Messico: Las Pozas, il giardino più surreale del mondo

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    Nelle montagne lussureggianti a nord di Città del Messico (vicino a Xilitia) , scopriamo Las Pozas, la location ideale che Edward James scelse per il suo Eden. La scultura Las Pozas è costò a Edward James più di $ 5 milioni di dollari. Edward era ricco e possedeva una collezione di opere d’arte invidiabile, ma un giorno, verso la fine degli anni ’40, decise di dedicarsi a una sola cosa: progettare il giardino dei suoi sogni in una località sperduta nella giungla messicana.

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    Edward usò Laz Pozas per coltivare orchidee e crescere animali esotici però, a causa di una forte gelata, la maggior parte delle orchidee raccolte morirono. Fu così che Edward decise di iniziare la costruzione di questo straordinario giardino scultoreo, ispirato proprio dalle piante di orchidee, dalla vegetazione della jungla di Huasteca e, ovviamente, dalle idee del movimento surrealista a cui era così profondamente legato.

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    Si contano almeno 36 stravaganti strutture in cemento, in pieno stile surrealista: le immagini dei giardini includono scale che non conducono da nessuna parte, torri inaccessibili, ponti sospesi sul nulla e spazi aperti sulla giungla, un vero e proprio labirinto che copre una superficie di 320.000 m² . Ci sono voliere per uccelli e gabbie per animali selvatici, ma sono tutte aperte, sono luoghi di passaggio per la fauna e non prigioni. L’architettura dei giardini comprende un solo edificio completo di tetto e pareti, l’abitazione in cui viveva James.

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    Il senso di incompiutezza emanato dall’architettura dei giardini di Las Pozas si spiega con l’inventiva frenetica dell’artista inglese, ma anche con la sua volontà di non modificare in alcun modo la natura circostante: le immagini dei giardini rivelano, in effetti, la perfetta armonia tra la foresta e l’opera dell’uomo.

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    Nel suo desiderio di realizzare il giardino perfetto, James ci ha lasciato un’architettura di giardini frammentari, onirica e infinita: pare proprio che il giardino non abbia un inizio o una fine. Nel 2007 sono stati stanziati dei fondi per ripristinare Las Pozas e riportarla al suo antico splendore.

    Orario di apertura Laz Pozas: 9:00 – 6:00 Tutto l’anno sono disponibili tour guidati di 1 ora. Il costo dei tour è di 15 euro circa.



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    Un surrealista nella giungla



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    A volte i sogni iniziano là dove finisce una catastrofe. Nell'inverno 1960, un'imprevedibile gelata distrusse l'intera collezione di orchidee (18.000 esemplari) che sir Edward James coltivava con maniacale passione nella foresta pluviale messicana, vicino al pueblo zapatista di Xilitla, tra le montagne di San Luis Potosí, Sierra Madre. James, facoltoso gentiluomo inglese, eccentrico e anticonformista, complice e padre putativo del surrealismo, amico e mecenate di artisti e intellettuali del calibro di Salvador Dalí e Pablo Picasso, René Magritte e Luis Buñuel, Aldous Huxley e Igor Stravinskij, giurò a se stesso che i fiori che sarebbero sbocciati ancora nella sua proprietà non avrebbero subito lo stesso infausto destino.

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    Dopo un'illuminante visita alle celebri Watts Tower di Simon Rodia, a Los Angeles, decise di porre mano a quello che sarebbe diventato l'ultraventennale progetto di Las Pozas, dal nome della località coperta di piccoli laghi, cascate e sorgenti naturali, in cui sorgeva. Quindici anni prima Edward, figlioccio di Edoardo VII e grande viaggiatore in un'epoca in cui trascorrere qualche mese nella giungla rappresentava ancora un'avventura, l'aveva eletta a sua dimora esotica cogliendo un altro segno premonitore: uno sciame di farfalle l'aveva letteralmente avvolto mentre si prendeva un bagno nelle acque del torrente "delle sette pozze".

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    Invece delle orchidee, James avrebbe coltivato per quasi un quarto di secolo, fino alla sua scomparsa nell'84, il sogno realizzato di una grande e multiforme architettura a cielo aperto, immersa mimeticamente nella giungla e distribuita su una superficie di trentasette ettari. Alla fine, sono diventate più di duecento le costruzioni-sculture in cemento armato, alte talune fino a venticinque metri, ravvivate da pigmenti colorati e vernici, pensate e scelte a una a una per marcare il territorio. Una specie di Stonehenge contemporanea, esuberante e selvaggia, che a noi sembra uscita dall'immaginario neogotico di Edgar Allan Poe, ma che certamente ha le sue radici nell'eclettismo surrealista di sir Edward.

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    Collegati da una serie di sentieri tortuosi, cancelletti aperti sul nulla, scale spiraliformi e camminamenti in pietra, questi monumenti policromi all'estro e alla creatività onirica, in parte incompiuti e oggi ricoperti di muschio e licheni, provocano nel visitatore un singolare stato mentale, sospeso tra lo stupore e la nostalgia, per una mitica età dell'oro popolata di creature fiabesche e spiriti ribelli. Escher, Borromini, Rodia, il Gaudí della Sagrada familia, lo stesso Dalí, sono in qualche modo citati o tenuti presente nell'affresco. Dietro ci sono il lavoro e la dedizione di decine di carpentieri diretti da Plutarco Gastelum, contadino indio amico ed erede messicano di James, e una profusione di denaro spillato dal patrimonio e dalla vendita all'asta di quadri e altre opere della più grande collezione d'arte surrealista mai esistita.

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    Di molte sculture a forma di alberi e fiori pietrificati si conservano ancora gli stampi in legno, altrettanto fascinosi, nell'unico edificio chiuso, chiamato perciò El Castillo, adibito a foresteria. Ciò che cambia nel tempo è l'aspetto generale del sito. Per una sorta di contrappasso, vent'anni dopo la chiusura del bizzarro cantiere, la foresta da cui Edward James aveva faticosamente tratto, senza abbattere un fusto o recidere un ramo, la sua città infinita brulicante di animali come "Il libro della giungla", si sta pian piano rimangiando Las Pozas. Ma anche questo era in qualche modo nei piani ed è parte dell'atmosfera. Per quanto fatiscente e in debito di costosi interventi di manutenzione, la tenuta, oggi sotto tutela ambientale, è una sorta di ombelico del mondo, che meriterebbe senz'altro una sosta se non fosse praticamente fuori da qualunque itinerario abituale. Approdare lì è sempre frutto di una scelta.

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    Può capitare di incontrarci William Eggleston, il primo tra i fotografi importanti a sdoganare il colore nelle immagini, o Pino Cacucci, l'autore di Puerto Escondido, gran conoscitore di cose messicane. Passeggiare nell'eden tropicale di James come tante Alice in Wonderland equivale a una scoperta continua, allo svelamento di una surrealtà in grado di fondere insieme linguaggi e culture diverse, al di là delle tradizionali coordinate di spazio e tempo. È un mondo a parte, quello di Las Pozas, una Shangri-La surrealista che aspira all'eternità nella fusione con la natura che l'ha generato tollerandone benevolmente la stravaganza.

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    Fruibile come un gioco, o come un set, è l'opera della vita di un artista dilettante, che ha saputo serbare intatti tutti i sogni dell'infanzia proiettandoli nell'età matura e oltre. Un'opera incompiuta, forse, ma soprattutto aperta. Come dice un proverbio arabo, citato da James in Builder of dreams, il film su di lui girato da Avery Danziger, "Non si finisce mai di costruire la propria casa". Ma di sicuro, andarci a passare qualche giorno può servire a tenerla in vita.

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    Edited by belias94 - 23/5/2016, 17:20
     
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    Molto particolare e .."stravagante" ...
     
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