:
    - 50 EURO, con il filo di sicurezza visibile controluce con la scritta '100 euro', al posta della consueta 50. Il suo valore parte dai 350 euro.

    - 100 EURO, con errore di taglio: possono arrivare ad un valore che si aggira tra i 300 e i 350 euro.

    -5 EURO, con numeri di serie particolari, possono valere fino a 100 euro. Bisogna controllare le prime sei cifre e la lettera che indica lo Stato di emissione, Per l'Italia è la S. Le banconote devono essere in FDS "Fior di Stampa" e ovviamente in ottime condizioni.

    - 500 LIRE, con doppia stampa fronte-retro: possono arrivare a 150 euro di valore.

    - 1.000 LIRE, con errori di stampa o di taglio: alcune valgono anche 300 euro.

    - 2.000 O 10.000 LIRE, con errori di inchiostro o taglio, possono valere fino a 150 euro.






    LE VECCHIE LIRE IN MONETE, UN PICCOLO TESORO: ECCO QUANTO POSSONO ARRIVARE A VALERE






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    Le vecchie lire sono ormai un ricordo e per alcuni delle perfette sconosciute, ma chi le avesse volute conservare per ricordo potrebbe possedere oggi una piccola fortuna. Si tratta di monete rimaste intatte dal passare del tempo e senza graffi.

    Le 100 lire coniate dell'anno 1955 e le 50 lire dell'anno 1958 sono una cara rarità. Le prime non sono particolarmente rare (ne furono tirate circa 8,6 milioni). Tuttavia gli esemplari appunto “in fior di conio” possono veder schizzare il prezzo fino a 1.200 euro.

    Ci sono poi le 10 lire dell'anno 1954, coniate in oltre 95 milioni di esemplari, valgono 70 euro ognuna al massimo. Le 5 lire del 1956 sono, invece, più rare: ne furono messi in circolazione 400mila esemplari e possono valere un minimo di 50 e un massimo di 1.500 euro.

    leggo.it/






    Monete da 1 centesimo sbagliate. Valore oltre 3.000 euro. Le caratteristiche



    In tutta Europa è caccia alle monetine da 1 centesimo. Avete letto bene, nonostante siano in molti a volere l’eliminazione dei cosiddetti “bronzini”, le monetine da 1 e 2 centesimi, ora collezionisti e non, negli ultimi mesi sono alla ricerca della moneta “sbagliata”.

    Parliamo di quelle monete da 1 centesimo coniate con un errore nell’anno 2002: le monetine in questione hanno sul retro la Mole Antonelliana di Torino anziché il pugliese Castel del Monte.

    Inoltre questi centesimi hanno anche la dimensione ed il formato delle monete da 2 centesimi.

    Un dettaglio o errore se preferite che fa schizzare il valore delle monete: attualmente sopra i 3.000 euro. Ma una monetina del genere, battuta all’asta, potrebbe valere ancora di più. Soltanto a maggio 2013, infatti, un collezionista ha sborsato 6600 euro per aggiudicarsela.

    Le monete sono state ovviamente subito ritirate dal commercio, anche se in base alle stime in circolazione ce ne sarebbero ancora oltre 7mila.

    La caccia è aperta!!!


    finanzautile.org/

    Edited by belias94 - 29/4/2016, 17:35
     
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    Le vecchie lire che valgono un piccolo tesoro



    Avete vecchie lire conservate sul fondo di qualche cassetto? A 14 anni dall’entrata in vigore dell’euro, potreste avere un tesoretto cospicuo senza saperlo. Ma la numismatica è una disciplina molto rigida, quindi la maggior parte delle monete, vecchie lire comprese, ha valore solo è fior di conio, quindi se non è mai andata in circolazione. “Deve essere come una macchina mai uscita dal concessionario”, spiega Luca Alagna, numismatico professionista e segretario dei Numismatici Italiani Professionisti. Le monete passate di mano in mano sono scheggiate, graffiate, consumate e quindi invendibili. I fior di conio esistono solo negli albi dei numismatici. Ma ci sono delle eccezioni, che possono avere grande valore anche se conservate da cittadini comuni, perché hanno avuto una tiratura bassa e sono quindi molto rare. Ecco le eccezioni che potrebbero valervi una piccola fortuna. Nel caso ne troviate una o più di una, dovete rivolgervi a un numismatico professionista, che può farti una certificazione del valore, e anche un’offerta!



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    La 10 lire del 1947
    E’ considerata il santo Graal delle vecchie lire italiane, il suo valore può arrivare fino a 4000, 5000 euro.




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    Tutte le monete emesse tra il 1946 e il 1947
    Sono state le prime della Repubblica, sono piuttosto rare. Se le trovate, possono andare da un minimo di 80 euro al massimo rappresentato proprio dalla 10 lire del 1947.




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    La 5 lire del 1956
    Ha sul mercato un valore che può andare dai 50/60 euro fino a 2000 euro, a seconda dello stato di conservazione.




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    La 2 lire del 1958
    Può andare da un minimo di 80/100 euro a un massimo di 500 euro



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    La 50 lire del 1958
    Può essere valutata da 20 fino a un massimo di 2000 euro: dipende sempre da quanto è graffiata e logorata.




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    Le altre monete
    Per tutte le altre monete della vecchia lira vale il discorso del fior di conio. Quindi possono avere valore soltanto se sono state conservate con tecniche numismatiche e non sono mai state usate. L'utilizzo non può che averle deteriorate irrimediabilmente. Quindi qualunque altra moneta che non sia tra quelle precedenti e che ritroviate sul fondo del cassetto può avere valore soltanto affettivo.





    yahoo.com

    Edited by belias94 - 29/4/2016, 17:36
     
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    Cambio Lira-Euro, probabile la moratoria



    La notizia piacerà sicuramente ai tanti italiani che ancora si ritrovano in casa - vuoi per nostalgia, vuoi per dimenticanza - le vecchie lire. Pare infatti che sarà nuovamente possibile convertirle in euro.

    A deciderlo, un'ordinanza emessa dal giudice del tribunale di Milano che si oppone alla decisione presa dal Governo Monti nel 2011. All'epoca, infatti, venne varato il decreto legge (121/2011), con l'articolo 26 che in deroga alla vecchia legge del 2002, stabiliva che “le lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell’Erario con decorrenza immediata” e che “il relativo controvalore è versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere assegnato al fondo per l’ammortamento dei titoli di stato”. Il decreto annullava così la vecchia legge n.289 del 2002 che aveva invece stabilito il limite massimo di tempo per cambiare le monete entro il 28 febbraio 2012, escamotage che lasciava nelle casse dello Stato circa 1,5 miliardi di euro.
    La notizia non piacque ai contribuenti, che andarono su tutte le furie: la Federcontribuenti denunciò la manovra di Monti, avviata "tra il silenzio e l'indifferenza generale" che andava così a sottrarre miliardi di euro ai cittadini non informati e chiese, insieme con Adusbef e Federconsumatori, al Governo e a Bankitalia di concedere una moratoria. Per garantire alle migliaia di italiani di rientrare in possesso dei propri risparmi e tutelare quei cittadini che per vari motivi non avevano potuto effettuare la conversione per tempo. Tra questi, molti che si erano ritrovati inaspettatamente con gruzzoletti lasciati in eredità dai genitori o dimenticati in soffitta o ancora anziani poco informati sulle tempistiche.

    E oggi, con la decisione della Consulta, pare che la legge venga in favore dei cittadini. Il giudice Guido Vannicelli ha infatti ritenuto legittima la tesi secondo la quale il Governo Monti, cambiando le carte in tavola e anticipando di due mesi la possibilità di convertire le lire, avrebbe “violato il principio di affidamento e di certezza del diritto” e di fatto “espropriato” i cittadini possessori delle lire per l’equivalente di un miliardo e mezzo di euro a favore del bilancio dello Stato. La manovra del Governo, secondo il giudice, è anticostituzionale e viola gli articoli 3 e 97 della Costituzione, cioè il principio di affidamento e di certezza del diritto, rivelandosi una vera e propria “espropriazione” di un bene.
    La questione ora passa nelle mani della Corte Costituzionale che nei prossimi mesi si dovrà pronunciare in proposito. Se anch’essa dovesse esprimersi in favore dei cittadini, lo Stato si ritroverebbe con un ulteriore buco di bilancio.
    Gioiscono invece gli italiani, pronti - salvadanaio alla mano - a recarsi alle Banche per effettuare il cambio. Sicuramente gioirà, qualora la decisione passasse, la 98enne di Foggia che qualche tempo fa, sistemando la credenza, nei barattoli dei pomodori ci trovò ben 38 milioni di lire. Fate voi la conversione.





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    Il primo gennaio del 2002 l'euro è ufficialmente entrato nelle nostre vite. Il 28 febbraio dello stesso anno si è conclusa la fase della doppia circolazione della moneta unica e della cara vecchia lira, che ha cessato di avere corso legale dal primo marzo 2002.





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    La moneta da 5 lire è uno dei tagli più piccoli circolati in Italia. Ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 1807, due anni dopo l'incoronazione di Napoleone a re d'Italia. Con l'Unità, quando venne fatta anche l'unificazione monetaria del Paese, furono prodotti nuovi esemplari. I primi furono coniati a nome del re dell'epoca, Vittorio Emanuele II.
    Con la caduta della monarchia e la nascita della repubblica, l'argento con cui venivano coniate le monete fu sostituito dall'italma, una lega di alluminio e magnesio. Nel periodo repubblicano, circolò prima la moneta da 5 lire "Uva", coniata nel 1946: rappresentava da un lato il profilo di una donna circondato dalla scritta "Repubblica italiana" e dall'altro un grappolo d'uva con le foglie.
    Dal 1951 circolarono invece degli esemplari di 5 lire raffiguranti sul diritto un timone e sul rovescio un delfino, come quella della foto.






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    Le prime emissioni della moneta da 10 lire risalgono al periodo unitario e raffiguravano, come nel caso delle prime 5 lire, sul fronte la testa di re Vittorio Emanuele II e sul retro lo stemma dei Savoia. Furono coniate solo a Torino dal 1861 al 1865.
    Subito dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946, venne emessa una versione delle 10 lire in italma chiamata "Olivo": su un lato era rappresentato un cavallo alato rampante e sull'altro un ramo di ulivo con foglie e olive in mezzo all'indicazione del valore: vi era impressa la scritta "L. 10". Restarono in circolazione fino al 1950.
    Poi fu la volta di quelle più famose, le cosiddette "Spighe". Coniate nel 1951 con l'italma, presentavano due immagini simboliche della civiltà contadina: sul dritto un aratro e sul retro due spighe di grano, sopra le quali svettava il valore della moneta scritto in cifre ("10"). Il conio risale al 1951: sono state in circolazione fino al 1999, anno dell'ultima stampa. Negli ultimi anni di vita della moneta, le emissioni erano sostanzialmente dedicate agli appassionati di numismatica perché il taglio non era più accettato nella maggior parte degli esercizi commerciali italiani.






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    Anche nel caso delle 20 lire, le prime monete sono state introdotte in epoca napoleonica. Nel periodo unitario, i primi esemplari furono prodotti quando regnava Vittorio Emanuele II.
    Raffiguravano da una parte la testa nuda del sovrano rivolta a sinistra e dall'altra lo stemma sabaudo coronato e con intorno rami di lauro e di quercia. La Zecca le coniò nel 1861. Tra le diverse monete da 20 lire coniate a nome del re Vittorio Emanuele III, invece, ve n'è una, emessa nel 1928 e denominata "Cappellone d'oro", particolarmente curiosa. Sul diritto compariva il semibusto del monarca in uniforme e sul rovescio, oltre al consueto fascio littorio fascista, il motto: "Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora".
    In epoca repubblicana, nel 1957, fu introdotta una moneta da 20 lire denominata "Quercia". Il materiale di cui era fatta era il bronzital (una lega di rame, stagno e nichelio) e aveva un colore simil-oro che la rendeva straordinariamente simile alla 200 lire: non erano pochi infatti i cittadini italiani che confondevano le due monete. Su un lato della moneta era impressa l'immagine di una testa di donna ornata da spighe e circondata dalla scritta "Repubblica italiana"; sull'altro, sempre per restare in tema di natura, un ramo di quercia.







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    Il primo esemplare di questa moneta, coniato a Torino nel 1864, presentava al centro la testa di Vittorio Emanuele II e in basso la data. Nel rovescio, c'era lo stemma sabaudo con il Collare dell'Annunziata (massima onorificenza di Casa Savoia) e intorno rami di lauro e di quercia. Successivamente, fu utilizzata anche nel periodo di Umberto I e Vittorio Emanuele III. Nel 1911 e nel 1936 furono emessi due esemplari in via straordinaria: nel primo caso per il cinquantenario dell'Unità d'Italia, nel secondo per celebrare l'Impero.

    Nel periodo repubblicano, il primo tipo di moneta da 50 lire, coniato nel 1954, era composto con l'acmonital ("acciaio monetario italiano"). Si trattava di una lega, formata prevalentemente da acciaio e nichel, che nei primi esemplari causava l'attrazione delle monete verso le calamite. Sulla parte frontale c'era la rappresentazione del dio Vulcano, nudo e girato di spalle, nell'atto di battere il martello sull'incudine, con a fianco l'anno di conio e il valore. Sulla parte posteriore c'era invece la testa di una donna circondata dalla scritta "Repubblica Italiana". Sotto di essa erano evidenziati in piccolo i nomi degli incisori, Giuseppe Romagnoli e Pietro Giampaoli.

    Nel 1990 fu coniata la "Vulcano II", identica alla precedente ma in scala ridotta: aveva un diametro di 16,55mm anziché di 24,8 mm. A causa della sua dimensione ridotta fu ribattezzata "semino": non fu mai apprezzata perché scomoda e troppo facile da smarrire.






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    La prima 100 lire emessa dopo la nascita della Repubblica fu la "Minerva", che circolò tra il 1955 e il 1989. Sul diritto c'era una testa, raffigurante la personificazione dell'Italia, coronata d'alloro. L'immagine era molto simile a quella presente sulla 50 lire, ma in questo caso era rivolta a destra ed era circondata dalla scritta "Repubblica Italiana". Si trattava di una rappresentazione che traeva spunto dalle monete siracusane del IV secolo a.C.
    In basso comparivano le firme degli autori, Romagnoli e Giampaoli.
    Sul rovescio vi era invece una raffigurazione della dea Minerva e l'indicazione del valore. Era composta da acmonital (lega di acciaio e nichel), aveva un diametro di 27,8 millimetri, pesava 8 grammi e presentava un contorno rigato.

    Nel 1974 fu coniata una moneta da 100 lire con le stesse caratteristiche della "Minerva", ma con il ritratto di Marconi al posto dell'allegoria dell'Italia. Essa era infatti dedicata al centenario della nascita dello scienziato.
    Nel 1990 fu coniata una nuova moneta da 100 lire, la "Minerva II", che denotava le stesse caratteristiche della precedente, ma aveva peso e diametro inferiori per via del suo limitato potere d'acquisto. Tuttavia le dimensioni ridotte la rendevano scomoda e quindi fu coniata per pochi anni. Confrontate le sue dimensioni con quelle della prima versione Minerva.
    Nel 1993 fu emessa una nuova moneta, leggermente più larga e pesante della "Minerva II": la chiamarono "Italia Turrita" (come nel caso delle 50







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    La moneta da 200 lire è quella che gli italiani ricordano più facilmente, sia per la sua enorme diffusione che per i suoi particolari utilizzi. Per esempio, ancora oggi è legata al ricordo dei vecchi calcio balilla, in quanto il suo inserimento era indispensabile per azionare la leva, liberare le palline e iniziare una partita. Fu coniata nel 1977 e iniziò a circolare nel 1978. Il dritto era caratterizzato da una testa di donna rivolta verso destra con intorno la scritta "Repubblica Italiana"; più in basso era invece presente un rombo recante il nome dell'autore "Mario Vallucci". Sul verso della moneta originaria è raffigurato un ingranaggio a denti quadri che racchiude l'indicazione, su due righe, del valore. Si tratta della prima moneta in cui veniva abbandonata la simbologia legata a temi agricoli e veniva scelta un'immagine del mondo industriale.








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    Oltre al primo esemplare originario, nel tempo sono state prodotte altre versioni delle 200 lire, diffuse in occasione di commemorazioni e di particolari eventi. * A sinistra la moneta che fu coniata nel 1993 per festeggiare il 70° anniversario dell'Aeronautica Militare. La raffigurazione presenta un cerchio quadripartito sormontato dall'aquila turrita (simbolo dei piloti militari) che contiene i distintivi delle prime quattro squadriglie costituite durante la Prima Guerra Mondiale. * Al centro invece si può vedere la versione (1997) utilizzata per ricordare il centenario della Lega navale italiana, il cui stemma campeggia al centro dell'immagine con un veliero sovrapposto. * A destra, invece, la versione emessa nel 1996 per commemorare il centenario dell'Accademia della Guardia di Finanza. Nella parte centrale c'è un nastro con la scritta incavata "Repubblica Italiana"; in alto è raffigurata la Reggia di Caserta e in basso la sede dell'Accademia della Fiamme gialle a Bergamo.







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    A sinistra la moneta che fu coniata nel 1993 per festeggiare il 70° anniversario dell'Aeronautica Militare. La raffigurazione presenta un cerchio quadripartito sormontato dall'aquila turrita (simbolo dei piloti militari) che contiene i distintivi delle prime quattro squadriglie costituite durante la Prima Guerra Mondiale.

    Al centro invece si può vedere la versione (1997) utilizzata per ricordare il centenario della Lega navale italiana, il cui stemma campeggia al centro dell'immagine con un veliero sovrapposto.

    A destra, invece, la versione emessa nel 1996 per commemorare il centenario dell'Accademia della Guardia di Finanza. Nella parte centrale c'è un nastro con la scritta incavata "Repubblica Italiana"; in alto è raffigurata la Reggia di Caserta e in basso la sede dell'Accademia della Fiamme gialle a Bergamo.







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    A sinistra la versione ideata nel 1992 in occasione dell'Expo di Genova che si svolse proprio in quell'anno. L'immagine è un cerchio suddiviso in due semicerchi. In quello superiore ci sono tre vele su uno sfondo di righe parallele, mentre nella parte inferiore sono inserite tre onde stilizzate. Sul contorno si legge "Esposizione Mondiale di Filatelia Tematica".

    Al centro la moneta (1990) commemorativa del centenario della 4° sezione del Consiglio di Stato. La raffigurazione è assai semplice, in quanto c'è la vista di un edificio, Palazzo Spada, la cui immagine è incavata rispetto al piano della moneta.

    A destra la moneta dedicata alla Guardia di Finanza: nella parte superiore si trova lo stemma della Gdf con un rotolo cartaceo su cui si legge il motto dannunziano: "Nec recisa recedit"; in basso appaiono invece berretto e spadino del Cadetto.






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    Le monete da 500 lire comparvero per la prima volta nel 1957 con il nome di "Caravelle" e furono coniate in argento. Il dritto presentava un busto femminile in stile rinascimentale, circondato da 19 stemmi che rappresentavano le città capoluogo regionale dell'epoca. In basso compariva la scritta "Giampaoli", dal nome dell'incisore. Sul rovescio erano raffigurate le tre caravelle in navigazione verso destra, con intorno la scritta "Repubblica Italiana"; in basso si trovavano il valore e la scritta "Veroi", nome dell'autore.

    In occasione del Centenario dell'Unità d'Italia, nel 1961, fu coniata una moneta da 500 lire commemorativa. Sul dritto era raffigurata la personificazione dell'Italia seduta sul capitello; nella mano destra impugnava un ramo d'ulivo, mentre nella sinistra stringeva un elmo. Sul rovescio compariva una quadriga veloce. Nel 1965 fu emessa un'altra versione speciale, per ricordare il VII Centenario della nascita di Dante Alighieri. Sul dritto c'era il ritratto del poeta fiorentino, sul rovescio un'allegoria della Divina Commedia.
    Dal 1982 la Zecca iniziò a coniare una nuova moneta bimetallica da 500 lire, con interno in bronzo ed esterno in acciaio: è questa la versione più nota.

    Sul dritto era ritratta la Repubblica, rappresentata da una testa femminile: sulle tempie erano poste delle ali che simboleggiavano intelligenza e libertà.
    Sul rovescio si trovava la piazza del Quirinale, con il palazzo e le statue dei Dioscuri.






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    La banconota a cui gli italiani erano più legati prima dell'euro era la mille lire. Un po' per come si presentava, con le immagini dei faccioni di Verdi, Marco Polo o della Montessori stampati sulla carta. Un po' perché era il biglietto più comune. Una cosa è certa: ci manca ancora più delle altre.

    La prima cartamoneta da 1.000 lire fu emessa dal Regno di Sardegna tra 1745 e 1746. Lo Stato italiano iniziò a produrle nel 1872. Erano stampate su un'unica faccia, presentavano una cornice con in alto gli stemmi delle città di Genova e Torino e in basso il busto di Colombo. Nel 1894 nacque la prima banconota da 1.000 lire della Banca d'Italia, che però aveva lo stesso disegno e testo della serie della Banca Nazionale, che nel frattempo aveva finito di esistere. La prima 1.000 lire emessa dalla Banca d'Italia fu diffusa nel 1897 e fu disegnata da Rinaldo Barbetti, artista senese. Nel 1932 si aggiunse anche la "Regina del Mare", che al verso presentava tre figure allegorico.
    La Repubblica Italiana stampò, a partire dal 1946, otto diverse versioni di questo tipo di banconota. E' da questo periodo in poi che le mille lire divennero le banconote italiane più popolari. Le prime furono "La Grande M", molto simili ai biglietti stampati durante il Regno d'Italia ma con un diverso contrassegno di Stato. Nel 1947 comparve "l'Italia" ornata di perle, di dimensioni più contenute rispetto alle precedenti.






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    Negli anni Ottanta venne stampata una banconota, chiamata "Marco Polo", raffigurante il grande esploratore e uno scorcio del Palazzo Ducale di Venezia.






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    Tra 1990 e 1998 fu emessa un'altra mille lire dedicata a Maria Montessori, il cui ritratto appariva sul dritto. Sul verso era rappresentato un particolare del quadro "Bambini allo studio" di Spadini.






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    Nel periodo repubblicano sono circolate anche monete dal valore di mille lire. La prima tipologia fu coniata nel 1970 per commemorare il centenario di Roma capitale ed era in argento. Sul diritto c'era la testa della dea Concordia, mentre sul rovescio era rappresentato il progetto di Michelangelo per la pavimentazione di piazza del Campidoglio. La seconda tipologia, particolarmente "sfortunata", era una moneta bimetallica con due varianti principali. Nella prima c'era la rappresentazione della mappa politica europea che tuttavia era piena di errori, come la divisione della Germania nonostante il Muro fosse già caduto.






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    La prime versioni delle 2.000 lire furono emesse nel 1973, nel 1976 e nel 1983 ed avevano come tema centrale "l'osservazione del cielo". La diffusione del taglio da duemila lire era stata autorizzata da un apposito decreto ministeriale, pochi mesi prima che l'inflazione riprendesse a galoppare. Sul verso comparivano il Duomo di Milano e la Torre di Pisa, che si stagliavano dietro la figura di Galileo Galilei su cui era incentrata l'impostazione iconografica della banconota.






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    Sul dritto invece si trovava un planetario che si ipotizzava fosse l' osservatorio astronomico di Arcetri, zona collinare del Comune di Firenze. La prestigiosa struttura di Acetri, ancora oggi attiva, è emanazione dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). La duemila lire fu incisa da Trento Cioni, figura storica che lavorò per anni al Poligrafico di Stato producendo oltre sessanta francobolli.

    Tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta incise numerose banconote, compresa la 500.000 lire "Raffaello".
    L'8 luglio del 1991 la Zecca cambiò volto alla banconota e diffuse un nuovo taglio con l'effigie di Guglielmo Marconi, mandando in pensione quella con Galileo Galilei.






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    La prima apparizione del taglio da 5.000 lire si registrò nel 1948. Il testo di legge che regolava gli istituti di emissione dell'aprile 1910 limitava la possibilità di emettere banconote fino alle mille lire. Però, con un decreto ministeriale del 1945, la Banca d'Italia fu autorizzata all'emissione provvisoria di titoli al portatore che permettessero di far fronte alle esigenze. La banca centrale emise quindi dei "titoli provvisori" da 5.000 e 10.000 lire che erano equivalenti ai biglietti a corso legale. Soltanto con una legge del 1948 fu autorizzata l'emissione di banconote di questi tagli.
    Il primo biglietto da 5.000 lire comparve nel 1948 e fu emesso fino al 1963. Sul dritto era proposto il tema delle Repubbliche Marinare, mentre sul verso si trovava l'effigie della personificazione dell'Italia con la testa cinta d'alloro.

    Dal 1964 al 1979, furono prodotte due varianti raffiguranti Cristoforo Colombo. Negli anni che intercorsero tra 1979 e 1983 circolarono versioni basate sull'opera d'arte "Il Ritratto d'uomo" di Antonello da Messina. Tra il 1985 e il 1996 furono emesse banconote da 5.000 lire basate sulla figura di Vincenzo Bellini. Sul dritto c'era un ritratto del compositore e, alle sue spalle, l'immagine del Teatro Massimo Bellini di Catania.

    Nella zona immediatamente sottostante era riportato, in filigrana a linea chiara, il monogramma "BI" compreso tra motivi ornamentali; a destra erano riprodotti, con effetto chiaroscuro, elementi geometrici.







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    Il testo di legge che regolava gli istituti di emissione, datato aprile 1910, limitava al taglio di 1.000 lire la possibilità di emettere banconote. Poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con un decreto ministeriale del 1945, la Banca d'Italia fu autorizzata all'emissione provvisoria di titoli al portatore. La Banca d'Italia emise quindi titoli provvisori da 5.000 e 10.000 lire, equivalenti ai biglietti a corso legale.

    Il taglio da 10.000 lire comparve per la prima volta nel 1948 e fu emesso fino al 1963. Una delle emissioni più celebri fu quella chiamata "Andrea Volta", dedicata all'inventore della pila. La banconota fece il suo esordio nel 1984. Sul dritto si trovavano il "Ritratto di Alessandro Volta", da un'incisione di Giovita Garavaglia.

    La filigrana era costituita da tre parti principali: nella parte sinistra del biglietto compariva la testa di Alessandro Volta; nella zona immediatamente sottostante era inserito il monogramma "BI" compreso tra motivi ornamentali; a destra erano riprodotti elementi geometrici di forma rettangolare.

    Sul verso era rappresentata una veduta del Tempio Voltiano di Como, edificio di stile neoclassico, eretto nel 1927 in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Volta, dove sono conservati cimeli e altre testimonianze sullo scienziato.







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    L'emissione di biglietti da 50.000 lire avvenne tra 1967 e 1974, a seguito della decisione del Primo Ministro Aldo Moro e del ministro del Tesoro Emilio Colombo. Bisogna ricordare che, in quegli anni, il valore di 50.000 lire era pressoché equivalente alla metà dello stipendio medio di un operaio. Una seconda versione fu stampata tra 1977 e 1982, in seguito alla crisi petrolifera e inflazionistica, e uscì di corso il 1° dicembre 1986. Sul retro c'erano alcuni celebri monumenti, come il Pantheon e la Cappella dei Pazzi.

    Una terza serie, la più recente e probabilmente anche la più celebre, con in filigrana la testa di Bernini e il monogramma della Banca d'Italia, circolò a partire dal 1984 e uscì di corso nel 1996. Poiché l'inflazione non diminuiva, ma raggiunse un tasso del 20%, la somma di 50.000 lire del 1983 equivaleva in potere d'acquisto a 7.500 lire del 1967. Il governo di Bettino Craxi e del ministro del Tesoro Giovanni Goria decisero quindi di rinnovare tutte le banconote presenti nel Paese.

    Nel 1992, poco prima dell'arrivo alla Banca d'Italia di Antonio Fazio, che sostituì Carlo Azeglio Ciampi nel 1993, si decise di modificare leggermente questa banconota. Il biglietto era molto simile al precedente. Eccolo nella foto.







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    L'emissione dei biglietti da centomila lire, come di quelli da cinquantamila lire, fu stabilita per la prima volta dal primo ministro Aldo Moro e dal ministro del Tesoro Emilio Colombo. A quei tempi il valore di 100.000 lire equivaleva allo stipendio medio di un operaio. Le prime banconote di questo tipo, emesse tra 1967 e 1979, furono dedicate allo scrittore Alessandro Manzoni.

    Si trattava di uno degli esemplari più apprezzati nella storia della cartamoneta italiana. Tra 1979 e 1982, in seguito alla crisi petrolifera e all'inflazione galoppante, furono diffusi biglietti raffiguranti una delle Grazie tratta dal dipinto la "Primavera" di Botticelli. Nel 1983 il governo Craxi decise di rinnovare tutte le banconote in circolazione. Di conseguenza furono diffuse nuove centomila lire di color marrone-grigio, su cui era raffigurato il pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio.

    Sul recto della banconota era rappresentato il volto del pittore seicentesco e la sua opera "Buona ventura"; sul verso, il noto dipinto "Canestra di frutta". Nel 1994 le esigenze di lotta alla contraffazione indussero il governatore della Banca d'Italia a proporre un nuovo modello per le banconote da 100.000 lire. La differenza col genere precedente risiedeva nella colorazione e in alcuni dettagli dello sfondo e nella filigranatura, che era doppia nel nuovo modello.






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    Questa banconota rappresenta il taglio più elevato mai diffuso con la valuta in lira. Proprio per questo, ancora oggi, tra collezionisti e appassionati rappresenta una sorta di oggetto di culto. Fu emessa soltanto una volta, nel 1997, poco tempo prima dell'entrata in vigore dell'euro. Sul recto del biglietto, di color verde-acquamarina-rosa, vi era raffigurato il pittore e architetto Raffaello nell'autoritratto del 1506 conservato agli Uffizi, con un particolare del suo affresco del Trionfo di Galatea nella Farnesina a Roma.

    Sul verso invece vi era il celebre affresco della Scuola di Atene raffigurato col particolare dei due filosofi Aristotele e Platone. Il tutto è decorato da motivi floreali ispirati alle logge di Raffaello nei Palazzi Vaticani.

    Questo biglietto fu soggetto a varie ed estreme misure di sicurezza contro la falsificazione già utilizzate nelle banconote da 50.000 e 100.000 lire.

    Il fenomeno della contraffazione, infatti, stava diventando sempre più frequente ed era arrivato a costituire un problema di portata enorme. Oltre a inchiostri speciali e fili metallici, i biglietti erano dotati di fibre fluorescenti visibili con luce ultravioletta per garantire sicurezza e scoraggiare i falsificatori. Questo biglietto fu disegnato da Trento Cionini che, pur in pensione dal 1980, continuò sempre a collaborare con la Banca d'Italia. Nel 1997 ricevette l'incarico di incidere la matrice di quella che sarebbe diventata l'ultima banconota in lire italiane.






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    Edited by belias94 - 29/4/2016, 17:38
     
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    Acc ne ho parecchie di vecchie monete e banconote :lol:
     
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  9. abbadon1
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    ho trovato un pezzo da 200 lire che celebra la lega navale il quale riporta la data del 1897.vorrei sapere se ha qualche valore. Grazie
     
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    La data della moneta?
     
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  11. abbadon1
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    la data e 1897 ma forse adesso ho capito che è riferita alla nascita della lega navale e quindi non si tratta di un errore.
     
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    In effetti mi sembrava strano che una moneta di 200 lire potesse avere quella data.

    Comunque dipende da come è tenuta la moneta, se non è molto graffiata e soprattutto dalla data.
     
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  13. Fr@ncesco
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    se come immagino la moneta è questa

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    è la moneta celebrativa del centenario della lega navale

    il valore è fra 50 centesimi e 2 euro... mi spiace :(

    Edited by belias94 - 29/4/2016, 17:38
     
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  14. Francesco De Filippo
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    Ciao scoprendo che una delle mie vale anche tra 20 e 2000 eur dove e a chi potrei rivolgermi per farmela valutare e pagare come indicato? grazie
     
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  15. Fr@ncesco
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    ciao Francesco, può richiedere una valutazione precisa su questo sito www.lamoneta.it e provare a vedere lì stesso se c'è qualcuno interessato. Come alternativa per la vendita puoi provare con ebay o con qualche antiquario.
     
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53 replies since 1/3/2014, 22:22   361508 views
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