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Megachasma pelagios, lo squalo più raro
Era il 1976 l’anno in cui fu visto per la prima volta. Un pesce di oltre 4 metri di lunghezza, il che lo rendeva uno degli squali più grandi del mondo. Eppure, fino ad allora, nessuno ne sospettava nemmeno l’esistenza. Non assomigliava ad alcuna specie nota e per descriverlo e classificarlo si dovette creare apposta una nuova famiglia. Da allora sono passati 31 anni e dello squalo più elusivo del mondo ne sono segnalati solo altri 38 esemplari, di cui uno degli ultimi è stato fotografato e filmato da una troupe giapponese.
Stiamo parlando del Megamouth (Megachasma pelagios), uno squalo che può raggiungere i cinque metri e mezzo, dotato di una bocca immensa e sproporzionata che tradisce la sua bonaria abitudine di nutrirsi di plancton. Come lo squalo balena e il cetorino, è infatti uno squalo filtratore che si nutre degli sciami di gamberetti che salgono con l’oscurità verso la superficie, e ridiscendono a profondità dell’ordine di 100-200 metri durante il giorno, in mare aperto. Il megamouth segue le loro abitudini ed è per questo, forse, che le rotte dello squalo e dell’uomo si incontrano raramente.
Di questa specie sappiamo poco o nulla, ma il fatto che bestioni di oltre cinque metri di lunghezza nuotino da sempre negli oceani di tutto il mondo senza che ce ne fossimo mai accorti, è un fatto davvero affascinante. Come gli altri squali filtratori ha una distribuzione molto ampia e nuota in tutti gli oceani del mondo. Il megamouth è però probabilmente un nuotatore meno efficiente dello squalo elefante e dello squalo balena e questo per via del suo corpo meno compatto, delle pinne morbide, la coda asimmetrica, la mancanza di una carenatura lungo la coda e la scarsa calcificazione delle strutture interne.
E’ stato il sesto esemplare, un maschio di quasi cinque metri di lunghezza catturato in California nel 1990, a regalarci praticamente tutte le informazioni che abbiamo relative all’ecologia di questa specie: dopo averlo marcato, i ricercatori hanno seguito l’animale per due giorni spiando le sue abitudini e i suoi spostamenti. Lo squalo si è mantenuto di notte a una profondità di 15 metri, per inabissarsi a 150 metri all’alba e ritornare nelle acque superficiali al tramonto. Da questo si desume che il megamouth sia un migratore verticale giornaliero, che passa le giornate in profondità e risale in superficie di notte. E non è certo un caso se questo è lo stesso tipo di ciclo giornaliero di molte specie planctoniche delle quali si nutre.
Uno degli avvistamenti più interessanti lo hanno registrato dei ricercatori italiani, Pietro Pecchioni e Carla Benoldi, testimoni della lotta fra questo grande squalo e dei capodogli: “Erano le dieci del mattino del 30 agosto del 1998” raccontano i ricercatori italiani, “e stavamo studiando la popolazione locale di balene con un gruppo di volontari italiani del WWF al largo dell’isola di Nain, nell’arcipelago indonesiano di Bunaken, a Manado. Mentre cercavamo le balene ci imbattiamo in tre capodogli che stavano attaccando uno squalo. Quando ci siamo avvicinati con la barca i capodogli si sono allontanati. A questo punto si è delineata chiaramente in acqua la forma di un grande squalo di circa cinque metri di lunghezza. Alla base della pinna dorsale portava chiari i segni dell’attacco dei capodogli. Nuotava lentamente in superficie, come stordito.
Aveva una testa molto grande in proporzione col resto del corpo, macchie bianche alla sommità delle pinne e della bocca, e una macchia triangolare scura sotto la gola. Ci eravamo imbattuti in un esemplare rarissimo di Megamouth' Un avvistamento ancor più raro perché si trattava di un esemplare vivo, e non catturato o morto nelle reti. Era anche un evento interessante nell’ambito delle interazioni fra le balene e gli squali; avevamo assistito a un attacco, o era il gioco o ancora, semplicemente, la curiosità che aveva attirato i capodogli verso lo squalo?” Ecco il racconto dei ricercatori italiani corredato delle fotografie dell’avvistamento.
FONTE:edesabata.wordpress.comDa wikipedia
L'accidentale cattura di un grande squalo nero dal corpo rigonfio, avvenuta nel 1976 al largo delle Hawaii, segnò un evento nello studio degli squali. L'animale era rimasto impigliato in una rete di profondità. Aveva il capo voluminoso, un'enorme bocca, larga circa un metro, e numerosi denti di piccole dimensioni. Tuttavia vi erano alcuni elementi che indicavano un'affinità con specie all'apparenza così ecologicamente lontane, come il pescecane e lo squalo mako. Fu creata una nuova famiglia con un solo genere e una sola specie, alla quale fu dato il nome di Megachasma pelagios, "enorme bocca delle acque pelagiche".
Da allora ne sono stati rinvenuti solo altri nove esemplari. I primi sei erano tutti maschi adulti, ma successivamente sono state osservate due femmine, una di 3,6 m e l'altra di 5 m di lunghezza, e un piccolo maschio di 1,8 m.
Di questa specie sappiamo ancora molto poco, anche perché vive nelle acque pelagiche e spesso a grandi profondità. Sembra che si nutra di plancton, come lo squalo balena e lo squalo elefante. Nuota lentamente nel mare aperto filtrando dall'acqua gamberetti e altre prede di piccole dimensioni. Trascorre il giorno alimentandosi in profondità per risalire in superficie durante la notte. Il rivestimento argenteo all'interno della grande bocca ha probabilmente un potere riflettente: quando gamberetti e altri crostacei luminescenti entrano nella sua apertura cavernosa incoraggiano i loro simili a seguirli.
Talvolta il pesce in questione è chiamato anche squalo boccagrande, squalo dalla grande bocca o squalo megamouth, secondo la dizione inglese megamouth shark.
FOTO: reperite sul web
Edited by belias94 - 10/10/2019, 11:43.