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Bolivia: Un Muro di 300 piedi con oltre 5.000 Impronte di dinosauro
A Cal Orko, una località del sud della Bolivia, a circa tre chilometri da Sucre, una squadra di paleontologi, guidata dallo svizzero Christian Meyer, direttore del Museo di Storia Naturale di Basilea e decano della facoltà di Paleontologia dell’università della stessa città, sta studiando un enorme giacimento di ossa di dinosauro, il più grande in assoluto, superando per importanza, non solo numerica ma anche per la grande diversità di esemplari cui appartennero le ossa ritrovate, quello di Khjoda-Pil-ata, in Turkmenistán.
I resti erano stati individuati già nel 1985, ma fu solo dal 1994 al 1998 che una squadra di una trentina di paleontologi, boliviani, europei e statunitensi ha studiato e certificato il giacimento, arrivando a conclusioni che obbligano gli scienziati a riscrivere questa pagina di storia del nostro pianeta. Questo enorme contributo agli studi di paleontologia ha permesso di rivelare aspetti finora non conosciuti sulla fine del periodo del Cretaceo e l’inizio del Terziario, all’incirca 66 milioni di anni fa.
Dal Cretaceo Superiore che risalgono le 294 diverse specie di dinosauri i cui resti sono rimasti imprigionati nel giacimento, quando Cal Orko era un enorme lago poco profondo che i movimenti della crosta terrestre, verificatisi nel Terziario quando si formò la catena delle Ande, hanno trasformato in una parete rocciosa larga 1200 metri per un’altezza di 80 metri.
L’importanza della scoperta risiede, oltre che nella già citata varietà di specie ritrovate, nella datazione dei resti. Finora si pensava che il processo di estinzione dei dinosauri fosse iniziato durante il Giurassico per terminare bruscamente, con la loro scomparsa definitiva alla fine del Cretaceo. Lo studio del giacimento di Cal Orko rimette in discussione queste conclusioni, data la grande varietà di specie ancora viventi alla fine del Cretaceo, la cui esistenza è testimoniata dai resti ritrovati.
Uno dei ritrovamenti che maggiormente ha impressionato Christian Meyer è stato quello di un anchilosauro, un quadrupede erbivoro che finora si credeva non fosse mai esistito in America del Sud e le cui orme hanno fatto cambiare anche l’immagine che gli scienziati avevano ricostruita, rendendo necessaria una ricostruzione dei modelli ospitati presso i musei.
A Cal Orko sono stati ritrovati anche resti di erbivori sauropodi, compreso il gigantesco Tirannasauro.
Anche altre specie animali e non hanno lasciato le loro tracce nel giacimento: tra di loro tartarughe, coccodrilli, pesci ed alghe risalenti al Cretaceo Superiore, un periodo per il quale gli scienziati disponevano finora di scarse informazioni.
Per la conservazione di questo importante giacimento è prevista l’apertura nel marzo 2006 di un Parco della Preistoria con ricostruzioni di dinosauri di differenti specie ed installazioni audiovisuali per trasportare i visitatori nella preistoria.
online.info/
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Edited by belias94 - 1/7/2016, 19:14. -
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Il Machairodontinae: La tigre dai denti a sciabola
Le tigri dai denti a sciabola o macairodonti (Machairodontinae) sono una sottofamiglia di felidi preistorici, caratterizzati da un notevolissimo allungamento dei due canini superiori. La forma più nota è senza dubbio lo Smilodon, del Pleistocene nordamericano.Classificazione
I macairodonti non appartenevano alla stessa famiglia della tigre odierna, intesa come Panthera tigris nella nomenclatura binomiale. È probabile che questi animali praticassero una tecnica di caccia collettiva, in branco a differenza delle più solitarie tigri attuali. Analisi del DNA compiute nel 2005 hanno infine confermato che queste "tigri" si svilupparono molti milioni di anni prima delle odierne sottofamiglie di felini e che non sono strettamente imparentate con nessuna specie di oggi, anche se vi può essere una certa rassomiglianza tra alcune forme primitive (ad es. Paramachairodus) e l'attuale leopardo nebuloso, che possiede dei canini particolarmente sviluppati ma di forma decisamente diversa.
Inoltre, lo sviluppo dei canini era comune a differenti specie animali, non solo all'immagine iconografica dello Smilodon fatalis, alcuni dei quali persino marsupiali. Varie specie animali, pur non avendo una stretta parentela con le "tigri", si evolsero in maniera simile, ulteriore conferma che tale adattamento all'ambiente era vincente.
Evoluzione e differenziazione
Questi predatori del Cenozoico sono noti a partire dal Miocene, anche se le forme più note sono più recenti (Pleistocene). I due gruppi principali sono le tigri dai denti a sciabola propriamente dette o Smilodontini (ad esempio Smilodon e Megantereon) e le tigri dai denti a scimitarra o Homotheriini, dai canini più corti (Machairodus e Homotherium). Un altro gruppo primitivo, a volte incluso nella sottofamiglia, è quello dei Metailurini (che comprende il ben noto Dinofelis e Metailurus).
Gli smilodontini, di solito, hanno denti più allungati (con tanto di flangia ossea della mandibola a proteggere il dente) e corpi più robusti, mentre gli omoterini comprendono forme più leggere, con zampe più lunghe e canini più corti. Nel 1999, però, è stato scoperto un resto fossile denominato Xenosmilus che sembrerebbe rappresentare un punto intermedio tra i due gruppi, in quanto possiede i canini corti e le zampe e il corpo robusti.
Tecniche di caccia
La caratteristica principale presente in tutte le forme della sottofamiglia era rappresentata dall'enorme sviluppo dei canini superiori.
Il dibattito sulle tecniche di caccia di questi animali è aperto da molto tempo. Recenti ricerchequando?[non chiaro], utilizzando una modellizzazione informatica del cranio, dei muscoli del collo e facciali di Smilodon e di Panthera leo, hanno dimostrato che la forza del morso del primo era circa un terzo rispetto a quella del leone attuale.
Questo ha portato ad ipotizzare un sistema di caccia differente dai felini attuali. I leoni per esempio, uccidono le loro prede in gran parte per soffocamento, avendo quindi bisogno di una forza notevole nel morso e riuscendo a mordere le prede quando esse sono ancora in movimento. Si pensava che le "tigri dai denti a sciabola" probabilmente non avrebbero potuto permettersi di mordere le prede in movimento, poiché i loro denti erano più fragili ed avrebbero potuto procurarsi fratture. Si è quindi pensato che i felini dotati di denti così lunghi, recidessero le arterie del collo con un solo morso, dopo averle gettate al suolo per poterle contenere.
Questa teoria è messa in associazione con il fatto che grandi prede, quali erano disponibili allora, siano tendenzialmente facili da controllare una volta gettate a terra e riuscendo a contenere il capo dell'animale. La grande mole dei felini estinti sarebbe perciò stata un utile vantaggio per questa tecnica di caccia.
Altre teorie invece propongono modelli diversi. Ad esempio, le "tigri" avrebbero potuto balzare addosso alle grandi prede e poi usare le zanne per affondare nella carne del collo o delle parti molli della preda, come il ventre, aprendo enormi squarci, dopodiché avrebbero lasciato che la preda morisse dissanguata per tornare a cibarsene in seguito.
Habitat
È credenza comune che le tigri dai denti a sciabola vivessero solo in ambienti freddi a causa dell'Era glaciale. In realtà, mentre alcuni di questi animali prosperarono certamente in questo tipo di clima, la storia evolutiva dei macairodonti dimostra che si svilupparono in climi caldi in contemporanea con il diffondersi delle praterie, nel Miocene inferiore (circa 20 milioni di anni fa). Si estinsero solo circa 10.000 anni fa, alla fine del Pleistocene.
wikipedia.org/
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Edited by belias94 - 25/9/2019, 11:31. -
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Esistevano gia i bulli ai tempi dei dinosauri
Anche i primi tirannosauri dovevano ebbero a che fare con qualcuno più grosso di loro, in grado di terrorizzarli. La conferma arriva da uno studio pubblicato su Nature Communication che annuncia la scoperta di un nuovo dinosauro. Battezzato Siats (il nome di una figura antropofaga della mitologia tribale degli Ute, gli indiani d'America che vivevano nella zona dove le ossa sono state rinvenute) l'esemplare scoperto nello Utah doveva essere lungo circa dieci metri, vissuto circa 100 milioni di anni fa.
Nonostante vi somigliasse, era più grosso dei primi esemplari di Tyrannosaurus e per questo in cima alla catena alimentare, della famiglia dei Carcharodontosauri. Gli studiosi pensano che solo dopo l'estinzione del Siat Meekerorum il Tirannosauro abbia potuto proliferare ed evolvere, sino a raggiungere le dimensioni con le quali è diventato il più temibile dei carnivori. La scoperta del fossile aiuta a colmare un vuoto di conoscenze lungo circa 60 milioni di anni: dai resti del Acrocanthosaurus, un altro gigantesco predatore vissuto 120 milioni di anni fa, fino ai T-Rex di 60 milioni di anni fa, non si avevano infatti testimonianze dell'esistenza di predatori giganti in Nord America.
repubblica.it/
Modificato da belias94 - 23/11/2013, 13:05
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:14. -
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Scoperto un ornitorinco dentato gigante, che viveva nel periodo del tardo Cenozoico
Nella Riversleigh World Heritage Area del Queensland è stata scoperta una specie estinta di ornitorinchi carnivori, lunghi circa un metro: i più grandi ornitorinchi mai trovati.
A differenza degli attuali ornitorinchi, questa specie aveva denti ben funzionanti che potevano essere usati per uccidere e mangiare gli animali che condividevano con loro antichi stagni ed ambienti lacustri oggi diventati deserti.
La nuova ed antica specie, chiamata Obdurodon tharalkooschild ed alla quale è stato affibbiato il nomignolo di ornitorinco-zilla, è stata identificata da un dente molto caratteristico trovato in un deposito che non è stato ancora datato, ma che probabilmente risale a 15 5 milioni di anni fa.
La scoperta è stata realizzata da Rebecca Pian, della Columbia University ed ex studentessa dell’università del New South Wales (Unsw), e da Mike Archer e Suzanne Hanb, della School of biological earth and environmental sciences dell’Unsw che la hanno resa nota pubblicando sul Journal of Vertebrate Paleontology lo studio “A new, giant platypus, Obdurodon tharalkooschild, sp. nov. (Monotremata, Ornithorhynchidae), from the Riversleigh World Heritage Area, Australia”.
Il nome Obdurodon deriva dal greco e sta per dente ostinato, gli è stato dato per distinguerlo dalle altre specie di ornitorinchi dentati estinte a da quelle moderne essenzialmente senza denti. Tharalkooschild invece deriva dalla storia aborigena sull’origine dell’ornitorinco. Nel Dreamtime, il Tempo dei Sogni, Tharalkoo era una giovane femmina di anatra head-strong, i suoi genitori l’avevano avvertita di non fare il bagno lungo il fiume perché Bigoon, il topo d’acqua, le avrebbe fatto del male. La giovane anatra disubbidì ai suoi genitori e Bigoon la rapì. Dopo un po’ di tempo Tharalkoo riuscì a fuggire e ritornò alla sua famiglia, le altre anatre stavano depositando le uova e lei fece altrettanto, ma invece di un pulcino di anatra dal suo uovo uscì una specie di chimera che aveva il becco, le zampe posteriori palmate, deponeva le uova come le anatre ma aveva anche la pelliccia come un roditore: era il primo ornitorinco..
La Pian spiega che «La nuova specie ornitorinco, anche se è altamente incompleta, è un aiuto molto importante nello sviluppo della comprensione di questi affascinanti mammiferi».
In base alle dimensioni del dente di Obdurodon tharalkooschild ritrovato, si pensa che la specie estinta sarebbe stata almeno due volte più grande degli ornitorinchi moderni, ma che condivideva con loro l’aspetto bizzarro e gli speroni velenosi.
La Hand sottolinea che «Come gli altri ornitorinchi, probabilmente era un mammifero prevalentemente acquatico e avrebbe vissuto dentro gli stagni di acqua dolce e nei dintorni, nelle foreste che ricoprivano l’area di Riversleigh milioni di anni fa. L’Obdurodon tharalkooschild era un ornitorinco molto grande, con denti ben sviluppati, e pensiamo che probabilmente si alimentasse non solo con gamberi e altri crostacei d’acqua dolce, ma anche di piccoli vertebrati tra i quali lungfish, rane e piccole tartarughe che sono conservati con lui nel deposito di fossili del Two Tree Site».
Prima della scoperta di questa nuova specie, i reperti fossili suggerivano che sul nostro pianeta fosse vissuta fino ad ora una sola specie di ornitorinco e ce le sue dimensioni si fossero ridotte gradualmente. Ma l’ornitorinco moderno da adulto è privo di denti, sostituiti da un pad corneo nella bocca. E’ probabile che la specie estinta fosse l’antenato più prossimo dell’attuale ornitorinco australiano.
Ornitorinchi dentati, Monotrematum sudamericanum , erano presenti in Sud America fino a 61 milioni anni fa. I più antichi fossili di ornitorinco trovati in Australia erano di una piccola specie dentata, l’Obdurodon insignis , ritrovata in depositi lacustri vecchi 26 milioni di anni in quello che oggi è il Simpson Desert.
Una specie più grandi, l’Obdurodon dicksoni , è stato trovato in depositi risalenti a 19 15 milioni di anni fa in altri depositi del Riversleigh, e esiste un unico cranio fossile di questo antico ornitorinco.
L’Obdurodon tharalkooschild è quindi la seconda specie ornitorinco rinvenuta nella Riversleigh World Heritage Area a Riversleigh.
Archer conclude sottolineano l’importanza del nuovo ritrovamento: «Siamo stati ingenuamente portati a sospettare che fosse solo una stirpe di animali strani e maldestri che si è fatta la sua strada attraverso il tempo e lo spazio, almeno negli ultimi 60 milioni di anni. La scoperta di questa nuova specie per noi è stata uno shock perché, prima di questo, la documentazione fossile suggeriva che l’albero evolutivo degli ornitorinchi fosse relativamente lineare. Ora ci rendiamo conto che su questo albero ci sono rami collaterali imprevisti, alcuni dei quali divennero giganteschi. E’ stato un campanello d’allarme per la storia del ornitorinco: più si sa su di lui, più si dimostra più complicato di quanto pensassimo».
greenreport.it/
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:15. -
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Usa, scoperto nuovo dinosauro: è lontano parente del T-rex
Salt Lake City (Utah, Usa), 7 nov. (LaPresse/AP) - I paleontologi al lavoro nello Utah meridionale hanno presentato al pubblico un nuovo dinosauro, lontano parente del Tyrannosaurus rex, i cui primi resti sono stati trovati quattro anni fa. Un replica completa a grandezza naturale dello scheletro del nuovo animale, una sorta di 'prozio' del T-rex, è stata messa in esposizione al museo di storia naturale dello Utah, insieme con un modello in 3D della testa e con un vasto murales che ritrae il rettile mentre cammina su una lingua di sabbia. Si tratta della prima esposizione al pubblico della nuova specie, denominata dagli esperti Lythronax argestes. I primi fossili del nuovo dinosauro furono trovati nel novembre 2009 e un gruppo di paleontologi si è impegnato da allora a oggi a recuperare altri campioni e a viaggiare per il mondo per avere conferma che si trattasse di una nuova specie.
Gli esperti ritengono che il rettile sia vissuto circa 80 milioni di anni fa, nel tardo periodo cretaceo, in una massa continentale situata in un'area inondata di cui ora si trovano riscontri nel nord America centrale. La scoperta può dare l'idea dell'evoluzione del feroce T-rex, reso famoso da film noti e capace di catturare l'immaginazione di generazioni di bambini. La scoperta "mostra che questi colossi dai denti a banana esistevano già agli albori dell'era dei grandi dinosauri carnivori", ha detto Thomas Holtz jr, paleontologo dei vertebrati all'università del Maryland. "Questo nuovo animale è il primo esempio di un genere di dinosauri che ai suoi tempi era il signore della sua terra", ha aggiunto.
yahoo.com/
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:15. -
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Che bel post, davvero interessante.... quante cose sui dinosauri e sulla preistoria... sei meglio di Piero Angela e il suo quark quando ti ci metti
Bravo Simone. -
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Il megalodonte
Il megalodonte (Carcharodon megalodon o Carcharocles megalodon Louis Agassiz, 1843) è una specie estinta di squalo di notevoli dimensioni, noto per i grandi denti fossili, alcuni dei quali ritrovati anche in Sardegna. Il nome scientifico megalodon deriva dal greco e significa appunto "grande dente". I fossili di C. megalodon si trovano in sedimenti dall'Eocene al Pliocene (tra 55 e 1,8 milioni di anni fa).
Tassonomia
La classificazione è oggetto di dibattito scientifico tra gli esperti. In passato questo animale è stato classificato nel genere Carcharodon, come l'attuale squalo bianco. Nel 1995 il nuovo genere Carcharocles (appartenente alla famiglia Otodontidae) fu proposto per classificare l'animale. Molti paleontologi ora appoggiano quest'ultima teoria.
È stato considerato un parente stretto del più noto, e tutt'ora vivente, grande Squalo bianco (Carcharodon carcharias), soprattutto per la grande somiglianza nella forma e nella struttura dei denti. Tuttavia, un numero crescente di ricercatori sta mettendo in discussione questo legame, abbracciando l'ipotesi che sia invece l'evoluzione convergente il motivo per cui squalo bianco e C. megalodon hanno una dentatura tanto simile. In ogni caso, l'aspetto e le dimensioni del C. megalodon sono ricostruiti proprio a partire da questa somiglianza.
Morfologia
Le dimensioni dei fossili ritrovati (per lo più denti lunghi fino a 17 cm, anche se pare siano stati ritrovati denti di 20 cm) fanno pensare ad un animale la cui lunghezza avrebbe potuto superare i 17 metri. Le stime sul peso indicano che poteva raggiungere le 45 tonnellate. Basandosi sul metabolismo dello squalo bianco, si pensa che il C. megalodon avesse bisogno di mangiare in media un quinto del suo peso ogni giorno, cioè 8 tonnellate di carne. Possedeva un’apertura della mascella superiore ai 2 metri e pare che la sua dieta potesse includere anche le grandi balene.
Gli ci son voluti quasi 20 anni al cacciatore di fossili Vito Bertucci per ricostruire questa mandibola di Megalodon che misura 11 metri in larghessa e 9 in altezza.
Vito Bertucci morì nel 2004 in Georgia durante un immersione mentre cercava i denti dello squalo preistorico.
Diffusione, abitudini e alimentazione
Da alcuni siti anomali di ritrovamento sulle coste orientali degli Stati Uniti d'America e nei Caraibi si è ipotizzato che le femmine di C. megalodon partorissero le loro "uova" in baie protette, con acque particolarmente basse; solo quando i piccoli raggiungevano dimensioni ragguardevoli si avventuravano in mare aperto.
Il C. megalodon era un predatore diffuso in tutti gli oceani dalle latitudini più meridionali a quelle più settentrionali; adatto a più ambienti e più climi (ma tendenzialmente prediligendo quelli caldi e temperati), probabilmente preferiva le zone relativamente costiere, in cui era facile incontrare i grossi mammiferi marini di cui certamente si nutriva (impronte di morsi, rinvenute su resti ossei fossilizzati, anche rimarginate, tenderebbero a confermare questa teoria).
Reperti di questo grosso squalo sono però stati rinvenuti anche in zone all'epoca di mare aperto, oppure in giacimenti situati in piccole isole remote dell'oceano pacifico e dell'Oceano Indiano, che testimoniano come l'animale vivesse anche in ambienti di mare aperto. Va però aggiunto che era, con ogni probabilità, un predatore specializzato nella caccia a poca profondità.
Il miocene è stato il periodo di massima diversificazione dei cetacei di grossa taglia (20 generi di balene contro i 6 attuali), ed ha conosciuto anche una grande diffusione di altre possibili prede (dugonghi e grossi sirenidi, tartarughe marine, pinnipedi di grossa taglia, pinguini di grossa taglia, altri squali predatori, squali balena, tonni); nelle acque fredde abbondavano gli antenati dell'attuale orca, in quelle calde invece regnavano i C. megalodon.
Il C. megalodon e la criptozoologia
Alcuni criptozoologi affermano che il C. megalodon potrebbe essersi estinto più di recente, o essere addirittura sopravvissuto fino ai giorni nostri. Mentre la maggior parte degli esperti è concorde sul fatto che le prove disponibili dimostrino che il C. megalodon si è estinto, l'idea di una popolazione di questi squali sopravvissuta sembra aver stimolato l'opinione pubblica, ma gli indizi a supporto di questa teoria sono generalmente scarsi e ambigui.
Alcuni denti di Megalodonte sono stati classificati come fossili appartenenti ad un'epoca compresa tra i 10.000 e i 15.000 anni fa. Questa affermazione è stata fatta sulla base del ritrovamento di due denti da parte dell'HMS Challenger, la cui età è stata determinata attraverso la stima del tempo impiegato dall'accumulazione del manganese sugli stessi. Tuttavia è possibile che i denti si siano fossilizzati molto tempo prima di incrostarsi di manganese.
Altri esperti ritengono che queste stime siano sbagliate, ed affermano che l'ipotesi di un C. megalodon post-Pliocene sia errata, dal momento che si basano su test e metodologie datate e non più affidabili[1]. È stato fatto presente inoltre che il C. megalodon era un predatore che viveva lungo le coste, e che quindi pensare che ci siano esemplari sopravvissuti in acque profonde è veramente difficile.
Alcuni avvistamenti relativamente recenti di grandi creature simili a squali sono stati interpretati come avvistamenti di C. megalodon sopravvissuti, ma queste testimonianze sono normalmente considerate abbagli dovuti all'avvistamento di squali elefante e squali balena, o di altri grandi animali. Un famoso esempio è quello riportato dallo scrittore Zane Grey (31-01-1872, Zanesville, Ohio – 23-10-1939, Altadena, California). È possibile, ma improbabile, che alcuni di questi avvistamenti siano dovuti a squali bianchi di dimensioni abnormi.
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Edited by belias94 - 25/9/2019, 11:32. -
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Il giganotosauro (Giganotosaurus carolinii)
Il giganotosauro (Giganotosaurus carolinii) era un dinosauro carnivoro del tardo Cretaceo, vissuto circa 104 milioni di anni fa in Argentina, nel Sudamerica; è spesso considerato il più grande carnivoro terrestre mai esistito, ma recentemente questo "record" è stato smentito riconsiderando le dimensioni dello Spinosaurus aegyptiacus.
È possibile inoltre, che alcuni grandi theropodi potessero raggiungere le stesse dimensioni di Giganotosaurus, come Tyrannosaurus rex e Charcharodontosaurus iguidensis.
Dal momento che il giganotosauro sembra così simile ai predatori dell'Africa e dell'India i paleontologi si chiesero, alla luce di questa nuova scoperta, se questi continenti fossero ancora uniti nella prima parte del Cretaceo.
Caratteristiche
ll primo esemplare ritrovato, l'olotipo della specie, aveva una lunghezza stimata compresa tra i 12.2 ed i 13 metri (dei quali 180 cm spettavano forse al solo cranio), poco meno di 4 metri al garrese e più per esemplari più grandi, per un peso tra le 6 e le 13,3 tonnellate.
Venne rinvenuto un dentale di un grosso esemplare, le stime per l'intero cranio sono di 1,95 metri di lunghezza (contro il cranio di T-rex che misurava 1,55 m). Le dimensioni totali stimate sono di circa 14 metri di lunghezza ed 8 tonnellate, di peso di questo esemplare.
Rispetto al Tyrannosaurus rex, Giganotosaurus carolinii, nonostante le dimensioni superiori del cranio, ha una scatola cranica molto più piccola. Il cervello del Giganotosaurus aveva appena le dimensioni di una banana, una regione olfattiva ben sviluppata indica che potesse avere un buon senso dell'olfatto.
Nelle vicinanze del sito di ritrovamento originale sono stati scoperti fossili di Argentinosauri, suggerendo l'ipotesi che il carnivoro avesse predato questi giganteschi erbivori, probabilmente gli esemplari più giovani.
Dello scheletro dell'olotipo (MUCPv-Ch1), sono stati recuperati frammenti parziali del cranio, delle ossa del bacino, di quelle femorali, e una parte della colonna vertebrale.
G. carolinii deve il suo nome a Ruben Carolini, un cacciatore di fossili dilettante che ne scoprì le ossa nei depositi della Rio Limay Formation in Patagonia, nel 1993.
Il nome del genere "Giganotosaurus" deriva dal greco gigas ("gigante"), notos ("vento del sud") e sauros ("lucertola"). Entrambi i nomi furono pubblicati da Rodolfo Coria e Leonardo Salgado nella rivista Nature nel 1995. I fossili originali si trovano al Carmen Funes Museum di Neuquen, Argentina, benché riproduzioni siano comuni.
Disquisizioni su cranio e dimensioni
Contrariamente a quanto si pensa, non esiste alcun cranio completo ed articolato di Giganotosaurus, né di teropodi affini. I crani completi ed articolati che circolano in rete, o sono esposti nei musei, sono ricostruzioni ipotetiche a partire da resti frammentari.
Ad oggi non sappiamo se le stime di Calvo & Coria (2002) siano esatte, ed alcuni paleontologi sostengono che il cranio è stato ricostruito con un’eccessiva inclinazione caudale dell’osso quadrato, ed in tale maniera sia eccessivamente allungato, creando una finestra infratemporale di ampiezza anomala.
È sicuro, in base ai resti ritrovati, che il cranio di Giganotosaurus sia superiore al metro, ma non è possibile stabilire al momento una misura certa. Quindi, di conseguenza, le relative dimensioni dell'intero animale non sono basate su riscontri effettivi, bensì su ipotesi derivate dagli scarsi resti rinvenuti. È comunque constatabile che Giganotosaurus fosse un teropode gigante, ma dalle misure effettive del tutto incerte.
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Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:17. -
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Il daspletosauro (Daspletosaurus torosus)
Il daspletosauro (Daspletosaurus torosus) era un dinosauro carnivoro vissuto in Nordamerica nel Cretaceo superiore (Campaniano medio, circa 72 milioni di anni fa).
Descrizione
Il nome di questo animale significa "lucertola spaventosa" (dal greco daspleto-/dasp??t?- - orrendo, spaventoso, e saurus/sa???? - lucertola), e in effetti rende bene l'aspetto del daspletosauro. Questo predatore aveva una testa massiccia fornita di fauci dai lunghi denti aguzzi e seghettati.
Come il Tyrannosaurus, aveva arti anteriori molto corti rispetto al resto del corpo. Rispetto agli altri tirannosauridi, però, gli arti del daspletosauro erano più lunghi e robusti. Altra caratteristica importante riguardava i denti: essi erano più lunghi in proporzione e presenti in misura minore che negli altri tirannosauri.
Scoperta e specie
Il daspletosauro era un contemporaneo di un altro tirannosauride maggiormente conosciuto, Gorgosaurus ma era più grande di quest'ultimo raggiungendo una lunghezza di 8,5-9 metri e un peso di circa 2 tonnellate fino anche a circa 4.
Originariamente, il primo scheletro rinvenuto di Daspletosaurus fu ritenuto una specie di Gorgosaurus; attualmente è stata riconosciuta una sola specie di Daspletosaurus, D. torosus, anche se un recente ritrovamento in Montana potrebbe appartenere a una nuova specie non ancora descritta.
Questo nuovo cranio sembra indicare un animale intermedio tra D. torosus e Tyrannosaurus rex. La maggior parte dei ritrovamenti di Daspletosaurus torosus, invece, sono stati rinvenuti in Alberta; altri resti ascritti al genere provengono dal Nuovo Messico (tardo Campaniano), ma sono stati successivamente attribuiti al tirannosauroide Bistahieversor.
Classificazione
È stato suggerito che il daspletosauro potesse essere un antenato del tirannosauro. La corporatura massiccia e muscolosa dei due e alcune somiglianze nella struttura del cranio sembrerebbero indicare una stretta relazione filogenetica.
Alcuni paleontologi si sono spinti oltre, ipotizzando che il daspletosauro potesse essere una specie primitiva di tirannosauro (Daspletosaurus torosus = Tyrannosaurus torosus), ma questa idea non è comunemente accettata.
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Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:18. -
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Un antico delfino dalla testa a palla
Il fossile dell'animale risalente a 2,5 milioni di anni fa è stato trovato dai pescatori nel Mare del Nord.
Un delfino preistorico con la testa a forma di palloncino e il muso a spatola, vissuto circa due milioni e mezzo di anni fa: è la nuova specie scoperta grazie a un fossile finito nella rete di una barca da pesca nel Mare del Nord. È stato battezzato Platalearostrum hoekmani, dal nome del pescatore olandese che ha trainato a riva il reperto, Albert Hoekman.
Lungo fino a sei metri, con il suo muso corto e la fronte alta e sporgente l'animale somigliava per forma e dimensioni ai moderni globicefali, spiega Klaas Post, curatore onorario del Museo di Storia naturale di Rotterdam e autore della ricerca che descrive la nuova specie. La testa del fossile però era molto più bulbosa.
Post e il suo collega Erwin Komapnje ipotizzano quindi che il delfino fosse un antenato diretto o almeno un parente stretto dei globicefali; e che, come loro, usasse la grossa fronte per l'ecolocazione, il sonar naturale che permette ai delfini e ad alcune specie di balene di navigare in condizioni di scarsa visibilità.
"Platalearostrum sembra il precursore di questa caratteristica", dice Post, "che poi i globicefali hanno sviluppato in maniera particolare".
La nuova specie è descritta nell'edizione 2010 di Deinsea, una rivista olandese a cadenza annuale. Il fossile è oggi esposto al Museo di Storia Naturale di Rotterdam.
nationalgeographic.it/
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:18. -
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Che strani delfini.... sembrano teste di squali. . -
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Il dinosauro con la cresta da gallo
Un team internazionale di paleontologi ha scoperto in Canada Edmontosaurus regalis, il primo hadrosauro dotato di una cresta molle sul cranio.
Becchi e creste
Ricostruzione di Julius Csotonyi
Che alcune specie di dinosauri dal becco d’anatra gli hadrosauri - avessero bizzarre creste ossee sul cranio, si sapeva già. Ma nessuno, finora, aveva mai documentato l’esistenza di dinosauri con una cresta “molle”, costituita interamente da tessuti, come quella degli odierni galli.
È stato un team internazionale di paleontologi - Phil Bell dell’Università del New England (Australia), Philip Currie e Victoria Arbour dell’Università dell’Alberta (Edmonton, Canada) e Federico Fanti dell’Università di Bologna a ritrovare vicino a Grande Prairie, nella provincia dell’Alberta, in Canada, un esemplare mummificato dell’hadrosauro Edmontosaurus regalis dotato di una cresta “da gallo” sul cranio. Il loro studio è stato pubblicato su Current Biology.
Vita da branco
Fotografia di Federico Fanti
"Edmontosaurus regalis era un grande, mansueto erbivoro, lungo circa 12-13 metri, che viveva in branchi soprattutto nelle pianure del Nord America, da circa 80 a 65 milioni di anni fa, cioè fino alla fine dell’era dei dinosauri", spiega Federico Fanti.
Il fossile del dinosauro è conservato all’Università dell’Alberta a Edmonton, in Canada.
L’immagine mostra il blocco originale che conteneva lo scheletro mummifcato di Edmontosaurus regalis.
L’esigenza di comunicare
Fotografia di Federico Fanti
Finora non si erano avuti indizi sull’esistenza di strutture come queste nei dinosauri: molte specie, infatti, presentano creste ben sviluppate, ma sostenute da strutture ossee rigide.
La presenza di creste sul cranio può essere ricondotta spiegano i ricercatori - a due funzioni principali: comunicazione sociale o richiamo sessuale. "È possibile che la cresta servisse a identificare il maschio dominante durante la stagione degli accoppiamenti, oppure a segnalare i predatori, o ancora a definire gerarchie all’interno del branco", spiega Federico Fanti. "In ogni caso rappresentava un elemento visivo che serviva a comunicare qualcosa, e ciò implica che ci fosse un altro animale dotato di un’intelligenza avanzata tale da poterlo interpretare".
Nell’immagine, un dettaglio della pelle perfettamente preservata di Edmontosaurus regalis.
Ridisegnare i dinosauri
Fotografia di Federico Fanti
"Questa scoperta è importante non solo perché ci dà degli indizi sul modo di comunicare e sulle dinamiche sociali di questi dinosauri, ma soprattutto perché cambia il modo in cui, da ora in poi, questi rettili verranno raffigurati", dice Fanti.
Sopra, il dettaglio della cresta fossilizzata sulla parte posteriore del cranio di Edmontosaurus regalis.
Altre specie con la cresta?
Fotografia di Federico Fanti
Dopo la scoperta di Edmontosaurus regalis, i ricercatori non escludono che strutture simili potessero essere presenti in altre specie di dinosauri, sia erbivori che carnivori.
La foto mostra l’esemplare di Edmontosaurus regalis dopo la preparazione che ha rivelato il corpo mummificato e i tessuti perfettamente preservati.
nationalgeographic.it/
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:19. -
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Un nuovo dinosauro corazzato europeo
Scoperta in una miniera in Spagna la nuova specie Europelta carbonensis, che viveva in una palude preistorica circa 110 milioni di anni fa.
Dalla palude alla cava
Illustrazione di Andrey Atuchin
Uno degli ultimi dinosauri scoperti è un erbivoro corazzato (sopra, una ricostruzione) rinvenuto in una miniera di carbone in Spagna.
Il nome del dinosauro - Europelta carbonensis - è un omaggio al luogo in cui è stato scoperto: si può infatti tradurre approssimativamente come "corazza europea proveniente dal carbone".
Come spiegano gli autori dello studio pubblicato su PLoS One, le ossa dell'anchilosauride sono state trovate fra i resti di una palude antica 113 milioni di anni fa. Questo livello ricco di materiale vegetale fossile è stato scoperto sotto la miniera di carbone attiva della cava di Santa María.
Tozzo e robusto
Immagine per gentile concessione Kirkland et al./PLoS One
Il genere Europelta, riportano i ricercatori, è noto grazie a due scheletri associati (nell'immagine, una ricostruzione dell'animale in cui sono indicate in bianco le ossa ritrovate).
Messi insieme i vari elementi forniscono una ricostruzione abbastanza fedele dell'aspetto del dinosauro, anche se le placche che costituivano l'armatura (osteoderma) sono state disperse dopo la morte dell'animale.
A parte questo, è certo che Europelta fosse un animale non molto alto e lungo, dotato di spine, che si nutriva delle piante basse che crescevano nel suo habitat cretacico.
Un nuovo anchilosauride
Immagine National Geographic Society
Europelta non è solo l'ennesimo dinosauro che va ad aggiungersi al novero di antiche specie scoperte finora.
Nel ramo evolutivo degli anchilosauri, Europelta era un nodosauride: dinosauri corazzati che erano privi delle imponenti code a mazza di cui era provvisto ad esemplio l'Anchilosauro (nell'immgine, una ricostruzione di Ankylosaurus magniventris), ma ben distinti anche dai polacantidi come i dinosauri del genere Gastonia.
Placche sul dorso
Immagine per gentile concessione Kirkland et al./PLoS One
Alcune placche caudosacrali appartenenti al dinosauro Europelta carbonensis.
Europelta risale pressappoco allo stesso periodo dei più antichi nodosauridi scoperti in America del Nord: ciò significa che in un periodo antecedente ai 110 milioni di anni fa Europa e America del Nord erano in qualche modo collegate.
Un gruppo di successo
Immagine per gentile concessione Kirkland et al./PLoS One
La presenza di Europelta carbonensis (nella foto, alcuni frammenti del cranio) in questo periodo indica anche un cambiamento importante nelle comunità di dinosauri durante l'inizio del Cretaceo: mentre i polacantidi più arcaici si estinsero del tutto, i nodosauridi diventarono la forma più diffusa di dinosauro corazzato.
Non è del tutto chiara la ragione per cui i polacantidi scomparvero mentre i nodosauridi si affermarono, ma questo evento sembra parte di una più ampia riorganizzazione che avvenne fra i dinosauri all'inizio del Cretaceo.
Una finestra sul passato
Immagine per gentile concessione Kirkland et al./PLoS One
In quasi tutti i libri, film o ducumentari di successo sui dinosauri i protagonisti più ammirati sono gli animali che vissero nel tardo Triassico, tardo Giurassico e tardo Cretaceo. Quelli che invece vissero agli inizi di questi periodi sono relativamente poco noti e sottovalutati.
Invece, scoperte come quella di Europelta (nell'immagine, una ricostruzione del cranio) ci aiutano a comprendere i grandi momenti di passaggio che segnarono le fasi iniziali dei periodi mesozoici, dal movimento dei continenti all'evoluzione di questi tanto amati animali. Trovare un nuovo dinosauro non significa solo imbattersi nell'ennesimo mostro preistorico, bensì l'apertura di una nuova finestra affacciata sul passato attraverso cui guardare e comprendere l'incessante cambiamento del nostro pianeta.
nationalgeographic.it/
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:19. -
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L'ultimo dinosauro europeo
Rinvenuto in Francia il fossile di Canardia garonnensis, l’ultima specie vissuta prima della grande estinzione di massa che colpì i dinosauri 66 milioni di anni fa.
Un dinosauro dal becco d’anatra
Ricostruzione di Emiliano Troco, via Institut Català de Paleontologia “Miquel Crusafont, Spagna
Viveva in Francia meridionale tra i 68 e i 66 milioni di anni fa, poco prima geologicamente parlando che la grande estinzione di massa spazzasse via i dinosauri proprio 66 milioni di anni fa. Canardia garonnensis è un nuovo dinosauro i cui resti sono stati rinvenuti a Tricoutè e a Larcan (a sud di Tolosa) e analizzati da un team internazionale di studiosi, fra cui l’italiano Fabio Marco Dalla Vecchia, ricercatore dell'Institut Català di Paleontologia "Miquel Crusafont" di Sabadell (Spagna) e consulente paleontologico del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine.
Si tratta di un dinosauro erbivoro, che apparteneva al gruppo degli adrosauri o "dinosauri dal becco d'anatra", così chiamati perché avevano un muso appiattito e largo come quello delle anatre odierne. Il nome Canardia deriva proprio dalla termine "anatra", in francese canard, mentre "garonnensis" si riferisce al Dipartimento dell'Haute-Garonne dove sono stati rinvenuti i suoi resti fossili.
Secondo questo studio, pubblicato su Plos one, Canardia garonnensis è tra gli ultimi dinosauri non-aviani europei esistiti e probabilmente tra gli ultimi a livello globale. Infatti, l'esemplare di Larcan è stato trovato appena sotto il livello di iridio che marca l'estinzione.
L’immagine mostra una ricostruzione del dinosauro nel suo ambiente di vita, una piana costiera tropicale caratterizzata da una vegetazione dominata dalla palma Sabalites.
Una creatura dai denti piccoli
Fotografia di Fabio Marco Dalla Vecchia
Sopra, un frammento di una batteria dentaria di Canardia garonnensis rinvenuto a Tricoutè, in Francia, e depositato al Musée des Dinosaures di Espéraza.
“Gli individui di questa specie di dinosauro erano dotati di centinaia di piccoli denti a forma di losanga, che servivano a triturare le piante di cui si nutrivano”, spiega Dalla Vecchia. “Inoltre, si potevano spostare sia a due che a quattro zampe, avevano coda e arti posteriori robusti, mentre quelli anteriori erano più gracili. Si tratta dei dinosauri di maggior successo evolutivo negli ultimi 20 milioni di anni della storia dei dinosauri non-aviani”.
Una mascella poco comune
Fotografia di Fabio Marco Dalla Vecchia
L’immagine mostra il mascellare destro di Canardia garonnensis, attraverso il quale si intuisce che questo nuovo dinosauro è strettamente imparentato con la specie Aralosaurus tuberiferus scoperta in Kazakistan: entrambi appartengono al gruppo degli Aralosaurini, anche se Aralosaurus è almeno di 15 milioni di anni più antico.
Nessun altro dinosauro oltre a Canardia e Aralosaurus è dotato di un mascellare con la stessa morfologia.
Il cranio a forma di cresta
Fotografia di Fabio Marco Dalla Vecchia
Nella foto, l'osso prefrontale di Canardia garonnensis.
Sulla base del mascellare, i ricercatori ipotizzano che il cranio del dinosauro recentemente scoperto fosse molto simile a quello di Aralosaurus tuberiferus: una piccola cresta nasale cava simile a una gobba sul dorso del cranio tra la narice e l'orbita.
“Abbiamo stabilito che Canardia e Aralosaurus appartengono a una nuovo gruppo, quello degli Aralosaurini, il più primitivo della sottofamiglia Lambeosaurinae (dinosauri dal becco d’anatra caratterizzati da bizzarre creste sul cranio), continua Dalla Vecchia. “Lo scheletro postcraniale di Canardia era molto simile a quello degli altri dinosauri Lambeosaurini”.
Una creatura di modeste dimensioni
Fotografia di Fabio Marco Dalla Vecchia
L’immagine mostra l'omero fossile di Canardia garonnensis.
I fossili ritrovati appartengono a individui che, rispetto ad altri dinosauri simili, avevano dimensioni modeste. La ragione probabilmente risiede nel fatto che queste creature vivevano nella grande isola Ibero-Armoricana dell’Arcipelago europeo, che comprendeva la Francia e gran parte della Penisola Iberica. Gli animali che vivono nelle isole tendono ad avere dimensioni più ridotte rispetto ai loro “parenti” che vivono sui continenti; un fenomeno noto come “nanismo insulare”.
Infatti, 68-66 milioni di anni fa la geografia del mondo era diversa da quella attuale e l'Europa era costituita da numerose isole disperse nell'Oceano della Tetide.
Dall’Asia all’Europa 70 milioni di anni fa
Ricostruzione di Fabio Marco Dalla Vecchia
Sopra, la ricostruzione paleogeografica dell'Arcipelago Europeo 69-66 milioni di anni fa. Il colore ocra-giallastro indica le terre emerse e le varie tonalità di blu indicano ambienti marini a profondità crescente con l'intensità (da molto basso - azzurro - a fondali oceanici profondi migliaia di metri - blu scuro). L'asterisco rosso indica, invece, dove viveva Canardia.
Gli antenati di Canardia erano migrati in Europa dall'Asia intorno ai 70 milioni di anni fa.
“Il nostro studio dimostra che i dinosauri Lambeosaurini, che fino a 20 anni fa non si pensava fossero mai stati in Europa, erano invece i più comuni nella grande isola Ibero-Armoricana alla fine dell'Era dei Dinosauri, vale a dire 69-66 milioni di anni fa”, conclude Dalla Vecchia.
“I dinosauri che vivevano nell'Arcipelago Europeo assomigliavano più a quelli che vivevano in Siberia e in Cina che a quelli americani, e questo suggerisce che le connessioni fossero con l’Asia piuttosto che con l'America del Nord”.
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Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:20. -
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I rettili giganti che popolavano la Tunisia
Un'équipe italiana ha studiato i resti dei titanosauri - tra i più grandi dinosauri mai esistiti - che 110 milioni di anni fa vivevano nell'attuale Nordafrica.
Un sauropode enorme
Ricostruzione di Davide Bonadonna
Vivevano in Tunisia durante il Cretaceo (110 milioni di anni fa), erano lunghi circa 10-15 metri ed erano dotati di un collo lungo e di una testa non molto grande. Fossili appartenenti a uno o più esemplari della famiglia dei titanosauri sono stati rinvenuti nella provincia di Tataouine, nel sud della Tunisia, e sono conservati nei musei di Tunisi.
I resti sono stati studiati da un team di ricercatori italiani - Federico Fanti e Andrea Cau, del Museo Geologico "Capellini" di Bologna e dell’Università di Bologna - in collaborazione con Mohsen Hassine, dell’Office National des Mines di Tunisi. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of African Earth Sciences.
L’immagine mostra la ricostruzione di un titanosauro, messo a confronto con la sagoma di un uomo.
Un dinosauro senza nome
Fotografia di Federico Fanti
"Non abbiamo dato un nome al titanosauro, perché le ossa ritrovate potrebbero appartenere a specie diverse della stessa famiglia", spiega Andrea Cau.
I titanosauri erano dei sauropodi ed erano parenti lontani dei brachiosauri, gli enormi dinosauri erbivori vissuti alla fine del Giurassico, 30-40 milioni di anni prima del dinosauro tunisino.
Nella foto, le vertebre di titanosauro scoperte nel sud della Tunisia.
Una convivenza pacifica
Fotografia di Federico Fanti
Lo studio dimostra che 110 milioni di anni fa nel sud della Tunisia coesistevano almeno due famiglie di dinosauri erbivori: i rabbachisauri rappresentati dalla specie Tataouinea hannibalis e i titanosauri, che avevano abitudini alimentari diverse.
"Tataouinea aveva ossa più leggere rispetto ai titanosauri", spiega Andrea Cau. "Inoltre, le differenze negli scheletri suggeriscono che si nutrissero di piante diverse e per questo non fossero in competizione fra di loro: non è un caso, infatti, che queste famiglie di dinosauri siano state trovare assieme anche in altre parti del mondo".
Nell’immagine, le ossa della coda di un titanosauro.
Dai grandi erbivori ai predatori
Fotografia di Federico Fanti
Sopra, un omero di titanosauro. Lungo un metro, apparteneva a un animale di circa 15 metri.
"Le ossa di titanosauro ritrovate in Tunisia somigliano ad alcuni fossili rinvenuti in Sudamerica", continua Cau. "Non siamo, però, ancora in grado di dire se appartenessero a esemplari dello stesso genere".
"Dopo aver studiato questi fossili, abbiamo intenzione di intraprendere altre indagini sulla stessa zona", conclude. "Dopo i grandi erbivori, ci dedicheremo ai dinosauri predatori".Scoperto un nuovo grande dinosaurocon un apparato respiratorio moderno
Rinvenuto in Tunisia Tataouinea hannibalis, un dinosauro erbivoro con il sistema respiratorio simile a quello degli uccelli.
Un dinosauro erbivoro di 110 milioni di anni
Ricostruzione di Davide Bonadonna
Viveva nel deserto tunisino 110 milioni di anni fa, era lungo 14 metri ed era dotato di un apparato respiratorio avanzato, simile a quello degli uccelli. Si tratta di Tataouinea hannibalis, una specie di dinosauro erbivoro finora sconosciuta, appartenente alla famiglia dei rebbachisauridi, le cui ossa sono state rinvenute in un ricco giacimento di fossili a sud di Tataouine, in Tunisia.
I resti sono stati studiati da un team di ricercatori italiani Federico Fanti e Michela Contessi dell’Università di Bologna e Andrea Cau del Museo Geologico “Cappellini” di Bologna in collaborazione con Mohsen Hassine, dell’Office National des Mines di Tunisi. I risultati del loro studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.
L’ambiente caldo e secco del Cretaceo
Illustrazione di Emiliano Troco
L’immagine mostra come appariva il sud della Tunisia circa 110 milioni di anni fa. Un ecosistema arido, dominato da diverse specie di coccodrilli e grandi sauropodi come Tataouinea.
“Il clima era caldo e secco”, spiega Andrea Cau. “Oltre agli individui Tataouinea hannibalis, c’erano anche diverse specie di coccodrilli che vivevano nelle acque del fiume che attraversava quella zona. Ed è proprio alla foce di quel corso d’acqua che è morto e poi stato rinvenuto dall'italiano Aldo Bacchetta, nel 2011 - l’esemplare di Tataouinea hannibalis”.
È la prima volta che in Tunisia vengono ritrovati i resti articolati che conservano, cioè, la stessa posizione in cui l’animale è morto di un dinosauro.
Un apparato respiratorio moderno
Fotografia di Federico Fanti
Nell’immagine, lo scheletro di Tataouinea hannibalis viene preparato per il trasporto dal sito di scavo a Tunisi.
Tataouinea hannibalis è uno dei dinosauri rinvenuti nell’Africa settentrionale a essersi conservato meglio. Le analisi dei resti forniscono importanti informazioni sull’apparato respiratorio di quello che è considerato uno dei più grandi erbivori del periodo Cretaceo: alcune cavità nelle ossa della coda e del bacino avvalorano l’ipotesi che questi dinosauri respirassero secondo lo stesso meccanismo avanzato che distingue gli uccelli moderni da tutti gli altri animali. Lo scheletro di Tataouinea, nonostante la mole, era molto leggero: l’interno delle sue ossa era cavo ed in vita era riempito da sacche d’aria, come negli uccelli.
“Si era già intuito il fatto che l’apparato respiratorio dei dinosauri fosse molto simile a quello degli uccelli, ma non tutti gli studiosi erano d’accordo. Tataouinea è una prova decisiva a favore di questa ipotesi”, continua Cau. “Questa similitudine dipende dal fatto che gli uccelli discendono dai dinosauri e proprio da questi ultimi hanno ereditato il loro peculiare apparato respiratorio”.
L’animale più lungo del mondo
Ricostruzione di Marco Auditore
Sopra, la ricostruzione dello scheletro di Tataouinea confrontato con una silhouette umana.
Questa creatura del Cretaceo è una lontana parente degli individui del genere Diplodocus, i dinosauri vissuti nel Giurassico superiore degli Stati Uniti, considerati fra i più lunghi animali mai apparsi sul pianeta.
“Anche se i due dinosauri sono molto simili, ognuno ha caratteristiche proprie. Rispetto a Diplodocus, lungo 27 metri, Tataouinea, lungo 14, era di corporatura molto più snella”.
nationalgeographic.it/
Edited by belias94 - 2/5/2016, 22:20.