Bob Marley: trent'anni fa moriva il re del reggae

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Cesco
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    image
    L’11 maggio 1981 è una data davvero importante per il mondo della musica: in questo giorno, infatti, si è spento all’età di appena trentasei anni uno dei miti di questo mondo, un cantante trasformatosi presto in leggenda e che con la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama musicale mondiale.

    Parliamo di Bob Marley, colui che ha portato in tutto il mondo la musica reggae e che suo malgrado si è trasformato in una sorta di simbolo, ridotto a fenomeno della cultura pop, mentre spunta da t-shirt, poster, bandiere, tazze accompagnato dall’inseparabile foglia di marijuana.

    Ma come si è arrivati a tutti questo? E soprattutto, cosa ne penserebbe lo stesso Bob Marley? In occasione del trentesimo anniversario dalla sua scomparsa noi di Music Fanpage vogliamo ripercorrere brevemente la vita e soprattutto la carriera di questo grande artista.

    image

    Nesta Robert Marley nasce nel 1945 nella Giamaica settentrionale da genitori di razze diverse: il padre, di origini inglesi che il piccolo Bob non conobbe mai, e la madre giamaicana di colore. La sua origine “mista” portò spesso Bob Marley ad interrogarsi sul proprio essere arrivando a sentirsi sempre e comunque parte di entrambi quei mondi nonostante il rifiuto di accettare un padre che abbandonò lui e la madre prima di morire quando Bob aveva solo 10 anni.

    La carriera musicale di Bob Marley ha inizio nel 1963 quando insieme a Bunny Wailer, Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso, e Cherry Smith fondò un gruppo di ispirazione ska dal nome “The Teenagers”. Il vero successo internazionale, però, arriverà solo nel 1974 quando Eric Clapton, colpito dal sound di una delle prime canzoni del nuovo gruppo di Bob Marley, The Wailers, deciderà di farne una cover facendo conoscere anche il nome di Bob Marley al mondo.

    Anche per i The Wailers, però, ci furono dei problemi così che la band si sciolse nonostante Bob Marley continuasse ad incidere i propri dischi sotto il nome di Bob Marley & The Wailers.

    Dopo il grande successo di I Shot The Sheriff, fu il turno di No Woman No Cry, brano che nel 1975 attirò l’attenzione mondiale sul giovane cantante giamaicano.

    image

    Nel frattempo, però, Bob Marley non si limitava solo alla sua attività di cantante: da diverso tempo, infatti, aveva abbandonato la fede cattolica all’interno della quale era cresciuto, per avvicinarsi al Rastafarianesimo di cui divenne il più grande esponente.

    Bob Marley accompagnò sempre la sua passione artistica con quella politica e religiosa, cantando spesso dei più poveri e disagiati non solo nella sua Giamaica ma nel mondo intero.

    Purtroppo, la devozione di Marley al Rastafarianesimo non lo portò solo a far sì che il suo volto oggi venga associato alla marihuana, considerata sacra dalla religione di Marley, ma lo portò a morte certa. Bob Marley, infatti, scoprì nel 1977 di scoprire di una forma molto aggressiva di tumore alla pelle che si creava al di sotto dell’unghia dell’alluce. L’amputazione di questo dito avrebbe potuto salvarlo ma pare che il musicista rifiutò a causa delle sue convinzioni religiose che prevedono che il corpo umano resti integro.

    Nonostante il proseguire della malattia che l’avrebbe portato alla morte nell’arco di qualche anno, proprio l’11 maggio 1981, Bob Marley continuò ad esibirsi e a regalare al suo pubblico ancora delle canzoni di grandissima importanza.

    Il 1980 segnò la fine della produzione artistica di Bob Marley e fu l’anno in cui il cantante compose Redemption Song, una sorta di testamento morale in cui l’artista si trova a fare i conti con la caducità della vita.

    Ovviamente la morte di Bob Marley fu accolta in tutto il mondo con grande tristezza e a quello che era ormai diventato il re del reggae vennero concessi i funerali di stato che, come potete vedere dalle immagini del tempo, attirarono una grande folla.

    VIDEO: BOB MARLEY FUNERAL KINGSTON JAMAICA 1981


    image

    A distanza di trent’anni Bob Marley può ancora contare su una vasta schiera di fan di tutte le età. Quello che lascia amareggiati soprattutto quanti lo conobbero rimane lo sfruttamento commerciale che è stato fatto della sua immagine dopo la sua morte: se da un lato tutto questo ha contribuito a farlo entrare nella leggenda, dall’altro ha anche portato ad un capovolgimento del suo messaggio, soprattutto stando alle ultime parole dette da Bob Marley al figlio prima di morire in un ospedale di Miami: “Money can’t buy life” ovvero “il denaro non può comprare la vita”.

    Ovviamente quest’anno non mancheranno le manifestazioni in memoria di Bob Marley: le stesse televisioni statunitensi stanno facendo a gara in questa settimana per commemorare a dovere il re del reggae. Lo stesso Ziggy Marley, figlio di Bob e musicista come il padre, sarà invitato allo speciale organizzato da Jimmy Fallon che per una settimana si occuperà di ricordare tramite vari artisti la figura di Bob Marley: dopo Ziggy sarà il turno di Chris Cornell, Jennifer Hudson, Jakob Dylan e Lenny Kravitz.


    pubblicato da Valentina Scionti





    http://music.fanpage.it/bob-marley-trentan...-re-del-reggae/
     
    Top
    .
  2. Cesco
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bob Marley: i concerti per ricordare il re del reggae


    image

    Oggi, 11 maggio 2011, il mondo rende omaggio a Bob Marley, nel trentesimo anniversario della morte: scomparso nel 1981 per un tumore alla pelle, il cantautore e chitarrista giamaicano è ricordato non solo come il “re del reggae”, ma anche per il significato che la sua figura ha avuto nei Paesi del Terzo Mondo.

    “Money can’t buy life” (I soldi non possono comprare la vita): la leggenda, da cui è stato avvolto il suo personaggio dopo la prematura scomparsa, vuole che questa sia stata l’ultima frase da lui pronunciata prima di morire, al figlio David – proprio quest’ultimo, meglio noto con il soprannome di Ziggy, ha seguito le orme paterne diventando un musicista reggae.

    Anche il nostro Paese, oggi e nei prossimi giorni, ricorderà Bob Marley con alcuni concerti: il 13 maggio arriverà in Italia uno dei suoi seguaci più noti, Alpha Blondy. Il cantante ivoriano, a 58 anni, porta ancora in giro per il mondo la sua miscela di reggae e sonorità africane: venerdì sera si esibirà a Roma, sul palco dell’Atlantico Live.

    Sabato 14 maggio, all’Alcatraz di Milano ci saranno i Legend, cover band di Bob Marley che porterà in scena un concerto-tributo. Ancora nella serata di sabato, nella Villa Comunale di Cervinara (Avellino) si esibiranno i Masserie Mystical Reggae: il gruppo renderà omaggio all’artista giamaicano nell’ambito della rassegna di musica emergente May in Rock.

    Questa sera, invece, l’appuntamento è alle 21:00 su Rai Storia – canale 54 del digitale terrestre e 23 di Tivù Sat –, con una puntata speciale del programma Dixit Stelle, interamente dedicata a Bob Marley.



    pubblicato da Paola Ciaramella




    http://music.fanpage.it/bob-marley-i-conce...-re-del-reggae/
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Super!

    Group
    ADMIN
    Posts
    99,591

    Status
    Anonymous

    Quarant'anni senza Bob Marley, il poeta del reggae: la sua musica e le sue idee illuminano ancora



    170724_r30286-1



    L'artista giamaicano morto la mattina dell' 11 maggio 1981 al Cedar of Lebanon Hospital di Miami per un tumore. Non solo leggenda del reggae, ma anche e soprattutto ambasciatore di tutta un'isola, la sua Giamaica, attivista, leader politico e religioso e divulgatore di valori come libertà ed uguaglianza, cantate in tanti dei suoi indimenticabili testi. A quarant'anni dalla morte di Bob Marley, sconfitto da un tumore a soli 36 anni l'11 maggio 1981, la sua musica e le sue idee illuminano ancora e sono quantomai attuali e di ispirazione per qualsiasi movimento di protesta.

    bdb5845faf8410baaff0500d020bf9e9



    Si racconta che le sue ultime parole, rivolte al figlio Ziggy furono: "Il denaro non può comprare la vita". Morto in America il cancro non gli aveva permesso di vedere per l'ultima volta la sua Giamaica. Il decorso era stato purtroppo velocissimo: nel corso di un tour aveva avuto un collasso a Central Park e dopo un drammatico ricovero in una clinica di Monaco di Baviera specializzata in malattie terminali aveva deciso di tornare a casa. Ma le sue condizioni peggiorarono in volo e così fu costretto a trascorrere le sue ultime ore nell'ospedale di Miami. Aveva solo 36 anni. Anche a 40 anni di distanza dalla sua morte così prematura, l'icona di Bob Marley continua a irradiare la sua potenza. Basti pensare che, in onore della sua sfrenata passione per il calcio, l'Ajax, la leggendaria squadra di Amsterdam i cui tifosi da anni usano "Three Little Birds" come inno, nella prossima stagione utilizzerà una terza maglia speciale decorata in suo onore con i colori della bandiera della Giamaica.

    EQGzT1cU8AEk-ak



    Sotto molti aspetti "Tuff Gong", il soprannome che si era guadagnato nelle strade di Trenchtown, il ghetto di Kingston la capitale e maggiore città giamaicana dove era cresciuto, è una figura unica nella storia musicale e non solo del '900: figlio di un padre bianco e di una ragazza nera, da "mezzo sangue" discriminato è diventato un leader politico e spirituale per la Giamaica, è stato la prima super star della musica del terzo mondo, è difficile trovare nelle cronache della musica popolare un personaggio che sia riuscito a trasmettere un simile messaggio di fratellanza e di pace, a rendere così chiara la capacità trascendente di un concerto.

    EuCx5yOWYAM0XIt



    Marley ha compiuto con il Reggae un'operazione paragonabile all'opera di evoluzione e popolarizzazione svolta dai Beatles sul Pop: per essere brevi il mondo ha scoperto e ha imparato ad amare il Reggae grazie a lui, alla sua abilità nel fonderlo con altre musiche, alla sua straordinaria capacità di renderlo un linguaggio universale e immediatamente comprensibile a tutti.

    bobmarleyexytra2604a-0



    E ancora attualissimo, visto che i suoi dischi, che coprono un arco temporale che va dal 1965, esordio con i Wailers, al 1980, continuano a finire in classifica ad ogni ristampa. E' quasi impossibile fare un elenco delle canzoni più belle e dense di significato di Marley: tra le tante, ricordiamo "I shot the sheriff", "Get up, stand up", "Stir it up", "No woman no cry", "Exodus", "Is this love", "Redemption song", "One love", "Catch a Fire".

    590bb75068ee8af73b1846ec14366b1d--marley-braids-rasta-man



    Una vicenda così non può essere spiegata soltanto con argomenti musicali: è chiaro che Bob Marley ha compiuto con il Reggae un'opera di allargamento dei confini di genere arricchendolo di echi Soul e Pop, ma al di là del suo talento artistico e dei musicisti che suonavano e collaboravano con lui, era la sua personalità di leader naturale a fare la differenza, rendendolo davvero un artista che aveva una missione dove una profonda religiosità, era un convinto Rastafari, si sposava con un'altrettanto profonda coscienza politica in una piccola isola devastata dalla povertà e dalla violenza tipiche di quei Paesi che sono formalmente indipendenti ma che in realtà rimangono prigionieri delle regole del più cinico colonialismo. Questo impegno rischiò di costargli la vita nel 1976, quando già i suoi brani erano in testa alle classifiche di mezzo mondo, in un attentato in cui lui riportò ferite lievi ma sua moglie Rita e il suo manager furono colpiti in modo grave.

    bob-marley-singers-2ISO



    Dopo un breve periodo a Londra, due anni dopo e proprio grazie a Marley, andò in scena "One Love Peace Concert", un evento organizzato per tentare di porre fine a una guerra civile di fatto tra i sostenitori dei due principali partiti, il Jamaica's Labour Party e il People's National Party, culminato con i due leader nemici sul palco convinti proprio da Marley a stringersi la mano. In quella musica apparentemente semplice, scandita dal ritmo in levare e da una ritmica che vive di un gioco di spazi tra la batteria e le linee di basso, c'è un altrove che l'ha resa un linguaggio universale, che quasi per osmosi ha stabilito un contatto tra i suoni del Sud del Mondo ma al tempo stesso ha messo radici profonde nella musica degli anni a venire, dalle operazioni più sofisticate ai prodotti commerciali. L'Italia ha amato profondamente da subito Bob Marley e il Reggae, assimilando nell'anima collettiva quel messaggio di pace, amore, uguaglianza, liberta'. C'e' una data che riassume questa storia straordinaria: il 27 giugno 1980. Dopo il buio degli anni di Piombo, dopo il lungo periodo in cui l'Italia era stata cancellata dalla mappa dei tour internazionali per ragioni di sicurezza, San Siro, la Scala del Calcio, apriva le sue porte alla musica per il Profeta del Reggae. Ufficialmente c'erano 80mila persone, ma probabilmente erano di più: tutti erano li per vivere insieme un rito di fratellanza collettivo che ha segnato per sempre la storia della musica dal vivo del nostro Paese e la vita di chi c'era. Ad aprire il concerto era stato Pino Daniele che incontrò Marley nel backstage e gli rivolse un complimento che solo grazie alla potenza del dialetto riassume un'avventura così straordinaria: "Bob! Si Gruoss!". (Bob sei un grande).

    65166082a4b5f5ff2a6a388fc9e320e4--bob-marley-pictures-pictures-of


    tgcom24
     
    Top
    .
2 replies since 6/5/2011, 18:01   601 views
  Share  
.
Top