MELIA AZEDARACH, L'ALBERO DEI ROSARI [SCHEDA E FOTO]

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    MELIA AZEDARACH, L'ALBERO DEI ROSARI [SCHEDA E FOTO]



    L'albero dei rosari o albero dei paternostri (Melia azedarach L., 1753) è un albero deciduo della famiglia delle Meliaceae, nativo di India, Cina meridionale e Australia.

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    Il genere Melia include altre quattro specie di alberi di piccole dimensioni, decidui o semi-sempreverdi, diffusi dall'Asia sud-orientale all'Australia settentrionale.


    Il nome specifico azedarach è d'origine persiana e significa "albero nobile". Cfr. anche Azadirachta.

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    Descrizione

    La pianta è un albero alto fino a 7-15 metri, con chioma globosa, più raccolta nelle zone soleggiate e battute dal vento. Può emettere facilmente polloni radicali. La corteccia è grigiastra nel fusto e nei rami vecchi, rossastra nei rami giovani.

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    Le foglie sono opposte, portate da un lungo e robusto picciolo, con lamina imparipennata, composta da 5-7 foglioline a loro volta pennate o bipennate. Nel complesso una foglia è lunga fino a 40-50 cm, glabra, di colore verde, più scuro nella pagina superiore.

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    I fiori sono ermafroditi, piccoli e profumati, riuniti in ampie infiorescenze a grappolo. Corolla gamopetala, composta da cinque petali di colore viola chiaro o lilla.

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    I frutti sono drupe delle dimensioni di una biglia (1 cm di diametro) e sono di colore giallo oro se maturi. Persistono sull'albero per tutto il periodo invernale pendono dall'albero e gradualmente diventano quasi bianchi.

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    Esigenze e adattamento

    L'albero dei rosari è una specie frugale e rustica. Resiste bene al freddo, all'inquinamento, al vento e tollera lunghi periodi di siccità. Non mostra particolari esigenze pedologiche e si adatta bene anche a terreni poveri. Per le sue proprietà repellenti è praticamente immune da attacchi da parte dei fitofagi.

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    In ogni modo si avvale di condizioni ambientali favorevoli e con clima mite e su terreni freschi mostra una notevole vigoria e una spiccata capacità di moltiplicazione emettendo polloni radicali vigorosi. In condizioni favorevoli di umidità e temperatura diventa invasiva comportandosi come infestante in parchi e giardini.

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    Distribuzione e habitat

    Originaria delle regioni temperate dell'Asia, è presente in Cina, Giappone, subcontinente indiano, Insulindia, Australia e Isole Salomone. In seguito alla diffusione operata dall'azione dell'uomo, oggi è naturalizzata nell'Europa meridionale, Africa, Stati Uniti, Hawaii comprese, Messico, regione tropicale del Sudamerica e Isole Galapagos. Nelle regioni tropicali e subtropicali dove è stata introdotta è considerata una specie invasiva.

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    Cresce fino a 700 m sul livello del mare, in zone aperte e dal clima secco. Preferisce vecchi campi abbandonati, terreni a ridosso della carreggiata stradale ed altre zone disturbate. In Italia è coltivata a scopo ornamentale e, in genere, non ha una vera e propria tendenza a spontaneizzarsi. È presente nell'Italia meridionale, in Sicilia, Sardegna, Marche e Liguria.

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    Aspetti tossicologici

    I fiori non attraggono le api e gli altri insetti impollinatori. La pianta contiene, infatti, principi attivi ad azione repellente nei confronti degli insetti con proprietà simili a quelle dell'azadiractina, erroneamente ritenute insetticide. Le foglie possono essere usate come insettifughe per proteggere derrate o altri materiali. Non devono assolutamente essere mangiate, perché altamente velenose.

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    Tutte le parti della pianta sono velenose per l'uomo se ingerite. I principi tossici sono potenti neurotossine: il tetranortriterpene e la saponina, presenti in concentrazione maggiore nei frutti. Alcuni uccelli possono cibarsi dei frutti senza riceverne danno, diffondendo i semi con i propri escrementi, ma una dose di 0,66 g di frutta per chilogrammo può uccidere un mammifero adulto.

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    I primi sintomi dell'avvelenamento appaiono poche ore dopo l'ingestione e possono includere perdita dell'appetito, vomito, stipsi o diarrea, sangue nelle feci, dolori di stomaco, congestione polmonare, paralisi cardiaca, rigidità, mancanza di coordinazione motoria ed in generale debolezza. La morte può sopraggiungere dopo circa 24 ore.

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    Per le sue proprietà tossicologiche, l'infuso diluito di foglie e corteccia è stato usato, in passato, per indurre il rilassamento dell'utero.

    Utilità

    In passato il nocciolo dei frutti, duro e sferico, è stato largamente utilizzato nella realizzazione di rosari, prima dell'avvento delle materie plastiche.

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    Il legno, noto come mindi, è caratterizzato da una colorazione chiarissima, tendente al bianco e al bianco-giallastro, con venature lineari; è facilmente tagliabile e lavorabile ed è utilizzato per l'impiallacciatura del mobilio o per la realizzazione di parquet.

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    La specie può mostrare interesse come pianta ornamentale per la sua rusticità e capacità di adattamento unite all'eleganza delle foglie, della fioritura e dei frutti lungamente persistenti durante il riposo invernale. Per questi motivi l'albero dei rosari è talvolta sfruttato per costituire alberature stradali o come essenza arborea in parchi e giardini. L'impiego nell'arredo urbano non gode però di particolare favore a causa di vari difetti:

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    alla fine dell'inverno i frutti cadono abbondantemente imbrattando i marciapiedi e rendendoli scivolosi;
    la pianta sopporta male le potature e ricaccia in modo incontrollato emettendo numerosi e vigorosi succhioni;
    può diventare invasiva diffondendosi nelle aree circostanti sia attraverso i polloni radicali sia attraverso la spiccata attitutine germinativa dei semi e la vigoria delle giovani piantine;
    la tossicità delle bacche sconsiglierebbe l'impianto di questa specie in aree ricreative: l'imprudenza e la curiosità, tipica dei bambini verso i frutti a bacca o a drupa, rappresenta infatti un rischio di occasionali avvelenamenti.

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    wikipedia.org/

    foto sul web

    Edited by belias94 - 16/5/2016, 15:56
     
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