Mondi in collisione

Immanuel Velikovsky

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    MONDI IN COLLISIONE

    È trascorso più di mezzo secolo da quando in America la casa editrice Macmillan pubblicò - era il 1950 - "Mondi in collisione" dell’ebreo russo Immanuel Velikovsky.

    di Selene Ballerini

    Questo libro continua ancor oggi a far discutere e a creare imbarazzi nel mondo scientifico. Tanto ardito da essere definito folle dall’amico Albert Einstein e così inquietante da aver indotto l’astronomo Carl Sagan a farne oggetto di feroci critiche, il saggio di Velikovsky propone in effetti, come vedremo, una serie di scottanti questioni, tra cui la veridicità storica dei testi biblici (sul filone del famoso bestseller "La Bibbia aveva ragione" di W. Keller) e di innumerevoli altre tradizioni mitologiche e sacrali, utilizzate dal ricercatore come fonti attendibili per desumerne informazioni sul passato del nostro pianeta attraverso un’analisi comparata.
    La tesi di fondo è difatti che in epoche remote, e non solo, la Terra sia stata scenario di eventi catastrofici così travolgenti da essere stati praticamente rimossi dalla memoria collettiva dell’umanità e confinati in quell’area fantastico-virtuale che si identifica con il mito.
    Tali cataclismi di vastità planetaria sarebbero stati provocati in buona parte da violentissime collisioni e incontri più o meno ravvicinati con corpi celesti, in seguito ai quali l’assetto orografico e biologico del nostro pianeta sarebbe sensibilmente mutato.
    L’argomentazione di Velikovsky si concentra in particolare su una gigantesca cometa di dimensioni planetarie che, generata per espulsione dalla massa gassosa di Giove (in particolare, dalla gigantesca "macchia rossa" del grande pianeta), avrebbe quindi vagato irrequieta, in ere lontane, nel Sistema Solare, avvicinandosi due volte, verso il 1500 a.C., alla Terra, con conseguenze che analizzeremo in dettaglio.
    Non solo: la medesima cometa circa 700-800 anni più tardi si sarebbe scontrata con Marte provocando in area terrestre ulteriori sconquassi, per poi assestarsi definitivamente nei cieli con un’orbita regolare e diventare infine quel pianeta conosciuto in seguito con il nome di "Venere".
    Questa in sintesi la "sceneggiatura" descritta da Velikovsky, per supportare la quale l’autore fece appello alle più svariate testimonianze del passato, attingendo, oltre che alla Bibbia, ai testi ebraici del "Talmud", alla letteratura greca, ai papiri egizi, alle tavolette astronomiche babilonesi, ai calendari aztechi e maya e a tradizioni popolari, remote iscrizioni e patrimoni mitologici di numerosissime popolazioni del mondo.
    Stesso taglio interdisciplinare si rileva nelle scienze cui fa riferimento la sua indagine, che spaziano dall’archeologia alla geologia, dalla paleontologia alla psicologia, dall’astronomia all’antropologia, alla fisica, alla storia...



    VELIKOVSKY: CHI ERA COSTUI?

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    Nato il 10 giugno 1895 a Vitebsk, in Russia, e morto il 17 novembre 1979, Velikovsky studiò presso diverse università europee: da Edimburgo (scienze naturali), a Mosca (storia, legge e medicina, in cui si laureò), da Berlino (biologia), a Zurigo (fisiologia del cervello) e Vienna (psicologia).
    Fu seguace di Freud, di cui accettò la teoria dell’inconscio.
    Dopo aver insegnato in Palestina si trasferì nel 1939 negli Stati Uniti, dove un decennio dopo, come si è detto, scrisse "Worlds in collision" (trad. it. "Mondi in collisione", Garzanti, 1955), il cui mancato consenso da parte dell’Establishment scientifico dominante mise addirittura in crisi l’attività editoriale della Macmillan, suo editore.
    In seguito Velikovsky pubblicò altri libri sul tema, di cui i più celebri sono "Ages in chaos" ("Ere nel caos", 1952) e "Earth in upheaval" ("La Terra in scompiglio", 1955). Ma non sono da meno i successivi e brillanti "Oedipus and Akhnaton", "Peoples of the sea", "Ramses II and his time", "Mankind in amnesia" e "Stargazers and gravediggers".
    Fino alla morte propugnò con convinzione le sue teorie, la cui ereticità consisteva soprattutto nell’opporsi alla concezione allora più in voga, divenuta ormai quasi dogma: l’"attualismo", formulato a cavallo tra Settecento e Ottocento da scienziati quali Hutton, Lamarck, Lyell e accettato da Darwin (allievo e amico di Lyell), che ne fece il fondamento teoretico per l’"evoluzionismo".
    In sintesi quest’approccio sostiene che i mutamenti sulla Terra sono il risultato di graduali quanto ininterrotte trasformazioni, di contro all’idea catastrofista che, sostenuta da Cuvier e altri, ipotizzava invece la ricorrenza di cataclismi, sia precedenti sia successivi alla comparsa della specie umana: un paradigma, questo, di cui Velikovsky è stato uno degli interpreti più originali, intriganti e attuali.
    Ma ripercorriamo l’esposizione velikovskyana partendo dall’epoca in cui l’autore colloca le prime grandi perturbazioni suscitate sulla Terra dalla cometa gioviana, e cioè 3500 anni fa.



    TUTTA COLPA DELLA COMETA

    Terremoti di immani proporzioni, maremoti spaventosi, piogge di bitume, caduta di pietre incandescenti, pulviscolo abbuiante l’atmosfera e modificazione repentina sia del clima sia della durata dell’anno a causa dell’inversione altrettanto repentina dei punti cardinali. Questi gli effetti descritti in certi avvenimenti cosmici narrati da mitologie di tutto il globo, e alcuni di essi collegabili a quanto dice l’Esodo biblico a proposito delle piaghe d’Egitto e della fuga degli Ebrei attraverso le pareti d’acqua sollevatesi nel Mar Rosso. Si pensi, per esempio, alla prima piaga, che descrive come "tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue" (Esodo 7, 20-21): fenomeno plausibile nell’ipotesi del passaggio di una cometa, da cui in tal caso cadrebbero sulla Terra particelle di pigmento rugginoso e quindi rossastro. O ad altre piaghe successive: "un pulviscolo diffuso su tutto l’Egitto [...] produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie" (9, 9-10); "ci furono grandine e folgori [...] una grandinata così violenta non v’era mai stata " (9, 24); "vennero dense tenebre per tre giorni" (10, 22)... Circostanze che, secondo Velikovsky, rafforzano l’ipotesi della cometa rilevandone alcune gravissime conseguenze, quali l’oscuramento e la caduta di meteoriti, che effettivamente si verificherebbero se un simile corpo celeste transitasse nelle vicinanze e che sono descritte in maniera analoga nell’antico papiro egizio di Ipuver.
    Del sollevamento delle acque del Mar Rosso, imputato alla formazione di venti di velocità e potenza inaudite, si può peraltro trovare memoria nel folklore dei nativi nordamericani, dei giapponesi, dei peruviani e di numerose altre popolazioni, laddove si ricorda un maremoto così spaventoso da dividere il mare in due colonne: per esempio nel Popol-Vuh, sacro libro dei Maya, si legge che "il mare venne sollevato" proprio nel corso d’un cataclisma che rese oscura la terra, mentre infiammò di fulmini e rombi il cielo. E del cielo infiammato da lampi violentissimi troviamo traccia in quasi tutte le tradizioni mitologiche, quasi si trattasse di un ricordo generalizzato che ha coinvolto ogni popolazione del pianeta.
    La cometa, dunque, sarebbe passata vicino alla Terra ai tempi dell’esodo israelita dalla terra d’Egitto, mentre di un ulteriore transito, che sarebbe avvenuto 52 anni dopo, si avrebbe eco in un episodio occorso al condottiero ebreo Giosuè presso la città di Gàbaon, che era in mano ai re degli Amorrei.
    Ecco, infatti, cosa si legge in Giosuè 10, 11-13:
    "il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre. - interpretati ancora come meteoriti - Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora Giosuè disse al Signore [...]: ‘sole, fermati a Gabaon e tu, luna, sulla valle di Aialon’. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici".
    Velikovsky interpreta l’eclatante come una ripercussione della vicinanza della cometa, che avrebbe appunto rallentato la rotazione della Terra. E per confermare che si trattò di un fatto realmente accaduto, e poi mitologizzato, rintracciò nelle storie mitiche dell’altro emisfero un accadimento analogo ma opposto: invece di un lunghissimo giorno una notte lunghissima. Della quale ci parla, in effetti, la storia dell’impero di Colhuacan e del Messico (scritta in lingua nahua-indiana e nota come "Annali di Cuauhtitlan") e a cui si riferiscono anche taluni racconti leggendari della Finlandia, dell’Iran, del Perù e dei nativi nordamericani, mentre i testi cinesi di epoca Yao narrano di una sequela di sconvolgimenti (vasti incendi, onde altissime) nel corso dei quali il sole non tramontò per vari giorni.
    La Terra, insomma, interruppe per un breve periodo le sue rotazioni. E se, dopo l’impatto, riprese un moto regolare, questo cortocircuito aveva comunque prodotto un effetto ancor più straordinario: l’inversione dei poli magnetici del pianeta, ribaltando i punti di collocazione dei Poli Nord e Sud.
    Un capovolgimento avvenuto in modo istantaneo, quindi traumatico per l’habitat terrestre, e collocato dal Velikovsky nel 687 a.C., quando Marte, spostato da una successiva collisione con la cometa, sarebbe transitato presso la Terra ai tempi della distruzione dell’esercito assiro di Sennacherib, nemico di Israele (ben 185.000 soldati morti misteriosamente, forse per asfissia), di cui narrano i libri biblici dei Re e delle Cronache.
    A sostegno di questa tesi Velikovsky presenta analisi di carattere geologico: pare infatti che l’epoca glaciale abbia avuto una conclusione subitanea, trasformando d’improvviso regioni polari (come l’America nord-orientale) in zone temperate e al contrario regioni temperate (come sarebbe stata la Siberia nord-orientale) in coltri gelate. Se ne ha evidenza paleozoologica nei corpi congelati dei mammuth, estintisi in massa durante l’ultimo periodo glaciale e nelle cui viscere sono state trovate erbe non ancora digerite e che oggi crescono a 1500 km a sud: indizio che il Polo Nord si trovava un tempo spostato verso l’America di una ventina di gradi rispetto al punto che occupa oggi.
    Il congelamento deve essere stato del resto davvero repentino per aver conservato i corpi dei grandi quadrupedi intatti e non in stato di putrefazione!
    L’inversione, inoltre, avrebbe inciso sull’orbita terrestre (causando cambiamenti radicali che sarebbero testimoniati dalle variazioni riscontrabili da un certo momento in poi nei calendari di vari popoli antichi) e rivoltato la direzione del moto terrestre, che avrebbe così iniziato a ruotare da occidente verso oriente, mentre prima il Sole sorgeva a occidente e tramontava a oriente.
    La precedente configurazione sarebbe stata dipinta nella tomba dell’architetto della regina Hatshepsut, Senmut, il cui soffitto mostra le costellazioni disposte con orientamento astronomico opposto all’attuale e, evidentemente, visibile così a quell’epoca.
    Numerose poi le fonti storiche, a partire da Erodoto, che nelle Storie riferisce come secondo i sacerdoti egiziani il Sole in remote epoche avesse cambiato più volte la direzione del moto.
    A questa medesima inversione - che in epoca latina è riferita da Seneca e da Pomponio Mela e che ritroviamo anche nelle scritture di altre civiltà, fra cui nel trattato talmudico Sanhedrin - aveva già fatto riferimento Platone nel Politeia, sostenendo che il cambio d’orientamento sarebbe una manifestazione ciclica, da lui definita l’inversione "più grande e più completa" dei "mutamenti che avvengono nei cieli".



    NASCE LA DEA DELL'AMORE

    Dopo alcuni secoli di peregrinazioni la cometa si stabilizzò con una propria orbita nel Sistema Solare e divenne Venere.
    Dell’eccezionale avvenimento l’autore vede una comprova mitica nelle molte leggende sorte sulla sua nascita, che egli identifica con quella di Atena di cui parla l’Inno omerico a lei dedicato: quando Atena nacque, riferisce Velikovsky, "la volta del cielo ‘cominciò a vacillare orribilmente’, ‘la terra tutt’intorno gridò spaventata’, ‘il mare fu scosso da nere onde, mentre la schiuma irrompeva bruscamente’ e il Sole si fermò ‘per un lungo tempo’. Il testo greco parla di ‘onde purpuree’ e del mare ‘che si solleva come una muraglia’ e del Sole arrestatosi nella sua corsa. [...] Nell’Iliade è detto che Pallade Atena ‘si lanciò sulla terra come una stella incandescente’ sprizzando scintille; si lanciò quale ‘stella inviata da Giove’ [...] Plutarco identifica la Minerva dei Romani o l’Atena dei Greci con l’Iside degli Egiziani e Plinio il pianeta Venere con Iside" (Mondi in collisione, ed. citata, p. 145-146). Velikovsky segnala, a conferma della sua ipotesi, l’assenza di Venere in una tavola astronomica indù del 3100 a.C. - mentre apparirà in quelle successive bramaniche - e nel sistema dei quattro pianeti dell’astronomia babilonese, che non a caso chiamò poi Venere "il grande astro che si aggiunge agli altri grandi astri".



    AMNESIA COLLETTIVA

    Per sorreggere le proprie posizioni catastrofiste Velikovsky si appellò all’idea di ciclicità, ricordando che presso moltissime culture antiche - in Grecia, India, Tibet, Messico, Cina, Iran, Islanda - si suppose che il mondo procedesse per Grandi Età (o Grandi Anni), divise da cesure caratterizzate da convulsioni naturali di entità planetaria, a esplicitare il concetto di un rigenerarsi che passa attraverso la putrefazione delle condizioni precedenti. Disastri e perturbazioni in seguito rimossi, rielaborati e infine ricordati dall’umanità come metafore e allegorie, in base a quel fenomeno psicanalitico noto come "amnesia collettiva".
    Interessante infine evidenziare che l’assunto base dello studioso russo, e cioè che quanto accade nei cieli è simile a quanto accade in un atomo e che perciò le leggi che regolano il corso degli astri intorno al Sole sono le medesime del movimento degli elettroni intorno al nucleo, ricorda dappresso la visione del mondo enunciata nell’antico testo ermetico "Tabula Smaragdina": "Ciò che sta in Alto è come quel che sta in Basso e ciò che sta in Basso è come quel che sta in Alto, per fare il miracolo di Una Cosa Sola". Un’idea olistica ormai ampiamente diffusa nei rivoluzionari modelli cosmogonici proposti dall’odierna fisica post-newtoniana.


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  2. ROS533
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    TI RIGIRI NELLA TOMBA...IMMANUEL?? :o: :(
    PREPARATI UNA CAMOMILLA E CALMATI... :rolleyes: :)
    VUOI CHE SI RIPETA UNA..COLLISIONE??? :huh: :lol:
     
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1 replies since 13/5/2007, 16:29   180 views
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