Cacciatori di misteri-3...viaggio in Asia

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  1. ROS533
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    Misteri extraterrestri in Tibet?

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    I dischi di Baian Kara Ula

    Poco prima della seconda guerra mondiale, un gruppo di archeologi cinesi si imbatterono in una caverna contenente una quantità di piccoli scheletri e di dischi di pietra, che furono decifrati solo vent'anni dopo. Questi dischi raccontavano la storia di un'astronave extraterrestre malamente atterrata nella zona montagnosa di Baian-Kara-Ula 12.000 anni fa. I giornali occidentali presero la notizia come "propaganda comunista", ma un operatore turistico tedesco ha confermato la storia: i dischi esistono.

    Lentamente, le montagne di Baian-Kara-Ula, lungo il confine Cina-Tibet, iniziarono a rivelare i loro segreti agli archeologi. Gli scienziati scoprirono una intricata rete di gallerie interconnesse. In una di queste apparvero, ordinatamente allineate, le tombe di una razza che appariva alquanto particolare: esseri umani di dimensioni molto minute, eccetto i teschi, sproporzionatamente grandi.

    All'inizio, gli scienziati credettero che le grotte fossero tane di scimmie; ma il loro dirigente, il professore di archeologia Chi Pu Thei, sottolineò di non aver mai sentito parlare di scimmie che inumano i loro morti. Durante il disseppellimento dei corpi, un archeologo recuperò un disco di pietra dal fondo di una fossa. Gli studiosi si raccolsero attorno all'artefatto, rigirandolo in ogni direzione, cercando di capirne il significato. Un foro circolare nel mezzo, e una spirale incisa verso l'interno o l'esterno, comunque la si volesse guardare, erano le uniche apparenti caratteristiche.

    Un'ispezione più accurata mostrò che le scanalature, in realtà, erano una linea di piccole incisioni o segni. Ogni disco poteva quindi essere un "libro litico" ma, all'epoca della scoperta, nel 1938, nessuno possedeva un dizionario capace di interpretarlo. Tutti i dischi vennero raccolti insieme agli altri reperti ritrovati nell'area e non si vide ragione di considerarli speciali, erano solo bizzarri.

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    I dischi vennero conservati a Pechino dove, per i successivi vent'anni, un grande numero di esperti cercarono di interpretarli, ma inutilmente. Solo nel 1962 il Prof. Tsum Um Nui finalmente vi riuscì, e apprese l'incredibile messaggio contenuto nei dischi. Egli annunciò le sue scoperte ad un piccolo gruppo di amici e colleghi, ma il grosso pubblico sarebbe stato sempre tenuto, deliberatamente, all'oscuro, in quanto le autorità ritennero più prudente non annunciare le scoperte del professore, al punto che l'Accademia di Preistoria di Pechino gli proibì di pubblicare qualunque notizia in merito (un cover-up "made in China").

    Solo dopo due anni di totale frustrazione, il professore e quattro suoi colleghi furono autorizzati a pubblicare il risultato della loro ricerca, che chiamarono "Rapporto su un'astronave che, come riportato sui dischi, discese sulla Terra 12.000 anni fa.

    I dischi trovati nella grotta, 716 in tutto, raccontavano la storia degli abitanti di un altro mondo bloccati sulle montagne di Baian-Kara-Ula. Le intenzioni pacifiche di questi esseri non furono compresi dalla popolazione locale. Molti di loro vennero inseguiti e uccisi dai membri della tribù Han, che vivevano nelle grotte vicine.
    Il professor Tsum Um Nui lesse alcune righe della sua traduzione: "I Dropa sbucarono dalle nubi con i loro aeroplani. Prima dell'alba i nostri uomini, donne e bambini si nascosero nelle grotte per dieci volte. Quando alla fine capirono i segni del linguaggio dei Dropa realizzarono che i nuovi arrivati avevano intenzioni pacifiche..."

    Un'altra parte del testo dice che gli Han furono dispiaciuti che i Dropa fossero precipitati in quella zona impervia e che non fossero in grado di costruire un nuovo veicolo per tornare al loro pianeta. Ma i colleghi, totalmente increduli, derisero Tsum Um Nui e tale atteggiamento indispettì il professore che decise di trasferirsi in Giappone dove morì qualche anno dopo.

    Dopo 25 anni altri archeologi raccolsero nuovi elementi sul sito dove era stata effettuata la scoperta in base ai quali la storia, come appariva nella traduzione di Tsum Um Nui, poteva risultare corretta. Leggende, che ancora circolavano a quel tempo, parlavano di uomini bassi, senza capelli, di colorito giallo, che "erano discesi dalle nubi molto tempo prima". Quegli esseri avevano grosse e nodose teste su piccoli corpi ed erano mostruosi a vedersi, secondo gli abitanti locali che li avevano inseguiti a cavallo. La loro descrizione coincideva con le caratteristiche dei corpi che il professor Chi Pu Thei recuperò nel 1938.

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    All'interno delle grotte furono trovate pitture murali che indicavano il sorgere del Sole, la Luna, stelle non identificate e la Terra, tutte interconnesse da linee punteggiate. I dischi e i contenuti delle grotte furono datati a circa 10.000 anni prima di Cristo. Le grotte erano ancora abitate da due tribù che si autodefinivano Han e Dropa, questi ultimi alquanto strani. Alti a malapena un metro e trenta, non erano né cinesi né tibetani e gli esperti brancolavano nel buio in merito all'individuazione del loro ceppo etnico.

    Il rapporto sulla traduzione dei dischi, pubblicato nel 1964, non avrebbe segnato la fine di questo mistero, infatti altri privati ed organizzazioni di ricerca se ne stavano interessando. I dischi furono esaminati da scienziati sovietici, che dopo aver rimosso parti di "sporcizia" e condotto analisi chimiche, rimasero di stucco nel constatare che i dischi contenevano quantità piuttosto alte di cobalto e di altri metalli.

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    Furono quindi messi in rotazione su una macchina simile ad un fonografo. Attivato il dispositivo, i dischi "vibravano" o "ronzavano" come se una carica elettrica passasse attraverso il disco ad un ritmo particolare o che, come disse uno scienziato sovietico, "essi facessero parte di un circuito elettrico". Era la prova che, in qualche modo, un tempo i dischi erano stati esposti ad elevate cariche elettriche.

    Poco dopo la decifrazione di Tsum Um Nui, alla fine degli anni '60, esplose la rivoluzione culturale in Cina, e nessuno si occupò più di quei dischi e del loro messaggio. Nel 1974 l'ingegnere austriaco Ernst Wegerer si imbatté in due dischi nel Museo Bampo di Xiang e li fotografò.
    Fu però Hartwig Hausdorf, nel marzo 1994, a cambiare la situazione. Assieme all'amico Peter Krassa partirono per la Cina alla ricerca dei dischi. Tra mille difficoltà - il direttore del museo, a causa della foto concessa a Wegerer era stato destituito e i dischi erano stati rimossi dalle sale del museo, ma l'ostinazione di Hausdorf, arrivato fino in Cina per quei dischi, infine vinse, ma gli fu mostrata solo una copia ingrandita di quei dischi.

    Raccolsero anche la storia di un inglese, il Dott. Karyl Robin-Evans, a cui avevano mostrato un disco in pietra che credeva fosse stato trovato in Nepal. Il disco aveva il raggio di 12 centimetri e lo spessore di 5 centimetri. Il professore aveva posto il disco su una bilancia-registratore, che mostrava come nello spazio di tre ore e mezza il disco, apparentemente, guadagnava e perdeva peso. Come poteva un disco di pietra cambiare peso?

    Robin-Evans si mise allora in viaggio verso le montagne della Cina, alla ricerca della tribù Dzopa.
    La regione di Baian-Kara-Ula non aveva risentito molto dell'invasione cinese. Robin-Evans riuscì a raggiungere la meta e a guadagnarsi la fiducia della gente Dzopa. Aveva con sé un linguista, che gli insegnò i rudimenti della lingua Dzopa e Lurgan-La, il capo religioso degli Dzopa, gli raccontò la storia della sua tribù, il cui pianeta natale si trova nel sistema di Sirio. Lurgan-La gli spiegò che due missioni erano state inviate sulla Terra, la prima 20.000 anni fa, la seconda nel 1014 prima di Cristo. Durante quest'ultima visita alcune astronavi precipitarono e i sopravvissuti non furono più in grado di lasciare la Terra: gli Dzopa erano i discendenti diretti di questa gente.

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    Tra i beni di Robin-evans vi era un'incredibile fotografia: La coppia reale Hueypah-La e Veez-La. Erano alti rispettivamente 1,2 e 1,07 metri! Non solo le loro dimensioni corporee erano inusuali, ma lo era anche la loro fisionomia. Era importante pure stabilire se i "Dropa" e gli "Dzopa" costituissero una sola tribù oppure appartenessero a nuclei diversi, una controversia di cui Robin-Evans sembrava fosse al corrente. Sebbene il termine "Dropa" rappresentasse la corretta sillabazione, "Dzopa", o piuttosto "Tsopa" era più vicino alla pronuncia esatta della parola.

    Restavano due problemi: la datazione dei dischi di pietra, 12.000 anni fa, non coincideva con le affermazioni del capo religioso: 20.000 anni fa e 1014 anni prima di Cristo. E inoltre, i dischi sembravano contenere descrizioni contraddittorie: parlavano di individui appartenenti alla tribù Dzopa nel riferirsi ai Dropa e i dischi erano stati scritti dai Dropa. Forse alcuni locali si mescolarono ai Dropa? O le informazioni furono in qualche modo alterate? Sebbene Hausdorf, Krassa e Robin-Evans non sono stati in grado di spiegare queste contraddizioni, altri ricercatori potranno contribuire a chiarire gli aspetti ancora oscuri di questo caso. Hausdorf è stato comunque in grado di provare che i dischi di pietra e la tribù Dzopa sono realmente esistiti. E questa storia potrebbe portare a nuove più importanti scoperte.
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    La grotta misteriosa

    Un'altra curiosa vicenda, che riguarda la regione in questione, viene narrata nel libro "La caverna degli antichi" (Ediz. Ubaldini - 1976) il cui autore, il monaco tibetano Lobsang Rampa Chakpori, racconta che molti anni prima un altro Lama, il maestro Dondup Mingyar, gli aveva rivelato l'esistenza di una grotta straordinaria, ricca di congegni misteriosi, occultata tra le montagne tibetane.

    Il maestro Mingyar, nel libro, racconta così la sua esperienza: "… ero con altri tre Lama e stavamo esplorando alcune catene montuose tra le più remote, allo scopo di scoprire la causa di un forte boato udito qualche settimana prima. Perlustrando le vette circostanti, individuammo una grande crepa molto profonda che immetteva in una 'caverna degli antichi'. Penetrammo tutti e quattro nella crepa e dopo alcuni metri notammo che una debole luce argentea, mai vista prima, illuminava un'ampia ed enorme sala, come se la montagna fosse vuota. Mentre avanzavamo constatammo con grande stupore che la luce argentea illuminava anche degli apparecchi e altri meccanismi strani. Alcuni di questi si trovavano dentro dei contenitori di vetro, mentre altri si potevano toccare.

    Così cominciammo tutti a ispezionare questi strani macchinari e l'immensa sala, attraversando porte che si aprivano e si chiudevano automaticamente, mentre le apparecchiature sembravano illuminarsi o entrare in azione al nostro passaggio. In una di queste macchine si trovava uno schermo (molto simile ad un odierno televisore), dove il gruppo poteva rivedere, registrati, alcuni episodi di vita della civiltà perduta degli 'antichi'. Questo è quello che vedemmo e sentimmo. Una civiltà evoluta, esistita migliaia e migliaia di anni fa, che poteva volare nel cielo e costruiva apparecchi che imprimevano pensieri nella mente di altre persone. Possedevano armi atomiche e infatti una di queste esplose e distrusse quasi tutto il mondo. Alcuni continenti sprofondarono sotto le acque ed altri ne emersero"...

    Visitatori dallo spazio

    Dopo molti anni il Prof. Tsum Um-Nui, con grande coraggio, nonostante il divieto delle autorità militari e politiche, in un'apparizione pubblica rese noto il resoconto dei suoi studi e delle traduzioni dei geroglifici.

    Ecco uno stralcio della sua relazione: "Da un pianeta lontano 12.000 anni luce giunsero un giorno delle astronavi. Atterrarono in Tibet con gran fragore, dieci volte, sino al sorgere del Sole. Gli uomini, le donne ed i bambini (terrestri) si rifugiarono nelle caverne. Questi viaggiatori vennero chiamati Dropa o Kham. Infine gli Umani compresero, dai segni e dal comportamento, che i visitatori venuti dal cielo avevano intenti pacifici e i Dropa poterono avvicinarli".

    Quando il Prof. Tsum Um-Nui morì per un attacco cardiaco nel 1965, i suoi eredi scoprirono che tutti i suoi appunti, frutto di anni di studio, erano spariti.
    Quanto ai dischi, ne riporta notizia per l'ultima volta l'ufologo viennese Peter Krassa, che nel 1975 li vide esposti, e li fotografò, in una teca del museo Bampo a Xian (Cina). Dopo, dei dischi di Bayan Kara Ula si è persa ogni traccia.


    FONTE: (1)xoomer.alice.it
    (2)isolachenonce-online.it (stralcio)


    BY ROS & POLICE


    Edited by ROS533 - 20/5/2008, 22:49
     
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24 replies since 1/5/2008, 19:29   13605 views
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