TUTTE LE CURIOSITÁ SUI DINOSAURI E SULLA PREISTORIA

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    Ecco Bruno, il più grande dei dinosauri italiani: «Scoperto a Trieste, misura 5 metri»



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    Misura 5 metri e ha 80 milioni di anni, Bruno, il soprannome dato al dinosauro più grande mai rinvenuto in Italia. Insieme a lui, nel più importante sito palentologio d’Italia, il Villaggio del Pescatore, vicino Trieste, sono stati rinvenuti altri sei esemplari di Tethyshadros insularis, dinosauri erbivori, i cui scheletri sono in perfetto stato di conservazione.

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    L’eccezionale scoperta, frutto di un gruppo di ricerca internazionale, coordinato da Federico Fanti dell’Università di Bologna, ha portato alla luce un giacimento di dinosauri, a 30 anni di distanza dal ritrovamento di un altro esemplare fossile, Antonio, rinvenuto nello stesso sito. «Qui abbiamo trovato i resti di dinosauri che sembrano appartenere a mondi lontani da noi, ne troviamo tanti, insieme agli animali che con loro condividevano quel mondo perduto, coccodrilli, rettili marini, piccoli crostacei - precisa Fanti - dal terreno possiamo estrarre tanti scheletri di dinosauri, uno più spettacolare dell’altro». Dalla ricerca si deduce che a quell’epoca, l’area non fosse un’isola, ma una terra connessa con l’Europa occidentale e l’Asia, zone emerse che erano vie migratorie per i dinosauri.

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    Gli scienziati hanno scoperto l'imperatore e la regina dei tirannosauri



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    Probabilmente, in epoca preistorica, gli abitanti della Terra erano terrorizzati da tre diversi tipi di questi rettili regali, e non uno solo, come si pensava in precedenza. Ad oggi il tirannosauro Rex1 era considerato l'unico rappresentante nel suo genere. Ma ricerche recenti hanno messo in dubbio l'unica "regola" del predatore preistorico, dice in uno studio pubblicato sulla rivista Evolutionary Biology.

    I paleontologi hanno analizzato le ossa e gli incisivi di 37 Tyrannosaurus Rex. L'analisi ha tenuto conto non solo delle caratteristiche esterne, ma anche della forza delle ossa.

    Di conseguenza, si è scoperto che alcuni individui avevano ossa più forti, mentre altri ne avevano di più sottili. Allo stesso tempo, il numero di ossa forti era il doppio di quelle più sottili. Pertanto, a quanto pare, questa differenza non è correlata al genere.

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    Un'altra osservazione: sono stati trovati esemplari con ossa forti in tutti gli strati e con quelli più sottili - nel mezzo e in quello superiore. Di conseguenza, gli scienziati sono giunti alla conclusione che una specie si è gradualmente divisa in tre.

    Le differenze nella struttura dei femori sono una ragione sufficiente per parlare di tre specie separate.

    Una delle due nuove specie è stata nominata Imperatore del tirannosauro2 - ha ossa più forti e due incisivi. Il secondo si chiama Tirannosauro regina3 , le ossa di questi individui sono più sottili e l'incisivo è uno.

    1. rex - re (lat.);

    2. imperator - imperatore (lat.);

    3. regina - regina (lat.).

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    Un ittiosauro lungo 17 metri era il gigante del mare



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    Il Cymbospondylus youngorum visse 246 milioni di anni fa e deriva da un gruppo ancora poco conosciuto di rettili terrestri. Lo scheletro è stato rinvenuto in Nevada negli Stati Uniti. Poteva raggiungere i 17 metri di lunghezza e le 45 tonnellate di peso il Cymbospondylus youngorum, un ittiosauro vissuto 250 milioni di anni fa che si è evoluto in soli tre milioni di anni.

    A descrivere questa curiosa specie sulla rivista Science, gli scienziati dell’Università di Bonn, dell’Università di Mainz, dei Claremont Colleges e del Museo di storia naturale di Los Angeles, che hanno esaminato i resti fossili dell’enorme rettile preistorico.

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    Lo scheletro è stato rinvenuto negli Stati Uniti, in Nevada. Grazie alle modellazioni, il gruppo di ricerca ha scoperto che gli ittiosauri si sono evoluti in ambienti estremamente favorevoli a dimensioni corporee tanto estese. I risultati, sostengono gli autori, mostrano che gli ecosistemi marini possono formarsi e rispondere ai cambiamenti abiotici come il clima, l’atmosfera o le condizioni dell’acqua.

    Gli ittiosauri, continuano gli esperti, derivano da un gruppo ancora poco conosciuto di rettili terrestri e respiravano aria.

    “Dalle prime scoperte di scheletri nel sud dell’Inghilterra e in Germania oltre 250 anni fa – osserva Martin Sander, docente di Paleontologia presso l’Università di Bonn – gli ittiosauri furono considerati i primi grandi rettili conosciuti. Lo scheletro che abbiamo esaminato, più grande di quello del Tyrannosaurus rex, deriva da una formazione rocciosa chiamata Fossil Hill Member nelle remote montagne di Augusta in Nevada”.

    Le analisi dettagliate hanno rivelato che Cymbospondylus youngorum visse 246 milioni di anni fa, circa tre milioni di anni dopo che i primi ittiosauri erano passati da rettili terrestri a rettili acquatici. “Questa finestra di tempo può sembrare notevole per i nostri parametri – sottolinea Sander – ma si tratta di un periodo incredibilmente breve per una crescita così estesa. Il Cymbospondylus youngorum poteva infatti superare i 17 metri di lunghezza”.

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    I ricercatori hanno quindi esaminato la probabile energia che attraversava la rete alimentare della fauna fossile del periodo, ricreando l’ambiente antico attraverso i dati archeologici.

    “Capire il funzionamento di questa rete alimentare dalla modellazione ecologica è stato molto eccitante – commenta Eva Maria Griebeler, dell’Università di Mainz – secondo i nostri modelli, le densità dei più grandi ittiosauri della fauna delle colline fossile devono essere state sostanzialmente inferiori a quelle suggerite dalle prove che abbiamo rinvenuto”.

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    “I modelli evoluzionisti mostrano molto chiaramente che gli ittiosauri hanno avuto un boom iniziale di dimensioni, crescendo enormemente all’inizio della loro storia evolutiva – osserva Lars Schmitz, dello Scripps College – i cetacei moderni, come le balene, si sono invece sviluppate in tempi molto più dilatati. Abbiamo ipotizzato che gli ittiosauri abbiano beneficiato dell’abbondanza di conodonti, come le anguille, e ammoniti, della famiglia di seppie e polpi”.

    Allo stesso tempo, continuano gli scienziati, gli ittiosauri potrebbero essere state le prime creature oceaniche di dimensioni così ingenti, per cui potrebbero aver avuto meno concorrenza. “Questa scoperta – conclude Sanders – evidenzia che diversi gruppi di tetrapodi marini hanno raggiunto dimensioni corporee simili, ma seguendo percorsi e velocità significativamente diversi”.

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    Le ferite di guerra di "Big John" il triceratopo



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    Big John, il più grosso triceratopo mai scoperto, porta sul collare le ferite di una feroce battaglia con altro dinosauro della sua specie. Ecco come un team di italiani lo ha scoperto. Il triceratopo è uno dei dinosauri più famosi e iconici del mondo, grazie soprattutto alle decorazioni che porta sul capo: un collare gigantesco, e ovviamente le tre corna che danno il nome all'animale. Uno degli ultimi dinosauri comparsi sulla Terra, appena due milioni di anni prima dell'arrivo dell'asteroide Chicxulub, il triceratopo era un grosso erbivoro che però era tutt'altro che pacifico: ingaggiava anzi feroci lotte con i propri consimili, probabilmente per il controllo del territorio o delle femmine. L'abbiamo scoperto grazie a Big John, il più grosso fossile di triceratopo mai trovato, che sul collare porta ancora oggi i segni di un combattimento: le prove del suo carattere rissoso sono contenute in uno studio pubblicato su Scientific Reports.

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    UN BUCO NEL COLLARE. Big John fu rinvenuto in America, nella Hell Creek Formation, un enorme deposito fossilifero che si trova al confine tra Montana, Wyoming e North e South Dakota. Si tratta dell'esemplare di Triceratops più grosso mai rinvenuto: appartiene alla specie Triceratops horridus, è alto più di tre metri, lungo 8 e il suo solo collare misura 2x2,5 metri. Un vero colosso, più grosso di circa il 5-10% rispetto ai suoi conspecifici.

    Scoperto nel 2014, Big John è stato studiato nel dettaglio solo di recente: in particolare, ad attirare l'attenzione dell'italiano Ruggero D'Anastasio dell'Università di Chieti-Pescara, primo autore dello studio, è stata una ferita presente sul collare, un buco di qualche centimetro dai margini irregolari che è con ogni probabilità il risultato di uno scontro violento con un altro dinosauro della stessa specie.



    I SEGNI DELLA RICRESCITA. I margini della ferita sono infatti caratterizzati da placche ossee irregolari che, secondo lo studio, si sono formate in seguito a un'infiammazione locale dovuta a un trauma. Non solo: le porzioni di osso che circondano il buco sono particolarmente porose; erano dunque ricche di vasi sanguigni, proprio come capita alle ossa appena formate. Infine, analizzato al microscopio l'osso presentava una serie di piccole fossette note come lacune di Howship, anch'esse segno di un tessuto danneggiato e in rigenerazione.

    Secondo lo studio, Big John ha subito la ferita in questione circa sei mesi prima di morire, ed è per questo che il suo collare porta ancora le tracce di una "ricrescita" in fase avanzata ma non ancora completata. Le ferite dimostrano qualcosa che avevamo sempre sospettato sul triceratopo: era un dinosauro erbivoro, ma questo non significa che non fosse aggressivo quando serviva, o che si tirasse indietro di fronte a un combattimento.

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258 replies since 20/10/2013, 13:09   67444 views
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