TUTTE LE CURIOSITÁ SUI DINOSAURI E SULLA PREISTORIA

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    Il dinosauro con un solo dito



    Scoperto in Cina un "cugino" di T. rex. Grande come un pappagallo ma con un unico, enorme dito per ogni mano che forse usava per pescare termiti

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    Riportato alla luce nella Cina nordorientale, Linhenykus monodactylus era un dinosauro che apparteneva alla famiglia dei teropodi, il gruppo di carnivori bipedi di cui facevano parte anche Tyrannosaurus rex e Velociraptor.

    La maggior parte dei teropodi aveva tre dita su ogni mano; ma Linhenykus appartiene alla famiglia detta degli alvarezsauroidi: piccoli dinosauri dalle gambe lunghe che presentavano un lungo dito e due moncherini pressoché inutili su ogni arto.

    "Secondo alcuni ricercatori, questi dinosauri usavano il lungo dito per scavare nei nidi di termiti”, dice il responsabile della ricerca Xu Xing dell'Istituto di Paleontologia dei vertebrati e Paleoantropologia di Pechino. E questo, aggiunge lo studioso, era forse anche il caso di Linhenykus.

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    La mano di Linhenykus in effetti presenta un osso che poteva corrispondere a un secondo dito, ma la piccola protuberanza non avrebbe avuto, secondo Xu, alcuna funzionalità: perciò, spiega, Linhenykus è l'unico dinosauro conosciuto provvisto di un solo dito.

    L'evoluzione della mano
    Il nuovo dinosauro è stato scoperto in una formazione rocciosa ricca di fossili che risale al tardo periodo Cretacico, tra gli 84 e i 75 milioni di anni fa. Il sito si trova nei pressi di Linhe, una città della Mongolia Interna che ha ispirato il nome della nuova creatura.

    Fossili di alvarezsauroidi sono stati trovati sia in Asia che nelle Americhe, e la loro datazione varia dal tardo Giurassico al tardo Cretaceo. Il ritrovamento di un alvarezsauroide in Asia risalente al tardo Cretaceo aggiunge un nuovo tassello alla storia della diffusione di questo gruppo sulla Terra.

    "Probabilmente si sono evoluti in Asia diffondendosi versoi l'antico supercontinente Gondwana, per poi ritornare in Asia da cui alla fine sarebbero partiti alla volta dell'America del Nord”, dice.

    Secondo i ricercatori, i monconi di dita presenti sugli altri dinosauri del gruppo forse non servivano a molto, ma poiché dovevano "costare” poco in termini evolutivi, non sarebbero scomparsi del tutto.

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    Al contrario, Linhenykus non presentava alcun dito residuale, e il suo lungo dito non era comunque così specializzato per scavare come quello degli altri membri della sua famiglia. Ciò dimostra che l'evoluzione della mano negli alvarezsauroidi "non seguì un andamento lineare", sottolineano i ricercatori.

    Il nuovo dinosauro mono-dito è descritto nel numero online del Journal Proceedings of the National Academy of Sciences.

    di John Roach

    FONTE:nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 11:58
     
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    La valle incantata degli adrosauri




    Una nuova tecnica di datazione assoluta dei fossili indica che alcuni dinosauri sarebbero sopravvissuti per 700.000 anni all'estinzione di massa del Cretaceo.

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    Ossa fossili di dinosauro scoperte nel New Mexico rischiano di complicare l'immagine che abbiamo della rapida scomparsa dei dinosauri avvenuta fra 65,5 e 66 milioni di anni fa. Ricercatori dell'Università dell'Arizona hanno infattianalizzato il femore di un adrosauro, scoprendo che esso risale a "solo" 64,8 milioni di anni fa: una differenza temporale che implica che alcuni di questi dinosauri erbivori sopravvissero all'evento di estinzione di massa per almeno altri 700.000 anni.

    Secondo Heaman potrebbero esserci diverse spiegazioni del fatto che gli adrosauri del New Mexico siano riusciti a sfuggire all'estinzione di massa del Cretaceo; in particolare è possibile che le particolari le condizioni meteo-climatiche di alcune aree abbiano permesso alla vegetazione di non essere spazzata via dal cambiamento climatico che aveva investito il resto del mondo.

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    Edited by belias94 - 25/9/2019, 12:05
     
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    Bellissime immagini di dinosauri



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    FONTE: prese sul web

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 12:15
     
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    Il nonno dei dinosauri cornuti



    Il fossile ha un cranio lungo 2,4 metri e potrebbe essere l'antenato dei triceratopi. Ma alcuni esperti dubitano che appartenga a una nuova specie

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    Si chiama Titanoceratops, e l'omaggio ai mitici Titani è più che giustificato: con un cranio lungo 2,4 metri, è il più grande dinosauro cretacico (circa 74 milioni di anni fa) scoperto finora in America del Nord.

    Secondo le analisi condotte sullo scheletro parziale, il gigante preistorico avrebbe pesato 6,8 tonnellate, superando nettamente il triceratopo africano, che ne pesava circa 5.

    Se venisse confermato che si tratta di una nuova specie, la scoperta di Titanoceratops ouranos, come è stato ribattezzato il reperto, potrebbe anche significare che i Triceratopsini, una linea evolutiva di grandi dinosauri cornuti, avrebbero sviluppato le proprie gigantesche dimensioni almeno 5 milioni di anni prima di quanto si pensava.

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    Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Cretaceous Research, Triceratops si sarebbe evoluto in una specie diversa dopo l'estinzione di Titanoceratops.

    "È sorprendente: non avrei mai pensato che in quel periodo vivesse una creatura così grande e così evoluta”, dice il responsabile dello studio Nicholas Longrich, paleontologo della Yale University.

    Altri studiosi però sostengono che lo scheletro non è sufficientemente completo per affermare che si tratti di una nuova specie. "Sarebbe bello se fosse vero", commenta Michael Ryan, curatore del dipartimento di Paleontologia dei Vertebrati del Cleveland Museum of Natural History. "[Ma] finché non troveremo un esemplare migliore... non c'è ragione di affermare che non si tratti di un Pentaceratops”, un'altra specie di dinosauro cornuto.

    Un triceratopo più "aggraziato"

    Il fossile è stato rinvenuto nel New Mexico nel 1941 ed è rimasto chiuso in magazzino fino al 1995, quando è stato riesaminato e identificato come un Pentaceratops "eccezionalmente grande”.

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    Ma quando Longrich, di recente, ha esaminato nuovamente il reperto, ha individuato ben 20 differenze tra questo e Pentaceratops. Molte di queste differenze, afferma lo studioso, consistono in tratti tipicamente da triceratopo, come la forma del naso e le corna curve in avanti. Ciò indicherebbe, secondo Longrich, che l'animale fosse piuttosto un nuovo antenato del triceratopo. (Vedi la galleria delle creature del Cretaceo)

    Titanoceratops, afferma Longrich, avrebbe avuto l'aspetto di un triceratopo più "aggraziato”, con un naso più lungo, corna leggermente più grandi e una gorgera (l'osso a forma di ventaglio che copre il collo) più sottile. Un altro tratto a sostegno della teoria di Longrich sarebbero le dimensioni: il fossile è grande il doppio di qualunque Pentaceratops conosciuto, una specie di cui esistono una mezza dozzina di fossili pressoché completi.

    Il problema della gorgera

    Ryan del Cleveland Museum ribatte però che lo scheletro non sembra così diverso la quello di Pentaceratops.

    Per cominciare, afferma lo studioso, molte delle 20 differenze rilevate da Longrich non sono sufficienti a dimostrare per certo una diversa identificazione dell'animale. Inoltre, dice, lo scheletro manca della parte cruciale per valutare un dinosauro cornuto, e cioè il retro della gorgera: "È lì che sono concentrati i caratteri chiave di questo tipo di dinosauri. E le parti esistenti dell'esemplare non mi sembra possano escludere che si tratti di una variante di Pentaceratops”.

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    Ad esempio, ipotizza Ryan, il fossile potrebbe essere solo un Pentaceratops più grande perché precedente, quindi più raro come sono in genere i fossili particolarmente antichi.

    Nel 2010 Ryan ha scoperto un altro dinosauro cornuto, Medusaceratops lokii: lungo circa 7 metri e con un peso di oltre 7 tonnellate, questo carro armato preistorico vagava per le praterie del Tardo Cretaceo, circa 78 milioni di anni fa, nella regione occupata dall'odierno Montana.

    In ogni caso, l'unica cosa che potrebbe mettere definitivamente fine alla disputa sarebbe la scoperta di un altro fossile con una gorgera intatta, come si augura lo stesso Longrich: "Sarei felicissimo di vedere un altro Titanoceratops: sarebbe l'ultimo tassello del puzzle”.


    nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 13:36
     
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    Cosa mangiavano gli ittiosauri



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    Gli ittiosauri, rettili marini dalla forma molto simile a quella dei delfini, popolavano gli oceani nel mesozoico, quando i dinosauri dominavano la terraferma. E, come i dinosauri, si estinsero circa 90milioni di anni fa, prima dei loro cugini. Si pensava che l'estinzione dei rettili marini fosse dovuta alla mancanza di prede, grossi molluschi chiamati belemniti. Ma il ritrovamento, nello stomaco di un fossile di ittiosauro australiano, di resti di una piccola tartaruga e di uccello fanno pensare che l'ipotesi sia scorretta.

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    Il dottor Benjamin Kear del South Australian Museum di Adelaide, che ha ritrovato il fossile, pensa che non tutto quello che sappiamo sulla dieta degli ittiosauri sia corretto. Secondo lui, questi rettili marini erano predatori opportunistici, che si nutrivano di quello che trovavano, non solo di molluschi o pesci. Una tartarughina appena nata e un uccello (magari morto) trovato in mare sono sempre delle ottime prede.
    Competizione tra rettili. La ragione della loro estinzione potrebbe anche non essere quindi dovuta alla scomparsa delle belemniti, ma alla competizione con altre specie. Alla fine del periodo in cui vissero gli ittiosauri, infatti, cominciarono a comparire nel mare i primi pesci ossei moderni, e anche alcuni plesiosauri (altri rettili marini predatori). Forse queste nuove specie erano molto più efficienti, e spinsero gli ittiosauri all'estinzione.


    Il plesiosauro



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    Il plesiosauro era dotato di un collo lunghissimo, capace di afferrare addirittuara uno pterodonte in volo..


    Il carcharodon megalodon




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    Il carcharodon megalodon era uno squalo lungo 18 m e forse molto di più , e voracissimo...
    Sono stati trovati dei suoi denti fossili, triangolari e seghettati, alti 15 cm..
    e se contate che come lo squalo tigre, ne possedeva 4 o 5 file

    Un suo dentino



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    Imparentato con lo squalo bianco ( charcharias charcharias), ma molto piu grosso, era capace di mangiare un grosso sauro marino...

    FONTE: notizie e foto prese sul web

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 13:46
     
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    Triassic Park: dinosauri mai visti



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    Notosauri in fuga In questa illustrazione, un gruppo di giovani notosauri cerca riparo in acqua mentre un affamato ma terrestre Ticinosuchus li attacca in una laguna dell'area oggi corrispondente alla Svizzera. I notosauri vissero durante il medio e tardo Triassico e furono fra i primi rettili ad abitare i mari. Poiché i notosauri potrebbero aver deposto le uova sulla terraferma, queste e i piccoli erano forse esposti all'appetito di Ticinosuchus. Ma una volta in acqua, i giovani rettili erano al sicuro, almeno per il momento.

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    Herrerasauro
    Un herrerasauro si aggira nella foresta dell'attuale Argentina mettendo in fuga le creature più piccole. I fossili di questo "mostro” triassico sono fra i più antichi scoperti: risalgono a circa 228 milioni di anni fa.

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    Dinosauri triassici Il disegno illustra l'eplosione di nuove forme di vita che caratterizzò l'inizio e la metà del Triassico. Il periodo precedente, il Permiano, era stato caratterizzato da una grande estinzione di massa, e ciò consentì alle piante e agli animali sopravvissuti di crescere di dimensioni e di diversificarsi, in assenza di predatori o concorrenti. Ciò permise la comparsa di dinosauri, pterosauri e dei primi coccodrilli.

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    Foresta pietrificata Pezzi di legno pietrificato giacciono nel Petrified Forest National Park in Arizona. Gli alberi pietrificati sono perlopiù della specie Araucarioxylon arizonicum, una gigantesca conifera che cresceva nelle pianure tropicali di questa regione circa 220 milioni di anni fa. Gli alberi che cadevano qui spesso finivano in fiumi profondi dove venivano sepolti dai sedimenti. La mancanza di ossigeno ne impediva il decadimento; inoltre il calore e la pressione esercitata nel corso dei millenni ha trasformato il legno in quarzo colorato da impurità come ferro, carbone e manganese.


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    Le Dolomiti La roccia del Massiccio del Sella un tempo costituiva il fondo di un mare tropicale poco profondo che ospitava gigantesche barriere coralline formatesi nel corso di milioni di anni. Più di recente l'erosione glaciale ha scolpito le Dolomiti portando in superficie i reef e i fossili che vi erano racchiusi. (Fotografia di O. Alamany & E. Vicens/CORBIS)



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    Pesce triassico Questo pesce è uno delle migliaia di fossili rinvenuti nelle montagne e nelle formazioni carsiche delle Provincia di Guizhou, in Cina. Gran parte della regione era coperta da un mare poco profondo durante il Triassico, e i sedimenti sono ricchi di antichi resti di pesci, dinosauri e rettili marini. (Fotografia di O. Louis Mazzatenta)




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    Rettile triassico Questo rettile del Triassico medio trovato in Svizzera è lungo solo 23 centimetri. Chiamato Pachypleurosaurus edwardsi, questo primitivo rettile anfibio era un notosauro, una delle prime creature ad avvenurarsi nei mari del Triassico.



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    Antico ittiosauro Gli ittiosauri erano rettili marini gadli occhi grandi e somiglianti ai delfini che vissero durante il Triassico, il Giurassico e il Cretaceo. Questo esemplare, rinvenuto nella Provincia di Guizhou, rappresenta una delle specie più antiche e aveva un aspetto più da rettile; le specie successive invece ricordano più i pesci. (Fotografia di O. Louis Mazzatenta)



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    Vegetazione triassica L'estinzione di massa del Permiano lasciò praticamente campo libero per nuove specie animali e vegetali che si evolsero nel Triassico. Felci ad albero con semi, come questa Dicroidium fossile trovata in Nuova Zelanda, si svilupparono in questo periodo con una grande varietà di flora; alcune piante diedero origine a specie presenti ancor oggi.



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    Fossili su richiesta Uno scultore del Guizhou, in Cina, crea un "fossile" di Keichousaurus hui, localmente noto come "Dragone marino” da un blocco di pietra. I resti di questo piccolo rettile triassico sono molto diffusi e ben conservati nella regione. Ma il drago, in Cina, è considerato beneaugurante, quindi repliche come questa sono utili a frenare la richiesta di fossili autentici. (Fotografia di O. Louis Mazzatenta)



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    Ittiosauro completo Gli ittiosauri - come questo trovato in Cina, divennero i principali predatori marini e prosperarono per 160 milioni di anni prima di estinguersi nel medio Creatceo, 25 milioni di anni prima dei dinosauri.




    FONTE:/www.nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 14:06
     
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    Il T. rex? Lento e goffo come un elefante



    Il più celebre dei grandi dinosauri carnivori era tutt'altro che un'agile e rapida macchina per uccidere.

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    Tyrannosaurus rex era uno dei più grandi dinosauri carnivori mai vissuti. I reperti fossili indicano che misurava circa 12 metri di lunghezza e tra i 4,5 e i 6 metri di altezza.

    Secondo una recente ricerca neurologica che ha calcolato il "limite di velocità” dei segnali nervosi nel corpo del grande carnivoro estinto, è probabile che Tyrannosaurus rex avesse il passo pesante del pachiderma.

    Gli studiosi hanno scoperto che per gli animali sia grandi che piccoli, esiste un "limite di velocità” nella trasmissione dei segnali nervosi corrispondente a circa 55 metri al secondo: è questa la massima velocità a cui il segnale - indispensabile per correre o per camminare - può viaggiare dal piede dell'animale alla sua colonna vertebrale.

    E a questa velocità, un animale di grandi dimensioni come l'elefante non può correre troppo veloce, altrimenti correrebbe alla cieca.

    Insomma, Tyrannosaurus rex era "senza dubbio una creatura lenta, pesante e goffa. Eppure, doveva essere comunque impressionante da vedere e capace di tanto in tanto di sprazzi sorprendenti”.


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    Anche se viene spesso raffigurato con la testa simile a quella del cigno, a pelo d'acqua, una posizione del genere sarebbe stata fisicamente impossibile perché non sarebbe stato in grado di vedere sotto al proprio mento

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    Lo Styxosaurus era un elasmosauro, una varietà a collo lungo dei rettili marini detti plesiosauri. Questi mostri marini crescevano fino a superare i 12 metri di lunghezza, di cui circa la metà era occupata dal collo. Tale caratteristica consentiva allo Styxosaurus di avvicinarsi di soppiatto ai banchi di pesce mentre attraversava lentamente le acque poco profonde dei mari del Tardo Cretaceo. I denti lunghi e appuntiti servivano ad afferrare e tenere la preda, ma non erano in grado di tagliare o masticare. L'elasmosauro ingoiava quindi pesci interi.

    Tra i predatori vi erano probabilmente alcuni dei più feroci mostri marini, come la cretossirina (Cretoxyrhina mantelli), uno squalo dai denti aguzzi, e il Tylosaurus, un mosasauro gigante. Come in tutti i plesiosauri, gli arti dello Styxosaurus erano costituiti da due paia di pale natatorie pinniformi, a cui l'animale imprimeva un movimento "a otto" per "volare" nell'acqua, più o meno come fanno oggi le foche e i leoni marini. In diversi casi sono state ritrovate centinaia di pietre, dette gastroliti, in corrispondenza dello stomaco di questi mostri marini. Questo fatto sembra suggerire che l’animale ingeriva le pietre per agevolare la digestione o magari per utilizzarle come zavorra mentre nuotava.

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    Si pensa che questo animale avesse occhi enormi e una buona vista per nuotare nelle profondità del canale cretacico che, in alcune zone, toccava i 180 metri di profondità

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    La tusoteutide (Tusotheuthis longa) era un calamaro gigante che aveva quasi le stesse dimensioni di quelli che solcano oggi gli oceani. Con i tentacoli allungati, questi antichi cefalopodi potevano misurare dagli 8 agli 11 metri di lunghezza.

    Come il moderno calamaro gigante, la tusoteutide non era provvista di un guscio esterno ed è nota solo grazie alle scoperte della rigida struttura di sostegno situata all’interno del suo corpo, detta penna o gladio. La penna era simile a una spina dorsale, ma era costituita da un delicato materiale della consistenza di un guscio detto chitina. La penna sosteneva un corpo carnoso con grandi occhi, un becco appuntito e molto probabilmente dieci tentacoli muniti di ventose che rendevano la tusoteutide un temibile predatore nei mari del tardo Cretaceo. I pesci e cefalopodi più piccoli erano con ogni probabilità gli elementi principali della sua dieta, ma anche i piccoli rettili marini che frequentavano le profondità oceaniche potevano cadere in preda all’a nimale.

    La tusoteutide si muoveva per propulsione a getto, espellendo acqua attraverso un sifone nella parte inferiore del proprio corpo. Spruzzi di fluido nero d’inchiostro aiutavano talvolta il calamaro ad accecare e confondere predatori come il mosasauro Tylosaurus e un pesce simile al barracuda chiamato Cimolichthys abbastanza a lungo da poter trovare una via di fuga.


    Hesperornis Regalis



    L'hesperornis viveva solo nelle acque più fredde dell'emisfero nord, mentre i pinguini si trovano esclusivamente a sud dell'equatore

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    Hesperornis era un uccello non volatore di grosse dimensioni che nuotava negli oceani e arpionava pesci grazie a un becco dentato. Le sue piccole ali erano aderenti al corpo e avevano scarsa utilità, salvo forse quella di agevolare i movimenti nell’acqua. Hesperornis usava le potenti zampe posteriori e i piedi palmati per catturare le prede e sfuggire a sua volta ai predatori nei mari del Cretaceo. La coda appiattita aiutava probabilmente questo uccello a cambiare profondità e direzione sott’acqua.

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    In realtà, Hesperornis si era talmente adattato alle immersioni e al nuoto che gli spostamenti sulla terraferma erano un’operazione scomoda. Probabilmente vi si avventurava soltanto per riprodursi e deporre le uova. Né l’acqua né la terra erano un posto sicuro per Hesperornis vista la minaccia dei dinosauri. Il mosasauro acquatico gigante Tylosaurus considerava Hesperornis un piatto prelibato. Il collo lungo e snello conferiva a Hesperornis una silhouette simile a quella dell’odierno svasso. Si nutriva e si riproduceva più o meno come il pinguino.


    FONTE:www.nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 14:41
     
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    Scoperto il Moby Dick preistorico



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    L'attacco del gigante dei mari



    Illustrazione di C. Letenneur, Muséum National d'Histoire Naturelle, Parigi, Francia

    Nell'illustrazione, una nuova specie di gigantesco capodoglio preistorico, il cui fossile è stato appena scoperto in America del Sud, attacca una balena.

    Battezzato Leviathan melvillei in omaggio all'autore di Moby Dick Herman Melville, il mostro marino rinvenuto nel deserto peruviano risale a circa 13 milioni di anni fa: lo rivela uno studio appena pubblicato su Nature.

    Il cetaceo condivideva i mari con le più grandi specie di squalo conosciute ed era a sua volta un predatore; era lungo circa 18 metri, quasi come un moderno capodoglio.

    Ma mentre gli attuali capodogli si nutrono soprattutto di molluschi, i denti di Leviathan (alcuni lunghi 36 centimetri) suggeriscono che la specie si confrontasse con prede ben più impegnative, tra cui forse altri cetacei suoi simili.

    "Si trattava molto probabilmente di un animale possente e spaventoso, la cui descrizione si accorda con quella fatta da Melville di Moby Dick", dice Olivier Lambert, paleontologo del Muséum National d'Histoire Naturelle di Parigi, primo firmatario della ricerca assieme a Giovanni Bianucci del Dipartimento Scienze della Terra dell'Università di Pisa.

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    Il luogo della scoperta



    Fotografia di G. Bianucci, Università di Pisa

    Le rocce che racchiudevano il fossile di Leviathan mellvillei si trovano nel deserto peruviano nei pressi della città di Ica.

    Per quanto temibile, Leviathan avrebbe trovato un degno rivale nel megalodonte (Carcharodon megalodon), che visse nella stessa area nello stesso periodo.

    Il megalodonte ("grande dente”) è la più grande specie di squalo mai vissuta, ed è possibile che fosse in competizione per le prede con Leviathan, afferma Lambert.

    Non è chiaro però chi avrebbe avuto la meglio in un eventuale scontro fra i due mostri marini. "È presumibile che entrambi i predatori avrebbero attaccato gli individui più giovani dell'altra specie", aggiunge Lambert, ma è più arduo ipotizzare l'esito di un confronto fra due esemplari adulti.

    Uno studio del 2008 afferma che il megalodonte aveva il morso più potente di qualunque creatura conosciuta mai vissuta, forte abbastanza da schiacciare un'utilitaria; ma non è stata ancora condotta una verifica simile su Leviathan.




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    Fotografia di G. Bianucci, Universitá di Pisa

    Il cranio e le mascelle fossili di Leviathan mellvillei sono stati scoperti in questo sedimento roccioso.

    Klaas Post del Museo di Storia Naturale di Rotterdam, in Olanda, aveva scoperto il fossile durante una stagione di scavo nel 2008.

    "Sapevamo che si trattava di un grande animale", racconta il paleontologo Lambert, primo firmatario dello studio assieme all'italiano Bianucci. "Quando abbiamo visto i suoi grandi denti abbiamo capito che non si trattava di un misticeto”.

    I misticeti, un sottordine dei cetacei cui appartengono la balenottera azzurra e le megattere (clicca per andare alla scheda e ascoltare il loro verso), non hanno denti bensì delle lamine simili a pettini, i fanoni, con cui filtrano l'acqua marina per trattenere il krill, di cui si nutrono.




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    L'antico mare di Leviathan



    Fotografia di G. Bianucci, Universitá di Pisa

    Un membro dell'équipe di ricerca fra le dune del deserto in cui è stato rinvenuto il fossile di Leviathan mellvillei.

    Gli studiosi ritengono che, un tempo, questo deserto costituisse il fondo di una laguna che ospitava varie specie di squali e cetacei. "Leviathan poteva scegliere fra un gran numero di prede”, dice Lambert.

    I ricercatori ritengono anche che l'enorme creatura tendesse agguati alle sue prede come le moderne orche; ma a differenza di queste ultime, che lavorano in gruppo per cacciare prede più grandi, Leviathan avrebbe poturo abbattere da solo un altra balena.





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    Una creatura enorme



    Fotografia di G. Bianucci, Università di Pisa

    Il disegno evidenzia le dimensioni rispetto a un uomo del cranio e delle mascelle di Leviathan mellvillei.

    I capodogli attuali hanno denti molto più piccoli situati soprattutto sulla mandibola: un adattamento alle prede, perlopiù seppie e calamari che vengono così succhiati agilmente.

    Secondo Jonathan Geisler, un esperto di evoluzione dei cetacei del New York Institute of Technology, non coinvolto nella ricerca, l'idea che Leviathan si nutrisse di balene è una "buona inferenza. Ma per essene certi, dovremmo trovare ossa di cetacei con i segni dei denti di Leviathan".

    Alcuni di questi fossili "segnati”, ipotizza Geisler, potrebbero già trovarsi nelle collezioni di qualche museo.


    FONTE:nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 14:53
     
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    Identificato un nuovo rettile del genere Nothosaurus proveniente dalla formazione di Besano, risalente a circa 240 milioni di anni fa.


    Un nuovo rettile preistorico italiano



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    Il paleontologo Silvio Renesto dell'Università dell'Insubria Varese ha identificato un nuovo antico rettile italiano: il fossile quasi completo di un notosauro di piccola taglia.

    Rinvenuto nel 2003 presso la formazione di Besano del tardo Anisiano (Triassico medio), circa 240 milioni di anni fa, nell'area del Monte San Giorgio, al confine con la Svizzera, il fossile è conservato al Museo di Storia Naturale di Milano, ed è stato offerto in studio dal curatore Giorgio Teruzzi.

    “L'osteologia dello scheletro postcraniale lo riconduce al genere Nothosaurus”, spiega il professor Renesto, "e ne esclude l'appartenenza a Nothosaurus giganteus/Paranothosaurus amsleri, specie già note provenienti dalla stessa formazione nella parte svizzera della stessa area. Nonostante manchi gran parte del cranio, che contiene gran parte delle caratteristiche identificative a livello di specie per Nothosaurus, i pochi elementi conservati suggeriscono una corrispondenza con N. juvenilis, il cui cranio presenta dimensioni simili”.

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    Secondo Renesto, che pubblica i risultati della ricerca sulla Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia (Università degli Studi di Milano), "questo fossile è particolarmente importante perché non solo contribuisce alle nostre conoscenze di N. juvenilis, ma perché la presenza della seconda specie di notosauro, più piccola di N. giganteus/P. amsleri, suggerisce la coesistenza nello stesso areale di specie di varie dimensioni e probabilmente differenziazioni trofiche (specie diverse che mangiano cose diverse, ndr) all'interno del genere Nothosaurus nell'area del Monte San Giorgio, così come sono state riscontrate in altre aree coeve”.

    Il monte San Giorgio, anche noto come "montagna dei dinosauri” è uno dei pochi giacimenti fossili “storici” italiani, conosciuto in tutto il mondo e già noto agli studiosi sin dalla metà dell’O ttocento, che ha restituito grandi quantità di reperti di invertebrati, vegetali, pesci, rettili marini e terrestri risalenti all’inizio dell’Era Mesozoica e più precisamente al periodo Triassico medio, quando sulla terraferma apparivano i progenitori dei primi dinosauri (vai alla galleria).

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    Tra i ritrovamenti effettuati nell'area, spicca l’enorme ed unico Besanosaurus leptorhynchus che, con i suoi 6 metri di lunghezza, è il più grande rettile marino fossile sinora scoperto in Italia.



    FONTE:nationalgeographic.it

    Edited by belias94 - 25/9/2019, 15:09
     
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    Cina, scoperto il più grande ragno fossile



    Il più grande ragno fossile della storia è stato scoperto recentemente in Cina.

    I contadini di un villaggio cinese hanno cominciato a scavare nella regione di Daohugou, consentendo agli studiosi di esaminare centinaia di campioni raccolti. Alcuni sono di insetti o altri animali.

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    Paul Selden, professore universitario del dipartimento di geologia dell’Università del Kansas, ha dichiarato: «I contadini del villaggio scavano per estrarre i fossili, che sono per lo più di insetti e altri animali. Gli esperti dell’università di Pechino si recano laggiù, normalmente durante la festività del Capodanno ed esaminano i reperti». Selden ha collaborato con Dong Ren, docente dell’Università Normale di Pechino.

    Attualmente uno dei fossili di ragno scoperti nell’area è considerato come il più grande di sempre.

    Il corpo è lungo 1,65 centimetri e la dimensione della zampa più lunga è di 5,82 centimetri.

    Selden ha spiegato: «È unico perché è a metà tra le specie più primitive di Araneomorphae e quelle più note di Araneidae, che si vedono normalmente in natura. Anche se si tratta del più grande fossile di ragno mai scoperto, non è il ragno più grande al mondo, primato detenuto dalla tarantola brasiliana».

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    Si pensa che il ragno fosse un maschio. Un fossile femminile è stato ritrovato qualche tempo fa nella stessa area.

    Gli studiosi ritengono che a Daohugou siano stati ritrovati così tanti fossili di animali per la presenza di cenere vulcanica.

    Seldon ha poi aggiunto che le scoperte effettuate in questa regione, compresa quest’ultima, fanno pensare a un Giurassico medio in cui gli insetti venivano catturati da grandi ragni.

    http://epochtimes.it/

    Edited by belias94 - 3/5/2016, 17:29
     
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    Scoperte le più antiche uova di dinosauro teropode



    Nuove tecnologie applicate ad alcune uova di dinosauro con embrione gettano nuova luce sulle fasi di sviluppo degli antichi animali

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    Studiare le uova di dinosauro è un po' come partecipare a una grande e faticosa caccia all'uovo di Pasqua: le uova sono rare, fragili - può bastare l'acidità della pioggia a distruggerle - e identificare la specie di dinosauro a cui appartengono non è sempre facile. Ma ogni tanto la perseveranza degli scienziati viene ripagata: la recente scoperta di uova fossili risalenti a 150 milioni di anni aggiunge un prezioso tassello nello studio dell'evoluzione delle uova di dinosauro.

    Il reperto del Giurassico, oggetto di un articolo pubblicato a maggio 2013 su Scientific Reports, restituisce agli scienziati un'immagine dei primi embrioni e uova di dinosauro del gruppo dei teropodi, che include Tyrannosaurus rex e gli attuali uccelli.

    'Quasi sempre si trovano uova senza embrioni o embrioni senza uova', dice Ricardo Araújo, paleontologo della Southern Methodist University di Dallas e autore principale dello studio.

    'Questa è la prima immagine di come apparivano le prime uova di teropode', dice Robert Reisz, paleontologo della University of Toronto, non coinvolto nello studio. 'Questo reperto potrebbe permettere ai ricercatori di capire quali caratteristiche dei gusci delle uova di teropode derivassero dai loro antenati, e quali, invece, si sono evolute indipendentemente'.

    Testimonianze lacunose

    Molti dei reperti di uova fossili trovati finora appartengono ai teropodi, e risalgono al Cretaceo, circa 80 milioni di anni fa. Abbiamo anche uova di dinosauro più antiche dal primo giurassico, circa 190 milioni di anni fa, ma appartengono a un gruppo sorella di dinosauri chiamati sauropodi.

    'C'è una vera e propria lacuna nella documentazione riguardo a uova e prole di dinosauro teropode', sostiene Matthew Carrano, paleontologo del Natural History Museum dello Smithsonian. 'Abbiamo molto poco di qualsiasi cosa che non rientri nei Coelurosauria, il gruppo che include gli uccelli'.

    Questa carenza di testimonianze ha messo gli scienziati in difficoltà perché molti degli aspetti della riproduzione simili a quelli degli uccelli sembra si siano sviluppati proprio durante quel periodo lacunoso, spiega Carrano, non coinvolto nello studio.

    'Gli animali più prossimi successivi, i dinosauri sauropodi, sono piuttosto distanti dagli uccelli e mostrano soltanto una condizione che non era ancora molto simile a quella degli uccelli', continua Carrano. 'Così trovare nidi di teropodi è molto importante per comprendere questa questione'.

    Un quadro più chiaro


    'Prima di questa scoperta non sapevamo nulla su come fossero le uova dei primi teropodi', dice Araújo.

    Gli scienziati hanno usato una combinazione di raggi X ad alta risoluzione e scansioni CAT per indagare la struttura e l'aspetto degli embrioni e dei gusci d'uovo che vennero trovati nel 2009 presso la formazione di Lourinhã sulla costa occidentale del Portogallo.

    Ora sanno che queste prime uova di teropodi - che appartengono a un genere detto Trovosaurus - contengono crinali esterni più irregolari rispetto alle uova di teropode più tarde. 'Ricorda un po' l'aspetto di un favo d'ape', dice Araújo. Le uova sono costituite di un singolo strato esterno, diversamente da quelle del gruppo teropode più tardo e degli uccelli attuali, a due o tre strati.

    Sono anche estremamente porose, ancor più delle uova di coccodrillo. 'Questo ci fa capire che le uova venivano sepolte', spiega Araújo, e che i pori permettevano uno scambio di gas tra l'interno e l'esterno del guscio.

    Uovo con sorpresa

    Quello che rendeva i reperti del Portogallo così rari era che i loro embrioni erano abbastanza sviluppati per poter individuare il gruppo di dinosauro che li depositò.

    L'assenza di embrioni nelle uova rende difficile, e spesso impossibile, determinare a che tipo di dinosauro appartengono.

    David Varricchio, paleontologo alla Montana State University di Bozeman non coinvolto nello studio, dice che la formazione delle ossa si vede bene nello sviluppo di embrione di dinosauro. E avere caratteristiche scheletriche abbastanza sviluppate da poter identificare uno specifico gruppo di dinosauro 'accade nell'ultima settimana dell'incubazione', spiega.





    nationalgeographic.it/

    Edited by belias94 - 3/5/2016, 17:29
     
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    Lo Spinosauro - Spinosaurus, grande grosso e cattivo



    Spinosaurus è un genere di dinosauri carnivori, il cui nome evocativo significa "rettile spinoso". Il genere comprende due specie: lo Spinosaurus aegyptiacus il cui olotipo venne descritto nel 1915 da Stromer e lo Spinosaurus maroccanus, descritto da Russel nel 1996. Vissero durante il Cretaceo, circa 98-95 milioni di anni fa.

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    Dimensioni

    Dato che finora sono stati rinvenuti solo sei scheletri parziali, tra cui l'olotipo appartenente ad un esemplare subadulto, le misure effettive di questa specie possono solo essere stimate, usando metodi di comparazione del materiale noto con altri dinosauri appartenenti alla stessa famiglia Spinosauridae.

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    Vi sono pertanto ancora alcuni dubbi sul reale peso e lunghezza che poteva raggiungere. Secondo le stime fatte da alcuni studiosi (Dal Sasso et al., 2005) poteva raggiungere i 16-18 metri di lunghezza e presumendo che il corpo avesse le stesse proporzioni di un Suchomimus (Sereno et al., 1998), usando il metodo di Seebacher (2001) si otterrebbe un peso stimato tra le 7-9 tonnellate.

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    Secondo altri studiosi (Therrien e Henderson, 2007) queste stime sono troppo elevate per la lunghezza e troppo riduttive per il peso. Considerato che il primo scheletro doveva misurare all'incirca 8,5 m e valutando alcuni frammenti di vertebre e di crani quasi completi, si sono ipotizzate le seguenti dimensioni dell'animale: 12,6-14,3 metri di lunghezza e da 12 a 20,9 tonnellate di peso.

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    Habitat, alimentazione e modo di cacciare

    Il tipo di habitat in cui visse lo Spinosauro è deducibile in parte dalla latitudine in cui sono stati ritrovati i resti (ovviamente tenendo conto della deriva dei continenti e delle differenti condizioni climatiche all’epoca), in parte da indizi strutturali dell’animale. 95 milioni di anni fa l’equatore terrestre attraversava l’Africa in un parallelo più a nord di quello attuale, e poiché verrebbe quasi a coincidere con i siti dei ritrovamenti potrebbe dimostrare che lo Spinosauro abitava zone molto calde ma umide.

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    Attualmente la zona dell’equatore è caratterizzata da foreste pluviali e savane umide, dunque anche per lo Spinosauro si potrebbe ipotizzare un habitat simile. Non si spiegherebbe altrimenti la sopravvivenza di un animale così grande in un clima desertico secco, nel quale non avrebbe trovato cibo e non sarebbe stato in grado di regolare la propria temperatura.

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    Altri indizi derivano dalla struttura ossea, in particolare della vela dorsale, delle zampe anteriori e del cranio. Partendo dal cranio e dalle zampe, è evidente che si tratti di un predatore, ma con caratteristiche particolari: le zampe anteriori molto lunghe e dotate di notevoli artigli dovevano essere particolarmente adatte a lacerare, ma i denti a forma conica ad afferrare. Anche la forma del cranio, allungata e alleggerita rispetto a quella di altri grandi Teropodi, sembra più adatta alla caccia di animali piccoli o di pesci.

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    Il collo lungo dimostra essere più adatto a rapidi movimenti che a strattoni, quindi non adatto a combattimenti. Inoltre la vela (della quale si parla più avanti) nel caso di caduta sulla schiena o di violenti urti, si sarebbe certamente danneggiata. Riassumendo, si può supporre che lo Spinosauro fosse un superpredatore, ma più adatto alla necrofagia e alla pesca che alla caccia di animali di grosse dimensioni (se non per necessità o in caso di situazioni particolarmente favorevoli, animali malati o giovani) e che vivesse in zone calde e umide, foreste tropicali attraversate da fiumi.

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    Ricostruzione di uno scheletro completo



    Curioso è il fatto che un animale strutturalmente simile per quanto riguarda la vela, l’Ouranosaurus, vivesse nello stesso periodo e negli stessi luoghi dello Spinosauro. Queste somiglianze sosterrebbero l’ipotesi della vela termoregolatrice, e dimostrano quantomeno che non si tratti di una caratteristica particolare di un'unica specie, ma di un sistema utilizzato da molti dinosauri anche di ordine diverso, e quindi imparentati molto lontanamente (lo spinosauro apparteneva all’ordine dei Saurischia, l’ouranosauro a quello degli Ornitischia).

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    Cranio



    Secondo altre ipotesi la struttura ossea e muscolare avrebbero permesso allo Spinosauro di cacciare anche animali più grossi senza il rischio di danneggiamenti, puntando al bloccaggio della preda (grazie ai particolari denti e alle zampe anteriori robuste) e alla rottura del suo collo attraverso violenti strattoni, come fanno i coccodrilli. Data la mancanza di uno scheletro completo adulto, è impossibile per ora considerare queste ipotesi sulla caccia dell’animale certe e prive di dubbi.

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    Mascella, il cui riflesso nello specchio sottostante evidenzia l'andamento della dentatura e la sezione conica dei denti



    Una vela “solare”

    Questo gigantesco carnivoro era dotato sul dorso di un particolare sistema di controllo della temperatura; infatti i paleontologi ritengono che controllasse la temperatura del suo corpo attraverso la vela dorsale.
    Stando fermo al sole, si ipotizza che lo spinosauro avrebbe potuto assorbire il calore attraverso l’enorme vela dorsale, in alcuni punti alta quanto un uomo, che funzionava come un “assorbitore termico" catturando la radiazione solare.

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    Il calore ricevuto si propagava su tutto il resto del corpo e, così immagazzinato, permetteva allo spinosauro di mantenere un'adeguata temperatura anche durante le ore notturne.
    Si ipotizza inoltre che nelle ore più calde questo dinosauro potesse rivolgere controvento la vela dorsale che, raffreddandosi, smaltiva il calore del corpo come un enorme radiatore, evitando condizioni di ipertermia. Non è escluso che la vela avesse pannelli adiposi sviluppati lateralmente, come riserva idrica ed energetica.

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    Altre funzioni della vela

    Alcuni scienziati pensano che la vela dorsale dello spinosauro fosse brillantemente colorata e che potesse essere usata per minacciare altri maschi; probabilmente aveva anche la funzione di richiamo sessuale durante la stagione dell’accoppiamento. In ogni caso questa alta vela dorsale nel paesaggio del Cretaceo doveva rendere impressionante la vista di uno spinosauro.

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    Ma non tutti gli spinosauridi sono dotati di una vela, e, vista la frammentarietà dei resti di Spinosaurus, forse anche non tutti gli Spinosauri. La vela potrebbe quindi essere un carattere sessuale secondario (come la gobba più pronunciata nei bisonti maschi) utilizzato per distinguere i maschi dalle femmine. In definitiva non si è ancora in grado di attribuire con precisione una funzione a questa "vela".

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    Una mascella da coccodrillo

    A differenza di altri dinosauri ipercarnivori come il tirannosauro, lo spinosauro non era dotato di mascelle particolarmente massicce. I suoi denti poi erano conici e dritti, non curvati all'indietro e seghettati come quelli di un carnosauro. Questo ha portato a ritenere in un primo tempo che lo spinosauro fosse un predatore di grossi pesci e altri grossi animali fluviali come i coccodrilli, anche se probabilmente non disdegnava di cibarsi di carcasse o animali gravemente feriti.

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    Oggi però, si ritiene che Spinosaurus oltre a pesci e animali fluviali, potesse cacciare anche altri dinosauri di stazza media, una proporzione simile agli attuali grandi coccodrilli in grado di cacciare prede come gnu e bufali. Analisi ancora più recenti sui reperti disponibili, sembrano confermare quest'ultima ipotesi: infatti, il morso di Spinosaurus poteva esercitare una pressione superiore a quella degli attuali grandi coccodrilli, ovvero circa 1,2/1,8 tonnellate per centimetro quadrato, ampiamente sufficiente a renderlo cacciatore attivo di altri dinosauri.

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    È da precisare inoltre, che secondo altre stime invece, proprio la potenza d'impatto del morso sarebbe stata una delle principali armi dello spinosauro (e quindi potenzialmente superiore a quella rilevata dai test).

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    Muso di Spinosaurus maroccanus



    La sezione trasversale del rostro, triangolare, la presenza della lunga cresta nasale dorsale che faceva da punto di scarico delle forze e la presenza del lungo palato secondario (un modo per resistere più facilmente alle torsioni), sono tutti adattamenti finalizzati a sostenere le intense sollecitazioni provocate da morsi particolarmente potenti; inoltre la posizione arretrata delle narici, faceva sì che la parte “d’impatto” del cranio durante il morso fosse composta perlopiù da ossa compatte, a basso rischio di danneggiamento.

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    Inoltre, a conferma di questa resistenza, è da sottolineare che nei reperti di Spinosaurus è proprio il rostro la parte rimasta maggiormente “intatta” e meno danneggiata. In base a queste informazioni, infatti, oggi si ritiene che Spinosaurus dovesse essere sia un abile “pescatore”, sia un cacciatore, sia attivo che necrofago, di prede come ad esempio Ouranosaurus, Iguanodontide dotato curiosamente anch’esso di vela dorsale (che comunque, essendo lungo 7 metri e pesante appena 2-4 tonnellate, era assai più piccolo di uno spinosauro adulto) o giovani sauropodi.

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    Resti fossili

    Lo spinosauro fu scoperto in Egitto nel 1911 da una spedizione guidata dal paleontologo tedesco Ernst Stromer che lo descrisse in una pubblicazione del 1915: i resti rinvenuti e raccolti (tra cui una mascella, alcuni denti e vertebre) andarono distrutti nel bombardamento di Berlino durante la Seconda guerra mondiale.

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    wikipedia.org/

    foto sul web

    Edited by belias94 - 3/5/2016, 17:30
     
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    Acrocanthosaurus ("lucertola dall'alta colonna vertebrale")




    Acrocanthosaurus ("lucertola dall'alta colonna vertebrale") è un genere di dinosauri teropodi diffuso nell'attuale Nordamerica durante i periodi dell'Aptiano e del primo Albiano agli inizi del Cretaceo. Come molti generi di dinosauri, Acrocanthosaurus contiene un'unica specie, A. Atokensis.

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    I suoi resti fossili sono stati ritrovati principalmente negli Stati dell'Oklahoma e del Texas, sebbene le zanne attribuite all'Acrocanthosaurus siano state rinvenute nella parte orientale del Maryland.
    Acrocanthosaurus era predatore bipede. Come suggerisce il nome, è soprattutto noto per l'altezza della sua spina dorsale, che molto probabilmente manteneva una sporgenza muscolosa oltre la schiena, il collo ed i fianchi dell'animale. Acrocanthosaurus era uno dei teropodi più grandi, era infatti lungo circa 12 metri e pesava più di 6 tonnellate.

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    Alcune grandi impronte rinvenute in Texas potrebbero essere state lasciate dall'Acrocanthosaurus, nonostante non ci sia una corrispondenza diretta con la forma ossea. Recenti scoperte hanno portato alla luce più dettagli circa la sua anatomia, permettendo tramite studi specializzati di rilevare la forma del suo cervello e la funzione degli arti. Comunque è ancora aperto un dibattito a proposito dei suoi rapporti evoluzionari, poiché mentre alcuni scienziati lo classificano come allosauro, altri ritengono sia un carcarodontosauride.

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    Acrocanthosaurus, come già detto, era il più imponente teropode del proprio ecosistema e probabilmente un super-predatore che probabilmente si cibava soprattutto di sauropodi ed ornitopodi.

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    Descrizione

    Malgrado fosse leggermente più piccolo di alcuni rettili come il Giganotosaurus, l'Acrocanthosaurus è stato uno dei maggiori teropodi mai esistiti. L'individuo maggiore da noi conosciuto misurava infatti 12 metri di lunghezza dalla testa alla punta della coda e pesava secondo le stime circa 6,2 tonnellate.

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    Teschio di Acrocanthosaurus conservato nel North Carolina Museum of Natural Sciences.



    Il suo cranio era singolarmente lungo 1,3 metri. Esso, come in molti altri allosauridi, era lungo, basso e stretto. La sua finestra antiorbitale (ovvero l'apertura davanti all'orbita dell'occhio) era abbastanza larga, più di un quarto della larghezza del cranio e di due terzi della sua altezza. La superficie esterna della mascella e la superficie superiore dell'osso nasale non erano grandi come quelle del Giganotosaurus o del Carcharodontosaurus. Creste basse sporgevano dalle ossa nasali, ricoprendo ogni lato della mascella fino alla narice posteriore all'occhio, dove continuavano in corrispondenza delle ossa lacrimali.

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    Questo è un aspetto che accomuna tutti gli allosauridi. Diversamente da Allosaurus, Acrocanthosaurus non aveva una cresta prominanete sull'osso lacrimale davanti all'occhio. Le ossa lacrimali e postorbitali si incontravano invece a formare un ispessimento della fronte oltre l'occhio, come già visto nei carcarotontosauridi ed i non imparentati abelisauri. Diciannove denti curvi e serrati ricoprivano ogni parte della mascella, ma non si hanno dati certi sulla struttura della mandibola.

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    I denti di Acrocanthosaurus erano più grandi di quelli di Carcharodontosauruse non presentavano la struttura rugosa che caratterizzava i carcharodontosauri. La dentatura era saldata al bordo della fronte e come in Gigantosaurus presentava una spessa sporgenza orizzontale sulla superficie esterna dell'osso sovrangolare della mandibola, sotto l'articolazione con il cranio.

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    Rappresentazione artistica di Acrocanthosaurus atokensis.



    Il particolare più rilevante di Acrocanthosaurus è la disposizione dei processi ossei, situati sulle vertebre del collo, sulla schiena, i fianchi e la punta della coda, che era alta circa 2,5 volte l'altezza delle vertebre da cui nasceva. Anche altri dinosauri avevano grandi vertebre sulla schiena, a volte molto più larghe di quelle di Acrocanthosaurus.

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    Per esempio Spinosaurus aveva processi ossei alti circa 2 metri, circa dodici volte più alti del corpo delle proprie vertebre. Piuttosto che sostenere una pelle "leggera" come già visto in Spinosaurus, le vertebre inferiori di Acrocanthosaurus possedevano articolazioni per muscoli poderosi come quelli del moderno bisonte, che andavano probabilmente a costituire un'alta, spessa cresta sulla sua schiena.

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    La funzione dei processi spinosi resta sconosciuta, anche se potrebbero essere state utilizzate per la comunicazione dell'animale, come deposito di lipidi o per il controllo della temperatura corporea. Tutte le sue vertebre cervicali e dorsali presentavano prominenti depressioni sui fianchi, mentre le vertebre caudali ne formavano altre più piccole. Queste caratteristiche sono più vicine ai Carcarodontosauridi che ad Allosaurus.

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    A prescindere dalle vertebre, Acrocanthosaurus possedeva un tipico scheletro allosauride. Acrocanthosaurus era bipede, con una lunga e pesante coda che controbilanciava la testa ed il resto del corpo, mantenendo il proprio centro di gravità oltre i fianchi. I suoi arti erano relativamente più corti e robusti di quelli di Allosaurus ma erano comunque simili: ogni zampa possedeva tre artigli.

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    Diversamente da alcuni dinosauri veloci, il suo femore era più lungo della tibia e dei metatarsi,il che suggerische che Acrocanthosaurus non fosse un corridore veloce. Come si può immaginare, le ossa posteriori della gamba di Acrocanthosaurus erano proporzionalmente più robuste delle corrispondenti di Allosaurus. I suoi piedi avevano quattro artigli ciascuno e, sebbene questa sia una caratteristica tipica dei teropodi, il primo era più piccolo rispetto ai restanti e non era a contatto con il suolo.

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    Classificazione e sistematica

    Acrocanthosaurus è classificato nella superfamiglia Allosauroidea all'interno dell'infraordine Tetanurae. Questa superfamiglia è caratterizzata da creste pari sulle ossa nasali e lacrimali sulla parte superiore della bocca e da grandi processi ossei sulle vertebre cervicali, tra le altre caratteristiche.

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    Acrocanthosaurus fu originariamente piazzato nella famiglia Allosauridae insieme ad Allosaurus, ipotesi supportata da molti studi recenti. Altri scienziati lo classificano come membro della relativa famiglia Carcharodontosauridae. All'epoca della sua scoperta, Acrocanthosaurus e molti altri grandi teropodi erano classificati in base a pochi ritrovamenti frammentari, fondamentali per la classificazione altamente incerta di questo genere. J. Willis Stovall e Wann Langston, Jr. lo assegnarono per primo alle "Antrodemidae," equivalente di Allosauridae, ma nel 1956 fu trasferito alla sottocategoria dei Megalosauri da Alfred Sherwood Romer.

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    I lunghi prolungamenti delle sue vertebre suggerirono ad altri esperti un legame con Spinosaurus. Quest'idea di Acrocanthosaurus come spinosauride rimase invariata negli anni'80, e fu diffusa nei libri semi-professionali sui dinosauri dell'epoca.

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    Quando nel 1988 alcune vertebre molto simili a quelle di Acrocanthosaurus(risalenti all'inizio del Cretaceo) furono rinvenute in Inghilterra, Gregory S. Paul le catalogò come appartenenti ad una seconda specie del genere, A. Altispinax. Quest'ultimo era un teropode altrimenti conosciuto solo per la dentatura, così l'insufficienza di analogie portò diversi tassonomi a considerare Altispinax sinonimo di Acrocanthosaurus.

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    Queste vertebre furono più tardi ricondotte al nuovo genere Becklespinax, distinto sia da Acrocanthosaurus che da Altispinax. Se Acrocanthosaurus fosse stato un allosauride, avrebbe dovuto essere maggiormente connesso a generi del Giurassico come Allosaurus e Saurophaganax. Queste analisi cladistiche che lo collegarono ai Carcarodontosauridi lo classificano di solito in una posizione di base vicina al Carcharodontosaurus africano e al Giganotosaurus del Sud America.

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    Neovenator, scoperto in Inghilterra, è considerato un Carcarodontosauride ancora precedente. Ciò suggerisce che la famiglia sia nata in Europa e si sia dispersa nei continenti meridionali (all'epoca uniti nel supercontinente Gondwana). Se Acrocanthosaurus era un Carcarodontosauride, ciò significa che la famiglia si sia dispersa anche nel Nordamerica[5] È noto che i Carcarodontosauri vissero nella prima parte del medio Cretaceo.

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    Scoperta e denominazione

    Acrocanthosaurus è così chiamato per l'altezza della sua spina dorsale, dal greco ακρα/akra ('alto'), ακανθα/akantha ('spina' o 'colonna') e σαυρος/sauros ('lucertola'). Fino ad ora esiste un'unica specie (A. atokensis), che prende nome dalla Contea di Atoka in Oklahoma, dove furono rinvenuti i reperti originali. Il nome fu coniato nel 1950 dai paleontologi statunitensi J. Willis Stovall e Wann Langston Jr. Langston aveva proposto il nome "Acracanthus atokaensis" per il genere e la specie nella sua tesi di laurea mai pubblicata del 1947,] ma il nome fu mutato in Acrocanthosaurus atokensis per motivi formali.

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    Ricostruzione dello scheletro di Acrocanthosaurus (NCSM 14345) al Museo di Scienze Naturali del North Carolina.



    L'olotipo ed il paratipo (OMNH 10146 ed OMNH 10147), entrambi descritti nel 1950, consistono in due scheletri parziali ed un frammento di cranio ritrovati nell'Antlers Formation in Oklahoma. Due reperti molto più completi vennero descritti negli anni'90. Il primo (SMU 74646) è uno scheletro parziale, mancante di parte del cranio, recuperato dalla Twin Mountains Formation in Texas ed attualmente custodito nella collezione del Fort Worth Museum of Science and History.

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    Uno scheletro ulteriormente completo (NCSM 14345, soprannominato 'Fran') fu trovato nell'Antlers Formation dell'Oklahoma da collezionsti privati, preparati dal Black Hills Institute in South Dakota, ed è attualmente ospitato nel North Carolina Museum of Natural Sciences a Raleigh. Il reperto è l'integerrimo ed include un cranio completo ed alcuni arti. I frammenti ossei di OMNH 10147 sono all'incirca della stessa taglia di quelli di NCSM 14345, quindi appartneenti ad un animale della stessa taglia, mentre l'olotipo ed SMU 74646 sono molto più piccoli.

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    Acrocanthosaurus avrebbe potuto essere identificato già sulla base dei reperti parziali rinvenuti in Oklahoma and Texas. Un dente scoperto a sud dell'Arizona è stato riconosciuto come dello stesso genere, e sono state trovate corrispondenze con le impronte dentarie dei sauropodi rinvenuti nella stessa area.

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    Molti denti trovati nella Arundel Formation del Maryland sono stati descritti come quasi identici a quelli di Acrocanthosaurus e potrebbero rappresentare una variante orientale del genere. Anche molti altri denti e teschi da varie formazioni geologiche ad ovest degli Stati Uniti sono stati ricondotti ad Acrocanthosaurus, ma molti di questi sono stati identificati in maniera errata.

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    Paleobiologia

    Funzione degli arti anteriori

    Come quelli della maggior parte degli altri teropodi non volatili, gli arti anteriori di Acrocanthosaurus non toccavano il suolo e non erano utilizzati per la locomozione; invece svolgevano una funzione predatoria. La scoperta di un arto completo (NCSM 14345) ha permesso le prime analisi riguardo alla funzione e al grado di movimento degli arti di Acrocanthosaurus.

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    Gli studi riguardarono le superfici ossee che avrebbero dovuto essere articolate con altre ossa per determinare quanto lontano si sarebbero potute muovere le giunture senza una dislocazione. Molte articolazioni non combaciavano perfettamente con la forma delle ossa, il che indica la presenza di cartilagine al loro interno, come visto negli archeosauri.

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    Tra gli altri esiti, lo studio suggerì che, in posizione di quiete, gli arti anteriori dovevano essere sostenuti dalle spalle, con l'omero volto leggermente verso l'interno, il gomito piegato, e gli artigli rivolti al centro.







    wikipedia.org/

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    Edited by belias94 - 3/5/2016, 17:31
     
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    Erenhot: La città dei fossili di dinosauro



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    Erenhot, Erlian o Erieen, ovvero (Eriyen qota) nella scrittura mongola tradizionale; ????? ??? (Ereen hot) in mongolo e russo; in cinese:????. È una città situata nel deserto del Gobi, nella prefettura cinese di Xilin Gol nella Mongolia Interna, in Cina. La città è situata al confine con la Mongolia ed un grande arco multicolore segna la frontiera stradale appena fuori della città.
    Essendo città di frontiera Erenhot è stata dotata di una notevole gamma di strutture per i residenti e per i viaggiatori che attraversano il confine, tra queste un attrezzato ospedale.

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    Sfruttando il transito di viaggiatori sono insediati una notevole quantità di piccoli negozi, di norma le valute preferite sono i dollari o gli euro. Le banche cinesi in Erenhot non trattano valuta mongola (tugrik), come invece è possibile all'altro lato del confine a pochi chilometri di distanza, in territorio mongolo, nella cittadina di Zamyn-Uud, negli uffici della stazione ferroviaria.

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    La città di Erenhot è un importante punto di sosta sulla Ferrovia Transmongolica, che connette la Ferrovia Transiberiana ad Ulan Ude (Russia), attraverso la Mongolia con la rete ferroviaria della Cina. Ad Erenhot, ad effetto del cambio di scartamento tra Mongolia e Cina (1520 mm quello russo-mongolo, 1435 mm quello normale usato in Cina) occorre effettuare il cambio dei carrelli alle vetture ferroviarie.

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    Il cambio (sostituzione) dei carrelli è una operazione piuttosto lenta e complessa, che si effettua sollevando le vetture e facendo scorrere i carrelli da sostituire, con un treno di normali dimensioni occorrono circa quattro ore di lavoro.

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    È in programma la adozione di un sistema di cambio automatico dello scartamento, adottando carrelli speciali a ruote traslabili sull'assale, e del macchinario di spostamento delle ruote, che si ritiene possa essere il SUW 2000 della azienda polacca ZNTK, già consolidato nell'uso del cambio di scartamento 1520/1435 nell'Est Europeo.

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    Erenhot è inoltre la località di estremità della Autostrada 208 del sistema stradale cinese, presso il confine mongolo.
    La ferrovia o la strada che attraversano il confine permettono un flusso sostenuto di traffico interfrontaliero praticato dagli abitanti locali.

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    Nella regione desertica circostante, e soprattutto nei giacimenti di un vicino lago salato, sono stati trovati diversi reperti di dinosauri, questo ha prodotto la presenza di un museo dei dinosauri, e molte opere e decorazioni locali ispirate a questo, (ad esempio un arco che attraversa la strada, costituito dalla ricostruzione ideale, in scala naturale, di due Sauropodi).

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    Vicino alla città di Erenhot (noto anche come Erlian), si trovano le statue di due brontosauri torreggianti. I due dinosauri si trovano su entrambi i lati della strada principale, il lungo collo si estende verso l'altro, fino a quando la bocca dei due dinosauri non si incontrano, come se dovessero condividere un bacio. Ogni statua di dinosauro è larga 34 metri e alta 19 metri. La grandezza dei due dinosauri messi insieme, raggiunge gli 80 metri. L'area circostante, è disseminata di numerose decine di piccole statue di dinosauri di ogni forma e dimensione.


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    Edited by belias94 - 3/5/2016, 17:32
     
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    Chi uccise i Dinosauri? Guarda il video



    l documentario 'Chi uccise i Dinosauri?', messo in onda su La7 l'11/01/2007, mostra una squadra di ingegnieri, che, a partire dalle ossa fossili, ha realizzato delle copie biomeccaniche di alcune parti anatomiche dei Dinosauri. Per la prima volta, dopo 65 milioni di anni, se ne potrà tastare la straordinaria pericolosità.

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    Un terrificante predatore il Tirannosauro Rex si avvicina al mostruoso Triceratopo, una scena vista e rivista sia nei documentari streaming che nei film, non è mai accaduta davvero, ma se questi due dinosauri avessero combattuto sul serio chi avrebbe vinto?, si cercano le risposte a queste domande e ora è possibile trovare queste risposte con un metodo di ricerca completamente nuovo, copie biomeccaniche del T Rex e del Triceratopo, ma per quanto siano avveniristiche siano le nuove tecniche di ricerca tutto inizia sempre dalle antiche ossa fossili e pensate che il primo scheletro di T Rex è stato rinvenuto solo un centinaio di anni fa.

    PER IL DOCUMENTARIO CLICCA QUI



    Edited by belias94 - 25/9/2019, 15:19
     
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